lunedì 23 giugno 2014

Al centro.




Il segretario di Stato a Orvieto per la solennità del Corpus Domini. L’Eucaristia non è un fatto privato

L’Eucaristia non è un fatto privato ma è per tutti ed è al centro della Chiesa e della grande rivoluzione cristiana. È la riflessione riproposta dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, presiedendo domenica 22 giugno, nella cattedrale di Orvieto, la messa per il Corpus Domini. Tra l’altro ricorreva il 750º anniversario del miracolo eucaristico di Bolsena e della Bolla con la quale Urbano IV, proprio a Orvieto, istituiva la solennità.Accolto dal vescovo di Orvieto-Todi, monsignor Benedetto Tuzia, nell’ambito del Giubileo eucaristico straordinario diocesano, il cardinale ha anzitutto rimarcato come la cattedrale sia un «capolavoro della fede, prima ancora che dell’arte» in quanto «eretta per custodire il corporale e gli altri arredi liturgici bagnati del preziosissimo sangue di Cristo, straordinariamente fluito dall’ostia spezzata, provenienti da Bolsena».
«Non si poteva ignorare — ha affermato il porporato — una ricorrenza tanto importante come quella che si sta celebrando qui a Orvieto, con un Giubileo eucaristico straordinario della durata di due anni». Infatti «la decisione di Papa Urbano IV di istituire la festa del Corpus Domini per tutta la Chiesa ha rappresentato una sorgente di grazia che continua ancora oggi a produrre frutti abbondanti di vita eterna, come una vera “primavera eucaristica” senza tramonto, che troverà il suo compimento soltanto al momento della mietitura, alla fine del mondo». Tanto che nella Bolla Transiturus de hoc mundo dell’11 agosto 1264 Urbano IV scrive: «Sebbene l’Eucaristia ogni giorno venga solennemente celebrata, riteniamo giusto che, almeno una volta l’anno, se ne faccia più onorata e solenne memoria. Le altre cose infatti di cui facciamo memoria, noi le afferriamo con lo spirito e con la mente, ma non otteniamo per questo la loro reale presenza. Invece, in questa sacramentale commemorazione del Cristo, anche se sotto altra forma, Gesù Cristo è presente con noi nella propria sostanza. Mentre stava infatti per ascendere al cielo disse: “Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” ».
In quel documento, ha rilevato il cardinale, «sono rievocate con discrezione anche le esperienze mistiche di santa Giuliana di Liegi, avvalorandone l’autenticità. A sedici anni la santa ebbe una prima visione, che poi si ripeté più volte nelle sue adorazioni eucaristiche. La visione presentava la luna nel suo pieno splendore, con una striscia scura che la attraversava diametralmente. Il Signore le fece comprendere il significato di ciò che le era apparso. La luna simboleggiava la vita della Chiesa sulla terra, la linea opaca rappresentava invece l’assenza di una festa liturgica, per l’istituzione della quale era chiesto a Giuliana di adoperarsi in modo efficace: una festa, cioè, nella quale i credenti avrebbero potuto adorare l’Eucaristia per aumentare la fede, avanzare nella pratica delle virtù e riparare le offese al Santissimo Sacramento».
Riferendosi alla liturgia del giorno e citando l’insegnamento di Papa Francesco, il cardinale ha messo in guardia dalla tentazione «di cedere alla logica della carne, come se fosse l’unica dimensione dell’esistenza umana, e di conseguenza alla cupidigia per i beni materiali, fino a rinnegare il primato dello spirito e di Dio nella nostra vita». Quindi ha indicato «la verità e la forza della rivoluzione cristiana, la più profonda che la storia umana abbia mai conosciuto». Partecipando, infatti, all’Eucaristia, «persone diverse per età, sesso, condizione sociale, morale e ideale diventano “un corpo solo”, senza che nessuno si senta minimamente violato nella sua libertà e nella sua individualità». E così «l’amore di Gesù fa breccia nei nostri cuori, perché ci apriamo gli uni agli altri per diventare una cosa sola a partire da Lui. L’Eucaristia non deve mai essere un fatto privato, riservato a persone che si sono scelte per affinità, per amicizia o per altre ragioni particolari, perché non ha nulla di esoterico o di esclusivo. L’Eucaristia è sempre per tutti».
Nel Vangelo, ha proseguito, «abbiamo ascoltato l’ultima parte deldiscorso del Pane di vita, che è Gesù. E «nel comando “Fate questo in memoria di me”, ci chiede di ri-presentare sacramentalmente il suo dono e di corrisponderlo». Così «mediante la consacrazione del pane e del vino in cui si rende realmente presente il suo Corpo e Sangue, Cristo trasforma ciascuno di noi, assimilandoci a sé e coinvolgendoci con la forza del suo amore nella sua opera di redenzione».
«Il Signore — ha aggiunto — vuole che la sua Chiesa, nata dal suo sacrificio, accolga questo dono per mezzo dello Spirito Santo nella forma liturgica del Sacramento. Tutte le volte che celebriamo l’Eucaristia non si tratta semplicemente di ripetere i gesti e le parole dell'Ultima Cena, ma di lasciarci coinvolgere nella dinamica dell’atto di amore con cui Gesù dona se stesso». La Chiesa, ha concluso, «ha fatto di questo sacramento il centro della propria esistenza, la fonte inesauribile da cui attingere la forza necessaria per il suo cammino nella storia e il fondamento di una speranza che non delude per la trasformazione del mondo secondo la logica del regno di Dio».
L'Osservatore Romano

