lunedì 28 luglio 2014

Il Papa ai pentecostali: lo Spirito fa la diversità ma anche l'unità



(Nicola Gori) Perdono per i cattolici che hanno firmato le leggi razziali durante il periodo del fascismo in Italia, e che poi hanno contribuito all’avvio delle denunce e quindi delle persecuzioni contro i pentecostali. Lo ha chiesto Papa Francesco davanti a circa 350 fedeli della Chiesa evangelica della risurrezione incontrati a Caserta, dove è tornato questa mattina, lunedì 28 luglio, per incontrare l’amico pastore Giovanni Traettino, e la loro piccola comunità.
Giunto in elicottero da Roma, Papa Francesco si è immediatamente recato in casa dell’amico evangelico, in via Botticelli. Nei pressi dell’abitazione è sceso dalla vettura e ha raggiunto a piedi l’abitazione, con la gente intorno incredula che gli è corsa incontro abbracciandolo. Il Pontefice ha scherzato anche con una signora che in quel momento usciva da un supermarket e che si è trovata improvvisamente il Papa davanti. Traettino lo ha accolto con un lungo abbraccio, poi si sono intrattenuti in un lungo colloquio privato. Al termine si sono diretti verso la chiesa evangelica della Riconciliazione in via Feudo, dove ad attenderli c’erano circa 350 fedeli delle comunità evangelica.
E nella chiesa ancora in costruzione, il Papa ha chiesto il perdono per quelli che non hanno capito e che si sono comportati come gli undici fratelli di Giuseppe, i figli di Giacobbe — l’esempio che ha fatto — i quali facendosi suggestionare dal demonio e per invidia, vendettero il più piccolo come schiavo in Egitto. È necessario conoscersi meglio per perdonarci, ha rimarcato. E ha spiegato di aver voluto rendere loro visita ricordando le visite che altri loro fratelli gli avevano reso per primi a Buenos Aires. Siamo tutti fratelli, ha detto in sostanza il Pontefice, anche se sia gli evangelici sia i cattolici devono imparare a riconoscere che è il Signore che chiama per primo, che “primerea”, secondo una caratteristica espressione bergogliana, perché il Signore è come il fiore del mandorlo, è sempre il primo a fiorire e a precedere le nostre richieste.
Purtroppo, è la constatazione del Papa, nel cammino ecumenico abbiamo fatto come i fratelli di Giuseppe, che hanno cercato prima di ucciderlo e poi di salvarlo. Tutto a causa dell’invidia, quella stessa che compare nella vicenda della triste storia delle leggi razziali, dove dietro quello che sembrava verità c’erano cose brutte, come la pretesa di salvaguardare una non meglio precisata purezza della razza. E quello che dà pena al Papa è che tra quanti hanno perseguitato e denunciato i pentecostali, quasi come fossero dei pazzi che rovinavano la razza, c’erano anche dei cattolici: io, ha detto, sono il pastore dei cattolici e vi chiedo perdono per quei fratelli e sorelle cattolici che non hanno capito e sono stati tentati dal diavolo.
Ma, ha aggiunto, esiste un antidoto che è quello di camminare insieme alla presenza di Gesù. Questo è stato il primo comandamento dato da Dio al suo popolo, quando ordinò ad Abramo di camminare alla sua presenza. A volte, però, il popolo che lo seguiva peccava di incoerenza, c’erano momenti alti e bassi, ma il Signore ha pazienza. Da qui la necessità di camminare sempre, anche se cadiamo nell’infedeltà, perché non è comprensibile, ha detto il Papa, un cristiano che non cammina. Occorre, perciò, pregare per chi non cammina alla presenza di Gesù. Chi resta fermo, infatti, si corrompe come l’acqua stagnante che non scorre. Talvolta, i cristiani confondono il camminare con l’errare. Quelli che fanno così, ha aggiunto, sono itineranti, manca loro la speranza. Siamo solo sicuri, infatti, quando camminiamo alla presenza di Gesù, perché Lui ci dà il suo Spirito.
È sempre lo Spirito, ha poi aggiunto, che fa l’unità nella diversità, o come dicevano i primi padri della Chiesa, l’armonia nella diversità dei carismi. Purtroppo, fin dall’inizio la Chiesa è stata attraversata da divisioni; ma non è Gesù che fa la divisione: è Satana, il re dell’invidia. Lo Spirito, invece, fa la diversità nella Chiesa tanto ricca e tanto bella, perché la Chiesa è una nella diversità. In questo tempo di globalizzazione, ha aggiunto il Pontefice, lo Spirito non fa l’uniformità, ma fa più unità nella diversità.
Anche il pastore Traettino nel suo intervento ha parlato di unità e ha definito la visita del Papa un dono grande e inatteso, impensabile fino a quando non si è verificato. E lo ha ringraziato per la sua visita a Caserta per la seconda volta in soli tre giorni, superando le complicazioni protocollari. Al Papa, ha aggiunto, non è bastato rivolgere un messaggio affidato a qualche messaggero, ma è venuto di persona a parlarci. Traettino ha espresso poi il suo affetto e quello dei pentecostali e di tutti gli evangelici che pregano per lui. Ha quindi detto che l’elezione di Bergoglio al soglio di Pietro è stata opera dello Spirito Santo e una benedizione per tutta la cristianità e l’umanità. Infine ha fatto riferimento a san Francesco d’Assisi, molto amato anche dagli evangelici, quale profeta e uomo di riconciliazione.
Il Pontefice era stato accolto al suo arrivo nell’edificio adibito al culto, dall’abbraccio del pastore argentino Jorge Emitian, e da un indiano missionario. Si è svolta quindi una celebrazione della parola, aperta dalla lettura del salmo 16 «Proteggimi o Dio perché in te confido» fatta da Traettino, poi proseguita sotto la direzione del pastore Franco Bosio. Il coro ha intonato alcuni canti, tra i quali «Benedetto Gesù, nei miei pensieri» e «Sale il canto». Sono quindi seguite tre testimonianze: la prima di Enzo e Diana, che hanno raccontato l’esperienza vissuta nell’incontro con Gesù. Diana ha poi raccontato come grazie alla vicinanza della comunità è riuscita a strappare il marito al vizio del gioco. La seconda è stata quella di Teresa, che ha narrato i suoi momenti difficili e come ha ritrovato la fede in Cristo. Infine, Angelo ha parlato dei suoi problemi con la droga e di come sia riuscito a ritrovare la libertà e la serenità. La celebrazione si è conclusa con la recita del Padre Nostro guidato dal Papa e dal pastore Traettino. Il Pontefice si è poi intrattenuto a pranzo con la comunità pentecostale, al quale sono stati invitati oltre ai casertani, anche circa trenta pastori evangelici giunti da tutta Italia. Prima di lasciare l’edificio ha salutato alcuni malati. Nel primo pomeriggio è rientrato in Vaticano.
L'Osservatore Romano

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Vatican Insider
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