giovedì 26 giugno 2014

Oroscopo, meteo e sondaggi


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di Andrea Piccolo
Mi sembra che oroscopo, previsioni del tempo e sondaggi siano tre elementi che non possono mancare in un sito web che voglia proporsi moderno, accattivante e attento alle piccole esigenze quotidiane dell’utente. Oltretutto l’intrinseca dinamicità dei temi trattati contribuisce in modo efficace all’immagine di un sito dai contenuti sempre aggiornati e al passo coi tempi.
Da un certo punto di vista sono elementi con forti analogie, in quanto si tratta di tre misuratori del clima: quello umorale (giornata “si”, giornata “no”), quello atmosferico e quello sociale, ma la precisione di questi misuratori si differenzia in modo significativo.
L’oroscopo, non essendo fondato né sulla scienza né su altre forme di conoscenza, è privo di attendibilità, le sue conclusioni sono aleatorie e non è in grado di fornire consiglio su nulla. La sua diffusione è giustificata dall’insospettato numero di razionalisti convinti, che non sono disposti a concedere nulla ad idee anche solo vagamente religiose, ma che volentieri indulgono a un momento di evasione a base di luoghi comuni formulati in modo sfumato e generico, in un contesto vagamente arcano ed esoterico. L’uomo razionale e determinista sa che esiste un margine di imponderabilità nella sua giornata, così per cercare di controllare l’imprevedibile istintivamente si affida a tecniche superstiziose che hanno fondamento nella religiosità naturale dell’uomo. La religiosità naturale è quella che, ad esempio, genera in tante persone un bisogno improvviso e incontenibile di pregare nel momento esatto in cui mettono piede su un aereo; il più delle volte se non c’è da volare è sufficiente l’oroscopo.
La meteorologia è invece un ramo delle scienze positive, questo significa che i fondamenti teorici e i modelli di previsione che impiega si rifanno a principi matematici e leggi fisiche, ma l’ambito è uno tra i più ricchi di variabili e, di conseguenza, dei più difficili da simulare. Per questo, nonostante la capacità di prevedere il tempo sia migliorata significativamente negli anni recenti, la possibilità di errore, soprattutto nelle previsioni a più giorni di distanza, è tutt’altro che trascurabile. Nonostante l’imprecisione nelle previsioni, la capillare diffusione dell’informazione e la possibilità per chiunque di accedervi ha favorito una confidenza nella meteorologia al punto che per alcuni questa è diventata il vaticinio dell’oracolo. Così non è raro il caso di chi programma o rinvia una uscita sulla base delle previsioni meteo, e non parlo di attraversare la penisola in auto quando minaccia tempesta, ma di annullare il giovedì la biciclettata del sabato perché si attende pioggia. Alzare gli occhi e cercare le nuvole in cielo a volte è un gesto rispettoso della realtà.
Il sondaggio è uno strumento della statistica; cercando di semplificare al massimo, è un metodo che la statistica usa per raccogliere informazioni su tanti individui interrogandone solo una parte. Anche la statistica è una scienza positiva, e poiché fa ampio uso di calcolo delle probabilità e teoria degli errori, per compensare l’imprecisione e la scarsità di dati disponibili, i suoi risultati sono di gran lunga più attendibili delle previsioni del tempo. Un sondaggio è dunque un sistema molto efficiente per avere informazioni precise quando non è possibile una misura puntuale e capillare. Esiste però un rovescio della medaglia, che può renderne i risultati estremamente ambigui e fa si che, nonostante la statistica sia una scienza precisa, ammorbidendo opportunamente i rigorosi vincoli della scientificità il sondaggio possa diventare l’arte di trovare i numeri giusti a sostegno di una tesi arbitraria.
Esaminiamo più da vicino questo fattore inaspettatamente problematico. La prima difficoltà è data dall’ambiguità semantica di alcune formulazioni,. ad esempio chiedere quale sia il consumo mensile di olio a una massaia o a un meccanico non è la stessa cosa, in quanto la prima penserà all’olio di oliva mentre il secondo all’olio lubrificante. Questa ambiguità si elimina facilmente con opportune precisazioni (d’oliva o lubrificante). Nel caso dei sondaggi di opinione invece, si introduce un elemento soggettivo ed emotivo che rende la risposta meno precisa e può essere anche sfruttato per pilotare il risultato: alla domanda “pensi che un bambino cresca bene in un orfanotrofio?” nessuno risponderebbe “si”, ma sarebbe fazioso usarla per giustificare le adozioni gay dato che ben difficilmente sarebbe contemplata la risposta “no ma il suo sviluppo di persona sarebbe maggiormente devastato crescendo in un ambiente che lo privi anche dei riferimenti naturali fondamentali”.
