lunedì 24 marzo 2014

Radici e speranza della società



Il 25 marzo si celebra in Spagna la giornata per la vita. 

La vita si difende soprattutto con un coraggioso cambiamento di mentalità: è quanto sottolineano i vescovi spagnoli in vista della Giornata per la vita, che nella penisola iberica si celebra il 25 marzo, solennità dell’Annunciazione del Signore. Per l’occasione la sottocommissione episcopale per la Famiglia e la Vita ha diffuso un messaggio, intitolato Sì alla vita, speranza di fronte alla crisi, in cui, ribadendo con decisione «il valore e la dignità della vita umana dal concepimento e fino alla morte naturale», si ricorda l’insegnamento di Papa Francesco, per il quale «una società che abbandona i bambini e che emargina gli anziani recide le sue radici e oscura il suo futuro».
In tale prospettiva, i presuli rilevano come «per la Spagna, per l’Europa e per il mondo l’apertura moralmente responsabile alla vita è una ricchezza sociale ed economica», proprio perché «grandi nazioni sono potute uscire dalla miseria anche grazie al gran numero di abitanti e alle loro capacità». Insomma, il messaggio dei vescovi iberici evidenzia che oggi sono proprio i bassi indici di natalità a diventare «un problema cruciale per le società di maggior benessere» ed è perciò anche «una necessità sociale ed economica proporre alle nuove generazioni la bellezza del matrimonio e della famiglia».
La Chiesa in Spagna non manca di sottolineare come, oggi più che mai, i nuclei familiari abbiano bisogno di «un aiuto economico e sociale». E, tuttavia, anche tutto questo da solo «non è sufficiente», poiché ciò che è davvero «imprescindibile» è «un cambio di mentalità e di stile di vita che permetta di conquistare la libertà di donarsi all’altro, al marito, alla moglie, ai figli, agli anziani, ai sofferenti». La vita umana, specialmente la più debole e indifesa, in sostanza, si difende con un cambiamento radicale di mentalità. Di qui anche l’invito a riflettere sulla vita nascente «come segno di speranza» e l’esortazione a recuperare «la grandezza del dono della maternità». Un ulteriore appello viene rivolto contro «determinate ideologie che cercano, assurdamente, di omologare le differenze, trascinando la società alla rovina demografica, economica e morale». Infine, con riferimento all’aborto e alla legge che lo regola, la sottocommissione episcopale ribadisce che non è un segnale di progresso «pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana».
La difesa della vita, però, non è una questione che riguarda solo i credenti. Domenica scorsa per le strade di Madrid si è snodata una grande manifestazione promossa dalla piattaforma «Sì alla vita», sostenuta da oltre cinquecento organizzazioni della società civile e coordinata dalla federazione spagnola delle associazioni pro life. La manifestazione, spiega all’agenzia Sir la portavoce dell’iniziativa, ha avuto «come obiettivo prioritario la difesa, il sostegno e la protezione tanto della vita più indifesa, quella del nascituro, quanto quella della madre in attesa. Una società non progredisce ed è destinata a un vero e proprio suicidio demografico se non protegge la vita dei suoi cittadini e se non ha cura della donna incinta offrendole tutto il suo appoggio e sostegno».
Oltre al raduno principale che si è tenuto a Madrid, altre iniziative sono avvenute in varie città. Manifestazioni con le quali, sottolineano gli organizzatori, si è voluto «chiedere politiche attive ed efficaci di protezione della maternità e della famiglia, un sostegno reale alla donna in attesa affinché possa esercitare il suo diritto alla maternità, un impegno pubblico a favore della maternità e della vita come beni sociali».
L'Osservatore Romano