venerdì 27 settembre 2013

Alla scuola di Papa Francesco



Il comunicato finale del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana. 

I vescovi italiani, riunitisi dal 23 al 25 settembre per i lavori del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana «hanno ripreso e fatto proprie le indicazioni offerte da Papa Francesco lo scorso maggio, nell’incontro avuto sulla tomba di Pietro». È quanto si legge nel comunicato rilasciato venerdì dalla Cei al termine dei tre giorni di lavoro e confronto tenutisi a Roma. Nell’incontro di maggio, ricordano i presuli, «il Papa rinnovava la propria fiducia nei pastori, li incoraggiava a continuare l’apprezzato cammino della Chiesa in Italia, indicando con chiarezza ambiti di competenza e, prima ancora, condizioni per assumerli con convinzione»: «Voi — aveva detto il Santo Padre — avete tanti compiti: la Chiesa in Italia, …il dialogo con le istituzioni culturali, sociali, politiche… il lavoro di fare forte le Conferenze regionali, perché siano la voce di tutte le regioni, tanto diverse… e anche il lavoro per ridurre un po’ il numero delle diocesi tanto pesanti… Andate avanti con fratellanza».
Queste indicazioni, comunica la Cei, sono state il primo materiale di confronto e approfondimento della sessione autunnale del Consiglio permanente. La ricchezza di quell’incontro — si legge nel comunicato finale — «è viva nel cuore di tutti i vescovi: nella meditazione, in particolare, Papa Francesco aveva riproposto con forza l’attualità della domanda posta dal Risorto a Pietro: “Mi ami tu? Mi sei amico?”, “unica questione veramente essenziale, premessa e condizione per pascere le sue pecore, i suoi agnelli, la sua Chiesa”. Nel contempo, aveva pure ricordato la natura della Chiesa: “Non siamo espressione di una struttura o di una necessità organizzativa: anche con il servizio della nostra autorità siamo chiamati a essere segno della presenza e dell’azione del Signore risorto, a edificare, quindi, la comunità nella carità fraterna”». Le indicazioni del magistero pontificio sono state confermate e approfondite, rende noto la Cei, nei recenti colloqui con il cardinale presidente Angelo Bagnasco, nel corso dei quali il Papa ha espresso la volontà che, nel segno della collegialità, la partecipazione dei vescovi alla vita della Conferenza episcopale italiana sia sempre maggiore: «Per un’assunzione ampia e attiva di orientamenti e decisioni sempre meglio condivise, per un giudizio concorde e scelte corrispondenti in ordine alle circostanze pastorali di questo tempo».
Durante i lavori, spiega la Cei, insieme alla gratitudine per le proposte e gli stimoli offerti dal Papa, del quale si è evidenziato una volta di più il peculiare legame con la Conferenza episcopale italiana, i vescovi hanno sottolineato che prima e più di un eventuale rinnovamento dei profili organizzativi», le indicazioni pontificie «inseriscono nella Conferenza episcopale italiana un nuovo dinamismo, una visione e uno stile di Chiesa; favoriscono il coinvolgimento, l’unità e una crescente e più incisiva corresponsabilità». A tal fine in Consiglio permanente «è emersa la necessità di modulare gli interventi e iniziative a partire da un profondo ascolto del magistero pontificio, con costante attenzione al dialogo con il mondo cattolico». In questa prospettiva, si legge ancora nel comunicato, «il cammino di preparazione al Convegno ecclesiale nazionale di metà decennio, le Settimane sociali dei cattolici italiani, le iniziative del Progetto culturale e gli stessi Congressi eucaristici nazionali, sono avvertiti come opportunità da valorizzare per un maggiore coinvolgimento del laicato cattolico, di cui si intende non soltanto incoraggiare la formazione alla dottrina sociale della Chiesa, ma anche promuovere un’autentica valorizzazione, attraverso la creazione di nuovi spazi di dibattito». Nel mettere a fuoco il ruolo odierno della Cei, il Consiglio permanente «ha sottolineato la necessità di riflettere sulla sua evoluzione storica»: «Dal Concilio a oggi — è stato evidenziato — la Chiesa in Italia si è strutturata, ha preso forma, ha rinnovato catechesi, liturgia e carità: anche gli aspetti organizzativi, per essere compresi, vanno ricondotti all’interno di questa ricchezza».
I vescovi hanno anche affrontato i temi più sensibili della vita culturale, sociale ed economica del Paese. Debolezza, scrive la Cei, «si rileva anche sul piano politico», dove la famiglia «non riscontra l’impegno e mediazione di risposta alcuna. In questa direzione, il richiamo dei vescovi ai rappresentanti del bene comune — si legge nel comunicato — si è esteso alla necessità di evitare in ogni modo inutili divisioni, destinate unicamente ad allontanare il treno della ripresa economica». Sulla situazione politica italiana si è soffermato il segretario generale della Cei, il vescovo Mariano Crociata, nel corso della conferenza stampa di presentazione del comunicato finale. La, stabilità, ha detto il presule, «è il presupposto per la tenuta del Paese e per la coesione sociale in una situazione di perdurante crisi che pesa sulla vista della nostra Italia». Su questo punto, ha aggiunto «tutti i vescovi condividono le parole pronunciate dal cardinale Bagnasco» nella prolusione, con l’«invito preciso a lavorare a soluzioni che garantiscano stabilità».
L'Osservatore Romano

