sabato 27 luglio 2013

Papa Francesco alla classe dirigente brasiliana

<br>
Teatro Municipale di Rio. Papa Francesco alla classe dirigente brasiliana: "Chi agisce responsabilmente colloca la propria azione davanti ai diritti degli altri e davanti al giudizio di Dio. Questo senso etico appare oggi come una sfida storica senza precedenti"

[Text: Italiano, Português, Français, English, Español]
"Vorrei considerare tre aspetti di questo sguardo calmo, sereno e saggio: primo, l’originalità di una tradizione culturale; secondo, la responsabilità solidale per costruire il futuro; e terzo, il dialogo costruttivo, per affrontare il presente"
Il segno (...) indica frasi aggiunte dal Santo Padre e pronunciate a braccio.
Eccellenze,
Signore e Signori!
Rendo grazie a Dio per l'opportunità di incontrare una così qualificata rappresentanza dei responsabili politici e diplomatici, culturali e religiosi, accademici e imprenditoriali di questo immenso Brasile. Vi saluto tutti cordialmente e vi esprimo la mia riconoscenza. 
Vorrei parlarvi nella vostra bella lingua portoghese, ma per poter esprimere meglio quello che porto nel cuore, preferisco parlare in spagnolo. Vi chiedo la cortesia si scusarmi!
Ringrazio per le gentili parole di benvenuto e di presentazione di Monsignore Orani e del Signor Walmyr Júnior Vedo in voi la memoria e la speranza: la memoria del cammino e della coscienza della vostra Patria e la speranza che essa, sempre aperta alla luce che promana dal Vangelo di Gesù Cristo, possa continuare a svilupparsi nel pieno rispetto dei principi etici fondati sulla dignità trascendente della persona.
Quanti, in una Nazione, hanno un ruolo di responsabilità, sono chiamati ad affrontare il futuro “con lo sguardo calmo di chi sa vedere la verità”, come diceva il pensatore brasiliano Alceu Amoroso Lima (Il nostro tempo, in: La vita soprannaturale e il mondo moderno, Rio de Janeiro 1956, p. 106). Vorrei considerare tre aspetti di questo sguardo calmo, sereno e saggio: primo, l’originalità di una tradizione culturale; secondo, la responsabilità solidale per costruire il futuro; e terzo, il dialogo costruttivo, per affrontare il presente.
1. E’ importante, anzitutto, valorizzare la dinamica originalità che caratterizza la cultura brasiliana, con la sua straordinaria capacità di integrare elementi diversi. Il comune sentire di un popolo, le basi del suo pensiero e della sua creatività, i principi fondamentali della sua vita, i criteri di giudizio in merito alle priorità, alle norme di azione, poggiano su una visione integrale della persona umana.
Questa visione dell’uomo e della vita così come è propria del popolo brasiliano, ha ricevuto molto dalla linfa del Vangelo, attraverso la Chiesa cattolica: anzitutto la fede in Gesù Cristo, nell’amore di Dio e la fraternità con il prossimo. Ma la ricchezza di questa linfa deve essere pienamente valorizzata! Essa può fecondare un processo culturale fedele all’identità brasiliana e costruttore di un futuro migliore per tutti. Così si è espresso l’amato Papa Benedetto XVI nel discorso inaugurale della V Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, ad Aparecida.
Far crescere l’umanizzazione integrale e la cultura dell’incontro e della relazione è il modo cristiano di promuovere il bene comune, la gioia di vivere. E qui convergono fede e ragione, la dimensione religiosa con i diversi aspetti della cultura umana: arte, scienza, lavoro, letteratura… Il cristianesimo unisce trascendenza e incarnazione; rivitalizza sempre il pensiero e la vita, di fronte alla delusione e al disincanto che invadono i cuori e si diffondono nelle strade.
