mercoledì 23 aprile 2014

Francesco ha un nuovo segretario. Che parla arabo

Diario Vaticano / Francesco ha un nuovo segretario. Che parla arabo

Ed è anche molto polemico con l'Islam. È l'egiziano Yoannis Lahzi Gaid. Una critica del cardinale Kasper al papa. Due inaspettati rientri nella congregazione per i religiosi

di Sandro Magister



CITTÀ DEL VATICANO, 23 aprile 2014 – Papa Francesco ha un nuovo segretario particolare. Si chiama Yoannis Lahzi Gaid. È un sacerdote egiziano, di rito copto, appartenente al servizio diplomatico vaticano. Personaggio dal curriculum insolito. Autore, nel passato, di dichiarazioni molto critiche nei confronti dell’Islam.

Gaid prende il posto del maltese Alfred Xuereb, che Jorge Mario Bergoglio aveva ereditato un anno fa da Benedetto XVI e ora ha destinato all'incarico di prelato segretario della neonata segreteria per l’economia. Egli affianca l'altro segretario particolare del papa, l’argentino Fabián Pedacchio Leániz, che mantiene anche il ruolo di officiale della congregazione per i vescovi.

La scelta di Gaid, come in genere quelle dei segretari particolari, non essendo una nomina formale, non è stata resa pubblica in modo ufficiale. A darne notizia per primo è stato il sito Vatican Insider, la scorsa settimana.

Gaid, nato nel 1975, ha frequentato la pontificia accademia ecclesiastica e nel 2007 è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede. Inizialmente destinato alla nunziatura di Brazzaville in Congo, vi  è rimasto meno di tre anni. Nel marzo 2010 è stato trasferito a quella di Iraq e Giordania. Ma lì la sua permanenza è stata molto breve. Nel luglio 2011 infatti è stato destinato alla rappresentanza pontificia di Nuova Delhi, ma prima che il trasferimento in India diventasse operativo è stato trattenuto nella prima sezione della segreteria di Stato, in un ufficio di scarsa importanza, quello delle onorificenze, di solito riservato al personale non diplomatico.

Ma Francesco l’ha potuto apprezzare sia come suo coinquilino nella residenza di Santa Marta, sia come interprete durante gli incontri con interlocutori di lingua araba. Gaid è anche il prelato che durante le udienze generali del mercoledì rivolge i saluti nella lingua del Corano.

Il nuovo segretario del papa ha avuto tra i suoi estimatori il suo conterraneo egiziano Magdi Cristiano Allam, giornalista e scrittore musulmano convertitosi al cristianesimo e battezzato in San Pietro da Benedetto XVI il 22 marzo 2008, da qualche tempo divenuto molto critico nei confronti di una Chiesa a suo giudizio troppo arrendevole nei confronti dell’Islam. 

Nel suo libro “Grazie Gesù. La mia conversione dall’Islam al cattolicesimo”, pubblicato da Mondadori nell'anno del suo battesimo, Allam scrisse a proposito di Gaid:

"Una menzione particolare merita padre Yoannis Lahzi Gaid, egiziano, per anni viceparroco della chiesa di Santa Domitilla a Latina e attualmente segretario della nunziatura apostolica nel Congo-Brazzaville. L’ho conosciuto a Roma dopo che per anni mi aveva espresso la sua amicizia e la sua solidarietà. Da profondo conoscitore della realtà dell’Islam così come è effettivamente nella mente e nei cuori della maggioranza dei musulmani, e non come lo vorrebbero spacciare taluni mistificatori e dissimulatori che si fanno beffe dell’ignoranza, dell’ingenuità, del buonismo e della collusione ideologica dell’Occidente, padre Yoannis condivide pienamente le mie posizioni sull’Islam e mi è stato fraternamente e cristianamente vicino nei momenti in cui la bufera mediatica, orchestrata in modo strumentale all’indomani della mia conversione per screditarmi e diffamarmi, aveva toccato l’apice".

