sabato 7 dicembre 2013

Quel giorno a Nazaret...


Immacolata Concezione - II Domenica di Avvento - 8 dicembre 2013
La Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha concesso che la solennità dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, che nel 2013 coincide con la seconda domenica di Avvento, possa essere celebrata in tutte le diocesi d'Italia nel giorno proprio, l'8 dicembre.
Per mantenere in qualche modo il senso della domenica di Avvento si osserveranno le seguenti indicazioni:
- la seconda lettura dovrà essere quella della seconda domenica di Avvento
- si farà menzione del tempo liturgico nell'omelia e nella preghiera universale.

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In Italia, la Chiesa celebra questa domenica l’Immacolata Concezione: la liturgia ci propone il Vangelo in cui l’angelo Gabriele annuncia a Maria che concepirà il Figlio dell’Altissimo, perché nulla è impossibile a Dio. Maria risponde: 

«Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». 

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Oggi, festa dell’Immacolata Concezione, la Chiesa ci presenta non solo un dogma da credere, ma l’opera che Dio ha fatto in Maria, anticipando in Lei la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte e facendola nascere senza la ferita del peccato originale. Il Vangelo, che è buona notizia per noi, ci apre davanti la speranza e la bellezza dell’opera che Dio vuole fare in noi e con noi. L’annuncio dell’angelo viene a strapparci dalla tragedia della schiavitù sotto il dominio di colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo (cf Eb 2,14-15): “Rallegrati, piena di grazia il Signore è con te… concepirai un figlio e lo darai alla luce”, per la salvezza del mondo. L’annuncio oggi è rivolto anche a noi! “Come è possibile?”, chiede Maria…, “Come è possibile?”, chiederai tu, come posso salvare il mondo se non sono capace nemmeno di salvare me stesso dall’egoismo che mi costringe a vivere tutto per me stesso? L’angelo dice a Maria, ma anche a te oggi: Lo Spirito Santo lo farà, “ ti coprirà con la sua ombra”, farà di te la Madre di Cristo! E ogni cristiano è chiamato a diventare “madre di Cristo”! Maria risponde: “Ecco, sono la serva del Signore”: Dio non si impone a Maria: ha bisogno del suo “Sì”; del “Sì” della sua e della tua libertà di uomo, un “sì” senza riserve, un “sì” che si apre alla novità di Dio, che si lascia sorprendere da Dio, che non mette limiti all’opera di Dio. La parola chiave, davanti a questa proposta di Dio è una sola: “Non temere”. Fidati di Dio e vedrai compiuta anche tu la sua promessa.
don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma

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Di seguito i testi della Liturgia con i commenti


Antifona d'Ingresso  Is 61,10
Esulto e gioisco nel Signore
l'anima mia si allieta nel mio Dio,
perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza,
mi ha avvolto con il manto della giustizia,
come una sposa adornata di gioielli.


Colletta

O Padre, che nell'Immacolata Concezione della Vergine hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio, e in previsione della morte di lui l'hai preservata da ogni macchia di peccato, concedi anche a noi, per sua intercessione, di venire incontro a te in santità e purezza di spirito. Per il nostro...
 

LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura
  Gn 3,9-15.20
Porrò inimicizia tra la tua stirpe e la stirpe della donna.
 

Dal libro della Gènesi
[Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero,] il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».
Allora il Signore Dio disse al serpente:
«Poiché hai fatto questo,
maledetto tu fra tutto il bestiame
e fra tutti gli animali selvatici!
Sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
Io porrò inimicizia fra te e la donna,
fra la tua stirpe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno».
L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 97
Cantate al Signore un canto nuovo,
perchè ha compiuto meraviglie.
 
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!
 
Seconda Lettura
  Ef 1,3-6.11-12
In Cristo Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo.
 

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
In lui siamo stati fatti anche eredi,
predestinati – secondo il progetto di colui
che tutto opera secondo la sua volontà –
a essere lode della sua gloria,
noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo. 

Canto al Vangelo  Cfr. Lc 1,28
Alleluia, alleluia.

Rallègrati, piena di grazia,
il Signore è con te,
benedetta tu fra le donne.

Alleluia.

  
  
Vangelo
  Lc 1,26-38
Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.