2. Un secondo elemento che vorrei toccare è la responsabilità sociale. Questa richiede un certo tipo di paradigma culturale e, conseguentemente, di politica. Siamo responsabili della formazione di nuove generazioni, capaci nell'economia e nella politica, e ferme sui valori etici. (...) Il futuro esige da noi una visione umanista dell'economia e una politica che realizzi sempre più e meglio la partecipazione della gente, eviti gli élitarismi e sradichi la povertà. Che nessuno sia privo del necessario e che a tutti sia assicurata dignità, fratellanza e solidarietà: questa è la strada  da seguire. Già ai tempi del profeta Amos, era molto forte l’avvertimento di Dio: «Hanno venduto il giusto per denaro e il povero per un paio di sandali […] calpestano come la polvere della terra la testa dei poveri e fanno deviare il cammino dei miseri» (Am 2,6-7). Le grida che chiedono giustizia continuano ancor oggi.
Chi ha un ruolo di guida (...) deve avere obiettivi molto concreti e ricercare i mezzi specifici per raggiungerli, ma ci può essere il pericolo della disillusione, dell’amarezza, dell’indifferenza, quando le aspirazioni non si avverano. La virtù dinamica della speranza spinge ad andare sempre oltre, a impiegare tutte le energie e le capacità in favore delle persone per cui si opera, accettando i risultati e creando condizioni per scoprire nuovi percorsi, donandosi anche senza vedere risultati, ma mantenendo viva la speranza. (...) 
La leadership sa scegliere la più giusta delle opzioni dopo averle considerate partendo dalla propria responsabilità e dall’interesse per il bene comune; questa è la forma per andare al centro dei mali di una società e vincerli anche con l’audacia di azioni coraggiose e libere. Nella nostra responsabilità, pur sempre limitata, è importante comprendere tutta la realtà, osservando, soppesando, valutando, per prendere decisioni nel momento presente, ma allargando lo sguardo verso il futuro, riflettendo sulle conseguenze delle decisioni. Chi agisce responsabilmente colloca la propria azione davanti ai diritti degli altri e davanti al giudizio di Dio. Questo senso etico appare oggi come una sfida storica senza precedenti. (...) Oltre alla razionalità scientifica e tecnica, nella situazione attuale si impone il vincolo morale con una responsabilità sociale e profondamente solidale.
3. Per completare lo “sguardo” che mi sono proposto, oltre all’umanesimo integrale che rispetti la cultura originale e alla responsabilità solidale, termino indicando ciò che ritengo fondamentale per affrontare il presente: il dialogo costruttivo. Tra l’indifferenza egoista e la protesta violenta c’è un’opzione sempre possibile: il dialogo. Il dialogo tra le generazioni, il dialogo con il popolo, (...) la capacità di dare e ricevere, rimanendo aperti alla verità. Un Paese cresce quando dialogano in modo costruttivo le sue diverse ricchezze culturali: cultura popolare, cultura universitaria, cultura giovanile, cultura artistica e tecnologica, cultura economica e cultura familiare, e cultura dei media. È impossibile immaginare un futuro per la società senza un forte contributo di energie morali in una democrazia che non sia mai immune dal rimanere chiusa nella pura logica di rappresentanza degli interessi costituiti. Fondamentale è il contributo delle grandi tradizioni religiose, che svolgono un fecondo ruolo di lievito della vita sociale e di animazione della democrazia. Favorevole alla pacifica convivenza tra religioni diverse è la laicità dello Stato, che, senza assumere come propria nessuna posizione confessionale, rispetta e valorizza la presenza del fattore religioso nella società, favorendone le sue espressioni concrete.
Quando i leader dei diversi settori mi chiedono un consiglio, la mia risposta è sempre la stessa: dialogo, dialogo, dialogo. L'unico modo di crescere per una persona, una famiglia, una società, l'unico modo per far progredire la vita dei popoli è la cultura dell'incontro, una cultura in cui tutti hanno qualcosa di buono da dare e tutti possono ricevere qualcosa di buono in cambio. L'altro ha sempre qualcosa da darmi, se sappiamo avvicinarci a lui con atteggiamento aperto e disponibile, senza pregiudizi. (...) Solo così può crescere una buona intesa fra le culture e le religioni, la stima delle une per le altre senza precomprensioni gratuite e nel rispetto per i diritti di ciascuna. Oggi, o si scommette sulla cultura dell'incontro, o tutti perdono; percorrere la strada giusta rende il cammino fecondo e sicuro.