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"Il Figlio di Dio si lascia mangiare da noi, perché noi possiamo diventare come lui!"

Mons. Enrico dal Covolo nella puntata di domenica 22 giugno 2014 di "Ascolta si fa sera"

Pubblichiamo la meditazione di monsignor Enrico dal Covolo, Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense, per la puntata di domenica 22 giugno del programma di informazione religiosa "Ascolta si fa sera" di Rai Radio 1.
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Quest’oggi, festa del Corpus Domini, ricorre un anniversario importante, che interessa l’Italia da vicino. 
Sono trascorsi esattamente settecentocinquant’anni da quando il Papa Urbano IV istituì questa solennità, e fece edificare una splendida chiesa – tra le più famose del mondo –: è il celebre Duomo di Orvieto.
Tutto rimane legato a un fatto miracoloso, il cui protagonista – secondo le cronache più antiche – sarebbe un sacerdote boemo, di nome Pietro: da Praga egli si recava a Roma, come tanti altri pellegrini. Tuttavia, studi molto recenti hanno permesso di identificare meglio questo pellegrino. Si tratterebbe di un illustre prelato, plenipotenziario del re di Boemia, che veniva per trattare con il Papa alcune questioni importanti.
Padre Pietro, lungo il suo viaggio si trovò a celebrare la Messa a Bolsena, nella chiesa di Santa Cristina, quando fu assalito da dubbi fortissimi sulla reale presenza di Gesù nel pane e nel vino dell’eucaristia. Ed ecco: quando giunse a spezzare il pane consacrato, parecchie gocce di sangue impregnarono la tovaglietta della celebrazione eucaristica, chiamataCorporale, fino a colare sul pavimento. 
Allora – sia pure con un certo imbarazzo, perché così avrebbe dovuto confessare i propri dubbi di fede – il sacerdote corse dal Papa Urbano, che si trovava nella vicina Orvieto. Verificato il miracolo, il Papa istituì la festa del Corpo e del Sangue del Signore. Più tardi fu edificato il Duomo di Orvieto, dove – nella cappella del Corporale – è conservata la reliquia del miracolo.
Certo, la fede cattolica ha questa originalità unica: crede nel fatto che il Figlio di Dio si è fatto uomo, e continua a rimanere con noi nelle apparenze del pane e del vino consacrati. Anzi, il Figlio di Dio si lascia mangiare da noi, perché noi possiamo diventare come lui!
Sono affermazioni che sfidano pesantemente la ragione umana. 
In effetti, solo una ragione che si apre generosamente agli spazi della fede e dell’amore è in grado di accettare queste verità. 
Così la festa del Corpus Domini, con il suo contorno simpatico di processioni popolari, continua a sfidare la maturità della nostra fede.
+ Enrico dal Covolo