sabato 23 novembre 2013

Una tentazione da respingere



Conclusa la conferenza del dicastero per gli operatori sanitari. L’eutanasia tentazione da respingere

Respingere con fermezza ogni forma di eutanasia; difendere e diffondere sempre e ovunque la dignità della persona anziana malata; approfondire l’amore e la comprensione delle generazioni rispettando gli anziani nelle famiglie; creare una buona atmosfera per lo sviluppo spirituale nella terza età. Sono alcuni dei principi cardine di quella sorta di manifesto a difesa degli anziani disegnato in Vaticano nel corso della XXVIII conferenza internazionale del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, che iniziata giovedì 21 novembre, si è conclusa questa mattina, sabato 23, con l’udienza di Papa Francesco. In occasione dei lavori è stato presentato anche il sussidio La pastorale sanitaria e la nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede. Illustrandolo, l’arcivescovo presidente del dicastero, ha spiegato che «i nosocomi e le altre strutture sanitarie, in armonia anche con l’Anno della fede e con la XIII assemblea generale del Sinodo dei vescovi, sono ovunque luoghi privilegiati di evangelizzazione. Anche nei Paesi economicamente avanzati — ha aggiunto — oggi costituiscono più che mai dei crocevia di culture e religioni, ambiti di espressione profonda di attuazione dell’apostolato della misericordia, come fu definito da Giovanni Paolo II».
Settecento i partecipanti che per tre giorni si sono riuniti nell’aula nuova del Sinodo, in rappresentanza di 57 Paesi dei cinque continenti. Ricercatori, medici, infermieri, assistenti professionali di persone anziane, volontari, politici hanno affrontano un tema che, numeri alla mano, interessa milioni di anziani malati, visto anche il costante allungamento della vita dell’uomo. Per questo l’arcivescovo Zimowski, in apertura dell’incontro ha ribadito il punto di vista della Chiesa su alcune questioni irrinunciabili. «L’attenzione e l’impegno della Chiesa per gli anziani — ha notato — non datano da oggi. Essi sono stati destinatari della sua missione e della sua cura pastorale attraverso i secoli e nelle più varie circostanze». Le trasformazioni della società in particolare nei Paesi economicamente più ricchi, con l’invecchiamento delle popolazioni, la riduzione del ruolo di supporto sociale assicurato dalla famiglia e la frequente emarginazione delle persone anziane hanno fatto sì che la sorte di queste ultime sia paradossalmente peggiorata, ed è aumentata la tentazione di ricorrere all’eutanasia. La vecchiaia infatti, considerata prima come un periodo di sapienza e una fonte di preziosi consigli, da rispettare ed onorare, viene oggi spesso considerata negativamente come “fase di declino”, di “insufficienza umana e sociale”. Di conseguenza, «il magistero pontificio degli ultimi anni — ha detto l’arcivescovo — si è indirizzato sempre di più alle necessità pastorali specifiche delle persone anziane malate», dominate dalla loro sofferenza fisica, morale e spirituale. "La persona anziana, oggi, è meno preparata alla sofferenza e alla morte — ha sottolineato il presule — ed è angosciata sia della prospettiva di dover soffrire, sia dell’altra prospettiva di vedersi mantenuta in vita con i mezzi moderni di sostenimento artificiale della vita. Per questo può cadere facilmente nella tentazione dell’eutanasia, considerata come liberazione». Contro tentazioni del genere, la Chiesa offre una doppia risposta. Una per i medici o operatori sanitari che prendono su di loro il diritto di eliminare fisicamente le persone anziane malate valutate “inutili”; ad essi ricorda «il principio inalienabile della sacralità e inviolabilità della vita. Ogni vita umana ha ricevuto da Dio la sua dignità, che nessuno può violare». La seconda riguarda la comunità civile ed ecclesiale, perché «la richiesta d’eutanasia o di suicidio assistito da parte d’una persona anziana malata — ha detto in proposito — esprime spesso uno stato di afflizione profonda. L’unica risposta valida a una tale richiesta viene non dalla tecnica, ma dal cuore umano, con le sue capacità di ascolto e di compassione».
Durante i lavori della Conferenza si è parlato inoltre in modo specifico dell’incidenza delle malattie neurodegenerative in progressivo e preoccupante aumento. Ma l’obiettivo vero è stato quello di rispondere alla domanda che sgorga dal cuore dell’uomo nel confronto supremo con la sofferenza e la morte, specialmente quando è tentato di ripiegarsi nella disperazione e quasi di annientarsi in essa.
Sull’autismo il prossimo congresso internazionale. Lo ha annunciato l’arcivescovo Zimowski
Un grande impegno sul campo, soprattutto dal punto di vista pastorale, contro la «cultura della morte» è il nucleo essenziale emerso dalla conferenza internazionale sul servizio della Chiesa alle persone anziane malate: ad assicurarlo a Papa Francesco è stato l’arcivescovo Zimowski nel saluto rivoltogli all’inizio dell’udienza.
Preceduto dall’incontro di preghiera di tutti i partecipanti — tra i quali molti anziani ammalati accompagnati da familiari e da volontari dell’Unitalsi — l’appuntamento nell’Aula Paolo VI chiude tre giornate di intenso lavoro sulle questioni pastorali aperte dalle patologie neurodegenerative. «Abbiamo trattato il tema — ha spiegato al Pontefice il presule — guidati da una raccomandazione»: quella fatta dallo stesso Papa Bergoglio nell’omelia di martedì scorso, durante la messa mattutina a Santa Marta: «un popolo che non rispetta i nonni non ha futuro perché ha perso la memoria».
Infine l’arcivescovo Zimowski ha concluso il suo intervento annunciando il tema del prossimo convegno internazionale degli operatori sanitari che si terrà nel novembre 2014: «La Chiesa al servizio delle persone affette da disturbi autistici: percorsi di cura per riconoscere ed accogliere un silenzio eloquente».
L'Osservatore Romano