mercoledì 26 febbraio 2014

Chiesa povera, una sfida per la fede




In un libro del cardinale Müller. 

(Silvia Guidi) Un incontro all’insegna della musica quello che si è svolto il 25 febbraio nella Sala San Pio X di via della Conciliazione a Roma, per presentare il volume Povera per i poveri. La missione della Chiesa del cardinale Gerhard Ludwig Müller (Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2014, pagine 312, euro 20): dalle metafore sinfoniche dell’arcivescovo di Tegucigalpa, il cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, all’intervento del teologo Josef Sayer che ha sottolineato fischiettando (non metaforicamente) l’effetto collaterale più immediato dell’amicizia con Dio: la letizia.

Un libro (di cui il nostro giornale ha anticipato, il 20 febbraio, la prefazione di Papa Francesco e un brano del cardinale) che raccoglie testi di Müller accanto a interventi firmati da Gustavo Gutiérrez Merino — sacerdote e teologo peruviano, autore del libro Teología de la Liberación (1971) che nel corso degli anni è diventato il marchio di fabbrica di un intero movimento teologico — e Josef Sayer.
Tutto nasce da un gioco di sguardi tra la creatura e il suo Creatore, uno scambio generatore di vita e di bellezza che da verticale si fa orizzontale: «quanto più l’uomo — si legge nella quarta di copertina di Povera per i poveri — guarda a Dio e si lascia guardare da lui, tanto più diviene capace di guardare con familiarità sino all’amore chi gli sta accanto, il quale da estraneo diviene “prossimo” (...). Un amore che tende a dilatare le dimensioni del cuore umano secondo le dimensioni del cuore di Dio».
L’amicizia dell’attuale prefetto della Congregazione per la dottrina della fede con Gustavo Gutiérrez non è una scoperta dell’ultim’ora, ma viene da lontano; sia Rodríguez Maradiaga che Müller e Gutiérrez hanno frequentato spesso l’università cattolica del Perú (i primi due sono laureati honoris causa, il terzo ne è professore). Vale la pena quindi, come ha consigliato il moderatore dell’incontro, il direttore della Sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, iniziare a leggere il libro dalla fine, partendo proprio dal testo di Josef Sayer, «Povertà: la sfida della fede», per inquadrare storicamente un dialogo iniziato alla fine degli anni Ottanta e mai concluso.
Il Papa — ha detto il cardinale honduregno nel corso del suo intervento — sottolinea spesso la nostra povertà creaturale, che, se capita nella sua profondità e consapevolmente accettata, ci consente di guardarci gli uni gli altri come fratelli. E c’è anche una circolarità feconda fra guadagno e dono, un benefico effetto per così dire macroeconomico, che il peccato tende ad offuscare. Un’amicizia autentica porta sempre frutti positivi; è il caso del dialogo trentennale tra Gutiérrez e Müller che ha avuto modo di immergersi nella cultura e nella fede degli abitanti dei quartieri poveri di Lima, La Paz e San Paolo, consapevole che non basta studiare libri o valutare statistiche per conoscere il popolo cristiano.
«In questo libro — ha aggiunto Rodríguez Maradiaga — troverete cuore, vita, esperienza». E gli ha fatto eco Gutiérrez: «Anche se siamo buoni amici da tempo, è comunque un grande onore essere qui. Parlerò nel mio italiano povero, ma non mi preoccupo, visto che la povertà è il tema di questa serata» ha continuato il teologo peruviano, rileggendo la parabola del samaritano. «Nel Vangelo non c’è l’aggettivo “buon” samaritano. “Chi è il prossimo?” è la domanda centrale di tutto il racconto. Il prossimo è colui al quale noi ci avviciniamo, la persona a cui andiamo incontro nella misura in cui lasciamo il nostro sentiero. Il prossimo è chi rendiamo tale; si tratta di rendere prossimo, e quindi di amare, chi è lontano. La parabola del samaritano descrive un movimento. L’uomo ferito, abbandonato lungo la strada, è un anonimo; il samaritano non sa chi è. È del suo stesso Paese, un samaritano come lui o un giudeo? È una persona buona o cattiva? Non lo sappiamo. Sappiamo solo che è una persona abbandonata e maltrattata. La prossimità implica reciprocità, per questo Papa Francesco insiste tanto sulla necessità di una Chiesa in uscita da se stessa, attiva nel fare prossimi gli altri. Restare fermi è una grande tentazione; la teologia nasce dalla vita della Chiesa».
L’importante è saper conservare nel cuore gli ideali della giovinezza, ha chiosato Rodríguez Maradiaga ricordando quando, da presidente del Celam, organizzò un incontro di «dialogo sincero, senza giornalisti — senza offesa per i giornalisti in sala, ma era necessario per evitare di trovare titoli a caratteri cubitali il giorno dopo — tra alcuni cardinali della Congregazione per la dottrina della fede tra cui il cardinale Ratzinger, e alcuni teologi della liberazione». Un’occasione per conoscersi e parlare «liberamente, “bellissimamente” insieme». Al termine dell’incontro, Müller ha ricevuto in dono un poncho e ha ricordato le origini umili della sua famiglia (suo padre era un operaio della Opel), come anche l’attenzione alla dottrina sociale della Chiesa respirata a Magonza negli anni della sua giovinezza, grazie agli scritti del vescovo Wilhelm Emmanuel von Ketteler.

