lunedì 25 novembre 2013

Come diventare sale



Omelie e non solo in un libro del cardinale Angelo Comastri.



(Silvia Guidi) La parte più sorprendente del libro sono i riquadri finali, posti al termine di ogni capitoletto, in cui accanto a frasi di Giovanni Crisostomo, John Henry Newman o madre Teresa di Calcutta ci sono anche citazioni di Montale, Pasolini, o Ezra Pound, come anche “interviste impossibili” a Gesù (e su temi scottanti, come il problema del male e il mistero della sofferenza). Il volume Una Buona Notizia per te! - ciclo A (Torino - Città del Vaticano, Elledici - Libreria Editrice Vaticana, 2013, pagine 300, euro 15) del cardinale Angelo Comastri, arciprete della basilica di San Pietro, raccoglie le omelie per tutte le domeniche e le feste principali dell’anno liturgico A. Il testo dialoga con semplicità e immediatezza con il lettore, esortandolo a “diventare sale”. Il mondo ha bisogno di “conservanti” per non corrompersi; il sale dà sapore e non permette che il cibo marcisca, ma essere sale significa anche accettare di mescolarsi a tutto.
Comastri cita Averardo Dini (canonico della basilica di San Lorenzo a Firenze e tra i fondatori del settimanale «Toscana Oggi»): «Il posto del discepolo di Cristo non è sul Tabor, ma giù, a valle, dove scorre il fiume umano che quasi ogni giorno è gonfio di tumultuose passioni (...) non posso fuggire. Sono mandato come lievito in mezzo alla farina. Devo allora alzare la tenda sul marciapiede, ove l’uomo passa e vive, ama e pecca, lavora e piange, canta e maledice, litiga e sogna». Nel campo di battaglia del cuore dell’uomo, l’altro ingrediente imprescindibile è la fiducia nella positività di tutto ciò che esiste, perché — e qui l’autore ricorda una celebre frase di Olivier Clément — «la vera vittoria del diavolo consiste nel chiudere l’uomo nella fumeria d’oppio della sua mancanza di speranza». Un’insidia pericolosa, però, si nasconde anche nell’atteggiamento opposto: «Gesù — scrive l’autore nel commento alla decima domenica per annum — rivela una decisa allergia verso una categoria di persone: coloro che si ritengono giusti e usano la loro giustizia per condannare, escludere e mortificare, diventando, così ingiusti (...) costoro fingono di essere dalla parte di Dio ma, in verità, restano nella durezza del loro cuore e pretendono di attaccare un’etichetta religiosa a giustificazione dei loro comportamenti. Ma con Dio questo trucco non funziona».
L'Osservatore Romano