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"Sarai Madre. E il Figlio sarà Dio. E salverà il mondo"

Commento al Vangelo dell'8 dicembre, Solennità dell'Immacolata Concezione della Vergine Maria


Quel giorno a Nazaret non fu tutto per caso. La Vergine Maria era stata concepita senza peccato, Immacolata Concezione, perché tutto, ma proprio tutto di Lei fosse per il Signore. Da sempre, e da prima che il sempre fosse tempo. Non un secondo della sua vita separato dal Figlio che il suo seno avrebbe ospitato.
E lei, verosimilmente, non ne sapeva nulla. Era una ragazza, di lei conosciamo davvero poco, qualche apocrifo e qualche rivelazione patrimonio di alcuni santi. Ma Parola di Dio, nulla. Nulla prima di quel giorno durante il sesto mese della gravidanza di Elisabetta. Silenzio assoluto su Maria, sui suoi pensieri, desideri, ansie e speranze. Nulla.
Ad un tratto, sulle soglie d'una casa di Galilea, appare Gabriele a "una ragazza di nome Maria, promessa sposa di Giuseppe”. Un nome ed un abbozzo di futuro. All'improvviso, tra le ore d'una normalissima vita d'una normalissima ragazza di Galilea, irrompe Dio: "Tu sarai la madre del Figlio di Dio". La madre dell'atteso di tutto Israele, il Messia, il Salvatore.
“Come è possibile?”. Non è sposata Maria. V'è una promessa, un contratto certo, ma il matrimonio non é ancora concluso. E' impossibile. Ma non per Dio. Non per il suo Spirito. 
Una storia senza inizio né fine si fa carne all'improvviso, senza preavvisi. Un appuntamento segnato sul taccuino di Dio, un segreto serbato nel cuore dell'Altissimo: data ed ora vergati in rosso, il giorno e l'ora di un annuncio. Una notizia e il mondo cambia e vira la storia. Dio si fa Uomo nel seno d'una donna.
Solo una Parola: "Sarai Madre. E il Figlio sarà Dio. E salverà il mondo".
Nessuna parola su quel che Maria dovrà fare, pensare, cambiare, attuare. Gabriele le annuncia quel che sarà, non quel che dovrà fare. L'incarnazione dell'annuncio incarnerà nuovi pensieri, una nuova vita, semplicemente. E Maria farà quello che sarà. Farà la Madre del suo Figlio, sino alla Croce, quando una spada le trapasserà il cuore.
E noi siamo il frutto sbocciato in quest'incontro, salvati da quell'appuntamento. La nostra vita è sgorgata dallo stesso seno. Noi tra Maria e Gesù, per Maria e Gesù. Lo stesso appuntamento, infatti, è fissato anche per noi. I nostri nomi sono, da sempre, sull'agenda di Dio. Le nostre vite sono percorse da un'attesa, anche se non ne siamo consapevoli, proprio come fu per Maria. Le nostre giornate, le settimane, i mesi, gli anni scorrono dentro una storia di gioie e di dolori. E, diversamente da Maria, di peccati.
Sì, noi non siamo immacolati. Pesano le conseguenze del peccato originale, e la carne grava le nostre esistenze d'un peso spesso insopportabile. Ma, all'improvviso e senza preavviso, ecco un annuncio. Ma come, nessuno ci ha avvisati, il mondo, la scuola, il lavoro, la cultura, nulla, silenzio assoluto. Crisi e denaro, sesso e piacere, gadget e vacanze, questo ci annuncia il mondo, per nasconderci la morte e il peccato.
E, come quel giorno a Nazaret, la Chiesa ci annuncia oggi l’impossibile capace di fare possibile l’amore nelle nostre vite senza amore autentico. Quest'oggi che porta dentro tutti i nostri oggi passati è l'inizio d'un domani nuovo. Come la Croce è il seno glorioso della Risurrezione, e la morte in Cristo non è altro che l'utero benedetto della Vita che non muore.
Cristo in noi ora, e cambia tutto. Il Vangelo ci svela l’amore nascosto nella nostra storia: tutto diviene armonico, ogni istante la nota giusta al momento giusto, nulla fuori posto, anche se fino ad un istante fa sembrava tutto in disordine.
Tutto di noi era per Lui, da sempre. E non lo sapevamo. Tutto nella vita parlava di Lui. E non avevamo occhi. Ma in un momento la sua Parola annunciata ci raggiunge come un raggio di sole, e i giorni sconnessi, le esperienze stonati, le relazioni confuse, tutto brilla di una luce nuova.
Nell'Immacolata concezione della Vergine Maria c'è anche la nostra storia. Impura eppure immacolata, i peccati già gravidi di misericordia. Nell’annuncio della Chiesa anche noi scopriamo di essere “pieni di Grazia” per accogliere l’amore di Dio. Siamo di Cristo, e questo è tutto. Pensieri, parole, azioni, tutto sgorgherà poi naturale, come accadde a Maria.
E' festa oggi. L'Immacolata Concezione ci svela il segreto d'un dogma arcano: come Lei e per Lei siamo di Gesù. Come per Maria, ogni cellula della nostra esistenza, ogni secondo è colmo di senso, orientato alla pienezza di Cristo in noi. Nulla è perduto. Nulla è annoiato. Tutto è santo, separato, eletto, sigillato per Lui.
Tutto in noi prepara il parto benedetto; quell'istante che s'affaccia sulle nostre giornate, un insulto, una malattia, un fallimento, la Croce e il sepolcro. Le nostre notti sono i gusci dove la  luce di Cristo illumina le tenebre del mondo. La missione di Maria e della Chiesa è la nostra: essere madri di Cristo, immacolate perché perdonate e amate da Lui; madri pronte all’ascolto e alla fede, per accogliere Lui e annunciarlo e donarlo al mondo.