A tal proposito Allam citò un'intervista del 31 marzo 2008 in cui Gaid affermava:

"Ho cercato di essere sempre l’amico che rispetta la religione diversa dell’altro senza avere paura di dire la verità o di sottolineare che il cristianesimo è una chiamata alla libertà. E quando Magdi mi chiedeva dei copti in Egitto, non nascondevo le immense difficoltà che vivono i cristiani in luoghi dove la maggioranza è musulmana. Una difficoltà che non arriva da alcuni integralisti, ma da una cultura di morte e di violenza basata su frasi ben chiare che citano e chiamano alla violenza e alla jihad, cioè a uccidere tutti i diversi, a uccidere la libertà della coscienza. Basta pensare diversamente per essere condannato a morte".

Nel 2010, inoltre, dopo la strage di capodanno nella chiesa dei Santi di Alessandria d'Egitto, Gaid replicò pubblicamente alle dichiarazioni del grande imam della moschea di Al-Azhar, che aveva condannato come una interferenza negli affari interni dell’Egitto le parole di Benedetto XVI all’Angelus di domenica 2 gennaio. Dichiarazione che segnò la rottura da parte egiziana del dialogo tra Al-Azhar e Vaticano, faticosamente riattivato solo di recente.

Gaid espresse quella critica, ovviamente, non in qualità di diplomatico vaticano, ma a titolo personale sul sito web della Chiesa cattolica di Alessandria d'Egitto, ampiamente ripreso da altri media in tutto il mondo:

> La risposta di un sacerdote copto al grande imam di Al-Azhar

Anche Gaid, come l’altro segretario del papa Pedacchio Leániz, continuerà a lavorare nell’incarico finora ricoperto. A ulteriore conferma che con Francesco, ritornato in questo allo stile di Pio XII, i segretari particolari del papa non hanno più quel ruolo così importante che hanno avuto negli ultimi pontificati, da Giovanni XXIII fino a Benedetto XVI.

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A proposito dell'ufficio delle onorificenze nel quale continua a lavorare il nuovo segretario particolare del papa, va notato che con papa Francesco la sua mole di lavoro è stata sensibilmente ridotta.

Ma non è cessata del tutto. Ne è prova l’ultimo fascicolo degli "Acta Apostolicae Sedis", la gazzetta ufficiale della Santa Sede, dove sono pubblicati i nomi dei primi beneficiati di onorificenze vaticane di questo pontificato.

I laici decorati sono numerosi: più di centoquaranta gli uomini e più di venti le donne. Nell’elenco ci sono ex ambasciatori e diplomatici, guardie svizzere e gendarmi pontifici, benefattori e benefattrici, e anche politici, come il democratico cristiano italiano Luca Volonté, insignito della commenda con placca dell’ordine di san Gregorio Magno, e il laburista australiano Ronald Joseph Mulock, decorato della stessa commenda ma senza placca.

Pochissimi invece i chierici. E tutti impiegati nella curia romana o nel servizio diplomatico. Rispettando così le nuove limitazioni papali, rese note dalla Radio Vaticana lo scorso gennaio:

> Diario Vaticano / Il papa dà, il papa toglie

A voler fare un raffronto, negli ultimi mesi di Giovanni Paolo II gli ecclesiastici insigniti del titolo di monsignore furono più di duecento. E ancora di più furono quelli decorati nella fase finale del pontificato di Joseph Ratzinger, con biglietti di nomina datati fino al 25 febbraio 2013, cioè fin quasi al giorno delle sue dimissioni da papa.

Per la cronaca, gli ultimissimi “protonotari apostolici soprannumerari” insigniti nel pontificato di Benedetto XVI, in data 22 febbraio, sono l’australiano Harry Entwistle, dal 2012 guida del locale ordinariato personale per gli anglicani confluiti nella Chiesa cattolica, lo statunitense Edward Sadie della diocesi di Wheeling-Charleston e il curiale vicentino Luigi Cerchiaro.

Mentre gli ultimi "prelati d’onore" sono due sacerdoti dell’ordinariato militare delle Filippine (Albert Corralejo Sonico e Ruben Dina Espeno), un tedesco del clero di Bamberga (Georg Kestel), due italiani della diocesi di Piazza Armerina (Rosario La Delfa e Vincenzo Murgano), un ungherese della diocesi romena di Alba Iulia (Ferenc Potyo) e il sottosegretario della seconda sezione della segreteria di Stato, il maltese Antoine Camilleri.

