giovedì 7 agosto 2014

Prospettiva indispensabile



Intervento dell’arcivescovo Paglia al primo Congresso latinoamericano di pastorale familiare. 

«Se si vuole avanzare sulla via di un autentico sviluppo dell’essere umano, la prospettiva della famiglia è indispensabile». Anche in America latina, dove in un tempo molto breve il numero dei single è cresciuto dal 6,7 per cento al 9,7 per cento della popolazione. Dati alla mano, l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, è intervenuto giovedì 7 agosto a Panamá al primo Congresso latinoamericano di pastorale familiare promosso dal Consiglio episcopale del continente (Celam). Davanti ai 350 delegati di 22 Paesi monsignor Paglia ha sottolineato come i lavori si propongano «da una parte di analizzare le possibilità e le sfide delle famiglie nel continente, così da renderle soggetti di sviluppo sociale nel Paese» e, dall’altra, di contribuire «agli studi economici e politici sulla famiglia» mettendone in particolare risalto «il valore sociale come fonte di sviluppo». Un ulteriore auspicio riguarda la possibilità di «incidere sulle politiche per la famiglia, affinché divengano prioritarie nelle agende dei governi». 
La riflessione del presule prende spunto dal convincimento che «la famiglia è una forma sociale unica, che permette stabilmente di articolare due tipi di rapporto»: quello che si riferisce alla relazione tra i sessi (maschio-femmina) e quello generazionale (padre-madre-figli), entrambi caratterizzati da una differenza irriducibile. Mentre, al contrario, l’individualismo diffuso si basa sull’ideale di autonomia e indipendenza, e su di una concezione “quantitativa” di uguaglianza e di diritti. Di contro, nella famiglia le differenze sono “qualitative”. Inoltre, in un mondo dove la scelta è diventata spesso provvisoria, la famiglia rimane il luogo di forti e stabili relazioni, che influiscono profondamente, sia nel bene sia nel male, nella vita di ciascuno dei suoi membri. Infatti, ha fatto notare il presidente del dicastero vaticano, «nella famiglia l’altro perde la sua connotazione di instabilità, come invece accade nella maggior parte dei contesti sociali. Nella famiglia l’altro non può essere annullato». E «in tal senso la famiglia è non solo una risorsa, ma anche una fonte vivente che alimenta la socializzazione tra diversi, senza annientare le differenze. La stessa paternità e la stessa maternità implicano l’alterità e l’amore senza preferenze. La famiglia rimane così, in un mondo dove tutto pare guidato dal consumo delle scelte individuali, come l’ambito del dono che si accetta». 
L’arcivescovo Paglia si è poi detto consapevole del fatto che continua ad aumentare «sempre più il numero delle persone, nel mondo, che scelgono di vivere da sole». Anche in America latina il fenomeno è in crescita. E ciò significa che qualsiasi forma di legame che comporti un impegno è avvertita come qualcosa di insopportabile. La conseguenza è ovvia: l’umanità sembra dirigersi verso una società con famiglie indebolite, costituita da persone che si uniscono in modo intermittente, senza impegni a lungo termine. E questo porta al collasso della società stessa.
Infine il presule ha ricordato a tutti i partecipanti la prospettiva del prossimo Sinodo dei vescovi. Quello della famiglia, ha spiegato, rappresenta «un settore complesso e vasto che richiede interventi culturali e politici oltre che una conversione spirituale. Sono necessarie una nuova saggezza e una nuova forza, per promuovere e difendere il matrimonio, la famiglia e la vita». Anche perché la cultura dello scarto, stigmatizzata a più riprese da Papa Francesco, «rischia di scartare anche tante famiglie. Solo nella misura in cui siamo in grado di lavorare insieme in questo movimento per la promozione e per la difesa del matrimonio, della famiglia e della vita — ha affermato — potremo anche coinvolgere altre tradizioni religiose così come chi si ispira ad un umanesimo onesto».
«Il Papa ha rilevato che il nostro è il tempo della famiglia, il tempo della comunione, non della solitudine, della solidarietà e non dell’individualismo. Questo — ha raccomandato agli operatori di pastorale famigliare — è il vostro momento. Il tempo di aiutare le famiglie a essere il volto dell’amore e della misericordia di Dio». Perché, ha concluso, «noi non ci stiamo occupando solo di un settore, ma stiamo raggiungendo il cuore della Chiesa, che è famiglia di Dio, e quello dell’intera società che è come la famiglia delle nazioni».
L'Osservatore Romano

