venerdì 28 marzo 2014

E la Bibbia arrivò sulla Luna




Apre al Braccio di Carlo Magno la mostra «Verbum Domini». 

Dal 2 aprile al 22 giugno. Il prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana anticipa al nostro giornale temi e percorsi della mostra «Verbum Domini II» che sarà aperta al Braccio di Carlo Magno dal 2 aprile al 22 giugno e che sarà presentata il 28 marzo nella Sala Stampa della Santa Sede. Alla conferenza stampa interverranno Cary Summers, Chief Operating Officer del Museum of the Bible; padre José María Abrego de Lacy, rettore del Pontificio Istituto Biblico; Ambrogio M. Piazzoni, vice prefetto della Biblioteca Apostolica e Sean-Patrick Lovett, direttore dei programmi inglesi di Radio Vaticana.
(Cesare Pasini) Ci sono manoscritti che non escono mai dalle biblioteche in cui sono conservati. Non possono quindi essere concessi per esposizioni al pubblico: sono antichissimi e spesso anche particolarmente fragili, di straordinario valore storico e culturale. È dunque fondamentale preservarli adeguatamente con ogni cura.

Vi sono, però, situazioni eccezionali e condizioni particolari che consentono di mostrare anche questi tesori straordinari. E la mostra «Verbum Domini II» — che verrà inaugurata il 1° aprile nello spazio espositivo del Braccio di Carlo Magno, rimanendo aperta fino al 22 giugno — è precisamente uno di questi casi.
Il titolo della mostra, in cui compare il numero ordinale II, la ricollega all’esposizione che, con lo stesso titolo, fu inaugurata nel medesimo spazio espositivo il 29 febbraio 2012. Oggi come allora la mostra comprende manoscritti e volumi a stampa della Bibbia e reperti a essa connessi, provenienti per la maggior parte dalla Green Collection. All’origine di questa collezione, giova ricordarlo, sta la decisione di Steve Green di mettere insieme una raccolta di tali materiali che ora, ad appena cinque anni dagli inizi, comprende quarantamila pezzi e costituisce pertanto la più ampia collezione di questo genere esistente oggi nel mondo. Lo scopo di questa poderosa iniziativa è di rendere visibili al pubblico e accessibili agli studiosi questi libri e oggetti.
Inizialmente con alcune mostre — come le due in Vaticano — e, in prospettiva, allestendo un ampio museo della Bibbia che sarà aperto a Washington, come informa Steve Green nella prefazione del catalogo pubblicato dal Museum of the Bible.
La prima esposizione «Verbum Domini» era stata allestita nel quattrocentesimo anniversario della King James Bible, l’antica versione inglese della bibbia pubblicata nel 1611 per iniziativa di re Giacomo I d’Inghilterra. E infatti il percorso espositivo si concludeva con quella pubblicazione. Questa seconda edizione, invece, non intende far riferimento a particolari anniversari, ma desidera piuttosto offrire — in un arco di tempo espositivo più ampio — una ricchezza molto maggiore di pezzi esposti. Allo stesso tempo prevede una qualificata collaborazione con la Biblioteca Apostolica Vaticana e con i Musei Vaticani, oltre che con altre prestigiose biblioteche nel mondo.
L’iniziativa vede inoltre la stretta collaborazione dell’American Bible Society, in particolare nella persona del suo presidente, Roy Peterson, e di Mario J. Paredes, Roman Catholic Ministries Presidential Liason della medesima associazione.
Dei quasi duecento volumi e reperti inseriti nel percorso della mostra, non possono essere taciuti alcuni pezzi veramente straordinari. Oltre a uno dei rari esemplari della King James Bible, spiccano tre frammenti dei profeti Daniele, Ezechiele e Geremia dai rotoli dal Mar Morto, che costituiscono i testi più antichi conosciuti delle Scritture ebraiche; cinque pagine dei Salmi in greco dal Papiro Bodmer, datato al III o IV secolo; alcune pagine del codice siriaco palinsesto di Climaco, il Codex Climaci rescriptus, che nella scrittura inferiore contiene testi della bibbia: alcuni dei secoli VI e VII, in greco, dai vangeli e numerosi altri del VI secolo, contenenti testi dell’Antico e del Nuovo Testamento in lingua aramaica cristiano-palestinese, la stessa che fu usata da Gesù.
Viene ugualmente esposto uno dei tre rotoli della Torah, databile alla metà del XVII secolo, proveniente dalla comunità giudaica di Kaifeng in Cina, in prestito dalla Bidwell Library Special Collections della Perkins School of Theology annessa alla Southern Methodist University di Dallas (Texas). Il Corpus Christi College dell’università di Cambridge presta, per la prima volta fuori della Gran Bretagna, il manoscritto dei Bath Gospels, un esemplare della metà dell’XI secolo dell’unica traduzione completa dei vangeli in antico inglese. Della biblioteca dell’Abbazia di San Gallo, in Svizzera, è invece una bibbia completa di Tours, prodotta da Alcuino di York nel tardo VIII secolo (o inizio IX) nell’Abbazia di San Martino a Tours, in Francia. È evidente la singolarità dei manoscritti elencati e, insieme, l’importanza delle biblioteche coinvolte nei prestiti. La Biblioteca Apostolica Vaticana non ha voluto essere da meno e ha colto l’occasione di questa mostra per esporre — in prima assoluta — un foglio del Papiro Bodmer 14-15, un cimelio databile attorno all’anno 200 che ci ha conservato quasi integralmente, in sequenza, i vangeli secondo Luca e secondo Giovanni. Questo antico manoscritto giunse in Vaticana nel novembre 2006 per dono di un generoso benefattore americano, Frank J. Hanna III. In occasione della mostra di riapertura della Biblioteca nel 2010, dopo i lavori di ristrutturazione, ne era stato esposto il facsimile di due fogli, mentre ora, per la prima volta, potrà essere mostrato al pubblico un foglio originale in tutta la sua preziosità di documento antichissimo dei vangeli, testimone materiale della sequenza del vangelo quadripartito di Matteo e Marco e appunto di Luca e Giovanni, attestato in quegli stessi anni da Ireneo di Lione.
