martedì 13 maggio 2014

La Madonna di Fatima vince la violenza, le guerre e l'incredulità


In un mondo che ha apostatato la fede in Dio, la penitenza e l'accettazione della riparazione dei peccati contro il cuore di Gesù, sono l'arma vincente dei cristiani per la salvezza delle anime

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Oggi la Chiesa celebra la Madonna di Fatima per ricordare il 13 maggio del 1917, quando avvene la prima apparizione della Vergine Maria ai tre pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta. Il dialogo tra Lucia e la "bella Signora" è illuminante per tutta la Chiesa e costituisce un arricchimento per la vita spirituale di ogni fedele. Lucia dapprima domanda la provvenienza della bella Signora, la quale risponde di venire dal cielo. Alla domanda di Lucia su quale fosse la ragione della sua venuta sulla terra, ella non riceve una risposta, ma bensì l’invito di ritornare in quel luogo per i prossimi sei mesi, ogni 13 del mese, a quella stessa ora.
Inoltre la bella Signora promise di apparire una settima volta nella quale avrebbe svelato la sua identità. Lucia gli domanda con la semplicità e con il candore dei bambini se anche loro sarebbero saliti al cielo, e la bella Signora gli promette che sarebbero saliti al cielo a condizione di recitare il Santo Rosario. E poi gli domanda se volessero offrire a Dio tutte le sofferenze che Egli desidera mandarvi in riparazione dei peccati dai quali Egli è offeso, e gli invita a pregare per la conversione dei peccatori.
Lucia a nome di tutti accetta questa proposta, e la bella Signora preannuncia tante sofferenze nella loro vita, ma nello stesso tempo promette che la grazia di Dio gli avrebbe sempre confortati. Dopo l’ultimo invito di recitare il Rosario tutti i giorni per ottenere la pace del mondo e la fine della guerra, la bella Signora comincia ad elevarsi e sparisce nel cielo.
Questo episodio è un prezioso e un luminoso compedio del Vangelo nel quale sono dipinti tutti gli elementi principali della vita cristiana. Prima di tutto la scelta dei destinatari di questa apparizione. Dio non ha predilizione per i potenti e per i ricchi della terra, ma sceglie tre piccoli pastorelli poveri e umili, per manifestare le Sue intenzioni e per chiedere la loro collaborazione per la salvezza del mondo. Quel tempo era caratterizzato da un lungo periodo di guerra. Infatti erano due anni che imperversava la prima guerra mondiale che aveva mietuto molte vittime. Gli orrori della guerra, la crudeltà dei combattimenti avevano fatto gridare molte anime a Dio. Quelle grida non sono rimaste inascoltate da Dio che ha voluto mandare Maria per portare un annunzio di speranza e di salvezza al mondo intero.
La bellezza di questa apparizione è il coinvolgimento di questi bambini al piano di salvezza di Dio che cerca sempre la nostra collaborazione prima di compiere la sua opera. Come a Maria l’angelo prima propone di diventare Madre di Dio e poi gli affida una missione inaudita, così Maria domanda umilmente ai tre pastorelli se sono disposti a recitare il Santo Rosario con l’intenzione di far cessare la prima guerra mondiale. Nello stesso tempo Maria domanda a quei tre fanciulli di essere disponibili ad accettare le sofferenze in riparazione dei peccati che hanno offeso il cuore di Dio.
Maria propone ai tre pastorelli la stessa missione che Lei stessa ha compiuto, quando è rimasta ai piedi della croce per diventare compartecipe della redenzione del mondo. Questa rivelazione è sempre attuale, perchè l’uomo di ogni tempo si domanda quale sia il senso della sofferenza, e umanamente parlando è impossibile trovare una risposta adeguata al dolore innocente di un essere umano. Maria coinvolge Lucia, Francesco e Giacinta affinchè tramite il loro dolore, la loro sofferenza e la loro preghiera possano far cessare la guerra e salvare la vita di tantissime persone.
In un mondo che rifiuta la sofferenza e cerca ogni maniera per sfuggire dal dolore, questa invito di Maria apre il cuore alla speranza. La disobbedienza di un figlio, un contratto di lavoro precario, la scoperta della sterilità fisica, la malattia della moglie, l’offese ricevute ingiustamente, l’indifferenza degli amici, sono dolori che possiamo accettare senza ribellione ed offrire per la salvezza delle anime.
La sofferenza riparatrice e redentrice acquista una valore non soltanto personale ma anche comunitario. Per questo la Chiesa invita a rimanere sempre vicini ai malati e ai sofferenti, prima di tutto per recare il proprio sostegno umano e spirituale, ma anche per invitare a offrire quel dolore per i peccatori, gli incredeli e tutti coloro che offendono il nome del sacratissimo cuore di Gesù.
In un mondo che ha apostatato silenziosamente la fede in Dio, il desiderio di fare penitenza e l’accettazione della riparazione dei peccati contro il cuore di Gesù, sono l’arma vincente dei cristiani per la salvezza delle anime.
Questa missione corredentrice dell’umanità è tanto osteggiata dal principe di questo mondo, il quale tende sempre ad insinuare nelle anime dei fedeli un senso di scoraggiamento per invitarli a desistere da queste sante intenzioni. Satana è consapevole che la generosa offerta del dolore degli uomini porterebbe alle liberazione di tante anime tenute imprigionate sotto le sue grinfie.
L’invito per tutta la Chiesa è quella di non lasciarsi sfuggire questa occasione di salvezza per se e per gli altri, considerando attentamente il valore salvifico del dolore, che da un lato limita l’azione ma dall’altro offre l’oocasione di donare totalmente la propria vita per ottenere la grazia dell’eternità per tutti coloro che la desiderano.
Osvaldo Rinaldi

