lunedì 30 dicembre 2013

Ecumenismo: a che punto è il cammino?




Dal punto di vista del dialogo tra le Chiese cristiane il 2013 è stato segnato da due eventi: uno programmato da tempo, svoltosi in Corea del Sud in novembre, l’altro del tutto imprevedibile, materializzatosi in San Pietro il 13 marzo... Ecco il consueto "bilancio ecumenico" dell'annata, stilato per Popoli da Guido Dotti, monaco di Bose.
Due eventi maggiori hanno caratterizzato il panorama ecumenico del 2013: uno ampiamente previsto e preparato, l’altro totalmente inaspettato. Due eventi anche fortemente emblematici di aspetti complementari della costante ricerca dell’unità dei cristiani. L’ultimo in ordine di tempo -  ma programmato da anni - è stata la X Assemblea generale del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) svoltasi a Busan, in Corea del Sud, nei primi giorni di novembre.
La sorpresa invece è arrivata tra febbraio e marzo: le dimissioni di papa Benedetto XVI e l’elezione del gesuita Jorge Mario Bergoglio al soglio di Pietro, con il nome di Francesco.
L’Assemblea di Busan, avente per tema «Dio della vita, guidaci alla giustizia e alla pace», è l’appuntamento che ogni sette anni riunisce le 345 Chiese che fanno parte del Consiglio ecumenico. Costituisce il momento principe di quello che potremmo chiamare l’«ecumenismo organizzato», la convergenza voluta e costruita giorno dopo giorno nella ricerca del consenso e del superamento di divisioni e incomprensioni a volte plurisecolari.
Attorno a questo «tempo forte» dell’ecumenismo come impegno e fatica teologica e spirituale, ruota una molteplicità di dialoghi bilaterali e multilaterali - che vedono tra i protagonisti anche la Chiesa cattolica, che non fa parte invece del Cec -, di Consigli regionali e nazionali delle Chiese, di commissioni teologiche, di movimenti e di iniziative di solidarietà in cui cristiani di confessioni diverse uniscono i loro sforzi e le loro preghiere per testimoniare con opere di carità la loro comune fede nel Signore risorto.
UNA VISIONE COMUNE
Il messaggio conclusivo dell’Assemblea di Busan è in realtà un pressante appello a intraprendere e proseguire un «pellegrinaggio verso la giustizia e la pace», sotto la signoria del Dio della vita e sulle tracce di Gesù Cristo. L’augurio dei delegati è anche una chiamata all’impegno fattivo cui nessun cristiano può sentirsi estraneo: «Possano le Chiese essere comunità di guarigione e compassione e possa la Buona Novella essere seminata da noi in modo che la giustizia cresca e la profonda pace di Dio abbracci il mondo».
In questo solco di dialogo teologico e di invito a «camminare insieme», anche la presentazione, il 7 marzo 2013, del nuovo documento di Fede e Costituzione - dipartimento teologico del Cec, al quale in questo caso partecipa anche la Chiesa cattolica -, dedicato a una comune visione ecclesiologica, può davvero innescare un processo di convergenza ecumenica analogo a quello suscitato nel 1982 dal cosiddetto «Documento di Lima», intitolato Battesimo, eucaristia, ministero. Sono i frutti più maturi di un dibattito teologico che da decenni si nutre del confronto e dell’ascolto dell’altro, ma che ha bisogno di un’accoglienza attiva e cordiale da parte delle singole Chiese per potersi tradurre in una prassi di comunione reale ed evangelica e, di conseguenza, in una testimonianza più credibile.
Su un piano apparentemente più organizzativo, va anche ricordata la XIV Assemblea del Kek - il Consiglio delle Chiese, ortodosse e protestanti, d’Europa - che ha nominato come nuovo presidente il vescovo anglicano inglese Christopher Hill e che ha deciso il trasferimento della propria sede da Ginevra a Bruxelles, uno snellimento delle strutture e la valorizzazione di un segretariato centrale. Certo, la collocazione al cuore dell’Europa politica - un ufficio è presente anche a Strasburgo - può offrire vantaggi logistici, di contenimento dei costi e di visibilità nel dialogo regolare con il mondo politico e la società civile, ma l’abbandono della storica sede appare come un ulteriore ridimensionamento di quel «quartier generale» dell’ecumenismo mondiale che Ginevra rappresenta dalla costituzione del Cec nel 1948.
IL VESCOVO DI ROMAMa la sorpresa maggiore, dicevamo, riguarda il fortissimo impatto ecumenico provocato dall’elezione di papa Francesco. E questo non tanto perché il cardinal Bergoglio fosse già prima un protagonista del movimento ecumenico mondiale, quanto per il suo modo di parlare e di agire fin dai primi istanti successivi all’elezione: il definirsi ripetutamente «vescovo di Roma, Chiesa che presiede nella carità» (secondo un’espressione di sant’Ignazio di Antiochia) ha subito immesso un afflato ecumenico in un evento di solito considerato attinente alla sola Chiesa cattolica.
Così, per la prima volta dalla separazione del 1054 tra la Chiesa di Oriente e quella di Occidente, un patriarca ecumenico ha presenziato alla Messa di inizio del ministero di un pontefice romano. Il fraterno incontro tra Francesco e Bartholomeos a Roma è stato pegno e anticipazione di quanto cammino sia possibile percorrere se insieme si cerca di tornare alla prassi della Chiesa del primo millennio e a forme rinnovate di esercizio del ministero petrino. Non è in discussione il primato del vescovo di Roma, ma le modalità con cui viene vissuto, modalità che nel corso dei secoli sono mutate a più riprese e che già Giovanni Paolo II nell’enciclica Ut unum sint chiedeva di ripensare, anche con l’aiuto dei cristiani di altre confessioni.
Una conferma di come il clima ecumenico - da anni definito di «gelo» da parte di molti - sia cambiato è venuta sul finire del 2013 dalle reazioni all’esortazione apostolicaEvangelii Gaudium promulgata da papa Francesco a seguito del Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione. Quello che è considerato un vero e proprio documento programmatico del pontificato, ha ricevuto un’accoglienza attenta e partecipe anche da parte del mondo ortodosso e di quello della Riforma. 
Il linguaggio e lo stile marcatamente evangelici, la considerazione mostrata nei confronti delle Chiese locali e dei loro documenti teologici, l’insistenza sulla dimensione sinodale della Chiesa, la preoccupazione per la «corsa della Parola» nel mondo di oggi, la messa in guardia contro la mondanità che si insinua anche nelle persone e nelle strutture ecclesiali, la sottolineatura dell’opzione preferenziale per i poveri, hanno provocato reazioni positive non certo abituali e scontate da parte degli ambienti acattolici.
Un esempio di peso viene dal commento del pastore luterano Olav Tveit, segretario generale del Cec: «Evangelii Gaudium è un documento che viene incontro alla necessità e richiesta di un rinnovamento della Chiesa a tutti i livelli, richiamando l’urgenza del compito missionario». La consonanza di questo testo «stimolante e invitante» con le riflessioni dell’Assemblea di Busan è tale che il Consiglio ecumenico delle Chiese ha addirittura programmato una giornata specifica di studio sull’esortazione apostolica del Papa, caso più unico che raro nella storia del dialogo ecumenico.
Davvero possiamo dire che il 2013 ci ha mostrato come l’ecumenismo vive sì di confronto teologico, di programmi elaborati e di istanze ufficiali, ma anche e soprattutto di afflato evangelico, di comune ricerca della conversione quotidiana all’unico Signore, di concreta adesione al Vangelo della misericordia, di fedele obbedienza alla volontà di Gesù Cristo che tutti i suoi discepoli «siano una cosa sola».
Guido Dotti
Monaco di Bose, esperto di ecumenismo
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Le attese del 2014