Nella scia del Papiro Bodmer verrà anche eccezionalmente esposto un doppio foglio del codice Vaticano greco 1209, il famoso Codex Vaticanus, contenente Antico e Nuovo Testamento in greco, scritto su pergamena alla metà del IV secolo. Con il Codex Sinaiticus, conservato nella sua parte principale alla British Library di Londra, è il primo manoscritto integrale della Bibbia e costituisce un testimone privilegiato del canone delle Scritture in quel periodo così antico.
Si aggiungono altri manoscritti della Vaticana, che rappresentano ulteriore testimonianza dei molti testimoni di manoscritti biblici conservati nella Biblioteca. Anzitutto un ottateuco (i cinque libri del Pentateuco più Giosuè, Giudici e Rut) in traduzione greca dell’XI secolo (Vaticano greco 747). Esso viene esposto aperto alla cosiddetta Lettera di Aristea, che racconta della traduzione in greco delle antiche Scritture ebraiche. Inoltre il palinsesto di Strabone, che, in una sezione della scrittura inferiore databile al IX secolo (Vaticano greco 2061.pt.), contiene testi di Matteo, Marco e Luca.
Passando alla lingua latina, incontriamo il Codex Claromontanus, del IV o V secolo, un precoce testimone dei vangeli nella Vulgata di Gerolamo, salvo il testo di Matteo che è ancora presente nella versione della Vetus latina (Vaticano latino 7223). Ancora in latino è l’Evangeliario Barberini, vergato dal copista Wigbald nelle isole britanniche nel tardo VIII secolo (Barberino latino 570). Non è specificamente biblico l’ultimo manoscritto dato in prestito dalla Vaticana: si tratta infatti di un manoscritto del XII-XIII secolo della Storia ecclesiastica degli Angli di Beda il Venerabile (Reginense latino 122).
Dai Musei Vaticani sono esposti, fra gli altri, un frammento di sarcofago con gli evangelisti su di una barca guidata da Cristo, che è una delle più antiche attestazioni iconografiche della centralità dei quattro vangeli canonici, e la fronte del sarcofago di un bambino con scene bibliche, ambedue databili al secondo quarto del IV secolo. La copia in pietra della Stele nestoriana incisa nel 635, conservata nel Museo Provinciale di Xi’an, la più antica testimonianza della presenza dei cristiani nestoriani in Cina. Due sculture in legno della Madonna col Bambino, l’una eseguita nel 1990 dall’artista Adamo Kamte del Burkina Faso e l’altra proveniente dalle Isole Salomone: furono donate ai Musei nel 1935. Inoltre vari esemplari di volumi a stampa con traduzioni della Bibbia nelle lingue dei popoli più lontani.
Dai pezzi segnalati, si può intuire come la mostra, nel suo svolgersi, si articoli in una sequenza di sezioni, una decina in tutto. Esse prendono il via dalle testimonianze più antiche di testi biblici a noi pervenute e dal periodo che vide l’influsso del mondo greco nella traduzione e diffusione delle Scritture nella fase più antica. Si passa poi alla espansione delle Scritture nell’Africa settentrionale, in oriente sino alla Cina, nel mondo latino medievale e nelle isole britanniche. La rivoluzione della stampa segna il passaggio alla produzione in massa della Bibbia nelle maggiori traduzioni europee. Seguono le sezioni dedicate all’Europa centrale e orientale e all’America settentrionale. Infine, avviandosi alla conclusione, la mostra dedica una sezione all’abbondanza di traduzioni nelle più svariate (e lontane) lingue del mondo, per dedicare l’ultimo passo al “viaggio” della stessa Bibbia sulla luna, quando una speciale versione della King James Bible allunò sul satellite della Terra nella missione dell’Apollo 14 il 5 febbraio 1971.
Una mostra molto ricca, quindi, che può certamente attirare molti visitatori per la bellezza dei manoscritti miniati e dei volumi illustrati che vi sono esposti. Può inoltre e ancor più destare un interesse storico per l’evoluzione dei testimoni, che lungo i secoli ci hanno tramandato e reso accessibile i testi raccolti nella Bibbia, e per l’universalità di questi testimoni nelle più svariate regioni della terra. Il sottotitolo della mostra — «God’s Word Goes Out to the Nations» — vuole ricordare che tutto questo lavorio di libri, di scrittori, di artisti, di tipografi, di lettori, di commentatori ha semplicemente posto le proprie energie a servizio delle Scritture, della Parola di Dio che si apriva e indirizzava a tutte le nazioni. Possiamo allora rinnovare a tutti l’augurio che l’arcivescovo Jean-Louis Bruguès, bibliotecario di Santa Romana Chiesa, esprime nella Prefazione del catalogo. «La mostra che si tiene in Vaticano questa primavera ci aiuta a capire che la Bibbia continua ancora oggi a parlarci del sentiero di Dio in mezzo a noi e ci invita a scegliere Cristo come la via che condurrà alla felicità e alla vita eterna».
L'Osservatore Romano

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Sala stampa della Santa Sede
[Text: Italiano, English]
Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, ha avuto luogo la conferenza stampa di presentazione della rassegna espositiva di testi e rari manufatti biblici Verbum Domini II. God’s Word goes out to the Nations, promossa dal Museum of the Bible, che sarà allestita presso il Braccio di Carlo Magno in Vaticano, dal 2 aprile al 22 giugno 2014. (...)