lunedì 27 gennaio 2014

Per riscoprire la cultura del noi



I lavori del Consiglio permanente dei vescovi italiani. 
«Dio c’entra», non è lontano e indifferente, non è nemico oscuro della gioia ma ne è la perenne sorgente, non è concorrente geloso della libertà ma ne è la più sicura garanzia. E se «Dio c’entra», con la vita di ciascuno, «allora ognuno c’entra con la vita degli altri». È con questa premessa — che richiama l’esortazione apostolica Evangelii gaudium di Papa Francesco — che si apre la prolusione al Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana, pronunciata lunedì pomeriggio dal cardinale presidente Angelo Bagnasco.
Una premessa dalla quale il porporato fa discendere, da una parte, la spinta ad alimentare la speranza, allontanando la tentazione di cedere allo scoraggiamento e alla diffidenza nei confronti del prossimo, dall’altra la necessità di impegnarsi concretamente nella società italiana. Dopo aver fatto cenno al lavoro che i presuli sono chiamati a svolgere, in questa sessione di lavoro, riguardo alla modifica dello statuto della Cei, e che si svolgerà fino al 30 gennaio sulla base del materiale raccolto dalle conferenze regionali, il cardinale Bagnasco invita a riscoprire la «cultura del noi», in grado di «capovolgere i rapporti», di far superare «ogni forma di intolleranza». La cultura che permette di accogliere «fratelli e sorelle» che «per disperazione» approdano sui lidi italiani «col desiderio di trovare un’integrazione rispettosa e serena» e che «capovolge anche i rapporti fra gli Stati, le nazioni, i popoli, perché la giustizia regni e cresca la pace», realtà quest’ultima invocata e «ancora tanto ferita» laddove «si continua a perseguire la strada disumana della violenza e delle persecuzioni». Il «noi», afferma il porporato, «capovolge anche il modo di fare economia e finanza, politica e lavoro, contro l’«iperindividualismo» e un «io ipertrofico» che impoverisce il senso della comunità. In quest’ottica, osserva il porporato, «forse sono da ripensare seriamente anche delle forme organiche di servizio civile», dove si possa respirare «il gusto di vivere e di operare insieme per il bene di tutti». E occorre sostenere la scuola. A questo proposito, il cardinale rileva «ancora una volta» la «grave discriminazione per cui, nel nostro Paese, da un lato si riconosce la libertà educativa dei genitori e dall’altro si nega nei fatti, costringendoli ad affrontare pesi economici supplementari». Oltretutto, «ogni anno, chiudere delle scuole cattoliche — di qualunque ordine e grado — rappresenta un documentato aggravio sul bilancio dello Stato, un irrimediabile impoverimento della società e della cultura, e viene meno un necessario servizio alle famiglie». Il cardinale Bagnasco ha ricordato a questo proposito l’evento pubblico dedicato alla scuola, in programma il 10 maggio prossimo in piazza san Pietro, al quale parteciperà il Papa e di cui parliamo nell’articolo qui sopra pubblicato. La prolusione del cardinale si conclude con l’appello affinché «la voce dei senza lavoro» trovi risposte più efficaci e un riflessione sulla «situazione insostenibile delle carceri italiane» per la quale servono soluzioni «più dignitose». E con una riflessione particolare sulla famiglia, oggetto del prossimo Sinodo, per la quale si richiedono politiche più incisive ed efficaci anche in ordine alla natalità. 

L'Osservatore Romano
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"Per le Chiese d'Italia è scoccata l'ora di mostrare il cuore sociale del Vangelo"

Commento del Presidente Nazionale di Rinnovamento nello Spirito, Salvatore Martinez, sulla prolusione del Card. Angelo Bagnasco

