giovedì 31 ottobre 2013

Sulle indulgenze in punto di morte (2)


Risponde padre Edward McNamara, L.C., professore di Teologia e direttore spirituale


Rispondendo ad un articolo del 18 ottobre scorso sull’indulgenza plenaria in punto di morte (*), un lettore dello Stato del New Hampshire ha scritto: "Nel suo articolo Lei non dice quale specifica preghiera o azione una persona in punto di morte, dovrebbe fare in assenza di un sacerdote, per ricevere l'indulgenza plenaria".
Non l’ho detto perché, come menzionato nel Manuale delle Indulgenze, le solite condizioni richieste per l’acquisto dell'indulgenza plenaria vengono sostituite dall’aver “recitato abitualmente durante la vita qualche preghiera”. Il motivo di questa generosa concessione è facile: molte persone in punto di morte non sono in grado di recitare qualsiasi preghiera specifica.
Un altro lettore, da Mumbai, in India, ha commentato: "Si afferma che ‘l’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati già rimessi per quanto riguarda la colpa’. Gentilmente può chiarire cosa significa ‘pena temporale’ con esempi? I peccatori che si pentono e si confessano sono pienamente qualificati per ricevere il premio eterno da Dio. Perché allora questo percorso in più? È obbligatorio per tutti? Ci può spiegare visto che molti, come me, sono confusi”.
Dato che il tema delle indulgenze non era il punto principale della mia precedente risposta, ho limitato la mia citazione al n° 1471 del Catechismo della Chiesa Cattolica. I due numeri successivi chiariscono il concetto sotto il titolo “Le pene del peccato”.
1472. Per comprendere questa dottrina e questa pratica della Chiesa bisogna tener presente che il peccato ha una duplice conseguenza. Il peccato grave ci priva della comunione con Dio e perciò ci rende incapaci di conseguire la vita eterna, la cui privazione è chiamata la «pena eterna» del peccato. D'altra parte, ogni peccato, anche veniale, provoca un attaccamento malsano alle creature, che ha bisogno di purificazione, sia quaggiù, sia dopo la morte, nello stato chiamato purgatorio. Tale purificazione libera dalla cosiddetta «pena temporale» del peccato. Queste due pene non devono essere concepite come una specie di vendetta, che Dio infligge dall'esterno, bensì come derivanti dalla natura stessa del peccato. Una conversione, che procede da una fervente carità, può arrivare alla totale purificazione del peccatore, così che non sussista più alcuna pena.
1473. Il perdono del peccato e la restaurazione della comunione con Dio comportano la remissione delle pene eterne del peccato. Rimangono, tuttavia, le pene temporali del peccato. Il cristiano deve sforzarsi, sopportando pazientemente le sofferenze e le prove di ogni genere e, venuto il giorno, affrontando serenamente la morte, di accettare come una grazia queste pene temporali del peccato; deve impegnarsi, attraverso le opere di misericordia e di carità, come pure mediante la preghiera e le varie pratiche di penitenza, a spogliarsi completamente dell'«uomo vecchio» e a rivestire «l'uomo nuovo»”.
Qui il Catechismo cerca di spiegare in termini umani qualcosa che è intimamente legato al rapporto di ciascuna persona con Dio nella comunione dei santi (cfr. CCC 1474ff ). Come suggerisce il testo, la "pena" non è esterna, ma deriva dall’imperfezione dell'amore che il peccato comporta. La purificazione è , in un certo senso, una ricerca della perfezione nell'amare Dio sopra ogni cosa e il prossimo come noi stessi, come Cristo ci ha amati.
Se non riusciamo a raggiungere questa perfezione di amore in questa vita, allora desideriamo necessariamente e spontaneamente di raggiungerla dopo la morte. Questo ci renderà capace di contemplare il Signore faccia a faccia, senza distogliere lo sguardo a causa di qualche imperfezione di amore che ci impedisce di incontrare il Suo sguardo amorevole.
Di nuovo, stiamo usando le immagini e il linguaggio umano. Tutte queste immagini sono inevitabilmente imperfette e non riescono a chiarire la pienezza del mistero.

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18 Ott 2013
Ho sempre sentito dire che un sacerdote può impartire una benedizione apostolica a nome del Papa a chi è in punto di morte, concedendo in questo modo l'indulgenza plenaria. Questa informazione è corretta? -- T.T. ...