mercoledì 24 settembre 2014

Per non negare la creazione


Suor Mary Melone, la prima donna rettore di una Università pontificia

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Teologhe in cattedra. Intervista a Suor Mary Melone

(a cura di Laura Badaracchi) È la prima rettore donna, e religiosa, di un ateneo pontificio in Italia. Ma il percorso accademico della francescana cinquantenne suor Mary Melone, dal giugno scorso alla guida della Pontificia università Antonianum per un triennio, annovera diverse tappe: prima donna professore stabile presso la facoltà di Teologia dello stesso ateneo romano, prima donna ad assumere l’incarico di decano. A sceglierla come leader, la Congregazione per l’educazione cattolica. Che l’apporto delle teologhe stia crescendo lo attesta anche la recente nomina nella Commissione teologica internazionale di altre cinque donne: a suor Sara Butler e Barbara Hallensleben si aggiungono suor Prudence Allen, suor Alenka Arko, Moira Mary Mc-Queen, Tracey Rowland e Marianne Schlosser.
Suor Mary, perché ha scelto di specializzarsi proprio in teologia dogmatica?
«La scelta di dedicarmi a questi studi, come sempre avviene nella vita consacrata, è stata condivisa con la famiglia religiosa a cui appartengo, le Francescane Angeline, e inserita in un più ampio progetto comunitario. All’interno del quale la specializzazione in teologia dogmatica, oltre che a rispondere ai miei interessi personali, è stata considerata anche come un’opportunità per contribuire all’ambito della formazione e agli studi legati al nostro carisma e alla nostra spiritualità».
La sua tesi di dottorato verte sul canonico agostiniano Riccardo di San Vittore, che esercitò un grande influsso su Bonaventura da Bagnoregio e i mistici francescani. Come mai questa
scelta? Quale l’apporto del teologo mistico al francescanesimo di ieri e di oggi?

«Il mio interesse per Riccardo di San Vittore nasce da un interesse per la pneumatologia (teologia dello Spirito Santo); la ricerca mi ha portato allo studio del trattato trinitario di Riccardo, che propone un’interpretazione quanto mai originale della terza persona della Trinità, da lui definita il Condilectus, colui che ha origine dallo scambio di amore tra il Padre e il Figlio. Sebbene Bonaventura, come tutta la sua epoca, apprezzi Riccardo soprattutto per i suoi scritti di mistica, subirà anche l’influsso di questa visione teologica profondamente relazionale e comunionale. Visione che costituisce indubbiamente un compito anche per il pensiero francescano contemporaneo, chiamato a contribuire alla costruzione di una società in cui l’uomo riconosca sempre più la propria chiamata a 'vivere in comunione'».
A suo parere, la concezione della donna nella Chiesa sta evolvendo in prospettiva conciliare?
«Credo che la visione della Chiesa che il Concilio ha voluto rimettere in luce - visione in cui la distinzione all’interno della comunità ecclesiale va ricondotta alla diversità di carismi e ministeri - stia sempre più maturando e lo spazio riconosciuto alla donna lo dimostra con particolare evidenza. Parlo di 'spazio riconosciuto alla donna', perché sono convinta che la donna abbia sempre contribuito alla vita delle comunità ecclesiali in modo determinante, ma il suo contributo non sempre è stato considerato o riconosciuto, perlomeno a livello istituzionale».
Il pensiero femminile teologico, in ambito accademico, comincia a trovare spazi di riflessione e dibattito in Italia? E all’estero?
«Le donne che si dedicano allo studio e all’insegnamento della teologia sono sempre più numerose nelle istituzioni accademiche e la loro presenza è sempre più qualificata e significativa, tanto per la loro produzione scientifica, quanto per il ruolo che hanno nella vita accademica. Inoltre molte teologhe sono membri delle diverse associazioni teologiche specialistiche, sia in Italia che all’estero. In Italia, in particolare, esiste un’associazione autonoma di teologhe, il Coordinamento teologhe italiane, che pone tra le sue finalità anche quella di favorire la visibilità della donna nel panorama culturale ed ecclesiale ».
Come valorizzare il ruolo delle donne, laiche e religiose, nel mondo accademico pontificio?
«Credo che nel mondo accademico e pontificio il ruolo delle donne, laiche e religiose, di fatto sia sempre più valorizzato. Tuttavia, per promuoverlo ancora di più, a mio avviso sarebbe necessario che i criteri di genere - in virtù dei quali alcuni ruoli di responsabilità sono stati tradizionalmente solo maschili - oggi debbano essere sostituiti, laddove possibile, da criteri di competenza e di preparazione che sono più corrispondenti alla specificità delle istituzioni universitarie e che, di conseguenza, aprono all’apporto tanto degli uomini quanto delle donne. Bisogna ricordare che le donne hanno potuto accedere al dottorato in teologia solo dopo il Concilio. E che possono diventare rettori solo i professori stabili, gli ordinari e i titolari delle cattedre; non sempre le donne - che hanno un approccio specifico, legato alla loro sensibilità femminile - possono accedere a questo tipo di carriera accademica».
A partire da questo anno accademico la facoltà di Teologia della sua Università offre la possibilità di intraprendere la licenza in teologia dogmatica con un indirizzo sul pensiero
teologico francescano. E parte un corso sulla vita consacrata femminile...

