sabato 30 agosto 2014

Una vita fuori dal comune.



Il  tweet di Papa Francesco: "Il Signore sempre ci perdona e sempre ci accompagna. A noi spetta lasciarci perdonare e lasciarci accompagnare." (30 agosto 2014)

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Una vita fuori dal comune.Nel 2015 si celebreranno i centocinquant’anni della nascita della serva di Dio Luisa Piccarreta, figura alla quale l’arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie dedicherà, dal 22 al 26 aprile, un convegno internazionale. Il 3 settembre prossimo a Corato, la sua città, verrà presentata invece la biografia Il sole della mia volontà. Luisa Piccarreta, una vita comune fuori dal comune (Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2014, pagine 253, euro 18), di cui è autrice Maria Rosaria Del Genio, esperta di storia della mistica. Ne pubblichiamo la prefazione, scritta dal cardinale prefetto emerito della Congregazione delle cause dei santi. 
(José Saraiva Martins) «Noi stiamo vivendo in tempo di misericordia». Papa Francesco, incontrando i parroci di Roma il 6 marzo scorso, non ha dubbi nel definire i nostri tempi, così tormentati da conflitti di ogni genere, tempo in cui Dio ci dimostra un Amore più grande. Si tratta di un’affermazione comprensibile solo nella logica divina che sorprendentemente oppone al peccato dell’uomo un’accondiscendenza più larga e una disarmante dichiarazione di fiducia nella sua creatura. Certo ogni pagina della Bibbia ci parla di questa Sua straordinaria magnanimità; dove, però, essa riluce con maggior intensità è proprio sulla croce del Figlio di Dio: «Gesù prende su di sé il male, la sporcizia, il peccato del mondo, anche il nostro peccato, di tutti noi, e lo lava, lo lava con il suo sangue, con la misericordia, con l’amore di Dio. Guardiamoci intorno: quante ferite il male infligge all’umanità! Guerre, violenze, conflitti economici che colpiscono chi è più debole, sete di denaro, (…) potere, corruzione, divisioni, crimini contro la vita umana e contro il creato! E anche — ciascuno di noi lo sa e lo conosce — i nostri peccati personali: le mancanze di amore e di rispetto verso Dio, verso il prossimo e verso l’intera creazione. E Gesù sulla croce sente tutto il peso del male e con la forza dell’amore di Dio lo vince, lo sconfigge nella sua risurrezione» (Papa Francesco, Omelia del 24 marzo 2013).
Si tratta di una vittoria che non si ferma al «mattino del primo giorno della settimana» a Gerusalemme, ma si ripete in ciascuno di noi ogni volta che decidiamo di vivere il «primo giorno» di una vita tutta rinnovata dall’amore di Dio, dal gioioso incontro con il Risorto che sempre ci viene incontro. In questo senso la misericordia è un appello a ritornare con coraggio a Dio, confidando nella sua pazienza e nella sua infinita tenerezza. Dio chiama in ogni momento a questo incontro di rigenerazione con Lui e nella storia dell’umanità non mancano esempi, anche eclatanti, di coraggioso ritorno a Dio.
Tutta la Chiesa, in primis, per prima è sospinta dal suo Signore a rispondere continuamente a questo suo appello alla misericordia e, nel contempo, a farsi di esso annunciatrice presso gli uomini e le donne di tutti i tempi. Tanto è permanente il suo richiamo al ritorno a Dio quanto la spinta a uscire da sé per svolgere la sua missione di evangelizzazione. È bella l’immagine che Papa Francesco usa nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium di “persone-anfore” chiamate a dissetare la sete nel deserto spirituale del nostro tempo. Sapientemente aggiunge che «a volte l’anfora si trasforma in una pesante croce, ma è proprio sulla Croce dove, trafitto, il Signore si è consegnato a noi come fonte di acqua viva» (n. 86).
Certamente tra queste “persone-anfore” non si può non contemplare la testimonianza dei santi e delle sante che da sempre illuminano il cammino dell’umanità. Rileggendo la loro vita alla luce della Pasqua, emerge questa misteriosa connessione tra sofferenza personale e fecondità “comunitaria”. In loro si vede il “molto frutto” generato dall’aver accettato di morire a se stessi, alla propria volontà!
Anche la profonda testimonianza di Luisa Piccarreta ci mostra questo dinamismo tipico della misericordia di Dio che attira alla più profonda unità con Lui per trasformare il cuore in fonte di acqua zampillante a favore di tutti. Così, la si vede inchiodata sul letto della sofferenza per circa settant’anni per operare un magnifico capolavoro d’amore per tutte le creature, nella vita semplice di una laica che lavorava il “tombolo”, vincolata alla Chiesa da un’adamantina obbedienza ai suoi confessori.
Dalla contemplazione continua della Passione di Gesù, Luisa è condotta a uniformarsi a Cristo, fino a offrirsi con Lui al Padre a beneficio di tutti gli uomini. Impara, dal libro della Croce, che la volontà di Dio non è una esecuzione di ordini ricevuti, ma un dono in cui prima di tutto si deve stabilire il centro della propria vita, così che «vivere nella divina volontà» è il modo proprio in cui il Figlio Gesù ha vissuto in terra portandovi la vita del Cielo. Lo ricordava anche Papa Benedetto XVI in un passo della lettera enciclica Deus caritas est quando affermava: «La storia d’amore tra Dio e l’uomo consiste appunto nel fatto che questa comunione di volontà cresce in comunione di pensiero e di sentimento e, così, il nostro volere e la volontà di Dio coincidono sempre di più: la volontà di Dio non è più per me una volontà estranea, che i comandamenti mi impongono dall’esterno, ma è la mia stessa volontà, in base all’esperienza che, di fatto, Dio è più intimo a me di quanto lo sia io stesso. Allora cresce l’abbandono in Dio e Dio diventa la nostra gioia (cfr. Salmo 73 [72], 23-28)» (n. 17).
Vivendo così, anche il più piccolo atto della vita, partecipa al dinamismo della misericordia, concorrendo con Gesù a portare a tutti i cuori la sua luce e a Dio la lode e l’adorazione che tutti dovrebbero darGli.
La piccola donna del sud dell’Italia, che ha conosciuto l’avvicendarsi di varie epidemie, di due guerre e ha raccolto tante lacrime per la dura condizione di vita dei suoi contemporanei, trasforma il suo cuore in spazio tutto abitato da Dio. Coloro che l’hanno incontrata si sono sentiti attratti dalle realtà del Cielo e spinti a una vita di santità, tutta spesa nelle occupazioni ordinarie sul modello della famiglia di Nazaret. Ed è proprio nel quotidiano che la misericordia di Dio ricerca gli uomini per restituirli all’innocenza dell’Eden, a una vita intessuta di gioia e a un’esistenza guidata dalla certezza di essere figli amati.
L'Osservatore Romano