martedì 17 dicembre 2013

Le tre chiavi del cielo




NOVENA DI NATALE

SECONDO GIORNO



C'era una volta un grande re, il più grande del suo tempo. Un tempo nel quale gli uomini conosce­vano ancora il posto dove si trovava il cancello del Cielo. Il re aveva conquistato tutto quello che c'era da conquistare, ma voleva ancora una cosa, la più im­portante: voleva le chiavi che aprivano il cancello del Cielo. Ma nessuno riusciva ad accontentarlo. Il re aveva speso gran parte del suo enorme te­soro per pagare gente che esplorasse ogni angolo della Terra per trovare quelle benedette chiavi, ma senza esito. Aveva inviato i suoi coraggiosi paladini nelle zone più nascoste. Invano. Così un giorno, il re arrivò a cavallo davanti al cancello, che sembrava sfidarlo, solido, inaccessibile. Agitò il pugno verso gli angeli che facevano la guar­dia e gridò: «Non avrò pace, finché non avrò le chiavi che aprono questo cancello!». Un angelo lo guardò con una luce divertita negli occhi, perché i re della Terra non sono poi così im­portanti per un angelo del Cielo, e rispose: «Sulla Terra ci sono migliaia di chiavi che possono aprire il cancello del Cielo, fioriscono proprio sotto i loro piedi, ma gli uomini continuano a calpestarle. Le po­trai trovare anche tu, se le saprai cercare. Sono tre quelle destinate a te. Se le troverai, potrai aprire il cancello del Cielo». Il re scese da cavallo e cominciò immediatamen­te la ricerca. Per parecchi anni frugò con gli occhi il suolo dove posava i piedi, ma nessuna chiave fio­rì mai sotto i suoi piedi. 

La prima chiave 

Un giorno, mentre camminava, quasi inciampò in un alberello rachitico e quasi secco. Gli anni tra­scorsi nella ricerca della chiavi del Cielo lo avevano reso meno orgoglioso e più attento alle cose piccole e deboli. Raccolse l'alberello e lo portò a casa. Pre­parò un letto di terra soffice, piantò l'alberello e lo innaffiò con cura. Poi provvide a sostenere i piccoli rami e il tronco con dei tiranti. Un passante che assisteva alla scena gli disse: «La­scia perdere quello sgorbietto d'albero. Anche se lo salvi, sei troppo vecchio per poter godere della sua ombra e dei suoi frutti. Che te ne importa?». «Un giorno qualcuno si siederà qui e benedirà l'ombra di questo albero e i suoi frutti e quindi un po' anche me», rispose il re. «Posso esserne felice già adesso». In quel momento vide la prima chiave. Era pro­prio sotto il suo piede destro e sembrava spuntata dalla terra. Era una chiave forgiata in uno strano metallo: verde come lo smeraldo. 

La seconda chiave 

Passò dell'altro tempo. Il re continuò la sua ri­cerca. Un pomeriggio d'inverno, durante un forte temporale, vide una bambina lacera e scalza, che tre­mava rannicchiata in un portone della città vecchia. Il re si fermò, si tolse il mantello e lo avvolse attor­no alla bambina, poi la prese in braccio e la portò nel palazzo reale. Le preparò un pasto caldo e cercò dei vestiti che le andassero bene. Proprio in quel mo­mento si accorse che sotto il suo piede sinistro c'era la seconda chiave. Era anche quella una chiave for­giata in un metallo speciale, color rosso rubino. 

La terza chiave 

Passarono altri anni. Il re era diventato un pel­legrino vecchio e stanco. Camminava a fatica, ap­poggiandosi ad un bastone, ma non aveva smesso di cercare la chiave che gli mancava. Giunse, una notte, in una piccola città dell'Orien­te. Cercava un posto per riposare, quando una strana animazione tra la gente lo incuriosì. Vide un curio­so corteo di persone eccitate che uscivano dalla città. «Che ci vanno a fare in campagna a mezzanot­te?», si chiese il re. E li seguì. Arrivò davanti ad una baracca malandata che fungeva da stalla. La gente che aveva camminato più in fretta di lui se stava già tornando in città, quando lui si affacciò alla stalla. Alla scarsa luce di una fiaccola fumosa, scorse una giovane mamma che cullava il suo bambino. In quel momento il bambino aprì gli occhi. Il vecchio re si sentì tutto illuminato da quello sguardo e, per la pri­ma volta nella sua vita, piegò le ginocchia davanti a qualcuno. Mentre il suo cuore si riempiva di gioia, perché davanti a lui, fiorita dal nulla, c'era la terza chiave. Una chiave tutta d'oro. Aveva trovato le tre chiavi e ora poteva aprire il cancello del Cielo. 

La riflessione 

Il re del nostro racconto trovò le chiavi del Re­gno dei Cieli non con la ricchezza, la forza o il po­tere, ma quando cominciò a vivere concretamente la Fede, la Speranza e la Carità, simboleggiate dal­la chiave d'oro, verde e rossa. Tutti noi vorremmo trovare le chiavi del Cielo, la soluzione a tutte le domande più importanti. Tutti abbiamo dentro il desiderio di trovare Dio. La prima domanda che Gesù rivolge ai due di­scepoli di Giovanni Battista che l'hanno seguito è: «Chi cercate?». Il Natale ci dice che Dio è venuto ad abitare la nostra terra e che si fa trovare da chi lo cerca con sincerità. Cercare significa che si è per strada, che si cam­mina verso una mèta. Cercare è sempre un atto di fiducia e di coraggio. Per questo sono pochi quelli che cercano veramente le chiavi del Cielo. Cercare è anche fatica, forza di volontà, prezzo da pagare, com'è accaduto al re della nostra storia. «Cercare Dio» significa soprattutto incomincia­re dall'attenzione verso ciò che è piccolo, debole, na­scosto. Il Natale ci vuole insegnare proprio che è lì che si trovano le tracce capaci di portarci a Dio. Molti non riescono a trovare Dio, che per gran parte dei nostri contemporanei rimane uno scono­sciuto. «In mezzo a voi sta uno che non conosce­te», ammonisce Giovanni Battista. Perché cercano in modo sbagliato o non cercano affatto. 


Tratto da: Angelo Valente "La grotta e la stella. Novena di Natale con nove storielle per bambini ragazzi e... adulti alla ricerca di semplicità" - LDC