giovedì 27 febbraio 2014

L' effetto Bergoglio sui seminaristi



Domani sera il vescovo di Roma in visita per la festa della Madonna della Fiducia. 

(Gianluca Biccini) Dieci formatori e 85 alunni, dei quali 40 sono romani e 45 provenienti da altre diocesi. Tra questi ultimi, undici sono originari di diversi Paesi del mondo. È la comunità del Pontificio Seminario Romano Maggiore che in occasione della festa patronale della Madonna della Fiducia, nel tardo pomeriggio di venerdì 28 febbraio accoglie Papa Francesco. Alla vigilia, il rettore don Concetto Occhipinti ha rilasciato questa intervista al nostro giornale.
C’è stato un “effetto Bergoglio” sulle vocazioni a Roma?
Il cardinale vicario Vallini già da alcuni anni sta dando un forte e appassionato impulso alla pastorale vocazionale e alla cura della formazione nei nostri seminari e collegi diocesani. La testimonianza di Papa Francesco si innesta su questo percorso di animazione vocazionale che sta già portando buoni frutti. Non sono ancora in grado di offrire un riscontro quantitativo delle vocazioni aiutate dalla parola e della testimonianza del Santo Padre, tuttavia posso dire con certezza che un “effetto” importante riguarda la qualità della formazione dei nostri giovani, i quali si sentono quotidianamente accompagnati in un costante cammino di sequela e di conversione, che permette di orientarsi sull’essenziale: una vita evangelica degna di questo nome.
Sin dall’inizio del pontificato Papa Francesco ha sottolineato di essere innanzitutto vescovo di Roma. Cos’ha significato questo per il vostro seminario?
Oltre a essere motivo di gioia, ci ha rafforzati nella speranza che la relazione con il nostro vescovo può assumere una concretezza esperienziale e di incontro personale. Una speranza «non deludente», visto che in questi primi mesi di pontificato il Papa ha dato concretezza alla relazione con la sua Chiesa di Roma, incontrando numerose realtà della diocesi e adesso i suoi seminaristi.
In varie circostanze, in particolare il 6 luglio scorso durante l’incontro con i seminaristi in occasione dell’Anno della fede, il Papa ha usato parole forti e chiare contro il carrierismo nel clero e la tentazione della mondanità spirituale. Come sono state accolte nella vostra comunità?
Per noi rappresentano una correzione quotidiana che, se nel primo momento può portare sofferenza, poi arreca una grande consolazione. Percepiamo che il Santo Padre, proprio perché vuole tanto bene ai sacerdoti e ai vescovi di tutto il mondo, li corregge. Nel nostro seminario già da tempo si è fatta la scelta di comporre l’equipe formativa in prevalenza con preti che abbiano un’esperienza pastorale come parroci o vicari parrocchiali. Avendo avuto per alcuni anni il contatto diretto e personale di relazione con il Popolo di Dio, ci rendiamo conto di quanto questa testimonianza personale sia efficace nella formazione dei giovani. Quando Papa Francesco tocca certe note i nostri cuori di formatori gioiscono e i cuori dei nostri seminaristi si aprono alla vera pienezza della vita sacerdotale.
Come vi siete preparati alla visita del vescovo di Roma?
Avuta la notizia verso la metà di gennaio, abbiamo subito avvertito l’esigenza di prepararci attraverso un approfondimento della sua esortazione apostolica Evangelii gaudium. Ogni seminarista ha fatto una lettura meditata di alcuni paragrafi, ponendosi due interrogativi: quale presbitero il Santo Padre desidera che io possa essere per la Chiesa del nostro tempo? E di conseguenza quale formazione, quale seminario desidera? Dai tanti e ricchi spunti emersi abbiamo ricavato le domande che alcuni seminaristi gli rivolgeranno durante l’incontro che avrà una tonalità di dialogo.
Nell’ultimo anno è cambiata anche la competenza sui seminari, passata dalla Congregazione per l’educazione cattolica a quella per il clero. Il cambiamento ha inciso sulla vita della vostra comunità?
Abbiamo avuto la possibilità, in questi primi mesi dell’anno formativo, di incontrare e conoscere il nuovo prefetto della Congregazione per il clero, il cardinale Beniamino Stella, e il segretario con delega per i seminari monsignor Patrón Wong. Ci ha subito colpito il loro stile di vicinanza e di servizio verso la realtà bella e delicata delle nostre comunità formative. I seminaristi sono stati contenti e incoraggiati da uno stile che, custodendo un clima di familiarità, sa puntare a ciò che è più profondo ed essenziale, al meglio che è in ciascuno di noi. Questa esperienza iniziale, già condivisa con i rettori degli altri collegi e seminari in Roma, fa ben sperare.
Nel 2013 avete promosso l’iniziativa dei Vespri della fiducia. E quest’anno avete deciso di ripetere l’esperienza aprendo le porte del seminario per incontrare giovani e famiglie. Quindi il bilancio è stato positivo?
Sì, infatti la finalità di questo appuntamento mensile è di offrire un’occasione di preghiera e di incontro all’interno della nostra casa a tanti giovani e famiglie che i nostri seminaristi incontrano nelle parrocchie e nell’esperienza delle missioni popolari, collocate all’inizio di ogni anno formativo. Ci rendiamo conto che si definisce sempre di più come momento di aiuto per tanti giovani, ma anche di sostegno ai nostri seminaristi che possono fare l’esperienza concreta della Chiesa diocesana che accompagna il loro cammino formativo con affetto e con la preghiera.
L'Osservatore Romano