mercoledì 5 febbraio 2014

Una brutta giornata


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Martedì 4 febbraio, il Parlamento Europeo ha approvato, con 394 voti a favore, 176 contrari e 72 astensioni, il “rapporto Lunacek ” (“Relazione sulla tabella di marcia dell’UE contro l’omofobia e la discriminazione legata all’orientamento sessuale e all’identità di genere”)che chiede alla Commissione Europea, agli Stati membri e alle agenzie UE di «lavorare congiuntamente» per una strategia europea pluriennale «volta a proteggere i diritti fondamentali delle persone LGBTQ».
Hanno votato a favore i 5 maggiori gruppi politici: il Partito Popolare Europeo, l’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici, l’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa, i Verdi, la Sinistra Unitaria Europea – Sinistra Verde Nordica. Tale risoluzione suggerisce ai 28 Stati europei, dunque, una precisa roadmap globale LGBTQ volta a contrastare le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere in tutti i campi della vita sociale, dal lavoro, all’educazione, alla salute, all’accesso a beni e servizi, fino alla libertà di movimento ed espressione.
Il rapporto appena approvato ricalca quello già presentato, e bocciato per due volte, dalla eurodeputata portoghese Edite Estrela sulla salute e i diritti sessuali e riproduttivi dei cittadini europei. Ha solo cambiato nome, prendendo quello della sua nuova relatrice, Ulrike Lunacek, eurodeputata austriaca dei Verdi, lesbica e attivista per i diritti omosessuali, Co-Presidente dell’Intergruppo LGBTI al Parlamento Europeo.
Il testo, pur non essendo vincolante per gli Stati membri, si propone di dettare le linee guida in materia di promozione dei diritti LGBTI reclamando l’adozione nell’ordinamento giuridico dell’Unione Europea degli ideologici “Principi di Yogyakarta” e l’introduzione del matrimonio tra persone dello stesso sesso chiedendo alla Commissione Europea di «presentare in via prioritaria proposte finalizzate al riconoscimento reciproco degli effetti di tutti gli atti di stato civile nell’Unione europea, compresi i matrimoni, le unioni registrate e il riconoscimento giuridico del genere».  La relazione Lunacek chiede, inoltre, agli Stati europei di adottare misure penali per combattere l’omofobia esortandogli ad «astenersi dall’adottare leggi che limitino la libertà di espressione in relazione all’orientamento sessuale e all’identità di genere e riesaminare quelle già in vigore». Vengono, infine, promossi corsi formativi scolastici sulla «identità di genere» e caldeggiato «lo scambio di buone prassi tra gli Stati membri per quanto riguarda la formazione e l’istruzione delle forze di polizia, della magistratura inquirente, dei giudici e degli operatori dei servizi di assistenza alle vittime».
Yuri Guaiana, segretario dell’Associazione Radicale Certi Diritti,  ha dichiarato soddisfatto: «il voto di oggi è particolarmente importante poiché gruppi organizzati di estremisti religiosi e ultra-conservatori avevano orchestrato una campagna di sabotaggio del Rapporto Lunacek, ma sono stati sconfitti da un voto che dimostra come la maggioranza degli europarlamentari aderiscano ai principi fondamentali dell’Unione Europea di uguaglianza, non discriminazione e dignità per tutti. L’ampia maggioranza con cui il Rapporto è stato approvato manda un forte messaggio alla Commissione Europea e agli Stati membri secondo il quale la discriminazione delle persone LGBTI non è accettabile e va combattuta. L’Unione Europea deve fissare degli obiettivi precisi per combattere le discriminazioni basate su orientamento sessuale e identità di genere, raggiungerli ed istituire un efficiente meccanismo di monitoraggio per misurare i progressi in questo campo».
Il documento appena approvato dal Parlamento europeo, come abbiamo detto, non è vincolante per gli Stati membri, tuttavia esprime chiaramente la posizione ideologica ufficiale dell’Unione Europea in materia di promozione dei diritti omosessuali e avrà certamente una forte influenza sulle future politiche nazionali dei singoli Stati. Sarà, dunque, il rapporto Lunacek il testo cardine di riferimento a cui si appelleranno nei prossimi mesi le associazioni e gli attivisti impegnati per la promozione dell’omosessualismo e della ideologia del gender nella nostra società. (di Lupo Glori)