«La scelta di attivare questo indirizzo di alta specializzazione nasce, da una parte, dalla specificità della nostra Università, che è espressione del mondo francescano e, dall’altra, dalla convinzione che questo pensiero sia quanto mai attuale per il mondo di oggi. La Pontificia università Antonianum, promuovendo in modo particolare l’approccio alla grande eredità di Francesco e di maestri come Bonaventura e Scoto, ha sempre cercato di valorizzare le sue esigenze più profonde, che rappresentano altrettante frontiere per la teologia francescana. Inoltre in questo anno accademico inizia all’Istituto superiore di scienze religiose il corso di specializzazione sulla vita consacrata francescana femminile, per approfondire le esperienze fiorite tra il XIX e il XX secolo».
Avvenire

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Chi sono le cinque donne nominate nella Commissione teologica internazionale. 

(Giulia Galeotti)
Che l’interesse dei media per la nomina di cinque donne nella Commissione teologica internazionale sarebbe stato alto lo si poteva prevedere dall’eco che ha ricevuto, qualche settimana fa, l’anticipazione della notizia comparsa nell’intervista di Lucetta Scaraffia al presidente della commissione, il cardinale Gerhard Müller, pubblicata nel numero di settembre di «donne chiesa mondo». L’indicazione del prefetto della Congregazione per la dottrina della fede — cui spetta, dopo aver consultato le conferenze episcopali, di suggerire al Papa i teologi da nominare — è stata così confermata: per il quinquennio che si è appena aperto (2014-2019), infatti, nella commissione sono presenti cinque teologhe, più che raddoppiate rispetto alle due del decennio precedente. La presenza femminile, dunque, costituisce oggi il sedici per cento dei componenti totali della commissione. Tra le cinque donne nominate, due sono religiose e tre laiche. Quasi tutte insegnano nei seminari.
Statunitense, suor Mary Prudence Allen (Oneida, New York, 21 giugno 1940) è stata accolta nella Chiesa cattolica romana a ventiquattro anni e appartiene alle Religious Sisters of Mercy. È docente al seminario teologico St. John Vianney di Denver in Colorado, membro del St. Thomas Advisory Committee for Women, Culture, and Society Program dell’università di San Tommaso di Houston, e tra le sue tante pubblicazioni bisogna ricordare almeno il volume di prossima uscita (Eerdmans Press)The Concept of Woman: Search for Comminione of Persons (1500-2015).
Nata a Lubiana (in Slovenia) il 26 ottobre 1966 ma oggi residente in Russia, suor Alenka Arko, della Comunità Loyola, ha studiato all’università di Lubiana, al Pontificio Istituto Orientale di Roma (licenza in teologia orientale) e alla Gregoriana, dove ha conseguito il dottorato in teologia con una tesi su L’uomo interiore secondo san Gregorio di Nissa. Redattrice della Radio Vaticana dal 1992 al 1995, negli anni suor Arko ha insegnato presso il seminario interdiocesano Maria Regina degli apostoli di San Pietroburgo, all’istituto San Giovanni Crisostomo della Pontificia Università Lateranense e al seminario interdiocesano per l’Asia centrale a Karaganda, in Kazakhstan.
Quanto alle laiche, Moira Mary McQueen (nata in Scozia, di cittadinanza inglese e canadese) è dal 2004 la presidente dell’Istituto cattolico canadese per la bioetica. Docente di teologia morale presso la facoltà di teologia del St. Michael’s College di Toronto, tra le sue pubblicazioni ricordiamo Bioethics Matters: A Guide for Concerned Catholics (Novalis Press, 2008 e 2011). Esperta in etica sessuale, commentatrice radiofonica, membro dei comitati per i casi di abusi sessuali della diocesi di Hamilton e dell’arcidiocesi di Toronto, docente in diversi seminari, McQueen ha scritto di fine vita, tecnologie riproduttive, medicina rigenerativa, genetica e salute mentale.
Australiana e sposata, Tracey Rowland (7 luglio 1963) ha studiato presso le università di Queensland, Melbourne, Londra, Cambridge (dottorato in teologia filosofica) e alla Pontificia Università Lateranense (dottorato in teologia sacra). Docente a Melbourne, è la presidente del John Paul II Institute for Marriage and Family (Melbourne) dal 2001 e membro permanente del Centro di filosofia e teologia dell’università di Nottingham, nel Regno Unito. Tra le sue pubblicazioni, Ratzinger’s Faith. The Theology of Pope Benedict XVI (Oxford University Press, 2008, tradotto in spagnolo, polacco e portoghese).
Nata il 3 dicembre 1959 a Donauwörth in Baviera, Marianne Schlosser si è formata all’università di Monaco. È docente di teologia della spiritualità all’università di Vienna, e tra i suoi principali interessi di ricerca vi sono la teologia e la spiritualità in età patristica e medievale, specie in riferimento agli ordini mendicanti. Studiosa di Caterina da Siena, è coeditrice delle fonti francescane in lingua tedesca. Tra le sue molteplici pubblicazioni, ricordiamo Erhebung des Herzens. Theologie des Gebetes, che uscirà nella primavera del 2015.
Le donne sono presenti nella Commissione teologica internazionale — istituita da Paolo VI l’11 aprile 1969 per aiutare la Congregazione per la dottrina della fede nell’esame delle questioni dottrinali di maggior importanza e attualità — dal 2004. Il 9 febbraio di quell’anno, infatti, nominando i nuovi membri della commissione, Giovanni Paolo II accolse il suggerimento del cardinale Ratzinger che, convinto che «omettere la donna nell’insieme della teologia significhi negare la creazione e l’elezione (la storia della salvezza) e quindi sopprimere la rivelazione», gli propose di nominare due donne. Erano una religiosa, la statunitense Sara Butler, e una laica, la tedesca Barbara Hallensleben.

L'Osservatore Romano