Sul versante dei dialoghi e dei testi ufficiali, il 2014 vedrà lo sviluppo del processo di ricezione da parte delle Chiese del testo di convergenza preparato da Fede e Costituzione su La Chiesa: verso una visione comune. Sarà l’occasione per una ripresa e un approfondimento della consapevolezza di poter dire «una parola comune» tra cristiani su un tema decisivo quale quello della natura e missione della Chiesa.
Quanto invece agli incontri fraterni e al «dialogo della carità», il 50° anniversario dello storico incontro tra papa Paolo VI e il patriarca ecumenico Athenagoras (Gerusalemme, gennaio 1964) offrirà l’opportunità di un incontro in Terrasanta tra papa Francesco e l’attuale patriarca ecumenico Bartholomeos. I successori degli apostoli Pietro e Andrea si incontreranno in altre due circostanze: l’Arcivescovo di Costantinopoli verrà a Roma per celebrare il 10° anniversario del dono da parte del Vicariato di Roma della chiesa di San Teodoro per le celebrazioni liturgiche dei fedeli greco-ortodossi.
Inoltre papa Francesco si è ripromesso di recarsi personalmente a Istanbul in occasione della festività di Sant’Andrea apostolo, il prossimo 30 novembre.


Popoli

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Islam e cristianesimo. Dove il dialogo inciampa   
Chiesa - L'Espresso
 
(Sandro Magister) Nella "Evangelii gaudium" papa Francesco ha dettato le regole del rapporto con i musulmani. Il gesuita islamologo Samir Khalil Samir le esamina ad una ad a una. E ne denuncia i limiti (...) 
(en) Islam and Christianity. Where Dialogue Stumbles
(es) Islam y cristianismo. Donde trastabilla el diálogo
(fr) Islam et christianisme. Là où le dialogue bute