Eccellenze,
Signore e Signori!
Vi ringrazio per l'attenzione. Accogliete queste parole come espressione della mia sollecitudine di Pastore della Chiesa e dell'amore che nutro per il popolo brasiliano. La fraternità tra gli uomini e la collaborazione per costruire una società più giusta non sono un'utopia, ma sono il risultato di uno sforzo concertato di tutti in favore del bene comune. Vi incoraggio nel vostro impegno per il bene comune, che richiede da parte di tutti saggezza, prudenza e generosità. Vi affido al Padre del Cielo chiedendogli, per l'intercessione di Nostra Signora di Aparecida, che riempia con i suoi doni ciascuno dei presenti, le rispettive famiglie e comunità umane e di lavoro e, di cuore, imparto a tutti la mia Benedizione.
PORTOGHESE
Excelências,
Senhoras e Senhores!
Agradeço a Deus pela possibilidade de me encontrar com tão respeitável representação dos responsáveis políticos e diplomáticos, culturais e religiosos, acadêmicos e empresariais deste Brasil imenso. Saúdo cordialmente a todos e lhes expresso o meu reconhecimento. 
Queria lhes falar usando a bela língua portuguesa de vocês mas, para poder me expressar melhor manifestando o que trago no coração, prefiro falar em castelhano. Peço-vos a cortesia de me perdoar! 
Agradeço as amáveis palavras de boas vindas e de apresentação de Dom Orani e do jovem Walmyr Júnior. Nas senhoras e nos senhores, vejo a memória e a esperança: a memória do caminho e da consciência da sua Pátria e a esperança que esta, sempre aberta à luz que irradia do Evangelho de Jesus Cristo, possa continuar a desenvolver-se no pleno respeito dos princípios éticos fundados na dignidade transcendente da pessoa.
Todos aqueles que possuem um papel de responsabilidade, em uma Nação, são chamados a enfrentar o futuro "com os olhos calmos de quem sabe ver a verdade", como dizia o pensador brasileiro Alceu Amoroso Lima [“Nosso tempo”, in: A vida sobrenatural e o mundo moderno (Rio de Janeiro 1956), 106]. Queria considerar três aspectos deste olhar calmo, sereno e sábio: primeiro, a originalidade de uma tradição cultural; segundo, a responsabilidade solidária para construir o futuro; e terceiro, o diálogo construtivo para encarar o presente.
1. É importante, antes de tudo, valorizar a originalidade dinâmica que caracteriza a cultura brasileira, com a sua extraordinária capacidade para integrar elementos diversos. O sentir comum de um povo, as bases do seu pensamento e da sua criatividade, os princípios fundamentais da sua vida, os critérios de juízo sobre as prioridades, sobre as normas de ação, assentam numa visão integral da pessoa humana.
Esta visão do homem e da vida, tal como a fez própria o povo brasileiro, muito recebeu da seiva do Evangelho através da Igreja Católica: primeiramente a fé em Jesus Cristo, no amor de Deus e a fraternidade com o próximo. Mas a riqueza desta seiva deve ser plenamente valorizada! Ela pode fecundar um processo cultural fiel à identidade brasileira e construtor de um futuro melhor para todos. Assim se expressou o amado Papa Bento XVI (dezesseis), no discurso de abertura da V (quinta) Conferência Geral do Episcopado Latino-Americano, em Aparecida.
Fazer que a humanização integral e a cultura do encontro e do relacionamento cresçam é o modo cristão de promover o bem comum, a felicidade de viver. E aqui convergem a fé e a razão, a dimensão religiosa com os diversos aspectos da cultura humana: arte, ciência, trabalho, literatura... O cristianismo une transcendência e encarnação; sempre revitaliza o pensamento e a vida, frente a desilusão e o desencanto que invadem os corações e saltam para a rua.
