lunedì 26 agosto 2013

Il martirio del Precursore



Il 29 agosto si celebra la memoria della morte di san Giovanni Battista. Nel Messale Romano si ricorda come fin dal sec. V il 29 agosto si celebrava a Gerusalemme una memoria del Precursore del Signore. Il suo nome si trova nel Canone Romano. Giovanni Battista sigilla la sua missione di precursore con il martirio. Erode Antipa, imprigionatolo nella fortezza di Macheronte ad Oriente del Mar Morto, lo fece decapitare (Mc 6, 17-29). Egli è l’amico che esulta di gioia alla voce dello sposo e si eclissa di fronte al Cristo, sole di giustizia: «Ora la mia gioia è compiuta; egli deve crescere, io invece diminuire» (Gv 3, 29-30). Alla sua scuola si sono formati alcuni dei primi discepoli del Signore (Gv 1, 35-40).
Nell’antifona di ingresso si recita: «Signore, ho parlato dei tuoi insegnamenti/davanti al re, senza arrossire:/mia gioia sono stati i tuoi precetti,/e io li ho intensamente amati» (Sal 118, 46-47). La preghiera di Colletta,  in modo significativo è così formulata: «Dio, che a Cristo tuo Figlio/hai dato come precursore,/nella nascita e nella morte, san Giovanni Battista,/concedi anche a noi di impegnarci generosamente/nella testimonianza del tuo Vangelo,/come egli immolò la sua vita/per la verità e la giustizia./Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,/e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,/per tutti i secoli dei secoli».
Nella storia dell’arte, si distingue per bellezza e capacità espressiva la Decollazione del Battista dipinta da Caravaggio in un momento particolare della sua vita.
Egli era a Malta, dove nel luglio 1607, riceve la nomina nella classe dei «cavalieri di grazia»  e proprio in quello stesso anno realizza la tela della Decollazione del Battista per l’Oratorio della chiesa conventuale dei cavalieri alla Valletta, sicuramente su commissione di Alof de  Wignacourt, Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri di Malta, essendoci il suo stemma sulla cornice originale. La cornice attuale è stata sostituita all’originale nel 1690 circa, dal nipote di Alof, Adrien de Wignacourt, quando fu nominato Gran Maestro per il periodo 1690-1697.
Bellori racconta che con la Decollazione Caravaggio ricevette immensi onori e riconoscimenti, meritandosi con il «potere del suo pennello» l’onore della croce di cavaliere: «in quest’opera il Caravaggio usò ogni potere del suo pennello, avendovi  lavorato con tanta fierezza che lasciò in mezze tinte l’imprimitura della tela: sì che, oltre l’onore della croce il Gran Maestro gli pose al collo una ricca collana d’oro e gli fece dono di due schiavi».
La rappresentazione del momento del martirio del Battista risponde non solo alle esigenze devozionali e spirituali dell’Ordine di Malta, ma più profondamente si inserisce nel clima culturale post-tridentino, in cui sono determinanti gli scritti del cardinal Federico Borromeo. Nel De Pictura Sacra, infatti, Federico Borromeo raccomanda agli artisti di rappresentare la decollazione del Battista, mettendo in evidenza «il tetro e orrido carcere». Le scelte rappresentative di Caravaggio vanno, dunque, motivate in questo contesto, piuttosto che con una lettura psicologica o psicopatologica. Proprio dopo la consegna di questa opera, a Caravaggio venne conferita la Croce di Cavaliere di Obbedienza dell’Ordine di Malta, il 14 luglio 1608, a dimostrazione della grande stima e del plauso con cui il suo lavoro venne accolto.
Nella Decollazione del Battista, Caravaggio realizza una maturazione ulteriore della drammatizzazione, caratterizzando in maniera tipica le scene di martirio. Il Santo viene raffigurato in basso, nel momento in cui il boia ha già inferto il colpo mortale e sta estraendo un coltello a filo, proprio delle armi da caccia. Salomè da sinistra gli porte il piatto in cui sarà posta la testa; è presente anche un ufficiale che sembra impartire ordini e una fantesca che manifesta sgomento. La scena esprime grande crudeltà, entro la squallida cornice del «tetro e orrido carcere», raccomandato dal Borromeo. Caravaggio utilizza un modello della statuaria classica: la  Ninfa con catino (120-140 d.C.), copia romana marmorea da un originale ellenistico, conservato a Roma nella Galleria creata da Scipione Borghese.
L’opera di Caravaggio si contraddistingue per capacità linguistica e pittorica, riuscendo a farsi strumento di narrazione ed occasione di preghiera.
Quella stessa preghiera con cui nel Messale Romano si conclude la Memoria del Martirio di San Giovanni Battista: «O Dio, che ci hai riuniti alla tua mensa/nel glorioso ricordo/del martirio di san Giovanni Battista,/donaci di venerare con fede viva/il mistero che abbiamo celebrato/e di raccogliere con gioia il frutto di salvezza».
R. Papa