sabato 31 agosto 2013

Un uomo di discernimento e di pace



"Fare memoria del cardinale Martini è un atto di giustizia": è quanto ha detto il Papa ricevendo ieri mattina, presso Casa Santa Marta, padre Carlo Casalone, provinciale d’Italia della Compagnia di Gesù con gli animatori e i membri della "Fondazione Carlo Maria Martini", nata in occasione del primo anniversario della scomparsa del porporato, che ricorre oggi 31 agosto. La Fondazione è un’iniziativa della Provincia d’Italia della Compagnia di Gesù, in collaborazione con l’Arcidiocesi di Milano, e si propone di ricordare il cardinale Martini – come si legge nel sito www.fondazionecarlomariamartini.it - “promovendo la conoscenza e lo studio della sua vita e delle sue opere, e di tenere vivo lo spirito che ha animato il suo impegno, favorendo l’esperienza della Parola di Dio nel contesto della cultura contemporanea” e con un’attenzione particolare al “dialogo ecumenico, interreligioso, con la società civile e con i non credenti, unitamente all’approfondimento del rapporto indissolubile tra fede, giustizia e cultura”. La Fondazione vuole inoltre promuovere “lo studio della Sacra Scrittura con un taglio che metta in gioco anche altre discipline, tra cui la spiritualità e le scienze sociali”, “collaborare a progetti formativi e pastorali che valorizzino la pedagogia ignaziana, soprattutto rivolti ai giovani”, nonché “sostenere l’approfondimento del significato e la diffusione della pratica degli Esercizi Spirituali”. All’incontro col Papa era presente anche il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi

R. - L’incontro con il Papa è stato un incontro breve, informale ma significativo, naturalmente, perché bisognava che il Papa fosse la prima persona informata direttamente sulla nascita di questa Fondazione e sulle sue finalità. Il provinciale, padre Casalone, ha rivolto un bell’indirizzo spiegando la natura e la finalità della Fondazione e il Papa ha risposto, come è suo solito, in modo molto spontaneo e diretto, con alcuni ricordi del cardinale Martini. In particolare, ha ricordato il suo ruolo fondamentale in occasione di una famosa Congregazione generale dei Gesuiti – la 32.ma nel 1974 – che discusse in modo allora abbastanza impegnativo e teso la questione del rapporto tra la fede e la giustizia. E il cardinale Martini – allora padre Martini, gesuita autorevole, credo che a quel tempo fosse Rettore del Biblico – ebbe un ruolo molto importante nella Congregazione dei Gesuiti come ruolo di unione e di saggio discernimento per vedere il rapporto positivo e profondo tra la fede e la giustizia. Ecco, Papa Francesco ha ricordato questo grande contributo di Martini, sia come servizio alla Compagnia di Gesù e alla sua unità nell’approfondire un tema fondamentale, e sia anche per il buon rapporto e la comprensione tra la Compagnia di Gesù e la Santa Sede – a quel tempo era Papa Paolo VI, che con i suoi collaboratori seguiva con molta attenzione e partecipazione anche la vita della Compagnia di Gesù ed i suoi problemi. Il cardinale Martini ebbe un ruolo determinante. 

D. – Quali parole ha avuto il Papa per il cardinale Martini a un anno dalla sua scomparsa?

R. - Papa Francesco ha qualificato padre Martini come uomo di discernimento e di pace, come profeta e uomo di pace; colui che ha aiutato molto a capire bene il rapporto fede-giustizia. E ha incoraggiato naturalmente la Fondazione al suo lavoro, ricordando il dovere dei figli di ricordare i padri, naturalmente: qui siamo nell’ordine spirituale ed ecclesiale, ma ha qualificato Martini come un padre nella Chiesa, padre per la sua diocesi, padre per innumerevoli persone. Ha ricordato che anche “noi, alla fine del mondo – diceva Papa Francesco – abbiamo ricevuto da lui un grande contributo per la conoscenza biblica ma anche proprio per la spiritualità e la vita di fede, nutrita dalla Parola di Dio”. Quindi, la Fondazione mette in cantiere le sue prime iniziative, fa i suoi primi passi con la benedizione e l’incoraggiamento di Papa Francesco: questo per noi era molto significativo.

D. – Un incontro importante, dunque …

R. – Era importante perché nell’anniversario della morte del cardinale Martini viene, appunto, istituita questa Fondazione. Alla Fondazione, lo ricordo, partecipano i Gesuiti italiani che sono i detentori, per volontà del cardinale Martini, del suo archivio personale, dei suoi scritti, mentre i libri della sua biblioteca sono andati alla diocesi di Milano. Per riassumere, questo lascito così importante viene amministrato e valorizzato da questa Fondazione a cui partecipano i Gesuiti italiani, rappresentanti della famiglia e rappresentanti dell’arcidiocesi di Milano. Quindi, è un’iniziativa che porta in sé la responsabilità dei componenti principali legati alla vita e all’eredità di Martini.
  