Fino al 30 settembre 2013, invece, papa Francesco ha nominato solo un prelato d’onore (il pugliese Vincenzo Francia, officiale della Congregazione delle cause dei santi) e appena cinque cappellani di Sua Santità: due diplomatici (l'italiano Andrea Francia e il maronita libanese Simon Kassas) e tre curiali (lo spagnolo José Jaime Brosel Gavila, il croato Zvonimir Sersic e il polacco Albert P. Warso).

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Bergoglio ha più volte manifestato la sua stima per la teologia del cardinale Walter Kasper, che non a caso ha scelto come relatore unico all’ultimo concistoro, lodandolo pubblicamente per il suo intervento a favore della comunione ai divorziati risposati. 

Ma in una intervista il cardinale tedesco ha detto una cosa che non quadra affatto con la prassi dell'attuale papa:

"Il vescovo è un pastore. La consacrazione episcopale non è un’onorificenza, è un sacramento, riguarda la struttura sacramentale della Chiesa. Perché dunque è necessario un vescovo per svolgere funzioni burocratiche? Qui, a mio avviso, si rischia un abuso dei sacramenti. Neppure il cardinale Ottaviani, storico segretario della congregazione del Sant’Uffizio, era vescovo. Lo divenne dopo, con Giovanni XXIII".

In effetti fu con papa Angelo Roncalli che iniziò la prassi di elevare all'episcopato dignitari curiali che fino all’epoca di Pio XII restavano semplici sacerdoti. 

E tale prassi è proseguita anche nei pontificati successivi, compreso l’attuale.

Papa Francesco, infatti, lo scorso anno ha elevato all’episcopato due ecclesiastici che ricoprono incarichi che di per sé non lo richiedono: il segretario generale del governatorato Fernando Vérgez Alzaga e il rettore dell'Università Cattolica di Buenos Aires Victor Manuel Fernández.

E a questi due, anche dopo l’intervista di Kasper contro l'"abuso dei sacramenti", ne ha aggiunto un terzo: il nuovo sottosegretario del sinodo dei vescovi, monsignor Fabio Fabene.

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La settimana prossima si riunirà in quarta sessione plenaria il consiglio degli otto cardinali scelti da Francesco per aiutarlo nel governo della Chiesa e nella riforma della curia.

Nel frattempo papa Bergoglio ha provveduto alla conferma dei vertici e dei membri della congregazione per i religiosi e dei pontifici consigli della cultura e del dialogo interreligioso.

Per quanto riguarda la congregazione per i religiosi, il pontefice ha provveduto anche a una robusta iniezione di nuovi membri, sia cardinali che semplici vescovi.

Tra questi ultimi, i nuovi ingressi più curiosi sono quelli del francescano conventuale italiano Gianfranco A. Gardin, dal dicembre 2009 arcivescovo-vescovo di Treviso, e del redentorista americano Joseph W. Tobin, dall’ottobre 2012 arcivescovo di Indianapolis. 

Entrambi sono stati segretari del medesimo dicastero, senza però terminare, per diversi motivi, i cinque anni del rispettivo mandato, e venendo poi trasferiti in diocesi non di primissimo piano.

Del primo, Gardin, si raccontò che si fosse scontrato con le monache benedettine che all’epoca abitavano in Vaticano il monastero Mater Ecclesiae, da lui ritenute troppo tradizionaliste in campo liturgico.

Mentre del secondo, Tobin, si scrisse che fosse stato “sfiduciato” dai cardinali degli Stati Uniti – di curia e non – che lo ritenevano troppo cedevole con le suore americane sottoposte alla visita canonica del dicastero per le loro posizioni ultraprogressiste.

Oggi il monastero di clausura Mater Ecclesiae non c’è più, è diventato la residenza del papa emerito. E della visita apostolica alle suore americane si sono perse le tracce.