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A tre Pastorelli apparve Maria

Qualche breve nota dal messaggio di Fatima


Quando la Vergine apparve, il 13 maggio del 1917, nessuno poteva prevedere che cosa sarebbe accaduto a quei bambini, a quel villaggio, di gente semplice e umile, sperduto sulla vasta Serra d’Aire. Preceduta dalla “apparizioni dell’Angelo”, risalenti all’anno precedente, la venuta di Maria Santissima segnò per sempre il cuore di Lucia, Francesco, Giacinta e il cuore stesso della Chiesa. Ancora una volta la Misericordia di Dio si manifestava nella storia: proprio là, dove sembravano prevalere la violenza (era in corso, fin dal 1914, la terribile Prima Guerra Mondiale) e l’odio contro la fede (in Portogallo, dal 1910, era in atto la rivoluzione repubblicana, di stampo massonico e anticlericale), alla vigilia della diffusione nel mondo di una ideologia materialista e atea, Dio rispondeva -ancora una volta- con l’Amore, di cui Sua Madre è per eccellenza testimone e instancabile apostola. Si apriva un capitolo nuovo di quella ininterrotta via di salvezza che è la Chiesa: non stanco ripetersi di gesti e di parole -ormai vuote e desuete- ma vita, santità, impegno per il Bene, carità operosa, slancio e fervore missionario.
Da Fatima si irradia, con una intensità singolare, tutta la pienezza del “Simbolo” cattolico: i grandi dogmi della Fede riacquistano la loro fragranza e credibilità. Si parla di Cielo, di destino eterno dell’uomo; di Purgatorio e di Inferno. La Vergine ripropone le verità, imparate negli anni del catechismo, e poi spesso accantonate, perché la vita prevale, con i suoi ritmi, spesso disumani, con le sue sfide, con i suoi drammi e le sue tragedie. Alle favole dell’infanzia succede, inevitabilmente, la realtà disincantata del mondo, che costringe a spegnere gli ideali e a tornare “con i piedi per terra”. Maria Santissima si ostina invece a indicarci la meta: l’unica vera, concreta, concretissima meta del nostro pellegrinare nella storia. Come diceva il sommo Tommaso, l’esistenza è un exitus, un uscire da Dio per ritornare a Lui. Il reditus è il nostro cammino, tracciato da Cristo, accompagnato dalla Grazia e dalla compagnia impagabile dei Santi.
La Vergine Maria è dinanzi a noi, accanto a noi, come madre e sorella premurosa, desiderosa soltanto che Gesù si generi nel nostro cuore e che la nostra vita si conformi sempre più alla Sua. Ella ben conosce le insidie del tempo presente e intercede continuamente per noi le grazie necessarie a percorrere i sentieri della fede. A Fatima è venuta per i piccoli, per i bambini, primi privilegiati destinatari del suo messaggio. Mai come in questa epoca l’infanzia è sottoposta a ogni vessazione e a ogni minaccia: le devastanti disposizioni “educative”, che fin dalla Scuola Materna vorrebbero introdurre giochi e materiale a dir poco osceni e umilianti per la dignità di ogni creatura umana, sono solo l’ultimo capitolo di una strategia ampiamente distruttiva. Alle derive culturali e ideologiche non si risponde moralisticamente, ma ci si oppone con la logica del rispetto di sé e dell’altro, dell’amore, del dialogo, di una retta e corretta maturazione affettiva.
