martedì 17 settembre 2013

Papa Francesco: "Chi governa sia umile”



Francesco: “I cattolici si immischino in politica E chi governa sia umile”
di Andrea Tornielli
in “La Stampa” del 17 settembre 2013
Chi governa deve avere come caratteristiche «umiltà e amore per il popolo». E il buon cattolico
deve «immischiarsi» in politica. Lo ha detto ieri mattina Papa Francesco nell’omelia della messa
celebrata a Santa Marta, commentando il Vangelo del centurione che chiede con umiltà la
guarigione del servo, e la lettera di San Paolo a Timoteo con l’invito a pregare per i governanti.
Brani che sono serviti a Bergoglio per spiegare il «servizio dell’autorità».
Chi governa, ha detto Francesco, «deve amare il suo popolo», perché «un governante che non ama,
non può governare: al massimo potrà disciplinare, mettere un po’ di ordine, ma non governare».
«Non si può governare senza amore al popolo e senza umiltà! - ha spiegato il Papa - E ogni uomo,
ogni donna che deve prendere possesso di un servizio di governo, deve farsi queste due domande:
“Io amo il mio popolo, per servirlo meglio? Sono umile e sento tutti gli altri, le diverse opinioni, per
scegliere la migliore strada?”. Se non si fa queste domande il suo governo non sarà buono. Il
governante, uomo o donna, che ama il suo popolo è un uomo o una donna umile». Parole distanti
mille miglia da una politica caratterizzata da tatticismi, lotta per il mantenimento del potere o
interessi personali. Parole che mettono nuovamente al centro il «bene comune».
Ma Bergoglio, riecheggiando San Paolo che invita i cittadini ad elevare preghiere «per tutti quelli
che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla», ha ricordato che non ci
si può disinteressare della politica. «Nessuno di noi può dire: “Ma io non c’entro in questo, loro
governano”. No, no, io sono responsabile del loro governo e devo fare il meglio perché loro
governino bene e devo fare il meglio partecipando nella politica come io posso. La politica dice la
Dottrina Sociale della Chiesa - è una delle forme più alte della carità, perché è servire il bene
comune. Io non posso lavarmi le mani, eh? Tutti dobbiamo dare qualcosa!».
Francesco ha quindi osservato come sia invalsa l’abitudine di dire soltanto male dei governanti,
lamentandosi per le «cose che non vanno bene». «Tu senti il servizio della Tv e bastonano,
bastonano; tu leggi il giornale e bastonano. Sempre il male, sempre contro!». Forse - ha proseguito
il Pontefice - «il governante, sì, è un peccatore, come Davide lo era, ma io devo collaborare con la
mia opinione, con la mia parola, anche con la mia correzione» perché tutti «dobbiamo partecipare al
bene comune!». E se «tante volte abbiamo sentito dire: “Un buon cattolico non si immischia in
politica” - ha aggiunto - questo non è vero, quella non è una buona strada».
«Un buon cattolico - ha precisato Bergoglio - si immischia in politica, offrendo il meglio di sé,
perché il governante possa governare. Ma qual è la cosa migliore che noi possiamo offrire ai
governanti? La preghiera!». Pertanto, ha concluso Francesco, «diamo il meglio di noi, idee,
suggerimenti, il meglio, ma soprattutto il meglio è la preghiera. Preghiamo per i governanti, perché
ci governino bene, perché portino la nostra patria, la nostra nazione avanti e anche il mondo, che ci
sia la pace e il bene comune».
Così come aveva fatto in occasione del drammatico appello per la pace in Siria, richiamando
all’impegno di tutti nella preghiera e nel gesto concreto del digiuno, Francesco invita dunque a una
responsabilità simile verso la politica, chiedendo che si preghi per chi ha responsabilità di governo.
Ma chiedendo allo stesso tempo ai governanti umiltà e amore per il popolo.

*

L’invito di Papa Francesco ai cattolici “Immischiatevi in politica, date il meglio” 
di Marco Ansaldo
in “la Repubblica” del 17 settembre 2013
«I cittadini non possono disinteressarsi della politica». E, soprattutto, «un buon cattolico si
immischia in politica, offrendo il meglio di sé, perché il governante possa governare». Sono stati
finora rari gli accenni del nuovo Papa al mondo della politica. Solo qualche tempo dopo la sua
elezione, ad esempio, Francesco aveva detto che lo spazio dei rapporti fra la Chiesa e l’ambiente
politico italiano sarebbero tornati ad essere gestiti dalla Cei, togliendoli così di fatto dalle mani della
Segreteria di Stato, chiamata ora a operare più con l’estero.
Ieri Jorge Mario Bergoglio ha affrontato di nuovo l’argomento, nell’omelia di prima mattina
pronunciata in Vaticano nella Casa Santa Marta, ma mettendosi dalla parte dei fedeli. «Nessuno di
noi può dire “ma io non c'entro in questo, loro governano...”. No, io sono responsabile del loro
governo e devo fare il meglio perché loro governino bene e devo fare il meglio partecipando nella
politica come posso. La politica – ha spiegato il Pontefice argentino, richiamandosi alla dottrina
sociale della Chiesa - è una delle forme più alte della carità, perché è servire il bene comune. Io non
posso lavarmi le mani, tutti dobbiamo dare qualcosa. C’è l'abitudine di dire solo male dei
governanti e fare chiacchiere sulle cose che non vanno bene: senti il servizio della tv e bastonano,
bastonano; leggi il giornale e bastonano ».
Ha osservato allora Francesco: «Se tante volte abbiamo sentito dire che “un buon cattolico non si
immischia in politica”, questo non è vero, quella non è una buona strada». Dunque, ha concluso il
Pontefice, «diamo il meglio di noi, idee, suggerimenti, ma soprattutto la preghiera: preghiamo per i
governanti, perché ci governino bene, perché portino la nostra patria, la nostra nazione avanti e
anche il mondo».
In mattinata, nella basilica di San Giovanni in Laterano, di fronte al clero di Roma il Papa ha poi
affrontato un tema di forte impatto: le coppie di conviventi, i divorziati risposati in seconde nozze, i
matrimoni annullati dalla Chiesa. Non ha annunciato rivoluzioni dottrinali. Ha invitato però i
sacerdoti ad avere un atteggiamento di «accoglienza» nei confronti dei fedeli in difficoltà, pur nella
«verità» del Vangelo. Una questione, quella dei divorziati risposati, che interessa una larga fetta di
persone, tanto i cattolici quanto i laici. E Francesco, dando il segno di cogliere bene l’importanza
dell’argomento, ha annunciato che il tema verrà addirittura trattato nella riunione degli otto
cardinali suoi consiglieri dal 1 al 3 ottobre, e nel prossimo Sinodo dei vescovi.