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 Commento della Congregazione per il Clero


Oggi, lungo il cammino dell’Avvento, ci accompagna la presenza amorevole di Maria, la Madre del Signore. Il mistero che la fede della Chiesa ci invita a meditare nella Solennità odierna è quello della “Immacolata Concezione” di Maria. Da ciò discende, secondo verità, che il concepimento di Maria, in Anna e Gioacchino, suoi genitori, avvenne senza alcun segno del peccato originale, non ci fu traccia, cioè, in Maria della colpa dei progenitori. Questo singolare privilegio corrisponde al fatto che Dio, nel suo progetto di salvezza per l’umanità, volle preparare in Maria “una degna dimora per il suo Figlio unigenito”, che nell’umanità assunta nel grembo della Madre è in tutto simile a noi, fuorché nel peccato. 

Oggi la chiesa guarda a Maria come alla “piena di grazia”, a colei che è colma dei doni di Dio, già fin dal suo concepimento. Il Popolo cristiano, volgendo lo sguardo a Maria, rimane rapito dalla sua bellezza e dalla sua santità, perché la contempla colma della santità di Dio. Questa santità, che è la stessa vita di Dio, all’origine era stata pensata come dono per la creazione intera, ma i nostri progenitori, Adamo ed Eva, tentati dal serpente menzognero, che è Satana, hanno ceduto e hanno causato la perdita di questo dono, per loro e per noi. Rimane però in noi una grande nostalgia della pienezza della vita di Dio, della sua santità, perché proprio per questa noi siamo stati pensati e creati da Dio.

Non tutto è perduto! Maria, la “piena di grazia”, Madre del Cristo, è anche la causa della nostra gioia, per quella “felice colpa che ci meritò una così grande redenzione”. In Maria si apre il cammino nel quale si svela il volto di Dio, si apre la visione stessa del volto di Dio. Nel  grembo di Maria la Carne dell’Unigenito del Padre ci rende visibile il Volto di Dio. Incontrare il volto di Gesù, la sua umanità in tutto simile alla nostra, fuorché nella ribellione a Dio, che è il nostro peccato, ci apre alla gioia della sicura speranza che Dio ci ama, ci chiama, ci aspetta e desidera riempirci della sua santità per sempre.

Tre verbi potrebbero accompagnare oggi la nostra meditazione ed il nostro sguardo verso Maria:
-           pensare a Maria: la sua vita semplice, come sposa di Giuseppe e come Madre di Gesù. Questo ci porta a considerare come la sua esistenza sia stata sempre sotto lo sguardo di Dio, in compagnia della sua famiglia, vivendo la vita quotidiana comune ad ogni nostra famiglia. Da tale vita, non sono escluse le fatiche e i dolori, le gioie e le speranze, le sofferenze e i lutti, il lavoro e le preoccupazioni… La famiglia di Nazareth vive e cammina nella fede, sotto lo sguardo provvidente di Dio;
-           guardare a Maria: per scorgere il suo “segreto”, in quanto il suo camminare nella fede è sostenuto dallo Spirito Santo, che illumina e rivela i grandi doni di Dio in lei, fino ad essere chiamata dall’Arcangelo Gabriele a dare la sua libera disponibilità per divenire la Madre del Verbo incarnato. È chiara la vocazione di Maria, che mai è separata dalla vita del Figlio, ma sempre direttamente coinvolta con essa, fino alla Croce, alla risurrezione, al Cenacolo, ed alla gloria eterna;