A Fatima Maria Santissima parla al cuore inquieto ma generosissimo dei giovani, sempre aperto alla ricerca di un senso autentico da dare all’esistenza e desiderosi di incontrare finalmente testimoni attendibili e fidati. Non a caso Giovanni Paolo II, volendo le GMG, ha sempre proposto la Madre del Signore come modello della vera discepola, attenta alla Parola e sollecita del bene di tutti. A Fatima la Madonna, attraverso le parole di Lucia -soprattutto le sue “Memorie”- ha inteso parlare alle famiglie di oggi: piagate da tante contraddizioni, segnate dalla piaga della incomprensione, della separazione e dell’aborto, ma proprio per questo ancora più bisognose di punti fermi e di sicurezze, nella certezza di poter attingere, all’inesauribile sorgente della Grazia sacramentale, tutti gli aiuti che occorrono per corrispondere a una altissima vocazione.
Fatima ci ricorda che la preghiera non è la “cenerentola” delle nostre giornate: pur umilissima, è fatta per regnare, per essere Regina delle nostre case. Per essere luce di speranza, fonte di vera comunione di cuori e di volontà. Se non regna, si spegne, sbiadisce e svanisce. “Dite il Rosario, ogni giorno”, ha ripetuto a ogni apparizione Maria Santissima: in quella umile corona è nascosto il segreto della nostra salvezza. Ogni Ave Maria è una implorazione, un atto di affetto vero, una richiesta di sostegno e di amore. “Dite il Rosario”: cioè, non spegnete la speranza dal cuore, non riconsegnatevi alla inconsistenza delle cose e alla instabilità degli affetti e degli umori, agli “alti e bassi” che disegnano il nostro cammino."Dite il Rosario”: cioè fidatevi di me, di mio Figlio, del Cielo, per camminare ancora meglio e più speditamente in terra. Come è bella la Chiesa quando è una vera “casa di preghiera”! Quando nel silenzio delle sue millenarie navate, come tra le nostre mura domestiche, i cuori si aprono a Dio e lo riconoscono Padre. Come è bella la Chiesa, quando l’Assemblea si raduna per celebrare i misteri di morte e di gloria del suo Signore e l’Eucaristia rinnova il volto della “comunità dei credenti”.
A Fatima il Cielo e la Terra si riconciliano nel Sangue dell’Agnello e nel Cuore Immacolato, trafitto per amore nostro. Dalla Cova da Iria, fino ai confini del mondo, si rinnova il miracolo perenne della Pentecoste e la Chiesa rivela -ancora una volta- la bellezza del suo Volto, la cui più bella icona è il Volto stesso di Maria.   
p. Mario Piatti I.C.M.S.