venerdì 2 agosto 2013

Esperienza contagiosa di fede



A colloquio con il cardinale Rodríguez Maradiaga sulla gmg di Rio de Janeiro. 

(Gianluca Biccini) «Le Giornate mondiali della gioventù sono un potente mezzo di nuova evangelizzazione» e «l’esperienza di Rio con il primo Papa latino-americano lo conferma oltre ogni più rosea aspettativa». Ne è convinto il cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa. Il porporato è un esponente di spicco dell’episcopato del continente della speranza. Ha vissuto da vicino l’entusiasmo suscitato dal Pontefice in Brasile e ne ha potuto apprezzare tutta la portata, essendo egli stesso un assiduo frequentatore di questi incontri mondiali dei giovani. Dell’esperienza fatta nella città carioca accanto al Papa — il quale tra l’altro, com’è noto, lo ha chiamato a coordinare il gruppo di cardinali scelti per aiutarlo nel governo della Chiesa — il porporato parla in questa intervista rilasciata al nostro giornale.
Qual è stato il momento che l’ha colpita maggiormente della gmg brasiliana?
Direi i riti conclusivi: alla veglia di sabato sera abbiamo visto tanta gioventù vicina a Gesù Cristo nel sacramento dell’altare. L’adorazione eucaristica è la forza dei nostri giovani. Quello che si vede nei congressi eucaristici dell’America latina abbiamo potuto toccarlo con mano sulla spiaggia di Copacabana. Se infatti i congressi eucaristici sono particolarmente importanti nella devozione dei nostri popoli, tanto che sono sempre molto frequentati, la gmg con la presenza del Santo Padre ha attirato un numero ancora maggiore di fedeli.
Lei è un “aficionado” delle gmg, al di là della specifica realtà di Rio. Come spiega il successo che si rinnova a ogni edizione?
Secondo me questi appuntamenti favoriscono una riscoperta della nostra fede o addirittura una scoperta della stessa. Io ho partecipato a diversi incontri ho visto i copiosi frutti che essi portano.
Un esempio?
Penso alla Germania nel 2005, con la gmg di Colonia, la prima di Benedetto XVI, dove alcune famiglie cristiane avendo i figli ormai grandi si sono offerte per l’ospitalità ai giovani di altri Paesi. La presenza di ragazze e ragazzi di ogni cultura e provenienza che cercano il Signore ha riportato nelle loro case la freschezza della gioventù. E di conseguenza una riscoperta per alcuni anziani del rapporto con il sacro, che con il tempo aveva finito con l’affievolirsi. E lo stesso è accaduto a Madrid nel 2011.
E questi erano i casi della riscoperta della fede da parte di cristiani tiepidi. Ma lei accennava anche al fatto che le gmg fanno scoprire la nostra fede ai lontani.
C’è l’esempio eclatante di Sydney 2008, quando l’incontro del Papa con le nuove generazioni si svolse in una città, oltre che molto distante geograficamente, anche caratterizzata dal fatto che non solo la maggioranza degli abitanti non fosse cattolica, ma addirittura fortemente secolarizzata, indifferente. Ebbene, anche in Australia la gmg ha portato una ventata d’aria nuova, facendo conoscere il messaggio di speranza che viene dal Vangelo, grazie soprattutto all’entusiasmo con cui i giovani lo testimoniavano nelle strade. Per questo secondo me le gmg sono un potente mezzo di nuova evangelizzazione e l’esperienza di Rio de Janeiro con il primo Papa latino-americano della storia ha confermato questa mia convinzione oltre ogni più rosea aspettativa.
Merito solo dei giovani?
Come dicevo c’è l’effetto Papa Francesco: le sue parole, i suoi gesti, le sue decisioni diffondono speranza, soprattutto nel nostro continente.
Grazie a lui in America latina e in tutta la Chiesa stiamo vivendo un tempo di grazia, al quale tutti noi dobbiamo dare un contributo d’amore.

L'Osservatore Romano

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L'Osservatore Romano
(Pascual Chávez Villanueva) Nella gmg a Rio de Janeiro in particolare ho apprezzato l’insieme di tre componenti — gesti, atteggiamenti e pensiero — che formano un tutt’uno atto a comprendere meglio la figura di Papa Francesco. Si spiega così la sua forza morale, la sua libertà di agire e parlare, il suo profetismo. Solo così si coglie la sua visione di Chiesa e che lui si sente chiamato a promuovere.