-           imparare da Maria, a rispondere a Dio con piena disponibilità ai suoi progetti, ad accogliere nella gioia l’Emmanuele, a prendersi cura di chi è nella necessità, come la cugina Elisabetta. Come Maria, siamo chiamati a crescere nella fede in cammino quotidiano di discepolato. Imparare da lei: donna capace di ascoltare la Parola di Dio e di viverla, mettendola in pratica nelle circostanze ordinarie della vita. Imparare da Maria, icona e Madre della Chiesa, a lasciarci abitare e sostenere dallo Spirito Santo, per vivere di fede, per aprirci alla speranza, per lasciarci incendiare dalla carità e permettere a Dio di trasformare il nostro sguardo ad immagine di quello di Maria, che sapeva leggere le circostanze quotidiane della vita con occhi contemplativi, che intravedevano presente in esse il mistero di Dio

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Monsignor Francesco Follo, osservatore permanente della Santa Sede presso l'UNESCO a Parigi, offre oggi la seguente riflessione sulle letture liturgiche per la II domenica di Avvento 2013 e per la solennità dell’Immacolata Concezione di Maria.
Come di consueto, il presule propone anche una lettura patristica.
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LECTIO DIVINA
Vivere l’avvento come Giovanni il Battista e la Madonna.
Rito Romano
2ª Domenica di Avvento  -  Anno A – 8 dicembre 2013
Gn 3,9-15.20; Sal 97; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38 (Per la Messa dell’Immacolata) e Mt 3,1-12  (Per la Messa della II domenica di Avvento.