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Diritti gay, gli eurodeputati tradiscono il popolo
di Nicolò Fede

394 a favore, 176 contro e 72 astensioni. Questi i risultati del voto del Parlamento europeo che ha approvato la cosiddetta Relazione Lunacek, dal titolo dal titolo «Tabella di marcia dell'UE contro l'omofobia e la discriminazione legata all'orientamento sessuale e all'identità di genere». Si tratta di un giorno di disonore per l'istituzione che dovrebbe rappresentare gli interessi dei cittadini. Al contrario, ieri è stata approvata una risoluzione progettata dalla lobby gay, inesistente tra i cittadini europei, ma molto potente nei palazzi di Bruxelles e Strasburgo. 
Anna Záborská, eurodeputata slovacca del Partito Popolare europeo (PPE), ha parlato di sconfitta dell'assemblea di Strasburgo: «Nel momento in cui i movimenti e le associazioni per la famiglia stanno facendo un eccellente lavoro in Francia e in Europa, il Parlamento europeo fa un passo contro la famiglia». L'amarezza di queste considerazioni aumenta ancor più, se si pensa che lo stesso PPE ha formalmente sostenuto tale progetto di risoluzione, grazie all'attivismo della giovane ed inesperta eurodeputata maltese, Roberta Metsola (in realtà al momento del voto il partito si è spaccato).
Questo sito è stato il primo ad annunciare tale progetto di risoluzione nel novembre scorso. L'iter parlamentare, contrariamente ai tempi biblici della burocrazia europea, è stato sorprendentemente rapido. Come per la relazione Estrela, le lobby sono state ben attive nello spingere l'amministrazione per garantire una procedura snella e senza intoppi. Ma a differenza di Estrela, la signora Lunacek é stata molto abile nel coinvolgere i colleghi degli altri gruppi politici. Inoltre, se la prima aveva inserito il suo preteso diritto all'aborto nell'ambito delle politiche sanitarie (di sola competenza nazionale), la Lunacek ha avuto la scaltrezza di indorare il tutto sotto l'aura della lotta alla discriminazione, di chiara competenza europea e di grande attrattività un po' per tutti gli appetiti politici.
In questi mesi una mobilitazione senza precedenti si è registrata in tutta Europa, con manifestazioni nelle maggiori città del continente e con una raccolta di firme che ha superato le 210mila adesioni. Il voto di ieri ha riconfermato la distanza esistente tra gli eletti a Strasburgo e i cittadini. Allo stesso tempo, l'alta percentuale di voti contrari e di astensioni conferma che mobilitarsi non è affatto inutile. Ciò è meno evidente che al momento della bocciatura della relazione Estrela. Tuttavia alcuni osservatori hanno già fatto notare che in precedenza questo tipo di risoluzioni passavano inosservate, lasciando le istituzioni comunitarie in balia dei desideri delle lobby anti-vita ed anti-famiglia. Adesso non e più cosi.
Ieri i deputati liberali e delle sinistre che hanno sostenuto la loro collega dei Verdi Lunacek, insieme a tanti loro colleghi conservatori, hanno dichiarato il loro sostegno ad un progetto che fa di private scelte sessuali di alcuni cittadini delle linee guida per le politiche dell'UE. È ciò che ha sottolineato la Federazione delle Associazioni familiari cattoliche (FAFCE) nel suo comunicato stampa: «Qualunque siano le scelte private nell'ambito della sessualità, i diritti fondamentali sono gli stessi per tutti. Non ci dovrebbe essere una categorizzazione dei diritti fondamentali in funzione delle tendenze sessuali». E invece la relazione Lunacek esorta la Commissione europea a realizzare una protezione legislativa speciale per i cittadini con le più svariate differenze sessuali, in nome della non discriminazione, proprio come già avviene per i rom o per i disabili. 
E qui sta tutta la pericolosità della relazione Lunacek. Nonostante essa resti giuridicamente non vincolante per gli stati membri (non bisogna smettere di ricordarlo), essa rischia di rappresentare una scusa per la prossima Commissione europea di aprire una discussione su una direttiva in questo ambito, realizzando una "legge Scalfarotto" comunitaria. La principale lobby gay, ILGA Europe, ha già esultato rivendicando la trasversalità politica del voto di ieri.

