sabato 3 agosto 2013

Manuale femminile di manutenzione della coppia



Dietro ogni uomo è nascosto un rospo: sta alle donne trovare quello più adatto a loro, per poi curarlo e addomesticarlo con amore e dedizione per tutta la vita.
È questa la tesi di fondo del simpatico libro “Il rospo che c’è in lui – Manuale femminile di manutenzione della coppia” (Ed. San Paolo, 2011, pp. 197, 14 euro), a firma di Elisabetta Tumbiolo.

Quando si incontra l’uomo giusto, un ottimo metodo – e, a ben vedere, l’unico che funzioni – per cercare di capire se è la persona con cui stare “per sempre” è quello di instaurare un costante dialogo di coppia, infatti «il fidanzamento è il tempo e lo spazio privilegiato, nel quale lo stare insieme non serve tanto per condividere l’emozione dell’incontro con l’altro che ci ha toccato il cuore, quanto per conoscerlo più a fondo, per avere un’opportunità di crescita, per verificare se ci sono le condizioni per edificare un comune progetto per il proprio avvenire» (Op. cit., pp. 40-41). E in tale “percorso di conoscenza” un ruolo di assoluta importanza è giocato dalla castità: prima di conoscere carnalmente il corpo dell’altro è doveroso scandagliare a fondo la sua anima, perché lasciarsi trasportare dalla sessualità e dai desideri «[…] atrofizza ogni altra forma di approfondimento e di conoscenza» (Ibidem, p. 47).
Amare è diverso da bramare, così come donare completamente se stessi all’altro nell’unione matrimoniale – che è fisica e spirituale – è cosa assai diversa dall’usare il corpo della persona che si dice di amare per soddisfare le proprie esigenze fisiche.
Naturalmente arrivare puri al matrimonio è assai difficile e lo diventa ancora di più se il fidanzamento si protrae per troppi anni: «gli studiosi delle dinamiche di coppia sono concordi nel sostenere che il periodo sufficiente per conoscersi e decidersi per il matrimonio è di un anno, due al massimo» (Ibidem, p. 48).
Una volta appurato che il “lui” è l’uomo con cui si intende condividere il resto della propria vita, inizia la spesso impervia strada dell’amore, in quanto «il matrimonio non è una meta, un punto di arrivo, ma una base di partenza» (Ibidem, p. 53). L’unica differenza, e non certo di piccola entità, è che dal giorno del fatidico sì sulla barca della vita si è in due: ognuno con le proprie peculiarità e con le proprie fissazioni, con i propri pregi e i propri difetti, con la propria storia personale e le proprie ambizioni… ma in due: sposarsi significa cominciare a pensarsi come un “noi”, lasciando da parte l’egoismo.
Si diceva, il matrimonio è solo il punto di partenza. Dopo qualche mese – o anni, nei migliori dei casi – l’abitudine diventerà la prassi, la stanchezza prenderà il sopravvento, il batticuore verrà meno, la suocera si rivelerà una strega, i bambini succhieranno ogni energia, etc…
Ecco quindi che affinché un’unione duri nel tempo sono necessari almeno due ingredienti: laconsapevolezza della diversità che intercorre tra la natura femminile e quella maschile e il riconoscere che «l’amore non è solo un fatto di sentire, è anche, e soprattutto, di volere» (Ibidem, p. 179).
Per quanto riguarda il primo punto – ovvero che uomo e donna sono, benché complementari, profondamente diversi (diversi nel modo di pensare, di comunicare, di agire, di esprimere i sentimenti, di vivere il contatto fisico…) - bastino questi pochi esempi: l’uomo ragiona in maniera lineare, la donna no; l’uomo non sa leggere nel pensiero, quindi se una donna vuole da lui qualcosa deve per forza parlare e chiedere; la donna, per natura, tende ad interpretare ed anticipare i bisogni degli altri, l’uomo non ha questa capacità, ma questo non significa che sia intimamente egoista; una donna riesce a fare più cose per volta (cucinare, correggere i compiti del figlio, far partire una lavatrice), mentre un uomo no, ma non gliene si può fare una colpa, è una fatto dettato dalla biologia, non da scarsa volontà; quando una donna non parla, probabilmente sta rimuginando su qualcosa o è arrabbiata, mentre per l’uomo il fatto di stare in silenzio non è un indizio probante… e via discorrendo.
In merito al secondo aspetto, è invece importante avere ben chiaro che se si sposa una persona è “per sempre”. Se si è scelto “lui”, dopo aver vissuto un periodo di fidanzamento che ha portato ad una profonda conoscenza dell’altro, non si può negare tutto appena sopravviene una difficoltà. Occorre invece rimboccarsi le maniche e cercare di ricreare la situazione iniziale, quella che ha portato a pronunciare il fatidico “Sì” e ad addomesticare il proprio “rospo”. E questo compito spetta precipuamente alle donne, perché nel «[…] matrimonio si sale su una barca nella quale al timone sta quasi sempre e solo la donna» (Ibidem, p. 188). Per fare questo bisogna però essere disposti a impegnarsi e donarsi, ad amarsi senza pretese. E solo questo è il matrimonio vero: un grande sacrificio per un bene maggiore.
G. Tanel