sabato 29 marzo 2014

Custodi del creato




Giornata di studio organizzata dal dicastero per la famiglia. 

Come porre rimedio agli errori e risanare le ferite inferte al creato e alla famiglia umana? Su che basi ricostruire quel patto con il creato sancito al cospetto del Creatore nel paradiso terrestre? Che significa per l’uomo contemporaneo ritrovare l’Eden, cioè un rapporto sano e fecondo con il creato nel rispetto della missione affidataci da Dio? Sono queste le domande alle quali si è cercato di dare una risposta nella giornata di studio «Famiglia custodisci il creato!» organizzato dal Pontificio Consiglio per la famiglia, in collaborazione con l’associazione culturale Greenaccord, sabato 29 marzo a Roma, nella sala san Pio X.

Più che tema di riflessione sembra essere un grido destinato a riecheggiare nel mondo quello proposto per la giornata che, moderata da Valentina Alazraki, corrispondente della televisione messicana «Televisa», è stata incentrata sulla lectio magistralis tenuta dal metropolita ortodosso di Helsinki, Ambrosius, e conclusa dal cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi.
In apertura dei lavori l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del dicastero organizzatore, nel rivolgere il suo saluto ai partecipanti, ha dato lettura del telegramma, a firma del segretario di Stato cardinale Pietro Parolin, con il quale Papa Francesco ha voluto esprimere la sua certezza che «la famiglia, custode privilegiata del dono della vita, sia anche luogo fondamentale di educazione al rispetto del grande dono della creazione». Il Pontefice si augura poi che «si intensifichi presso credenti e non credenti la consapevolezza della comune responsabilità per l’intera famiglia umana e per il mondo, casa comune affidata alla custodia di tutti».
Nell’intervento introduttivo l’arcivescovo Paglia ha poi spiegato il senso della giornata, organizzata «per evidenziare l’urgenza che le famiglie maturino la consapevolezza che è parte essenziale della loro vita un nuovo rapporto con il creato», cioè quel dono immenso che è stato affidato da Dio all’uomo perché lo custodisse. «Oggi purtroppo — ha notato il presule — dobbiamo constatare che l’uomo moderno ha tradito questa sua missione». Un errore antropologico causato dal fatto di aver creduto «che siamo stati posti al centro del giardino dell’Eden per godere solo per noi stessi e subito dei frutti della terra, senza pensare agli altri né di oggi né di domani». E ha poi ammonito che «se i credenti di ogni religione e i non credenti non sono consapevoli che alla base della distruzione della natura c’è un errore antropologico, non si salverà né l’uomo né la natura».
Dopo il saluto rivolto ai partecipanti dal presidente di Greenaccord Alfonso Cauteruccio, il metropolita Ambrosius ha svolto la sua lectio magistralis, incentrata sulla dimensione della sobrietà. Se il consumismo fondato su una ossessiva centralità di un presente costruito sull’arrogante esuberanza dell’io è alla radice dei danni al creato, la sobrietà — è il suo convincimento— costituisce la dimensione che guida la natura. La natura non spreca, non scarta nulla, perché tutto è per il bene e per il progresso. Non a caso la sobrietà è anche uno dei fondamenti della santità; la sobrietà di fronte al creato è necessaria per porsi con la dovuta umiltà e rispetto al cospetto del Creatore. La base della sobrietà è il discernimento fra il bene e il male, che va di pari passo con quello fra l’utile e l’inutile; senza il discernimento fra il bene e il male si cade nell’incapacità di distinguere anche l’utile dall’inutile, e una umanità disorientata finisce per mettere la propria intelligenza al servizio della distruzione della natura, e quindi di se stessa. Scegliere il bene comporta dunque la rinuncia al male e quindi a tutto ciò che è inutile per il raggiungimento del bene.
Un concetto, questo, ripreso e ampliato dal cardinale Baldisseri, al quale è toccato il compito di tirare le conclusioni dopo gli interventi dei numerosi relatori invitati, ai quali si è unito con un messaggio il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, in rappresentanza del Governo italiano.
Il cardinale ha posto l’accento sulle principali questioni emerse: dalla rilevanza internazionale dei cambiamenti ecologici globali, che gravano come un’ombra terribile sul futuro dell’umanità, all’egoismo e all’avidità dell’uomo, «insensibile — ha denunciato — verso i poveri e verso le generazioni future». E le conseguenze, ha aggiunto, «si materializzano nella rottura che stiamo vivendo delle reti ecologiche che sostengono la vita sul nostro pianeta e delle reti sociali che sostengono un’armoniosa convivenza fra gli esseri umani». Del resto «la creazione è un atto d’amore di Dio che non si esaurisce in un evento isolato e relegato al passato. Noi siamo immersi in una creazione che continua ancora oggi a generare perfezione e armonia, spinta dal disegno di amore che l’ha originata». Il porporato ha quindi trasferito il concetto sul piano familiare: «Così la famiglia — ha precisato — non si esaurisce nella data del matrimonio fra due giovani, ma è un progetto d’amore che continua, va custodito e alimentato, per tutta la vita».
L'Osservatore Romano