venerdì 22 novembre 2013

DAVANTI AD UN'ANIMA FORTE, IL DIAVOLO TREMA (2)



Per definizione il diavolo è quella «invisibile potenza personale che dirige le forze del male in lotta con i disegni di Dio e a danno dell'uomo». «Quando pecchiamo, noi cadiamo sotto l'impero del diavolo - scrive S. Gerolamo - ed egli non ci dà mai riposo, ma ci spinge continuamente ad aggiungere delitto a delitto, finché se ne formi una montagna» (Comment.).
Il demonio si trova dappertutto e sempre cerca di perderci. Il demonio gira nell’aria, nell’acqua, sulla terra, nell’inferno... « I nostri persecutori, dice Geremia, vincono nella corsa le aquile, ci tengono dietro su per i monti, ci tendono imboscate nei deserti » (Lament. IV, 19). Essi sono in un attimo dovunque loro vogliono, solo per permissione di Dio; vanno più rapidi del pensiero; vedono tutto senza essere veduti; intendono tutto senza farsi scorgere. Basti dire che il demonio è sempre in giro in cerca di preda: «Circuit quaerens quem devoret». Questo andare e venire che il demonio ci va facendo intorno indica: 1° che egli è vagabondo e instabile, poiché abbandonando Dio col peccato, ha perduto la fermezza dello spirito. Egli che voleva sedere sul trono dell'Onnipotente, è condannato ad errare sempre, a non posare mai, neppure nell’inferno. Egli non godrà mai né riposo, né sonno. 2° Denota l'ira e l'insaziabile brama di nuocere, che lo rode; 3° le astuzie, le scaltrezze, le finzioni e gl’inganni suoi. 4° Principe del mondo, egli percorre il suo impero; 5° Cerca e va annusando come un segugio; 6° I suoi giri mostrano la sagacia delle sue esplorazioni; 7° Trae i peccatori a compiere il cerchio delle loro iniquità, affinché cadano allora nel cerchio dell’eternità infelice...
Scienza del demonio. Satana indaga il vizio, l’inclinazione, il lato debole di ciascuno, e da questa parte lo assale. «Egli conosce, dice S. Leone, chi deve accendere di cupidigia, a chi deve inoculare il veleno dell'invidia, chi deve adescare con la gola, e chi deve solleticare con la lussuria. Sa chi può essere turbato dalla mestizia, chi sedotto dalla gioia, chi vinto dal timore, chi guadagnato dal meraviglioso. Di ciascuno studia le inclinazioni e gli affetti, scopre le cure e trova il mezzo di nuocere dove l'uomo è più debole». Per permissione di Dio, il diavolo è informato di tutto ciò che avviene su la terra. Vede i pensieri, i desideri, le parole, le azioni, le omissioni, il procedere di tutti gli uomini. Egli sa e ricorda tutto ciò che è avvenuto dal principio del mondo. Conosce tutti i raggiri, le volte e i ripieghi da prendere per insinuarsi, sedurre, vincere, abbattere, ammazzare e trascinare all'inferno. È tutt’occhi, tutt’orecchi, tutto lingua, tutto spirito e intelligenza e avvedutezza e scienza. Benché sepolto nelle più fitte tenebre, «vede, comprende, pesa».
Malizia e scaltrezze del demonio. Il demonio, nota S. Cipriano, è chiamato serpente, perché come il serpente striscia e s’insinua insensibilmente e nasconde il suo avanzare per ingannare. Così grande è la sua astuzia, così fini e scaltre le sue arti, che fa cambiare la notte col giorno, il giorno con la notte, il veleno col rimedio; spinge alla disperazione sotto pretesto di speranza, alla diserzione simulando di condurre alla fedeltà; presenta al nostro culto l’Anticristo sotto il nome di Cristo. Di questo modo, sostituendo alla verità la menzogna, arriva a far scomparire la verità. Del resto, già S. Paolo ammoniva i Corinzi che Satana si trasforma in angelo di luce per sedurre (II Cor. XI, 14). La malizia, la scaltrezza, gli artifizi di Satana in ciò principalmente si manifestano: 1° che osserva i luoghi meno muniti e difesi, come dice S. Gerolamo; 2° che non presenta mai all’uomo, come notava già il Crisostomo, il peccato in modo scoperto, ma sempre travestito e camuffato, non si avventa d’un salto, ma cammina pian piano, s’infiltra inosservato per le fessure finché sommerge interamente tutto. Per far cadere nel peccato si nasconde, poiché così laido e schifoso e orribile è il suo aspetto, che se si mostrasse come è, non lo avvicinerebbe nessuno. Egli cela la bruttezza del peccato, di quel peccato che, figlio di Satana, è lurido, sporco, orribile come suo padre; egli dà al peccato l’apparenza ed il nome di dolcezza, di fiori, di felicità, e anche di virtù. Nasconde l’amo del peccato, e soprattutto della voluttà, affinché restiate presi a quest’ago pungente e mortifero, mentre gustate i piaceri fallaci e avvelenati.