2. O segundo elemento que queria tocar é a responsabilidade social. Esta exige um certo tipo de paradigma cultural e, consequentemente, de política. Somos responsáveis pela formação de novas gerações, capacitadas na economia e na política, e firmes nos valores éticos. O futuro exige de nós uma visão humanista da economia e uma política que realize cada vez mais e melhor a participação das pessoas, evitando elitismos e erradicando a pobreza. Que ninguém fique privado do necessário, e que a todos sejam asseguradas dignidade, fraternidade e solidariedade: esta é a via a seguir. Já no tempo do profeta Amós era muito forte a advertência de Deus: «Eles vendem o justo por dinheiro, o indigente, por um par de sandálias; esmagam a cabeça dos fracos no pó da terra e tornam a vida dos oprimidos impossível» (Am 2, 6-7). Os gritos por justiça continuam ainda hoje. 
Quem detém uma função de guia deve ter objetivos muito concretos, e buscar os meios específicos para consegui-los. Pode haver, porém, o perigo da desilusão, da amargura, da indiferença, quando as aspirações não se cumprem. A virtude dinâmica da esperança incentiva a ir sempre mais longe, a empregar todas as energias e capacidades a favor das pessoas para quem se trabalha, aceitando os resultados e criando condições para descobrir novos caminhos, dando-se mesmo sem ver resultados, mas mantendo viva a esperança.
A liderança sabe escolher a mais justa entre as opções, após tê-las considerado, partindo da própria responsabilidade e do interesse pelo bem comum; esta é a forma para chegar ao centro dos males de uma sociedade e vencê-los com a ousadia de ações corajosas e livres. No exercício da nossa responsabilidade, sempre limitada, é importante abarcar o todo da realidade, observando, medindo, avaliando, para tomar decisões na hora presente, mas estendendo o olhar para o futuro, refletindo sobre as consequências de tais decisões. Quem atua responsavelmente, submete a própria ação aos direitos dos outros e ao juízo de Deus. Este sentido ético aparece, nos nossos dias, como um desafio histórico sem precedentes. Além da racionalidade científica e técnica, na atual situação, impõe-se o vínculo moral com uma responsabilidade social e profundamente solidária.
3. Para completar o “olhar” que me propus, além do humanismo integral, que respeite a cultura original, e da responsabilidade solidária, termino indicando o que tenho como fundamental para enfrentar o presente: o diálogo construtivo. Entre a indiferença egoísta e o protesto violento, há uma opção sempre possível: o diálogo. O diálogo entre as gerações, o diálogo com o povo, a capacidade de dar e receber, permanecendo abertos à verdade. Um país cresce, quando dialogam de modo construtivo as suas diversas riquezas culturais: cultura popular, cultura universitária, cultura juvenil, cultura artística e tecnológica, cultura econômica e cultura familiar e cultura da mídia. É impossível imaginar um futuro para a sociedade, sem uma vigorosa contribuição das energias morais numa democracia que evite o risco de ficar fechada na pura lógica da representação dos interesses constituídos. Será fundamental a contribuição das grandes tradições religiosas, que desempenham um papel fecundo de fermento da vida social e de animação da democracia. Favorável à pacífica convivência entre religiões diversas é a laicidade do Estado que, sem assumir como própria qualquer posição confessional, respeita e valoriza a presença do fator religioso na sociedade, favorecendo as suas expressões concretas.
Quando os líderes dos diferentes setores me pedem um conselho, a minha resposta é sempre a mesma: diálogo, diálogo, diálogo. A única maneira para uma pessoa, uma família, uma sociedade crescer, a única maneira para fazer avançar a vida dos povos é a cultura do encontro; uma cultura segundo a qual todos têm algo de bom para dar, e todos podem receber em troca algo de bom. O outro tem sempre algo para nos dar, desde que saibamos nos aproximar dele com uma atitude aberta e disponível, sem preconceitos. Só assim pode crescer o bom entendimento entre as culturas e as religiões, a estima de umas pelas outras livre de suposições gratuitas e no respeito pelos direitos de cada uma. Hoje, ou se aposta na cultura do encontro, ou todos perdem; percorrer a estrada justa torna o caminho fecundo e seguro.
Excelências,
Senhoras e Senhores!