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Dall’Amecea esortazione a tutelare l’istituzione pilastro della società. La famiglia in Africa e la testimonianza della fede

«Nella nostra regione la minaccia alla famiglia è oggi più reale che mai. La crisi del matrimonio e della famiglia è stata accresciuta dall’individualismo nella società contemporanea, dal crollo dei valori morali, dagli attacchi all’unità familiare, dalla povertà e dalla disoccupazione. Come Chiesa regionale faremo il possibile per proteggere la famiglia, Chiesa domestica, da tutti questi pericoli». È quanto si afferma nel comunicato finale diffuso al termine dell’assemblea plenaria dell’Association of Member Episcopal Conferences in Eastern Africa (Amecea) svoltasi nei giorni scorsi a Lilongwe, capitale del Malawi. I vescovi si impegnano alla cura pastorale dei nuclei disgregati, condannano tutte le forme di violenza domestica e ribadiscono che l’istituzione del matrimonio è «l’unione indissolubile di amore fra un uomo e una donna aperta alla procreazione», spiegando che le unioni fra persone dello stesso sesso e altre devianze «vanno contro la natura umana e la legge naturale».
La vita familiare — si sottolinea nel documento — deve essere rispettata, promossa e protetta «in modo che essa possa offrire uomini e donne in grado di creare un tessuto sociale di pace e armonia». Da qui l’esortazione a tutelare la famiglia «a tutti i costi» perché «inizio e pilastro della vita umana e della società», e a consentire a essa di essere strumento di nuova evangelizzazione «veramente africana e veramente cristiana». Per questo «accogliamo con favore e attendiamo i frutti del prossimo sinodo straordinario» dei vescovi dedicato alle sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione. Non a caso il tema dell’assemblea di Lilongwe era «La nuova evangelizzazione attraverso la vera conversione e la testimonianza della fede cristiana». Una testimonianza che coinvolge in primis proprio la famiglia. «I bambini e i giovani — si legge ancora nel messaggio finale — sono dono e speranza per la Chiesa e la società» poiché costituiscono gran parte della popolazione africana. Occorre pertanto proteggere i bambini dagli «attuali abusi» e rendere i giovani «testimoni credibili di fede nelle case, nelle parrocchie, nelle scuole e nei luoghi di lavoro», esortandoli a diventare strumenti di pace e a evitare di essere utilizzati nell’estensione di conflitti e violenze.
Parte del documento è dedicato alla formazione degli agenti impegnati nella nuova evangelizzazione, «una formazione adeguata che risponda alle esigenze e alle sfide dei tempi». Tale strategia deve contemplare anche il potenziamento dei nuovi servizi di comunicazione sociale in modo da rendere i social network moderne vie di propagazione del Vangelo, pur mettendo in guardia sui pericoli legati al loro uso improprio.
Nelle scuole, nelle parrocchie, nei seminari, in tutti i luoghi di formazione, il magistero ecclesiale — ricordano i vescovi dell’Africa orientale — rappresenta una guida morale e spirituale per studenti, docenti, fedeli, futuri preti. Parlando degli operatori cattolici, si sottolinea che essi devono essere accompagnati attraverso una formazione permanente che consenta loro di poter testimoniare la fede «anche quando accedono a importanti attività amministrative, civili e politiche». Donne e uomini cattolici «socialmente e politicamente rilevanti per tutto il continente africano».
L’Amecea, creata nel 1983, ha sede a Nairobi. Ne fanno parte le conferenze episcopali di Eritrea, Etiopia, Kenya, Malawi, Sudan e Sud Sudan, Tanzania, Uganda e Zambia. Durante l’ultima assemblea plenaria è stato eletto come nuovo presidente l’arcivescovo di Addis Abeba, Berhaneyesus Demerew Souraphiel.
L'Osservatore Romano