Egli porta l’uomo al vizio. A poco a poco e insensibilmente, comincia a far commettere le colpe leggere, poi trascina man mano nelle più gravi. Il demonio, audacissimo, vorrebbe pure, se l’osasse e lo potesse, farci subito cattivi al pari di lui, ma, scaltro com’è, prevede che non vi riuscirebbe; vorrebbe pure assalirci apertamente, ma teme che gli sfugga la preda; quindi procede per gradi, dice Bossuet (Sur les Démons). Egli striscia come serpe e ne simula i movimenti: ora scopre la testa, ora la coda. Striscia mentre è lontano, affinché l’uomo non si accorga di lui, poi morde appena è vicino. Studia le particolari inclinazioni e vi si adatta; quindi non solleticherà di lussuria l’avaro, né tenterà di avarizia l’impudico: perché la dissolutezza è compagna della prodigalità. Trasporterà l’ambizione a vagheggiare l’apice del potere; spingerà l’orgoglioso ad adorare se medesimo; stuzzicherà la fame nell’uomo inclinato al vizio della gola. In un modo seduce il libertino, in un altro il saggio, in un altro ancora lo scrupoloso. Assale il ragazzo, il giovane, l’uomo maturo, il vecchio, ciascuno secondo l’età, la complessità, l’inclinazione propria. Di questo attacca il corpo, di quello lo spirito; quando ferisce all'esterno, quando all'interno; tasta il lato debole e da questo muove all’assalto; presenta il fiore e nasconde la spina; indora il calice e vi mesce il veleno. Osservate, va gridando, com’è bello questo fiore! che soave olezzo tramanda! Vedete com’è deliziosa questa coppa! Provate il soave e delizioso liquore che contiene! bevete, tracannate. Deh! Attenti a questo fiore, questa bevanda sono avvelenati; se li toccate, morrete per l’eternità... Alla fin fine non è che un pensiero, dice lo spirito maligno, un semplice sguardo, una piccola compiacenza...
Il diavolo è avveduto, tenta Eva. Dice Bossuet, cammina passo passo: spinge Giuda prima all'avarizia, poi alla vendita del suo Dio, quindi al tradimento, finalmente alla disperazione, al capestro, all’inferno. Osservate la tattica che tenne lo spirito maligno nell’assalire i nostri primi padri. Il serpente, dice la Scrittura, il quale era il più scaltro fra gli animali, disse alla donna: «Perché mai Dio non vi ha permesso di mangiare di qualunque frutto del paradiso? » (Gen. III, 1). Questa sola interrogazione è già un delitto. Perché t’immischi tu, o serpe infernale, in quello che ha ordinato Dio? Quello che Dio ha prescritto è sacro... Non si comporta forse così Satana nel sedurre ogni uomo? Perché non farete voi la tal cosa? Perché non adocchiare la tal persona? Perché non andrete in quel luogo? Perché, ecc., ecc. Eva risponde: «Iddio ci ha proibito di mangiare e di toccare il frutto dell'albero che è nel mezzo del paradiso, perché non c’incolga forse la morte» (Gen. III, 3). Eva imprudente! Ella ebbe la debolezza di ascoltare un istante il serpente e per ciò cominciò a soccombere, a divenire colpevole. Non è questo pur troppo il modo con cui noi ci deportiamo? Il serpente, vedendo la debolezza di Eva, s’inoltra e al delitto dell'interrogazione aggiunge quello della negazione. Risponde alla donna tondo e franco: «No, in fede mia, voi non morrete». Non adopera una consimile astuzia a nostro riguardo il demonio? Via, non c’è poi quel gran male che si dice... Che esagerazione... troppa severità... E che? Vi sarà forse l’inferno per cosi poco? Oibò!... Finalmente, per sedurre interamente Eva, il serpente al delitto d’interrogazione ed a quello di negazione fa seguire il terzo che è di affermazione, soggiungendo: «Sa bene Dio che in quel giorno in cui ne mangerete, si apriranno gli occhi vostri e sarete come dèi, conoscitori del bene e del male » (Ib. 5). Ecco Eva ingannata e perduta! «Si accorse la donna che il frutto era bello a vedersi e gustoso a mangiarsi, quindi ne prese e ne mangiò e lo porse al marito il quale pure ne mangiò (Ib. 6). E si aprirono gli occhi di ambedue, e conobbero ch’erano nudi, ecc. (Gen. 7). Ecco i felici e gli dèi, come sa renderli il demonio! Tutti quelli che danno orecchio al serpente trovano le medesime ricompense... 0 infelici mortali che ascoltate il demonio, padre della menzogna e della morte, nemico giurato della felicità dell’uomo, e di Dio medesimo!... «I demoni, ci avverte S. Pietro, ci seducono con parole di doppiezza e fanno delle anime nostre un traffico per l’inferno» (II, II, 3); quindi il Salmista esclamava: «Questi orgogliosi spiriti delle tenebre mi hanno teso di nascosto il laccio» (Psalm. CXXXIX, 5).