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Un anno fa, nella casa dei Gesuiti a Gallarate, in provincia di Varese, moriva il cardinale Carlo Maria Martini. Aveva 85 anni. Entrato nella Compagnia di Gesù a soli 17 anni, è stato rettore del Pontificio Istituto Biblico e poi della Pontificia Università Gregoriana. Quindi, Giovanni Paolo II lo aveva nominato arcivescovo di Milano nel 1979, ruolo che aveva ricoperto fino al 2002. Insigne biblista, fra le sue iniziative più importanti ricordiamo l’introduzione in Diocesi della “Scuola della Parola” per accostare i laici alla Sacra Scrittura con il metodo della Lectio divina. Suo amico per oltre 30 anni, l’arcivescovo di Chieti-Vasto, mons. Bruno Forte

R. – E’ un’amicizia che si è svolta nel tempo, attraverso questa medesima libertà, nel desiderio che ci univa profondamente di servire Cristo e la Chiesa con grande impegno. Dunque, un’amicizia vera, nella quale mai c’è stato, da parte mia, un dire qualcosa al cardinale solo per compiacerlo, perché so bene quanto egli volesse in tutto e sempre la verità. Questo ha comportato anche, a volte, diversità di vedute ma nella comune tensione a questo servizio d’amore a Cristo e alla Chiesa a cui accennavo. Da parte mia, posso dire di avere ricevuto tantissimo: dalla testimonianza di fede, di conoscenza della Scrittura, di servizio di amore alla Chiesa del cardinale Martini. E posso attestare quanto egli amasse, venerasse il Successore di Pietro e quanto anche il suo desiderio per una riforma non fosse ispirato da altro che da questo stesso amore alla Chiesa e dal desiderio di collaborare al ministero di Pietro, perché esso potesse esprimersi in tutta la sua ricchezza. Dunque, posso dire di averlo conosciuto così bene da non aver alcun dubbio che sia stato questo straordinario uomo di Chiesa: che la Chiesa ha voluto servire, che ha amato la Chiesa, che ha amato il Papa.

D. – Lei ha incontrato il cardinale Martini il giorno prima della sua morte e ha pregato con lui l’ultimo Padre Nostro. Quale ricordo ha di questi ultimi momenti di vita del cardinale Martini?

R. – Devo premettere che avevamo frequente occasione di sentirci telefonicamente, anche quando lui ormai faceva fatica a parlare. Ci aiutava la mediazione di don Damiano Modena, che era il sacerdote che ha accompagnato il cardinale Martini negli ultimi anni con dedizione totale. Fu proprio don Damiano che mi chiamò, qualche giorno prima, dicendomi: “Se desideri ancora incontrare il cardinale, vieni subito, perché mi sembra che sia ormai alla fine”. Fu così che io mi recai a Milano e arrivai che il cardinale aveva da poco terminato di celebrare l’ultima Messa della sua vita. L’aveva conclusa riuscendo ancora a dire, con un filo di voce: “La Messa è finita, andate in pace”. Un’espressione che, letta in quel momento, veramente dà come la chiave di tutta la vita del cardinale Martini: una vita eucaristica, una vita offerta in rendimento di grazie e in sacrificio d’amore a Dio. Il cardinale Martini era stato sedato in parte perché aveva una tosse che lo squassava, ciononostante era ancora vigile. Gli lessi una lunga lettera che gli avevo scritto facendo memoria dei tanti doni che avevo ricevuto da Dio attraverso di lui e che mi sembrava lui avesse dato alla Chiesa: basti solo pensare all’amore alla Parola di Dio e alla Lectio divina. Ma poi, iniziai a pregare e quanto intonai il Padre Nostro la mia commozione grande fu vedere che muoveva le labbra pregando con me. Padre Damiano mi disse poi che era stato l’ultimo Padre Nostro della sua vita. Per me, è stato un privilegio unico poterlo pregare con questo grande testimone di Gesù, che è stato anche – fino in fondo – un discepolo fedele di Sant’Ignazio di Loyola: la spiritualità di Ignazio di Loyola è fondamentalmente quella di piacere a Dio sempre e in tutto. Una volta, il cardinale Martini me la riassunse con un’idea che si dava negli esercizi spirituali di Ignazio e che è molto bella: l’idea della riverenza. Riverire Dio significa stare sempre alla Sua presenza, avere coscienza che Egli sempre ci guarda, ci custodisce.

D. – Ci sono due tratti distintivi del cardinale Carlo Maria Martini: il suo amore per la Parola di Dio e per i lontani. Come si coniugano questi tratti tra loro?

R. – Mi sembra sia molto semplice coglierne la connessione, se partiamo proprio da questo atteggiamento fondamentale della riverenza. In altre parole, il cardinale Martini ha avuto rispetto profondo verso Dio, verso ogni creatura – ogni creatura umana in particolare – e questo rispetto profondo si è espresso proprio nell’attenzione al contributo che ognuno può dare, all’ascolto dell’altro. E nello stesso tempo, alla sincera, umile, convinta testimonianza della propria identità nei confronti dell’altro.
 Radio Vaticana 

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Martini, uno sguardo che dice l'ultimo messaggio senza parole
“Corriere della Sera” - Rassegna "Fine settimana"

(Damiano Modena) È trascorso un anno. Vale per tutti la legge del primo anno. Dunque anche per chi ha assistito il cardinale Carlo Maria Martini per l'ultimo tratto di strada che precede il salto. Una legge scritta in nessun documento, ma reale quanto il sangue che scorre (...)
- «Ricordare Martini è un atto di giustizia» (di Filippo Rizzi in “Avvenire”  - Rassegna "Fine settimana")

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Presentazione al Papa della Fondazione C. M. Martini: Saluto di P. Carlo Casalone, Provinciale d’Italia e Presidente della Fondazione
Gesuitinews.it
 
Santo Padre, anzitutto desidero ringraziarla per la sua disponibilità a riceverci oggi, tra le molte e difficili decisioni che si stanno preparando questi giorni. Abbiamo chiesto questo incontro per poterle presentare la Fondazione Carlo Maria Martini che abbiamo recentemente istituito.  (...)