venerdì 23 agosto 2013

Oppure X nell'apposita casella.

intersex

Una legge del Parlamento tedesco ha stabilito che da novembre sarà facoltativo indicare nell’atto di nascita il sesso del neonato. Quindi si potrà scrivere Maschio, Femmina oppure lasciare vuota la rispettiva casella. Non solo. Nel caso in cui il piccolo fosse affetto da ermafroditismo – una rarissima patologia a causa della quale un individuo presenta contemporaneamente gonadi maschili e femminili – si potrà segnare nell’apposita casella una X ad indicare, così hanno spiegato i relatori del testo di legge, la condizione di intersessualità. Costui, una volta diventato maggiorenne, potrà scegliere a quale sesso appartenere oppure rimanere sessualmente indeterminato, sospeso in un limbo sessuale a vita.
Si tratta, come appare evidente, di un altro passo della cultura di genere verso l’abisso antropologico. Un passo che assume più significati. In primo luogo il fronte omosessualista ha compreso che il dato biologico – essere geneticamente maschi o femmine – è ineludibile. Dal momento che l’appartenenza ad un sesso rispetto all’altro rappresenta un dato di fatto incancellabile dalle nostre carni come superare l’ostacolo? Semplice: dimentichiamoci che esiste. Ecco perché indicare il sesso del neonato diventerà facoltativo. Il dato genetico può essere omesso, tralasciato: non è al fin fine aspetto così importante da obbligarci a scriverlo su un documento pubblico come l’atto di nascita. Ciò che importa è la percezione di sé come maschio o femmina e questo potrà deciderlo solo il bambino una volta che sarà diventato adulto. L’importante è il genere non il sesso.
Seconda riflessione. C’è un altro modo per aggirare il problema dello status genetico dell’uomo. Stabilire per legge che l’appartenenza al sesso genetico è facoltativa vuole dire relegare la realtà biologica, che è sempre sessuata, ad opzione soggettiva. Non più un elemento empirico da riconoscere, ma un dato da disconoscere se si vuole. Insomma è come dire: non è madre natura a stabilire che io sia biologicamente maschio o femmina, ma la mia volontà. Fino a ieri la cultura di genere sosteneva che siamo biologicamente maschi e femmine, ma nonostante ciò il maschio genetico può percepirsi femmina e viceversa. Qui si compie un passo in più. È la stessa realtà cromosomica che soggiace all’arbitrio dell’uomo. Se ti va puoi far rimanere tuo figlio in uno status indefinito dal punto di vista sessuale non indicando il sesso genetico.
Questa riflessione ci traghetta ad un’altra considerazione che attiene alla possibilità, nel caso in cui venga alla luce un bambino affetto da ermafroditismo, di siglare il suo atto di nascita con una bella X.
L’ermafroditismo è una condizione rarissima, ma al movimento gay poco importa che la fessura nella diga sia sottilissima: l’importante è che esista perché da lì si può far crollare agevolmente tutta la diga. Infatti dietro questa proposta si può intravedere la nuova frontiera della cultura di genere. Come abbiamo recentemente illustrato (“Cambiare sesso. Basta il pensiero”), l’ideologia gender predica che i sessi sono infiniti come i desideri delle persone. Al di là del dato genetico ti puoi sentire maschio, femmina, un po’ maschio e un po’ femmina con quote differenti di mascolinità e femminilità, oppure puoi crearti il tuo sesso particolare che nulla a che vedere con la mascolinità e la femminilità.
Quella X nell’atto di nascita confermerà con tanto di timbro dello Stato che non è vero che esiste solo il sesso maschile e femminile, ma un terzo sesso che è l’insieme dei due precedenti. Questo significa almeno due cose. In primo luogo, come abbiamo accennato, che il dato biologico maschile/femminile può essere superato. E può essere superato non grazie ad elucubrazioni filosofiche: è la stessa natura che ci dice – così potrebbero sostenere i fautori di questa legge – che non esiste solo il sesso femminile e maschile ma anche un “terzo genere”. Quella natura che i cattolici continuamente tirano in ballo per opporsi all’omosessualità, conferma nei fatti i presupposti della cultura di genere.
In secondo luogo oggi la X possiamo metterla solo nel caso appunto di ermafroditismo o di altri casi altrettanto rari di mosaicismo umano e domani invece diventerà obbligatoria, cioè diventerà obbligatorio non scrivere nulla. Infatti mettere una X o nulla è operazione equivalente in fin dei conti dato che la X è un’incognita, cioè un qualcosa su cui nulla si sa. Un nichilismo sessuale. Questo principio è già evidente nel testo di legge presente. Maschio e femmina sono già diventati un optional: un domani il piccolo Gustav potrà decidere di sentirsi Hanna, quindi perché costringerlo sin da piccolo in una condizione che non sarà la sua? La X quindi oggi è eccezione e domani sarà la norma. Tutti alla nascita siamo X e solo dopo decidiamo il nostro orientamento sessuale. Un orientamento sessuale che non riguarda più solo l’aspetto psicologico – la percezione di sé – ma addirittura e in modo utopico ha la pretesa di cambiare la realtà genetica.
Questo è il succo della legge made in Germany. Infatti i sostenitori di questa nuova disciplina hanno tenuto a precisare che la X sta ad indicare la condizione di “intersessualità”. Non si riferiscono quindi ai transessuali – e come potrebbe essere transessuale un neonato? – ma a tutti quei sessi che semplicemente non sono “maschio” e “femmina”, ad iniziare dagli ermafroditi per aprirsi un domani a chissà a quali e a quanti varianti inventate dall’uomo. L’ermafroditismo è quindi quel grimaldello per affermare che il “genere” e non il “sesso” è una realtà biologica e non semplicemente più ideologica: il “genere” non esiste solo nella testa di alcuni fanatici gay, bensì è una realtà genetica. Si tratta quindi di una svolta di ampia portata, non limitata ai casi rarissimi di ermafroditismo. Infatti il ministro della Giustizia, Sabine Leutheusser-Schnarrenberger ha affermato che è necessaria una ''ampia riforma'' che investirà molti ambiti da quello anagrafico al diritto di famiglia.
Come rispondere a tutte queste argomentazioni? In realtà aggrapparsi all’ermafroditismo per far passare la cultura di genere si risolve in autogol. Infatti i rarissimi casi di ermafroditismo non mandano a gambe all’aria il dato di realtà che esiste solo il sesso maschile e quello femminile, bensì lo comprova, ne è un’attestazione indiretta. L’ermafroditismo infatti non è un terzo sesso perché anche nel caso di ermafroditismo completo, il soggetto porta in sé cromosomi sia maschili (XY) che femminili (XX). Non porta in sé una inedita coppia di cromosomi, ad esempio ZZ o WZ: questo sì che rappresenterebbe un terzo sesso. La persona ermafrodita è la prova in carne ed ossa che il sesso genetico o è maschile o femminile. Tertium (genus) non datur.
In secondo luogo i firmatari della legge tedesca hanno, forse volutamente, dimenticato che non tutto ciò che è innato è secondo natura. Anche i bambini down nascono con un’alterazione genetica, ma nessuno ha così poco senno da sostenere che, dato che vengono alla luce con questa anomalia, la sindrome di down è un qualcosa di fisiologico, di normale, di naturale. Bensì è una patologia. Così come è una patologia l’ermafroditismo. La X sull’atto di nascita vorrebbe quindi trasformare una malattia in una condizione di normalità, elevare un’anomalia genetica ad una condizione giuridica.
T. Scandroglio