Agradeço-lhes pela atenção. Acolham estas palavras como expressão da minha solicitude de Pastor da Igreja e do amor que nutro pelo povo brasileiro. A fraternidade entre os homens e a colaboração para construir uma sociedade mais justa não constituem uma utopia, mas são o resultado de um esforço harmônico de todos em favor do bem comum. Encorajo os senhores no seu empenho em favor do bem comum, que exige da parte de todos sabedoria, prudência e generosidade. Confio-lhes ao Pai do Céu, pedindo-lhe, por intercessão de Nossa Senhora Aparecida, que cumule de seus dons a cada um dos presentes, suas respectivas famílias e comunidades humanas de trabalho e, de coração, a todos concedo a minha Bênção.
FRANCESE
Excellences,
Mesdames et Messieurs,
Je rends grâce à Dieu pour l’opportunité qui m’est donnée de rencontrer une représentation si qualifiée de responsables politiques et diplomatiques, culturels et religieux, académiques et d’entrepreneurs, de cet immense Brésil.
Je voudrais vous parler dans votre belle langue portugaise, mais pour pouvoir mieux exprimer ce que je porte dans mon cœur, je préfère parler en espagnol. Je vous prie de m’en excuser !
Je vous salue tous cordialement et je vous exprime ma gratitude. Je remercie Monseigneur Orani et Monsieur Walmyr Júnior pour leurs aimables paroles de bienvenue et de présentation. Je vois en vous la mémoire et l’espérance : la mémoire du chemin et de la conscience de votre Patrie et l’espérance que, toujours ouverte à la lumière qui émane de l’Évangile de Jésus Christ, elle puisse continuer à se développer dans le plein respect des principes éthiques fondés sur la dignité transcendante de la personne.
Ceux qui, dans une Nation, ont un rôle de responsabilité, sont appelés à affronter l’avenir « avec le regard calme de celui qui sait voir la vérité », comme disait le penseur brésilien Alceu Amoroso Lima [‘Notre temps’, in : La vie surnaturelle et le monde moderne (Rio de Janeiro 1956), p. 106]. Je voudrais considérer trois aspects de ce regard calme, serein et sage : d’abord, l’originalité d’une tradition culturelle ; ensuite, la responsabilité solidaire pour construire l’avenir ; et enfin le dialogue constructif pour affronter le présent. 
1. Il est important, avant tout, de valoriser l’originalité dynamique qui caractérise la culture brésilienne, avec son extraordinaire capacité d’intégrer des éléments divers. Le sentiment commun d’un peuple, les bases de sa pensée et de sa créativité, les principes fondamentaux de sa vie, les critères de jugement au sujet des priorités, des normes d’action, s’appuient sur une vision intégrale de la personne humaine.
Cette vision de l’homme et de la vie, comme elle est propre au peuple brésilien, a beaucoup reçu de la sève de l’Évangile, à travers l’Église catholique : d’abord la foi en Jésus Christ, en l’amour de Dieu et la fraternité avec le prochain. Mais la richesse de cette sève doit être pleinement valorisée ! Elle peut féconder un processus culturel fidèle à l’identité brésilienne et constructeur d’un avenir meilleur pour tous. Ainsi s’est exprimé le bien-aimé Pape Benoît XVI dans le discours inaugural de la 5ème Conférence générale de l’épiscopat latino-américain, à Aparecida.
Faire croître l’humanisation intégrale et la culture de la rencontre et de la relation est la façon chrétienne de promouvoir le bien commun, la joie de vivre. Et ici convergent foi et raison, la dimension religieuse avec les divers aspects de la culture humaine : art, science, travail, littérature… Le christianisme unit transcendance et incarnation ; revitalise toujours la pensée et la vie, face à la déception et au désenchantement qui envahissent les cœurs et se répandent sur les routes. 