L'Osservatore Romano

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“Povera per i poveri-La missione della Chiesa”: è il titolo del libro del cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, che raccoglie alcuni suoi interventi assieme ai contributi di padre Gustavo Gutiérrez, considerato il padre della teologia della liberazione, e Josef Sayer. Il volume, edito dalla Libreria Editrice Vaticana e presentato ieri pomeriggio a Roma, contiene la prefazione di Papa Francesco che esorta a praticare con coraggio la solidarietà. 

Parte dall’amicizia nata in Perù con padre Gustavo Gutiérrez, considerato il padre della teologia della liberazione, la riflessione del card. Ludwig Gerhard Müller che proprio lì ha fatto esperienza di una Chiesa povera per i poveri. “Proprio a partire dall’esperienza concreta della vicinanza con gli uomini per i quali era stata da Gutiérrez sviluppata la teologia della liberazione, si imponeva sempre più chiaramente ai miei occhi quello che ne rappresentava il cuore: il suo cuore – scrive il porporato nel libro – è l’incontro con Gesù”, che non è “l’annunciatore di una mistica staccata da ogni riferimento con il mondo”, ma nel suo insegnamento c’è unità fra dimensione trascendente e immanente. “L’autentica teologia della liberazione dimostra che in verità solo Dio, Gesù e il Vangelo possono avere un ruolo autentico e duraturo per l’umanizzazione del mondo”. Abbiamo chiesto al card. Müller di parlarci della sua conoscenza con padre Gutiérrez:

R. - Sono stato in Perù nel 1988. Durante un seminario abbiamo parlato insieme della teologia della liberazione, della situazione dei Paesi in America Latina, che è molto diversa dalla nostra. Apparteniamo alla Chiesa universale, per questo è molto importante uno scambio delle diverse esperienze, delle diverse biografie che esistono nella Chiesa. L’umanità forma una sola famiglia umana, soprattutto la Chiesa e per questo motivo è estremamente necessario questo scambio di idee e di esperienze per perseguire l’unico obiettivo che esiste per tutti gli uomini, ovvero, la vocazione divina: tutti gli uomini sono chiamati ad essere figli di Dio.

D. - Lei dice che il significato autentico della teologia della liberazione è diverso dal marxismo, così come da un liberismo. In che senso?

R. - La teologia non è un’ideologia, un pensiero fatto solo dall’idea umana ma la teologia reagisce alla Parola di Dio. Dio con la sua Parola ci dà la salvezza; solo Dio può salvare gli uomini. Per questo, tali ideologie politiche - della sinistra e della destra, del comunismo, del nazionalsocialismo, del fascismo - non potevano salvare gli uomini; al contrario hanno causato tante guerre e persecuzioni. Questo dà quasi la prova che le ideologie non possono aggiungere niente ma solo la Parola di Dio può salvare gli uomini. Quindi, la teologia della liberazione è una teo-logia della Parola di Dio e non un’ideologia. 

A presentare il libro anche padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana e il card. Oscar Rodriguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa, in Honduras, che ha messo in luce come la Chiesa debba essere “samaritana”. Tema che è stato ripreso anche dallo stesso padre Gustavo Gutiérrez, fondatore della teologia della liberazione, che con i suoi 85 anni era presente all’incontro. La missione della Chiesa è l’annuncio del Vangelo e c’è anche la parte del servizio, ha sottolineato padre Gutiérrez evidenziando l’importanza dell’uscire da sé per fare “prossimi” gli altri, specialmente i poveri.
Radio Vaticana 

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Maradiaga, Mueller e Gutierrez: Chiesa povera per i poveri   
Rossoporpora
 
(Giuseppe Rusconi) Definitivamente e solennemente ‘sdoganata’ la teologia della liberazione nell’incontro di martedì sera a Roma per la presentazione di “Povera per i poveri”, il libro del cardinale Gerhard Müller edito dalla Lev, che si avvale della prefazione  (...)

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Verso una Chiesa "samaritana"

Presentato ieri a Roma, il libro del cardinale Muller frutto della sua esperienza in mezzo ai poveri e dell'amicizia con Gustavo Gutierrez, fondatore della Teologia della liberazione, che vanta la prefazione di Papa Francesco