            1) Incontro con Giovanni per incontrare Gesù.
            Grazie alla liturgia romana della seconda domenica di Avvento e della Solennità dell’Immacolata[1] siamo chiamati incontrare due persone, che hanno avuto un ruolo speciale nella preparazione dell’incontro del Signore Gesù con l’umanità: la Vergine Maria e san Giovanni Battista.
            Questo ultimo Profeta dell’Antico Testamento andò a predicare nel deserto, da dove la sua voce chiamava gli Ebrei a penitenza. Andiamo ad incontrarlo nel silenzio del nostro cuore per ricevere da lui l’annuncio dell’avvicinarsi del Regno dei Cieli. Anche a noi “predice” la prossima venuta del Messia, rimproverandoci quali peccatori che però a lui vanno e riconosciamo che quel lavaggio esteriore praticato dal Battista è quasi principio della purificazione interiore.
            La predicazione di questo magnetico e rude personaggio affascinò molti, anche se  sembrava fatto apposta per non attirare alcuno: vestiva poverissimamente e parlava aspramente. Non ostante ciò a suoi contemporanei apparì come l’ultima speranza di un popolo disperato. Non pochi intuirono la verità del suo compito che era di «preparare la via al Signore», annunciandone la venuta imminente. Si presentava come la Voce del deserto, con indosso ruvide vesti e una cintura di pelle attorno ai fianchi. Ma non invitava gli uomini a divenire asceti come lui. Preparare la strada al Signore è altra cosa. Ecco come Giovanni il Battista si esprimeva: «Convertitevi, perché il Regno di Dio è vicino... Non credete di poter dire fra voi: abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo anche da queste pietre. La scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato». Incontrarlo e imitarlo vuol dire avere occhi puri come i suoi per poter dire con e come lui: “Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”.
            Dunque, due sono soprattutto le cose che Giovanni proclama urgenti: convertirsi e non cullarsi in una illusoria sicurezza di una appartenza in cui si permane con l’umiltà e la costante conversione. Convertirsi è una parola che dice il cambiamento del comportamento e della mente.
            Quindi non si tratta soltanto di un cambiamento morale, nei comportamenti, ma di un cambiamento intellettuale, direi teologico, perché implica un modo nuovo di pensare Dio.
            La conversione non è un cambiamento esteriore o parziale, ma un ri-orientamento di tutto l'essere dell'uomo. Si tratta di un vero e proprio passaggio dall'egoismo all'amore, dalla difesa di sé al dono di sé; un passaggio talmente rinnovatore da essere incompatibile con le vecchie strutture (mentali, religiose e sociali), come il vino nuovo non si può essere messo nelle vecchie botti.
            La conversione evangelica è anche religiosità: non è confrontandosi con se stesso che l'uomo scopre la misura e la direzione del proprio mutamento, ma riferendosi al progetto di Dio. E il primo movimento non è quello dell'uomo verso Dio, ma quello di Dio verso l'uomo: è un movimento di grazia che rende possibile il cambiamento dell'uomo e ne offre il modello.
            Infine, dobbiamo capire la profonda umanità della conversione evangelica: convertirsi significa tornare a casa, è un ricupero di umanità, un ritrovare la propria identità. Convertendosi l'uomo non si perde, ma si ritrova, liberandosi dalle alienazioni che lo distruggono.
            Anche le due prime letture proposte dalla liturgia romana della II domenica di avvento ci offrono altre due indicazioni concrete riguardo alla conversione, che è necessaria per prepararsi alla venuta del Signore: 1- essere poveri e 2- essere ospitali: infatti Isaia (prima lettura) profetizza un germoglio nuovo di umanità, che «non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire, ma giudicherà con giustizia i poveri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese» (Is 1,3-4), e San Paolo invita: «Accoglietevi gli uni gli altri come Cristo vi ha accolti” (Rm 15, 7 – seconda lettura).
            2) Incontro con Maria per incontrare suo Figlio.
La persona che fece germogliare l’umanità nuova e ci accoglie come Cristo è la Madonna, che nella Solennità dell’Immacolata Concezione festeggiamo per celebrare la salvezza divina donata a tutti noi.
            Cosa vuol dire “Concepita senza macchia di peccato originale”? In poche parole vuol dire che Maria Vergine è colei che ha accolto il Dono del Cielo, il Figlio di Dio, con una prontezza, apertura e disponibilità totali e illimitate, vale a dire senza mettere dei confini e senza porre condizioni. Quello di Maria un Sì libero e pieno detto da una giovane donna senza macchia al Dio senza macchia.
            E’ doveroso rispondere anche ad un altro domanda: “Che cos’è il peccato originale”[2]. E’ l’insufficienza morale di ogni uomo che vien al mondo come membro del genere umano. Ognuno di noi ne sa qualcosa e spesso diciamo: “Sbagliare è umano” e “Non si può pretendere di più, faccio quello che posso”. Ma dicendo così, sentiamo e desideriamo poter fare di più, essere di più. Se guardiamo alla Madonna, vediamo che questo desiderio non è un’utopia.
E’ vero, lei è la “Tutta Santa”, la “Piena di Grazia”. Lei in modo eccezionale non è coinvolta neppure dall’ombra del peccato, perché deve concepire, far nascere ed educare il bambino che ha l’incarico di portar via il peccato del mondo. Lei è la “Porta del Cielo”. Nel cuore dell'Avvento, nella fede, Maria si fa porta per far entrare il Verbo nel mondo e poi si unisce a Cristo Porta che fa entrare noi, peccatori perdonati, nel Cielo.