Ma possiamo aspettarci anche conseguenze immediate a livello nazionale. Per capirlo basta leggere il comunicato dell’Arcigay, il cui titolo non lascia dubbi di sorta: “L’Europa ci dà una road map, l’Italia risponda con provvedimenti concreti”.  Flavio Romani, presidente nazionale di Arcigay, così commenta soddisfatto: «Non solo una legge penale contro i crimini d’odio e norme per  il riconoscimento delle coppie omosessuali: la gamma di azioni che l’Europa, attraverso il rapporto Lunacek, ci chiede di mettere in campo in tema di diritti lgbti è vasta  e spazia negli ambiti più diversi, dal lavoro, alla scuola, ai servizi, al diritto d’asilo. Un sì ad amplissima maggioranza che incassa il sostegno, oltre che del fronte progressista, anche di parte dei popolari. Insomma i diritti delle persone LGBTI in Europa non sono un tema di parte né tantomeno una guerra di bandiera o di religione. Sono piuttosto, e questo il rapporto Lunacek lo spiega perfettamente, la risposta urgente e inderogabile a quel dato registrato dalla stessa Agenzia europea e che misura nel 47% la quantità di persone lgbti in Europa che almeno una volta sono state vittime di discriminazione. Il problema è serio e la risposta che ci viene indicata attraverso la road map è giustamente complessa ed articolata. Di questa risposta fa parte anche l’importante sottolineatura al rispetto della dignità e dell’integrità delle persone transessuali: in particolare, si chiede agli  Stati membri in cui ai transessuali è richiesta la sterilizzazione (e l’Italia è fra questi) di rimuovere tale obbligo. La sollecitazione è affinché si riprenda in mano quanto prima la legge 164 per il cambio di sesso e si eliminino i vincoli odiosi che esprime, così come è previsto da diversi progetti di legge già depositati in Parlamento. La politica italiana da sempre fanalino di coda su questi temi, da oggi non ha più alibi: la direzione dell’Europa è tracciata, ora spetta all’Italia rivendicare il proprio ruolo corrispondendo presto e concretamente agli auspici del rapporto Lunacek».

La strada tracciata è chiara, non c’è sicuramente spazio per equivoci. E quindi, con le elezioni europee alle porte è importante tenere presente come si sono comportati quegli eurodeputati italiani che chiederanno il voto ai cattolici. Voto contrario alla Relazione Lunacek è stato espresso da tutti i rappresentanti della Lega Nord e dalla maggioranza di quelli del PPE, con però alcune eccezioni: Iva Zanicchi, Barbara Matera, Aldo Patriciello, Licia Ronzulli. Ma a fare più rumore è senz’altro il voto favorevole di tutti i cattolici eletti nelle liste del PD e presenti ieri a Strasburgo, a cominciare da Patrizia Toia, per poi proseguire con Silvia Costa, Vittorio Prodi, Mario Pirillo e Franco Frigo (era assente David Sassoli). A dire il vero, il voto di questi ultimi non dovrebbe costituire una vera sorpresa vista l’attività pregressa, ma siccome negli ultimi tempi anche il quotidiano della Cei si è dato da fare per valorizzare il loro impegno in chiave di difesa della vita e della famiglia, è bene ricordare da che parte stanno.