2. Un deuxième élément que je voudrais aborder est la responsabilité sociale. Celle-ci demande un certain type de paradigme culturel et, en conséquence, de politique. Nous sommes responsables de la formation de nouvelles générations, compétentes en économie et en politique, et fermes sur les valeurs éthiques. L’avenir exige de nous une vision humaniste de l’économie et une politique qui réalise toujours plus et mieux la participation des gens, évite les élitismes et déracine la pauvreté. Que personne ne soit privé du nécessaire et que dignité, fraternité et solidarité  soient assurées à tous : c’est la route à suivre. Déjà au temps du prophète Amos l’avertissement de Dieu était très fort : « Ils vendent le juste à prix d’argent et le pauvre pour une paire de sandales… ils écrasent la tête des faibles sur la poussière de la terre et ils font dévier la route des humbles » (2, 6-7). Les cris qui demandent justice continuent aujourd’hui encore.
Celui qui a un rôle de guide doit avoir des objectifs très concrets et rechercher les moyens spécifiques pour les atteindre, mais il peut y avoir le danger de la déception, de l’amertume, de l’indifférence, quand les aspirations ne se réalisent pas. La vertu dynamique de l’espérance pousse à aller toujours de l’avant, à employer toutes les énergies et les capacités en faveur des personnes pour lesquelles on agit, en acceptant les résultats et en créant des conditions pour découvrir de nouveaux parcours, en se donnant aussi sans voir de résultats, mais en maintenant vivante l’espérance.
Le leadership sait choisir la plus juste des options après les avoir considérées en partant de sa propre responsabilité et de l’intérêt pour le bien commun ; c’est la façon d’aller au cœur des maux d’une société et aussi de les vaincre par l’audace d’actions courageuses et libres. Dans notre responsabilité, bien que toujours limitée, il est important de comprendre toute la réalité, en observant, soupesant, évaluant, pour prendre des décisions dans le moment présent, mais en élargissant le regard vers l’avenir, en réfléchissant sur les conséquences des décisions. Celui qui agit de manière responsable place sa propre action devant les droits des autres et devant le jugement de Dieu. Ce sens éthique apparaît aujourd’hui comme un défi historique sans précédents. Au-delà de la rationalité scientifique et technique, dans la situation actuelle s’impose le lien moral avec une responsabilité sociale et profondément solidaire.
3. Pour compléter le « regard » que je me suis proposé, au-delà de l’humanisme intégral qui respecte la culture originelle et de la responsabilité solidaire, je termine en indiquant ce que je considère comme fondamental pour affronter le présent : le dialogue constructif. Entre l’indifférence égoïste et la protestation violente il y a une option toujours possible : le dialogue. Le dialogue entre les générations, le dialogue avec le peuple, la capacité de donner et de recevoir, en demeurant ouverts à la vérité. Un pays grandit quand dialoguent de façon constructive ses diverses richesses culturelles : culture populaire, culture universitaire, culture des jeunes, culture artistique et technologique, culture économique et culture familiale, et culture des médias. Il est impossible d’imaginer un avenir pour la société sans une forte contribution d’énergies morales dans une démocratie qui n’est jamais exempte du fait de demeurer fermée dans la pure logique de représentation des intérêts constitués. La contribution des grandes traditions religieuses, qui exercent un rôle fécond de levain de la vie sociale et d’animation de la démocratie, est fondamentale. La laïcité de l’État, qui, sans assumer comme propre aucune position confessionnelle, mais respecte et valorise la présence du facteur religieux dans la société, en en favorisant ses expressions concrètes, est favorable à la cohabitation entre les diverses religions.
Quand les leaders des divers secteurs me demandent un conseil, ma réponse est toujours la même : dialogue, dialogue, dialogue. L’unique façon de grandir pour une personne, une famille, une société, l’unique manière pour faire progresser la vie des peuples est la culture de la rencontre, une culture dans laquelle tous ont quelque chose de bon à donner et tous peuvent recevoir quelque chose de bon en échange. L’autre a toujours quelque chose à me donner, si nous savons nous approcher de lui avec une attitude ouverte et disponible, sans préjugés. C’est seulement ainsi que peut grandir une bonne entente entre les cultures et les religions, l’estime des unes pour les autres sans précompréhensions gratuites et dans le respect des droits de chacun. Aujourd’hui, ou bien on mise sur la culture de la rencontre, ou bien tous perdent ; parcourir la voie juste rend le chemin fécond et sûr.
Excellences,
Mesdames et Messieurs !