Si è aperta oggi, 27 gennaio 2014, la sessione invernale delConsiglio Episcopale Permanente della CEI, in programma a Roma fino al 30 gennaio.Salvatore Martinez, presidente nazionale RnS, commenta la prolusione di apertura del card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale Italiana:
“La pubblicazione della Esortazione Evangelii Gaudium ha il carattere di un “documento programmatico” per la Chiesa del nostro tempo. Così lo stesso Papa Francesco ha chiesto che si recepisse e pertanto, opportunamente e puntualmente, a questa volontà si riconduce il Presidente della CEI Angelo Bagnasco con la sua Prolusione alla sessione invernale del Consiglio Permanente. Stile, attese, priorità e prospettive della Prolusione, infatti, mostrano il desiderio di un passo e di un andamento più essenziale e deciso sulle questioni pastorali che interpellano i Vescovi italiani e le Comunità ecclesiali in Italia.
Siamo grati al Cardinale Bagnasco di avere ricordato il grande e inesauribile patrimonio di bontà gioiosa e di prossimità operosa che dalla fede in Cristo sempre discendono e che ancora debbono fecondare la vita della gente e delle istituzioni, specie intorno alle quattro centrali questioni che regolano l’umano: «la vita, la famiglia, l’educazione, il lavoro».
Non solo, afferma il Presidente della CEI, «Dio c’entra con la vita» e questa vita vale nella misura in cui «c’entra con la vita degli altri», ma «la gioia del Vangelo» e l’appello a farne un dono, sempre, verso tutti, con «fiduciosa passione», è la vera e duratura soluzione alla crisi antropologica e sociale fortemente in atto. Se «la povertà è reale!», la Chiesa riafferma le ricchezze spirituali, morali, culturali, professionali di cui provvidenzialmente dispone per il bene comune.
Il Presidente della CEI ha poi voluto ricordare, in sintonia con Papa Francesco, il bisogno di una inculturazione della fede più fondata sul primato della dimensione spirituale e kerigmatica. Ne discende che, prima di promuovere nuovi paradigmi educativi, sarà fondamentale ribadire il primato di una “nuova evangelizzazione” degli stili di vita, delle linee di pensiero, dei punti di interesse su cui ruota il desiderio di felicità della gente. Di qui una Chiesa più ferialmente missionaria, dinamica e dialogante.
Per le Chiese d’Italia è scoccata l’ora di mostrare il cuore sociale del Vangelo: nessuno più di un cristiano sa parlare dell’uomo, di tutto l’uomo, ad ogni uomo, perché ha esperimentato e testimonia uno sconfinato amore più forte di ogni limite umano.
Infine, il RnS plaude alla decisione della CEI di indire un evento pubblico sul tema della«libertà educativa», con Papa Francesco in Piazza San Pietro, il prossimo 10 maggio, e assicura di assumerne con responsabilità il miglior esito per il bene di genitori e figli, di insegnanti e catechisti”.

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Il nuovo corso di Bagnasco


Prolusione ridotta, attenzione ai temi sociali, all'accoglienza degli immigrati e all'educazione. Minore insistenza sui valori non negoziabili. Forte appello per il lavoro

ANDREA TORNIELLIROMA
È una prolusione dallo stile nuovo, molto più sintetica del solito, con una marcata prevalenza di temi sociali, in particolare il problema della mancanza di lavoro, quella che il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha letto questo pomeriggio aprendo a Roma i lavori del Consiglio permanente dei vescovi italiani. Il segno di una svolta di una Cei che avverte la necessità di sintonizzarsi con le priorità indicate dal nuovo pontificato.

La maggioranza dei vescovi italiani sono propensi a non eleggere direttamente il loro presidente come fanno i «colleghi» negli altri Paesi del mondo, ma sembrano intenzionati a lasciare ancora al Papa la decisione ultima sulla nomina. Anche se rispetto al passato, il Pontefice sceglierà su una rosa di nomi - non necessariamente una terna - indicata dagli stessi vescovi. E questa consultazione dovrebbe essere istituzionalizzata nel nuovo statuto. Bagnasco nella prolusione ha accennato al fatto che la «rivisitazione» dello statuto è stata voluto da Francesco, ma non è sceso nei particolari circa le modalità con cui verrà eletto in futuro il presidente della Cei parlando solo di «ricco materiale pervenuto» dalle conferenze episcopali regionali.

Bagnasco sintetizza il messaggio dell'esortazione «Evangelii gaudium», e critica la tristezza individualistica e il risentimento di cui talvolta sono vittime anche i cristiani. Manifesta la vicinanza dei vescovi agli uomini e alle donne del Paese. «Vorremmo ripetere al mondo moderno che Dio c'entra con la vita, non è lontano e indifferente, non è nemico oscuro della gioia». Il cardinale propone la «cultura del noi», per superare ogni forma d'intolleranza e «accogliere fratelli e sorelle che per disperazione approdano sui nostri lidi col desiderio di trovare una integrazione rispettosa e serena».

Una logica, quella del «noi», che «capovolge anche il modo di fare economia e finanza, politica e lavoro», senza che sia più l'«iper-individualismo» a «dettare legge» né «l'io con la sua vanità e i suoi egoismi» a dominare la scena. Così che non siano più «le logiche spietate di un mercato selvaggio a strangolare i senza volto». Il cardinale auspica anche delle «forme organiche» di servizio civile, perché questa logica del «noi» diventi un tirocinio comune.

Bagnasco aggiunge che anche nell'ottica del «noi», «i diritti e i doveri restano tali e i desideri restano desideri; alle cose si riconosce la loro specifica natura, e le differenze vengono dichiarate per quello che sono con rispetto e senza smanie di omologazioni forzate o violente. Nel nostro occidente, sembra di assistere ad uno strano paradosso: quanto più si parla di società e di bene comune, di rispetto e di diritti, tanto più si rivela arrogante il disegno oscuro di omologare tutto e tutti, quasi di azzerare di fatto le identità e le culture, le tradizioni e i valori».

