lunedì 24 marzo 2014

Quasi un sinodo sul narcotraffico



150 vescovi messicani arriveranno a Roma in maggio. Previsto un forte intervento del Papa sulla violenza

ALVER METALLIBUENOS AIRES

A metà maggio tutti i 91 vescovi delle 91 diocesi del Messico saranno a Roma e a gruppi di dieci si incontreranno con il Papa. Ci saranno anche gli emeriti, una sessantina. Non è esclusa neppure una plenaria con Papa Francesco che per la preparazione che l’ha preceduta e l’ampiezza della partecipazione ha un po’ il sapore di un sinodo. Le udienze si inquadrano nella norma delle visite “ad Limina”, come si chiamano le trasferte romane cui sono tenuti periodicamente i vescovi di ogni Paese, ma quella che intraprenderanno tra breve i presuli della seconda conferenza episcopale più numerosa dell’America Latina non si prospetta affatto come un appuntamento di ruotine.

Da novembre del 2013 infatti ogni vescovo del Messico ha inviato a Roma una relazione sulla circoscrizione ecclesiastica affidata alla propria responsabilità pastorale. Rapporti preparati con cura, che riflettono i problemi e le preoccupazioni dei pastori per la situazione delle popolazioni residenti nel proprio territorio, in buona misura minacciate dalla violenza dei cartelli narcos. Anche per questo si prevede un forte intervento del Papa sulla criminalità e il narcotraffico.

La conferma viene da Ramón Castro Castro, vescovo di Cuernavaca – ha anche l’incarico di coordinare la visita ad Limina – che a metà gennaio è sbarcato a Roma e ha parlato con il Papa anticipando “la realtà di violenza e insicurezza che vive il Messico, soprattutto in alcune diocesi del paese”.

L’intervento del Papa è già stato programmato: 19 maggio. “Farà un discorso che, sono sicurissimo, affronterà il tema della violenza e dell’insicurezza in Messico” ha dichiarato Ramón Castro Castro alla rivista Proceso.

La Chiesa messicana è in prima linea nella lotta al narcotraffico e ne paga da tempo il prezzo. Un rapporto elaborato dallo stesso episcopato nel 2011, gli anni della presidenza di Felipe Calderón (2006-2012) – anch’esso nelle mani del Papa – documenta 12 assassini di sacerdoti; 162 avevano ricevuto minacce e un migliaio sono stati vittima di estorsioni da parte del crimine organizzato.

“Le diocesi più violente del Messico – enumera il vescovo Ramón Castro Castro - sono Apatzingán, Acapulco, Chihuahua, Gómez Palacio, Matamoros, Nuevo Laredo ed anche Cuernavaca”.

Ramón Castro Castro, che presiede la Commissione Giustizia e pace della Conferenza episcopale messicana, ha svolto, come tutti, il proprio compito in vista dell’incontro con il Papa inviando un rapporto di 80 pagine sulla violenza nella propria diocesi. “Nel municipio di Temixco c’è una situazione molto violenta e complessa, stessa cosa a Jojutla, Jiutepec, Cuautla o qui, nella città di Cuernavaca, dove solamente nella parrocchia della colonia Tres de Mayo in questo momento abbiamo nove sequestri, nove famiglie che soffrono questo dramma. Solo tre hanno fatto denuncia; le altre non lo fanno per paura di rappresaglie”.

Cuernavaca, nello stato messicano di Morelos, è la regione con il maggior numero di sequestri di tutto il Messico. Nel 2012 ne sono stati denunciati 92, nel 2013 il loro numero ha raggiunto i 150.

“Non è più un segreto che abbiamo chiesto l’assessoramento della Colombia per affrontare l’ondata di violenza” riferisce Ramón Castro Castro. La richiesta si è concretizzata con l’invio di un esperto “che è venuto a parlarci di come hanno affrontato loro la situazione” conferma il vescovo di Cuernavaca. Sono così sorti “gruppi che si occupano delle migliaia di persone che hanno vissuto questi drammi e hanno bisogno di sanare le ferite psicologiche e spirituali che lasciano”.
Si chiamano “levadura”, lievito, e sono operativi in quattro vicariati della diocesi di monsignor Ramón Castro Castro. Una esperienza simile è in corso nella diocesi di Acapulco. Si tratta, in questo caso, di “centros de apoyo” che offrono aiuto psicologico e assistenza legale alle vittime. “Pastorale della consolazione” è un’altra formula adottata con gli stessi scopi, attuata in questo caso dal vescovo di Apatzingán, Miguel Patiño, per affrontare la gravissima emergenza-violenza nello stato di Michoacán.