domenica 29 giugno 2014

Anzitutto la carità




(Stefania Falasca) Anzitutto la carità. Caritas Christi urget nos. Ci urge la carità di Cristo. Perché senza di essa, per dirla con San Paolo, nessun uomo è uomo. Perché è la ragion d’essere della Chiesa. Anzi. È la Chiesa stessa. È la faccia stessa di Dio. La visibilità di Dio. La carità è quando la grazia di Dio si rende visibile nei volti e nei gesti delle persone, tant’è vero che è certezza di fede che senza la grazia non ci può essere la carità. Viene da Lui, è la grazia che commuove il cuore, il modo con cui la vita nuova che viene dalla grazia di Dio si manifesta, il modo con cui noi possiamo percepire la vita nuova, buona e bella che viene dal Vangelo. Ubi caritas Deus sibi est significa questo. Non è quindi una nostra prestazione. Non è possibile senza l’operazione in atto della grazia in noi. Lo dice bene Teresa di Lisieux, la santa più cara a papa Bergoglio, in questa frase che riassume tutto il cristianesimo: «Quando sono caritatevole è solo Gesù che agisce in me». Agisce, abbracciando con la Sua «tenerezza di amore che rende liberi».
Questa dinamica della grazia e della carità Papa Francesco la ripete non solo nelle parole, ma la testimonia con tutto il suo essere e nel modo di svolgere il ministero petrino. Il suo darsi senza misura, di cui si è parlato tanto anche in questi giorni, non è perciò eroismo, stacanovismo o tenacia d’idealista che si spende in spregio dei suoi limiti. La largitas e la magnanimità che lo contraddistinguono, con cui si china con attenzione verso il prossimo, verso gli ultimi, verso le sofferenze dei fratelli, verso le multiformi e inesauribili povertà, è solo il riflesso della tenerezza senza misura che sente su di sé.
Nell’ultima omelia a Santa Marta ha detto: «Dio è innamorato di noi, ci accarezza teneramente e ci insegna a essere piccoli… l’amore è più nel dare che nel ricevere… ed è più nelle opere che nelle parole, perché l’amore sempre da vita, fa crescere». Nel sua visita a Cagliari lo scorso settembre aveva sottolineato: «La Caritas è la carezza della Chiesa al suo popolo, della madre Chiesa ai suoi figli, la tenerezza, la vicinanza che ama». E con sant’Agostino non si stanca di ripetere: «Ascolta quindi da dove tu puoi operare il bene. Noi infatti siamo sua creatura, creati in Cristo nelle opere buone, perché in quelle possiamo camminare».
E tante volte, per questo, ha affermato che la Chiesa non è una Ong. Quello che fa la differenza è il cuore con cui si fanno le cose. Nel richiamo insistente di papa Francesco si avverte il rovesciamento che lascia intravedere il cuore ultimo del mistero della carità, imparagonabile a qualsiasi generosità, a qualsiasi filantropia. Dal modo con cui si avvicina agli ultimi, si è colto fin dall’inizio del suo pontificato in maniera immediata che tutto questo non lo fa perché è il suo “mestiere”, perché rientra nelle competenze che il senso comune assegna in maniera quasi automatica alla compagine ecclesiale.
Nel modo con cui continua ad abbracciare «le piaghe di Cristo», Francesco ha spiazzato quanti imputano alla Chiesa il mero assistenzialismo e spiazzato quanti l’accusano di pauperismo. «La carità non è un semplice assistenzialismo, e meno un assistenzialismo per tranquillizzare le coscienze. No, quello non è amore, quello è negozio, è affare. L’amore è gratuito. A volte si trova anche l’arroganza del servizio ai poveri… alcuni si fanno belli, si riempiono la bocca con i poveri, alcuni strumentalizzano i poveri per interessi personali o del proprio gruppo. Gesù non è venuto al mondo per fare una sfilata… La carità è un modo di essere, di vivere, è la via dell’umiltà e della solidarietà, del servizio». E mostra come la carità non sia un optional e come senza il suo manifestarsi gratuito anche i discorsi cristiani diventano ideologia dottrinalistica. «Una Chiesa senza la carità non esiste», «non c’è altra via per questo amore: essere umili e solidali. Questa parola, solidarietà, in questa cultura dello scarto, rischia di essere cancellata… da fastidio perché ti obbliga a guardare all’altro e darti all’altro con amore. L’umiltà è di Cristo reale, è la scelta di essere piccolo, di stare con i piccoli, con gli esclusi, di stare fra noi, peccatori tutti. Attenzione non è un’ideologia! È un modo di essere e di vivere che parte dall’amore, parte dal cuore di Dio» ha più volte affermato il Papa, ricordando «che la carità è espressione della comunità, è la forza della comunità cristiana, è far crescere la società dall’interno, come il lievito», mandando così in prescrizione anche certe diatribe ecclesiali che nei lustri passati si erano persino spinti a contrapporre fede e carità, proclamazione della sana dottrina e interventi sul piano della vita sociale.
La carità perciò è tutto. È indispensabile e ci è indispensabile. Ed è in questa prospettiva di autentica vita cristiana nella carità, nell’umiltà e nella solidarietà che guardiamo oggi alla carità del Papa e vogliamo andare avanti: «Si vides caritatem, vides Trinitatem», dice Sant’Agostino, se vedi la carità, vedi la Trinità. Vedi il Mistero per quello che è.