Un paragrafo è dedicato alla scuola e alla grave situazione economica di molti istituti paritari: «Non possiamo – per ragioni di giustizia – non rilevare ancora una volta la grave discriminazione per cui, nel nostro Paese, da un lato si riconosce la libertà educativa dei genitori, e dall’altro la si nega nei fatti, costringendoli ad affrontare pesi economici supplementari». Ogni anno, aggiunge il presidente Cei, «chiudere delle scuole cattoliche – di qualunque ordine e grado – rappresenta un documentato aggravio sul bilancio dello Stato, un irrimediabile impoverimento della società e della cultura, e viene meno un necessario servizio alle famiglie». Per sostenere la scuola e la libertà di educazione i vescovi promuovono un evento pubblico in piazza San Pietro al quale il Santo Padre Francesco ha dato non solo la sua approvazione, ma ha assicurato la sua personale presenza».

Bagnasco invita poi a non cedere all'idea che siamo alla deriva: «L’Italia non è una palude fangosa dove tutto è insidia, sospetto, raggiro e corruzione. No. Dobbiamo tutti reagire ad una visione esasperata e interessata che vorrebbe accrescere lo smarrimento generale e spingerci a non fidarci più di nessuno. A questo disegno, che lacera, scoraggia e divide – e quindi è demoniaco –, non dobbiamo cedere nonostante esempi e condotte disoneste, che approfittano del denaro, del potere, della fiducia della gente, perfino della debolezza e delle paure».

Il cardinale fa quindi un «appello affinché la voce dei senza lavoro, che sale da ogni parte del Paese, trovi risposte più efficaci in ogni ambito di responsabilità. Non è ammissibile che i giovani – che sono il domani della nazione – trovino la vita sbarrata perché non trovano occupazione». A livello pubblico «si vedono impegno e tentativi, segnali promettenti, ma i mesi e gli anni non aspettano nessuno. Quale progetto di vita è possibile per le giovani generazioni? Il dibattito sulla riforma dello Stato, nei suoi diversi snodi, è certamente necessario - aggiunge il presidente della Cei - ma auspichiamo che ciò non vada a scapito di ciò che la gente sente più bruciante sulla propria pelle, e cioè il dramma del lavoro: la povertà è reale!»

Dopo un cenno alla situazione insostenibile delle carceri italiane sovraffollate, un ricordo per la Giornata della Memoria, un abbraccio solidale agli ebrei vittime dei recenti episodi di intimidazione, e un augurio ai cinesi per il loro Capodanno, Bagnasco ha affrontato il tema della famiglia che sarà trattato dal prossimo Sinodo.

«Il singolo ha bisogno di lavoro per avere dignità e sostentamento - ha detto - ma ha anche bisogno di legami sicuri e stabili, ha bisogno di fare famiglia». E la famiglia «deve essere sostenuta da politiche più incisive ed efficaci anche in ordine alla natalità, difesa da tentativi di indebolimento e promossa sul piano culturale e mediatico senza discriminazioni  ideologiche».

All'inizio della prolusione Bagnasco ha ringraziato il Papa per la nomina del segretario ad interim Nunzio Galantino dopo il trasferimento di Mariano Crociata a Latina.

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La prolusione di Bagnasco: novità.

di Francesco Agnoli
Sempre attento e preciso, su www.rossoporpora.org Giuseppe Rusconi commenta la prolusione del cardinal Bagnasco del 27 gennaio .
Ho trovato interessanti soprattutto due passaggi:
Scorrendo le pagine della prolusione subito appare una novità di forma (che non sembra irrilevante). La prolusione è assai più breve del consueto (5 pagine invece della tradizionale decina, con la parziale eccezione della prolusione del settembre scorso, già ridotta a 7 pagine). Anche papa Francesco del resto ha introdotto un nuovo modo di comunicare fondato su poche parole e testi ridotti nella lunghezza.
Dalla prolusione sono spariti i capitoli dedicati alla politica internazionale – di solito quelli iniziali o immediatamenti successivi – e alla politica italiana. Sono pagine che venivano divorate dai giornalisti alla ricerca della frase che potesse servire per il commento e per il titolo del giorno dopo. La mancanza di una trattazione dettagliata di aspetti delicati della politica internazionale e, soprattutto, l’assenza di una diagnosi approfondita e complessiva della politica nazionale segnalano probabilmente un aggiustamento/cambiamento di rotta nei rapporti con quel mondo. Ancora nel senso di quanto voluto da papa Francesco.

Personalmente, mi sembra un dato positivo: che il presidente della Cei semtta di rubare il posto ai politici, e si tenga lontano dalla politica di tutti i giorni, è solo un bene.
L’importante è che poi, quando serve, intervenga. Della serie: un po’ meno, e in modo più incisivo.

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