Je vous remercie de votre attention. Accueillez ces paroles comme l’expression de ma sollicitude de Pasteur de l’Église et de l’amour que je nourris pour le peuple brésilien. La fraternité entre les hommes et la collaboration pour construire une société plus juste ne sont pas une utopie, mais le résultat d’un effort concerté de tous en faveur du bien commun. Je vous encourage dans votre engagement pour le bien commun qui demande de la part de tous sagesse, prudence et générosité. Je vous confie au Père qui est aux cieux lui demandant, par l’intercession de Nossa Senhora Aparecida, de remplir de ses dons chacun des présents, vos familles et vos communautés humaines et de travail, et, de tout cœur, je vous adresse à tous ma Bénédiction.
INGLESE
Your Excellencies,
Ladies and Gentlemen,
I thank God for the opportunity to meet such a distinguished representation of the political, diplomatic, cultural and religious, academic and business leaders of this immense country of Brazil. 
I would like to speak to you in your own beautiful Portuguese language, but in order to express more clearly what I carry in my heart, I prefer to speak in Spanish.  Please forgive me!
I greet all of you most heartily and I express to you my gratitude.  I thank Archbishop Orani and Mr Walmyr Júnior for their kind words of welcome and introduction.  In you I see both memory and hope: the memory of your country’s history and identity, and the hope that, in constant openness to the light radiating from the Gospel of Jesus Christ, it will continue to develop in full respect for the ethical principles grounded in the transcendent dignity of the person.
In every nation, those in positions of responsibility are called to face the future, as the Brazilian thinker Alceu Amoroso Lima once said, “with the calm gaze of one who knows how to see the truth”.   I would like to consider three aspects of this calm, serene and wise “gaze”: first, the distinctiveness of your cultural tradition; second, joint responsibility for building the future; and third, constructive dialogue in facing the present moment.
1. It is important, first, to esteem the dynamic and distinctive character of Brazilian culture, with its extraordinary ability to integrate a variety of elements.  The common “feeling” of a people, the foundations of its thought and creativity, the basic principles of its life, the criteria with which it assesses priorities and ways of acting, all rest on an integral vision of the human person.
This vision of man and of life so typical of the Brazilian people has been greatly nourished by the Gospel through the Catholic Church: above all, by faith in Jesus Christ, in the love of God and brotherhood with our neighbour.  But the richness of this nourishment must be fully appreciated!  It can render fruitful a cultural process that is true to Brazilian identity and capable of building a better future for all.  This was the message of our beloved Pope Benedict XVI in his inaugural address at the Fifth General Conference of the Latin American Episcopate, in Aparecida.
To promote an integral humanism and the culture of encounter and relationship: this is the Christian way of promoting the common good, the joy of living.  Here, faith and reason unite, the religious dimension and the various aspects of human culture – art, science, labour, literature…  Christianity combines transcendence and incarnation; it brings ever new vitality to thought and life, in contrast to the dissatisfaction and disillusionment which creep into hearts and spread in the streets.
2. A second element which I would like to mention is responsibility for society.  This calls for a certain kind of cultural, and hence political, paradigm.  We are the ones responsible for training new generations knowledgeable in economic and political affairs, and solidly grounded in ethical values.  The future demands of us a humanistic vision of the economy and a politics capable of ensuring greater and more effective participation on the part of all, eliminating forms of elitism and eradicating poverty.  This is the road that we are called to travel: to see that basic needs are met and that human dignity, brotherhood and solidarity are guaranteed on every level.  In the days of prophet Amos, God’s stern warning was already being heard: “They sell the righteous for silver and the needy for a pair of sandals – they … trample down the head of the poor into the dust of the earth and push the afflicted out of the way” (Am 2:6-7).  The outcry, the call for justice, continues to be heard even today.
Anyone exercising a role of leadership needs to have very practical goals and to seek specific means to attain them.  At the same time, there is always the risk of disappointment, resentment and indifference, if our plans and goals do not materialize.  The dynamic virtue of hope inspires us to keep pressing on, to employ all our energies and abilities on behalf of those for whom we work, accepting results, making it possible to strike out on new paths, being generous even without apparent results, yet keeping hope alive.