Dopo aver fatto parlare molto di sè per la forte prefazione di Papa Francesco, è stato finalmente presentato ieri, martedì 25 febbraio, a Roma presso la Sala San Pio X, il libro del neo cardinale Gerhard Muller “Povera per i poveri. La missione della Chiesa”, edito dalla Libreria Editrice Vaticana. A presentare il volume  del Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede c'erano padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana, il card. Óscar Rodríguez Maradiaga, coordinatore del C8, il Consiglio di cardinali per la riforma della Curia romana, e padre Gustavo Gutiérrez, fondatore della Teologia della Liberazione.
Ha aperto l’incontro padre Lombardi che ha specificato come il libro sia una raccolta di scritti vecchi e nuovi composti dal porporato con un significativo contributo di Gustavo Gutiérrez e la conclusione di Josef Sayer nella quale si racconta come sia nato l’interesse e l’impegno di Muller per i poveri e per l’America Latina attraverso l’incontro con Gutiérrez nel 1998.
Ha preso poi la parola il card. Maradiaga che, sottolineando come l’espressione “povera per i poveri” ricordi Giovanni XXIII, si è domandato quale sia l’anello di collegamento fra il teologo Muller e i poveri e ha illustrato come questo anello sia Gutiérrez, senza la sua Teologia della liberazione, Muller non si sarebbe avvicinato ai poveri di Lima.
Il porporato ha poi spiegato come la chiesa abbia senza dubbio una missione liberatrice verso tutto ciò che opprime l’uomo come l’ingiustizia e il peccato. Muller non ha solo riflettuto sulla povertà, ma ha sperimentato di persona la gioia della fede della popolazione del Perù, anche nelle condizioni economicamente più sfavorevoli. Gesù, ha proseguito, non è il predicatore di una mistica distaccata dal mondo, ma nella sua persona c’è una sintonia fra trascendente e immanente. La prassi liberatrice dei cristiani è la civiltà dell’amore nella quale non ci può essere nessuno spazio per la violenza.
La parola è poi passata al teologo Gutiérrez che ha concentrato la sua attenzione sul concetto di “chiesa samaritana”. Questa frase è per il teologo peruviano una sintesi dell’idea di servizio, tema molto presente durante il Concilio. Per capire quest’epressione bisogna guardare alla parabola del “buon samaritano”. Un dottore della legge chiede a Cristo: “Chi è il mio prossimo?” La risposta che Gesù offre non è concettuale, ma è data attraverso un racconto. Alla fine di questa narrazione Gesù domanda chi dei tre protagonisti della parabola sia stato prossimo di colui che è caduto? Si passa dunque dall’iniziale domanda “Chi è il mio prossimo?” al conclusivo quesito “Chi si è fatto prossimo?”.
Qual è il senso di ciò? Significa che il prossimo è colui che si avvicina, colui che attraverso gesti e movimenti si rende vicino a chi è lontano. Prossimo non è la persona che incontriamo, ma quella alla quale ci avviciniamo, lasciando il nostro cammino. Chi fa questo è il prossimo.
L’uomo ferito della parabola non ha identità, non si sa se sia un samaritano, se sia buono oppure cattivo. Il samaritano sa solo che è bisognoso e si accosta a lui perchè ha compassione. Solo a questo punto possiamo dire che anche il ferito è diventato prossimo. Lo è diventato per la compassione del samaritano.
La parabola è esigente perché sarebbe facile dire che il prossimo è qualcuno della mia famiglia, un collega di lavoro ecc. “Chiesa samaritana” dunque vuol dire Chiesa in movimento, che esce da sé, che è in uscita, che non è autoreferenziale. Tutto ciò è il fondamemto dell’opzione preferenziale per i poveri.
L’incontro si è concluso con l’intervento dell’autore, il cardinale Muller, il quale ha illustrato il percorso che lo ha portato ad avere questa particolare sensibilità verso il tema della povertà. Una percorso che affonda le sue radici nelle sue umili origini, da un padre operaio della Opel e da una madre casalinga che doveva badare a cinque figli. Il Prefetto del Sant'Uffizio ha ricordato inoltre come la città nella quale viveva, Magonza, sia stata la sede del vescovo Emmanuel von Ketteler, considerato uno dei padri fondatori della dottrina sociale della Chiesa.
Ha quindi raccontato come la sua famiglia cercò di aiutare nel dopoguerra altre famiglie in difficoltà. Divenuto professore di religione nei licei si rese conto che era necessario contrastare non solo la povertà materiale, ma anche quella spirituale. Durante la metà degli anni Ottanta ha cercato di vivere in mezzo ai poveri, i quali - ha detto - non avevano i mezzi di prima necessità, nè cibo, nè acqua, tantomeno vestiti o cure mediche degne di essere definite tali. Eppure, ha detto il cardinale, mostravano una gioia e una fede viva, abbandonarsi alla divina providenza, sapendo di essere del tutto bisognosi e dipendenti da Dio.
Durante il suo episcopato nella città di Ratisbona, Muller ha poi avuto modo di conoscere tanti sacerdoti provenienti dai paesi più poveri del mondo. Da queste esperienze il prefetto ha maturato la convinzione che essere poveri di spirito significa rifiutare l’idea di una chiesa separata dal mondo e autosufficiente, perché la chiesa è sacramento di salvezza per gli uomini e fra gli uomini e la sua azione non può che essere allo stesso tempo evengelizzatrice e liberatrice.
Al termine della conferenza, ha preso la parola il presidente della Conferenza Episcopale del Perù, mons. Salvador Piñeiro García-Calderón, che, "dopo la berretta rossa", ha voluto donare al cardinale Muller un altro "segno di riconoscimento": un caratteristico poncho dei contadini poveri delle Ande, a cui il cardinale ha dato voce con il suo libro.
Nicola Rosetti