Va schiacciato, il serpente. «Se al primo comparirci innanzi, noi non schiacciamo subito la testa al serpente infernale, cioè non resistiamo alla prima sua suggestione, egli ci si caccia tutto quanto in fondo al cuore, senza che noi ce ne avvediamo», scrive S. Gerolamo. Il demonio è chiamato serpente e prese la forma di questo rettile per sedurre i nostri padri, poiché: 1° Il serpente è scaltro ed avveduto di natura sua; 2° Si tiene in agguato, assale l’uomo di soppiatto e lo morde all’improvviso; 3° Striscia, inocula il suo veleno e uccide l’uomo; 4° Il serpente tocca la terra con tutte le parti del suo corpo; il demonio non altro aspira che il piacere delle cose terrene e carnali.
Le cinque menzogne. Notate come per sorprendere e ingannare Adamo ed Eva, il demonio si valse di cinque evidenti menzogne: La prima: «Voi non morrete» — Nequaquam moriemini. — La seconda: «I vostri occhi si apriranno» — Aperientur oculi vestri. — La terza: «Voi sarete quali dèi» — Eritis sicut dii. — La quarta: «Conoscerete il bene e il male» — Scientes bonum et malum. — La quinta: «Sa Dio che quello che vi dico è vero » — Scit enim Deus quod, etc. « Il Signore, dice Isaia, visiterà, armato della sua lunga, forte e tagliente spada, Leviatan, serpente enorme e tortuoso, e l’ucciderà» (XXVII, 1). La spada di cui si dice armato Dio è la croce; il serpente è detto enorme per la sua forza, tortuoso per la sua depravazione e per le astuzie con cui avvolge l’uomo. Il diavolo dissuade sempre dal bene, mettendolo in vista di cosa inutile, penose, impraticabili, ecc... Tira sempre al male, dandogli aspetto di vantaggioso, dolce, delizioso, ecc... Autore della morte, non conduce mai alla vita della grazia e della gloria, ma alla perdita dell’innocenza e alla morte spirituale nel mondo e nell’eternità.
Odio del demonio contro l’uomo e guerra che gli muove. Il diavolo, dichiaratosi nemico personale di Dio e nulla potendo contro di Lui, se ne vendica sulla Sua immagine e la disonora lacerandola, sempre studiando, spirito invidioso, vani disegni di vendetta. Spirito tenebroso, furioso e disperato, ostenta un fasto insolente in luogo della sua grandezza naturale. Adopera arti maliziose, non respira che l’odio, la dissensione, l'invidia. Pare che Satana e gli angeli suoi dicano: «No, non saremo noi i soli miserabili; quanti uomini morranno per nostra mano! Ah! sapremo ben noi fare dei posti vacanti, e vi saranno tra i condannati di quelli che si sarebbero seduti tra i giudici!». L’odio dei demoni contro di noi è tale, udite e inorridite di tanto eccesso, che non solo si compiacciono di rubare e manomettere, ma anche di macchiare e degradare l’anima nostra; amano di più corromperci che tormentarci, toglierci l'innocenza più che il riposo, renderci cattivi ancor più che miseri. Vuole conquistarci per averci compagni dopo di averci avuti complici, e ci spinge a perdere la nostra salute e la felicità eterna. E questo fa: 1° In odio a Dio, affinché non sia da noi adorato. Tanto odio, contro Dio gl’ispira il suo orgoglio che, a parere di molti autori, se anche Dio gli promettesse di perdonarlo a patto che si umiliasse, egli preferirebbe soffrire eternamente, piuttosto che rinunziare al suo odio ed al suo orgoglio; 2° Ci fa la guerra per gelosia; 3° Ce la fa anche per orgoglio. Egli vorrebbe farci simili a lui per dominare e regnare sopra di noi, ma noi dobbiamo sostenere una lotta terribile e senza tregua contro i demoni, secondo la parola di S. Paolo agli Efesini [Eph. VI,12). Satana fu veduto da Zaccaria stare in piedi per fare la guerra (Zach. III, 1). I più inveterati, furiosi, implacabili odi fra gli uomini, :non danno che una pallida ombra, in confronto degli odi dei demoni. Basta dire ch’essi sono tutt’odio, gelosia, desiderio di vendetta eterna.