*

La Cei pronta a cambiare lo statuto per eleggere il presidente


Preparato un questionario per i vescovi: il Papa vuole più collegialità e più coinvolgimento delle conferenze episcopali regionali

ANDREA TORNIELLI


La riunione del Consiglio permanente, il «parlamentino» della Cei che si è chiuso a Roma, è stata segnata dalle novità: Francesco vuole che i vescovi discutano l'opportunità di cambiare lo statuto della Conferenza episcopale e dunque se lo vogliono, di eleggere direttamente il loro presidente, fino ad oggi  nominato direttamente dal Papa.


Il dibattito interno è stato vivace, tutti i membri del Consiglio sono intervenuti, si avverte la necessità per la Chiesa italiana di sintonizzarsi con il nuovo Papa che non si stanca di proporre una «conversione pastorale» e un identikit del vescovo che sia vero pastore, capace di stare in mezzo alla gente, non un burocrate, un «chierico di stato» né tantomeno qualcuno con la «psicologia del príncipe». Il discorso che Francesco aveva fatto ai vescovi durante l'assemblea generale dello scorso maggio era stato eloquentissimo anche se il segnale non era stato percepito da tutti.


Nel comunicato finale dei lavori, illustrato oggi dal segretario Mariano Crociata si afferma che la Cei e' pronta, con il contributo delle Conferenze episcopali regionali, a metter mano a «proposte sulla modalità di svolgimento del compito delle Commissioni episcopali, prendere in esame valutazioni circa la modalità di nomina delle diverse figure della presidenza, alla luce del peculiare legame tra la Chiesa in Itala ed il Santo Padre e a considerazioni in merito alle procedure di lavoro del Consiglio episcopale permanente e dell'assemblea generale».


Non ci sono tempi prefissati, ma il lavoro è già iniziato. Ed è stato predisposto un questionario da inviare ai vescovi per consultare le conferenze regionali. Tra le questioni suggerite dal Papa, che possono essere affrontate dai vescovi italiani c'è la possibilità di nominare segretario della Cei un sacerdote e non un vescovo, l'elezione del presidente - fino ad oggi scelto direttamente dal Papa in virtù dello speciale legame che unisce la Chiesa italiana con il vescovo di Roma -  e soprattutto una riduzione del numero delle diocesi del Belpaese, dopo gli accorpamenti avvenuti negli anni Ottanta.


Non è un mistero che Francesco suggerisca di ridurre le strutture, talvolta elefantiache, e di coinvolgere maggiormente i pastori delle Chiese locali. Anche le parole da lui dette a braccio lo scorso maggio, là dove sottolineava che il rapporto con le istituzioni, con il mondo della politica e della cultura appartiene ai vescovi, non sono da intendere come una delega alla presidenza o alla segreteria della Cei perché guidino i rapporti con la politica o ne dettino la linea, ma piuttosto come un invito a tutti i vescovi ad assumere questa responsabilità.


Insomma, la «conversione pastorale» voluta dal Papa e da lui testimoniata, sta facendo interrogare e discutere i vescovi. Nel comunicato stampa finale si legge che «prima e più di un eventuale rinnovamento dei profili organizzativi, le indicazioni pontificie inseriscono nella Conferenza episcopale italiana un nuovo dinamismo, una visione e uno stile di Chiesa; favoriscono il coinvolgimento, l'unità e una crescente e più incisiva corresponsabilità».


Non è escluso che anche lo strumento delle prolusioni - che negli scorsi decenni hanno rappresentato il modo con cui il cardinale Camillo Ruini «governava» la Chiesa italiana fornendo indicazioni e direttive pure in campo politico -  è possibile che venga ripensato in questa nuova fase.