Tornando al mondo online, da dove eravamo partiti, il sondaggio è esposto anche ad alcuni rischi che non esistono nella modalità tradizionale a intervista. Il primo e più evidente è dato dal fatto che i partecipanti al sondaggio non sono selezionati ma si propongono da sé, per cui è facile che il campione non sia rappresentativo, vale a dire che le risposte non rispecchino il pensiero effettivo della popolazione; il fatto poi che i partecipanti non possano essere identificati fa si che le risposte possano essere inviate più volte dalle stesse persone falsando i risultati, e tutte le contromisure che si possono escogitare per limitare la manipolazione dei risultati nei sondaggi online riescono a bloccare solo chi in realtà non ha un vero interesse ad aggirare le protezioni. Esistono strumenti di sicurezza informatica in grado di risolvere il problema: firma digitale, token, crittografia a chiave doppia, ecc. ma il loro impiego in questi casi è improponibile. Infine, il fatto che risposte e risultati siano archiviati e custoditi da chi commissiona il sondaggio – il webmaster di turno – senza garanzie terze di integrità del dato è un ulteriore motivo di inaffidabilità. Non significa che i risultati siano manipolati, tanto o poco che sia, ma che la mancanza di controllo non permette di escludere questa possibilità. Si noti che in tema di opinioni espresse dalla popolazione, in epoca contemporanea neppure uno stato ha l’autorità per farsi garante di sé stesso, infatti si parla di elezioni democratiche solo se al processo di voto è possibile la presenza di osservatori indipendenti e terzi.
A questo punto, si può concludere che i sondaggi sul web hanno la stessa attendibilità scientifica degli oroscopi.
E’ un consiglio a leggere solo le previsioni meteo? Non proprio. Da un punto di vista propagandistico un sondaggio conserva comunque una certa capacità di persuasione, per quell’impressione che lascia di basarsi su dati reali o presunti tali. Ma anche con la consapevolezza di quanto un sondaggio, specie online, possa essere strumentale a una tesi, non ha senso pensare che sarebbe preferibile non disporne, e non perché in fin dei conti si tratta di uno strumento che correttamente impiegato consente effettivamente di descrivere le opinioni di una popolazione, ma perché di fatto il sondaggio online è entrato a far parte delle nostre abitudini, fa parte degli oggetti familiari coi quali si interagisce spontaneamente e senza troppo pensarci su. Neppure ha senso fare pressioni per invocare attendibilità dei sondaggi online in virtù del fatto che spesso sondano temi caldi del panorama sociopolitico –pressione su chi, poi?
Quando si tratta davvero di far sentire la voce e, se possibile, fare al differenza, dobbiamo abbandonare la rete virtuale per rientrare in contatto con la sola realtà che abbiamo a disposizione e che, bella o brutta, è il solo terreno su cui misurarsi: nel 2007 alcune centinaia di migliaia di partecipanti al Family Day fermarono i DICO, nel 2014 l’Unione Europea ha cestinato le firme, raccolte in gran parte online, di due milioni di cittadini che aderivano alla petizione Uno di noi; sono convinto che “solo” 200.000 persone radunate davanti al Parlamento Europeo avrebbero ottenuto di più. Certo, non è facile come dirlo e ha dei costi, ma la realtà va difesa nella realtà.
Però la realtà non è fatta solo di folle oceaniche. Nel 2013 le Sentinelle in piedi si sono radunate in molte piazze d’Italia per denunciare l’intento liberticida della proposta di legge a firma Scalfarotto, e quello che ci si aspettava fosse un iter a tappe forzate si è improvvisamente e sorprendentemente dilatato, al punto che dopo un anno la legge è ancora ferma al Senato. Avrà pure giocato la congiuntura politica, ma da alcune dichiarazioni stizzite, anche dello stesso Scalfarotto, è ragionevole pensare che se le Sentinelle non fossero scese in piazza saremmo già tutti un po’ meno liberi di parlare. La loro rivendicazione ha addirittura spinto i promotori della legge a concordare col governo una azione diversiva, per introdurre a settembre (o a sorpresa in agosto?) un riconoscimento de facto del matrimonio omosessuale, col doppio intento di togliere mordente all’azione delle Sentinelle in piedi coi loro alleati, e insinuare nell’opinione pubblica l’idea che ulteriori prese di posizione sull’argomento siano spreco di tempo e poco importanti.
La tentazione di pensare che farsi sentire non serva è forte: mentre i giornali raccontano i successi delle forze dell’ordine a difesa dei minori, l’Unione Europea accredita il Kinsey Institute, che promuove e protegge scientemente la pedofilia, per dare una veste di credibilità alle loro perverse iniziative. Ma pochi giorni fa in Francia, per le pressioni della Manif Pour tous e l’iniziativa dei genitori che non mandavano i bambini a scuola nelle giornate di indottrinamento, hanno abbandonato (per ora?) il piano di introduzione della ideologia gender nelle scuole.
Farsi sentire serve, ma deve essere una voce reale. Le frequentazioni online sono fondamentali per fare rete, scambiare contatti, diffondere rapidamente informazioni, ma è tutto vana autocelebrazione se non esce dal mondo virtuale. Continuiamo pure a usare i sondaggi se ci dà l’impressione di essere per un attimo protagonisti e poter dire la nostra, continuiamo a ignorarli se ci infastidisce quello stile finto-democratico. Ma la voce e il silenzio possono imporsi solo nel mondo reale.