Il demonio ebbe l’audacia di assalire Gesù Cristo medesimo. A chi domandasse perché Gesù Cristo ha permesso al demonio di tentarlo, si potrebbe rispondere con S. Agostino: «Siccome per pietà di noi ha voluto farsi uomo, nascere in un presepio, soffrire e morire su la croce, così per bontà e misericordia verso di noi ha permesso di essere tentato». «Gesù Cristo, dice S. Gregorio, ha voluto vincere le nostre tentazioni per mezzo delle sue, come ha voluto essere vittorioso della nostra morte per mezzo della sua». Del resto, nel mistero della sua tentazione Gesù Cristo ci ha insegnato che la tentazione non è peccato, finché non ci esponiamo temerariamente e vi resistiamo. In secondo luogo ci ha mostrato il metodo con cui trionfare. Gesù Cristo è nostro modello, nostro capitano, perciò volle lottare egli medesimo per abbattere il demonio e insegnarci come possiamo vincerlo. In terzo luogo ha voluto compatire alle nostre tentazioni e comunicarci, per i meriti della sua vittoria, la forza di riuscirne anche noi vittoriosi. Se l’«infermità» di Gesù Cristo è nostra forza, se le sue ferite sono nostra guarigione, se la sua morte è nostra vita, ci è ben permesso sperare e sostenere che la sua tentazione è nostra vittoria... «Il figlio di Dio, scrive S. Giovanni, venne nel mondo per distruggere le opere del demonio» (I, III, 8). Satana osò, nel suo odio e nella sua sfrontatezza, attaccare Dio medesimo; ora come credere che voglia risparmiare l’uomo? Gesù Cristo tollerò di essere tentato dal diavolo, ma intanto egli lo cacciava dal corpo degli ossessi e questo medesimo potere comunicò agli apostoli ed ai suoi discepoli.
Crudeltà e furore del demonio contro gli uomini. Il demonio come leone furioso si aggira intorno a noi, scrive S. Pietro, «cercando chi divorare» (I, V, 8). Notate che l’apostolo non dice che il diavolo cerca chi mordere, ma cerca chi divorare. E S. Giovanni nell'Apocalisse annunzia guai e sventure alla terra e al mare, perché il demonio scende con grande collera, sapendo che poco tempo gli rimane da disporre (Apoc. XII, 12); poi ripete di aver veduto il dragone uscire furibondo a fare battaglia (Ib. 17). «Simone, Simone, diceva Gesù Cristo, ecco che Satana vi assale per crivellarvi come grano» (Luc. XXII, 31). La rabbia e la crudeltà del demonio, dice il Salmista, lo portano a perseguitarmi, ad afferrarmi e a calpestare nel fango la mia vita e la mia gloria (Psalm. VII, 5). I miei nemici mi hanno assalito e hanno inceppato i miei piedi, i loro occhi sono fissi a terra, ecco che si scagliano su di me come leoni sulla preda; come leoncelli al primo loro uscire dalla tana; levati, o mio Dio, previeni i loro assalti, fiacca il loro orgoglio, strappa l'anima mia da questi mostri (Psalm. XVI, 11-13). «Voi servirete dèi stranieri, annunziava Dio per bocca di Geremia, li servirete con zelo e premura, ed essi non vi daranno un istante di riposo» (XVI, 13). Questi pretesi dèi, così crudeli, sono i demoni...
Adattamento da fonte: "I tesori di Cornelio ALapide", Delitti (Progresso e numero dei delitti), Demonio, pp. 458-463, dagli scritti del Barbier
 Carlo Di Pietro