            Amiamo la Madonna, Maria di Nazaret, primizia della verginità cristiana. Umile e povera, Maria divenne, per singolare privilegio e per la sua fedeltà alla chiamata del Signore, la madre vergine del Figlio di Dio.            In ciò ci siano di esempio le Vergini Consacrate. Durante il rito di consacrazione il Vescovo dice loro: “Voi che siete vergini per Cristo” diventate “madri nello spirito” (Ordo consecrationis virginum, n. 16) cooperando con amore all’evangelizzazione dell’uomo e alla sua promozione.
            Per la vergine consacrata, come afferma san Leandro di Siviglia, Cristo è tutto: “sposo, fratello, amico, parte dell’eredità, premio, Dio e Signore” (Regula sancti Leandri, Introd.). La vergine consacrata questo ci ricorda e ci insegna con la sua vita quotidiana con uno stile di vita fatto di umiltà, di carità, di servizio e di lieta disponibilità, di instancabile amore per la gloria del Padre e per la salvezza di tutta l’umanità.
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LETTURA PATRISTICA 
San Giovanni Crisostomo.
Omelia 37, 1-2 in Mt. PG 57, 419-421
"Da allora Gesù prese a predicare e a dire:«Convertitevi, perché è vicino il regno dei cieli»" (Gv 1,9). Ma quando Gesù comincia a predicare? Da quando Giovanni fu chiuso in prigione. Ma perché non predicò prima? E che bisogno aveva di Giovanni Battista, dato che le sue opere gli rendevano già un’efficace testimonianza? Ecco: perché noi potessimo comprendere maggiormente la sua grandezza: Gesù Cristo ha i suoi profeti, così come il Padre ha avuto i suoi. Proprio questo rileva Zaccaria nel suo cantico: "E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo" (Lc 1,76). Era necessario il precursore, inoltre, perché agli insolenti Giudei non restasse alcuna scusa, come testimonia lo stesso Gesù Cristo con le parole: "È venuto Giovanni, che non mangiava né beveva, e hanno detto: Ha il demonio addosso. È venuto il Figlio dell’uomo che mangia e beve ed essi dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Alla sapienza,  però, è resa giustizia dai figli suoi" (Mt 11,18-19). E ancora era necessario che tutto  quanto riguardava il Cristo fosse manifestato in anticipo da un altro, prima di esserlo da lui stesso. Infatti, se dopo tante testimonianze e dopo tali prove, i Giudei dissero:  "Tu rendi testimonianza a te stesso; la tua testimonianza non è valevole" (Gv 8,13), che cosa avrebbero osato dire se, prima che Giovanni avesse parlato, si fosse presentato in pubblico e avesse reso per primo testimonianza in favore di sé?
Ecco ancora perché Gesù non comincia a predicare prima di Giovanni e non compie  alcun miracolo, se non dopo che il suo precursore è stato rinchiuso in prigione: nel timore che nascesse qualche scisma tra il popolo. Per la stessa ragione Giovanni non compie miracoli, allo scopo di lasciar accorrere tutta la folla a Gesù, trascinata dai prodigi che il Signore faceva. Infatti, se anche dopo i miracoli operati da Gesù Cristo, i discepoli di Giovanni, sia prima che dopo il suo incarceramento, erano ancora presi da gelosia verso Gesù e molti pensavano che il Messia non fosse lui, bensì Giovanni, che cosa sarebbe accaduto se Dio non avesse preso queste sagge misure? Ecco le ragioni per cui anche Matteo vuol sottolineare che «da allora» Gesù  incominciò a predicare. E, all’inizio della sua predicazione, Gesù insegna ciò che Giovanni ha detto. Nei suoi primi discorsi non parla ancora di se stesso, ma si contenta di predicare la penitenza. Per quel tempo era già abbastanza desiderabile far accettare la penitenza, dato che allora il popolo non aveva ancora di Cristo un’idea  sufficientemente adeguata. E  all’inizio, non annuncia niente di terribile o di spaventoso, come aveva fatto Giovanni parlando della scure tagliente già posta alle radici dell’albero, del ventilabro che ripulisce l’aia, e di un fuoco inestinguibile. 
Dapprima, parla soltanto dei beni futuri, rivelando a coloro che lo ascoltano il regno che ha loro preparato nei cieli.”
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NOTE
[1] Quest’anno 2013 la solennità dell’Immacolata Concezione è celebrata il lunedì 9 dicembre per dare la precedenza alla Domenica che è sempre la Festa del Signore. In Italia, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha concesso che la solennità dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, che nel 2013 coincide con la seconda domenica di Avvento, possa essere celebrata in tutte le diocesi d'Italia nel giorno proprio  cioèl'8 dicembre.
[2]  Il Catechismo della Chiesa Cattolica al n 397 parla così del peccato originale: “Il primo peccato dell'uomo. L'uomo, tentato dal diavolo, ha lasciato spegnere nel suo cuore la fiducia nei confronti del suo Creatore e, abusando della propria libertà, ha disobbedito al comandamento di Dio. In ciò è consistito il primo peccato dell'uomo.  In seguito, ogni peccato sarà una disobbedienza a Dio e una mancanza di fiducia nella sua bontà”.

Poi ai nn 404-405 insegna: “In che modo il peccato di Adamo è diventato il peccato di tutti i suoi discendenti? Tutto il genere umano è in Adamo « sicut unum corpus unius hominis – come un unico corpo di un unico uomo ». Per questa « unità del genere umano » tutti gli uomini sono coinvolti nel peccato di Adamo, così come tutti sono coinvolti nella giustizia di Cristo. Tuttavia, la trasmissione del peccato originale è un mistero che non possiamo comprendere appieno. Sappiamo però dalla Rivelazione che Adamo aveva ricevuto la santità e la giustizia originali non soltanto per sé, ma per tutto il genere umano: cedendo al tentatore, Adamo ed Eva commettono un peccato personale, ma questo peccato intacca la natura umana, che essi trasmettono in una condizione decaduta. Si tratta di un peccato che sarà trasmesso per propagazione a tutta l'umanità, cioè con la trasmissione di una natura umana privata della santità e della giustizia originali. Per questo il peccato originale è chiamato « peccato » in modo analogico: è un peccato « contratto » e non « commesso », uno stato e non un atto”.