mercoledì 28 maggio 2014

Per puntare più in alto



Assemblea dell’Unione dei superiori generali.

Puntare più in alto, alzare il livello delle scelte, della vita, delle decisioni; dare maggiore importanza e approfondire il concetto di “tenerezza eucaristica”; integrarsi pienamente nella pastorale della diocesi; concentrarsi sull’impegno dell’invio in missione; discernere costantemente su come continuare a vivere oggi la chiamata/testimonianza profetica, alla luce del proprio carisma e in armonia con la Chiesa universale.

Sono alcune delle riflessioni condivise questa mattina a Roma, al Salesianum, dove è cominciata l’ottantatreesima assemblea dell’Unione dei superiori generali (Usg), aperta dall’introduzione del presidente, padre Adolfo Nicolás Pachón, preposito generale della Compagnia di Gesù. Riflessioni originate dall’incontro dei superiori generali con Papa Francesco, il 29 novembre 2013, al termine della precedente assemblea. Sono proprio le emozioni, le sensazioni, le indicazioni, gli spunti emersi da quell’esperienza a essere stati al centro, stamani, degli interventi di tre partecipanti all’incontro con il Pontefice: padre Pedro Aguado Cuesta, preposito generale dei Chierici regolari poveri della Madre di Dio delle scuole pie, Padre Richard Kuuia Baawobr, superiore generale dei Missionari d’Africa, e padre Jeremias Schröder, arciabate presidente della Congregazione benedettina di Sant’Ottilia.
L’assemblea, che si concluderà venerdì 30, è dedicata al tema «Svegliate il mondo. I religiosi nella missione della Chiesa, oggi». Nell’introduzione, padre Nicolás Pachon ha sottolineato la nutrita presenza dei capi istituto (ben cento) e la continuità con la precedente riunione, conclusa dall’incontro con il Papa. Francesco — ha detto il preposito generale dei Gesuiti — parlò della vita religiosa come «opportunità del mondo», sollecitando i superiori a «non perdere il piacere di essere popolo, a uscire dai conventi», per capire come contribuire alla crescita della vita consacrata.
In vista del sinodo sulla famiglia l’Usg prepara un suo contributo di riflessione e considera l’analogia tra la famiglia e la vita comunitaria dei religiosi «dove non tutto è soave e tranquillo»: l’obiettivo, ha spiegato il presidente dell’Usg, è rendere la comunità religiosa più umana e cristiana.
«Vi propongo di osare prendere decisioni evangeliche, basate sul rinnovamento e portatrici di gioia; così potrete svegliare il mondo»: il titolo che padre Aguado Cuesta ha dato al suo intervento sono parole pronunciate quel giorno da Francesco e «riassume ciò che è stato per me l’incontro, l’invito essenziale che ne ho ricevuto, che tutti noi abbiamo ricevuto». Si è trattato di un incontro di ascolto, di aiuto, di consigli appassionati. «Il Papa — ha spiegato il preposito generale degli Scolopi — ce lo ha detto con molta chiarezza: “Non giocate a essere profeti, siatelo”. Parliamo di fede, di povertà, di radicalità, di profezia, anche di strategie di governo. Non possiamo giocare a essere religiosi, a essere superiori generali, a essere educatori. Dobbiamo esserlo. Quando dico che mi sono sentito chiamato a “puntare più in alto”, voglio dire che mi sono sentito chiamato a fare dei passi con più impegno».
Padre Baawobr, dei Padri bianchi, è rimasto colpito dal calore, dalla semplicità, dall’umiltà, dall’attenzione alle persone manifestati da Papa Francesco. Quell’incontro lo ha invitato ad approfondire il concetto di “tenerezza eucaristica”: «Mi sono sentito spinto a essere attento a dosare fermezza e tenerezza in modo fraterno, nelle situazioni di attrito nelle comunità e nelle province». Dai conflitti «possiamo trarre delle lezioni e trasformarli in momenti di grazia». Per padre Jeremias Schröder, arciabate presidente della Congregazione benedettina di Sant’Ottilia, l’incontro del novembre scorso è stato «una grande esperienza e nello stesso tempo una sorpresa per come è stato impostato lo scambio, in un clima di libertà che mi ha colmato di emozione».
Nel pomeriggio padre Marco Tasca, ministro generale dell’Ordine francescano frati minori conventuali, ha parlato della visita canonica (la visita periodica che i superiori effettuano presso le case e i religiosi loro affidati), presentandola da un punto di vista esperienziale, “sul campo”. Si tratta di un «momento di confronto e di risveglio per i religiosi dalla routine della vita quotidiana», per uno scambio di valutazioni e pareri ma «soprattutto per comunicare gioie, fatiche e speranze». È l’occasione «per sentire la vicinanza e l’attenzione fraterna e paterna del superiore e del consiglio generale e così rivitalizzare il senso di appartenenza a un’unica famiglia».
Nel corso dei lavori, Mauro Magatti e Chiara Giaccardi si soffermeranno invece, soprattutto da un punto di vista storico, sulla crisi della famiglia di oggi, in risposta alle indicazioni del Pontefice e in vista del sinodo di ottobre. Una crisi che è anche un’occasione, premettono i due relatori: «Forse è venuto il momento, per i soggetti sociali e istituzionali che sostengono di difenderla, di dimostrare nei fatti di avere a cuore una realtà e non un’idea; da una parte riconoscendo le mutate condizioni in cui la famiglia di oggi vive, dall’altra dimostrando concretamente di voler fare tutto ciò che è nelle proprie possibilità per sostenere, agevolare, valorizzare la famiglia nel suo delicato e preziosissimo ruolo sociale». Innanzitutto la politica, con scelte concrete, ma anche la Chiesa, in almeno tre direzioni: ripensando le indicazioni sulla genitorialità responsabile, assumendo un atteggiamento proattivo nei confronti della famiglia e riflettendo sul suo ruolo nello spazio pubblico. «Nel tempo che viviamo — concludono — la Chiesa ha la grande responsabilità di realizzare una “pedagogia della vita” che comprende il matrimonio, il battesimo, la cresima, l’unzione degli infermi. Nella consapevolezza che, paradossalmente, mai come oggi, in quella che si autoproclama società dei liberi, ci vuole tempo per arrivare a imparare il valore dell’altro e la profondità della realtà».
L'Osservatore Romano

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