Leadership also means making the most just decision after having considered all the options from the standpoint of personal responsibility and concern for the common good.  This is the way to go to the heart of the evils of a society and to overcome them, also with the boldness of courageous and free actions.  In exercising our responsibility, with all its limitations, it is important to embrace all of reality, observing, pondering, evaluating, in order to make decisions in the present but with an eye to the future, reflecting on the consequences of our decisions.  To act responsibly is to see one’s own actions in the light of other people’s rights and God’s judgement.  To preserve this ethical sense appears today as an unprecedented historic challenge.  Beyond scientific and technical competence, the present situation also demands a sense of moral obligation expressed in a social and deeply fraternal exercise of responsibility.
3. To fill out the “gaze” which I have proposed, in addition to an integral humanism which respects cultural distinctiveness and fraternal responsibility, I now conclude by pointing to something which I consider essential for facing the present moment: constructive dialogue.  Between selfish indifference and violent protest there is always another possible option: that of dialogue.  Dialogue between generations, dialogue with the people, the capacity to give and receive, while remaining open to the truth.  A country grows when constructive dialogue occurs between its many rich cultural components: popular culture, university culture, youth culture, artistic and technological culture, economic culture, family culture and media culture.  It is impossible to imagine a future for society without a significant contribution of moral energies within a democratic order which will always be tempted to remain caught up in the interplay of vested interests.  A basic contribution in this regard is made by the great religious traditions, which play a fruitful role as a leaven of society and a life-giving force for democracy.  Peaceful coexistence between different religions is favoured by the laicity of the state, which, without appropriating any one confessional stance, respects and esteems the presence of the religious factor in society, while fostering its concrete expressions.
When leaders in various fields ask me for advice, my response is always the same: dialogue, dialogue, dialogue.  It is the only way for individuals, families and societies to grow, the only way for the life of peoples to progress, along with the culture of encounter, a culture in which all have something good to give and all can receive something good in return.  Others always have something to give me, if we know how to approach them in a spirit of openness and without prejudice.  Only in this way can understanding grow between cultures and religions, mutual esteem without needless preconceptions, respectful of the rights of everyone.  Today, either we stand together with the culture of encounter, or we all fall; taking the right road makes the journey fruitful and secure.
Your Excellencies,
Ladies and Gentlemen,
I thank you for your attention.  Please accept these words as an expression of my concern as Pastor of the Church and my love for the Brazilian people.  Fraternal relations between people, and cooperation in building a more just society – these are not some vague utopia, but the fruit of a concerted effort on the part of all, in service of the common good.  I encourage you in your commitment to the common good, a commitment which demands of everyone wisdom, prudence and generosity.  I entrust you to our Heavenly Father, asking him, through the intercession of Our Lady of Aparecida, to pour out his gifts on each of you, on your families and on your communities and workplaces.  To all I cordially impart my blessing
SPAGNOLO
Excelencias,
Señoras y señores
Doy gracias a Dios por la oportunidad de encontrar a una representación tan distinguida y cualificada de responsables políticos y diplomáticos, culturales y religiosos, académicos y empresariales de este inmenso Brasil.
Hubiera deseado hablarles en su hermosa lengua portugue-sa, pero para poder expresar mejor lo que llevo en el corazón, prefiero hablar en español. Les pido la cortesía de disculparme.
Saludo cordialmente a todos y les expreso mi reconocimien-to. Agradezco a Monseñor Orani y al Señor Walmyr Júnior sus amables palabras de bienvenida y presentación. Veo en ustedes la memoria y la esperanza: la memoria del camino y de la con-ciencia de su patria, y la esperanza de que ella, siempre abierta a la luz que emana del Evangelio de Jesucristo, continúe des-arrollándose en el pleno respeto de los principios éticos basados en la dignidad trascendente de la persona.
Quien tiene un papel de responsabilidad en una nación está llamado a afrontar el futuro «con la mirada tranquila de quien sabe ver la verdad», como decía el pensador brasileño Alceu Amoroso Lima («Nosso tempo», en A vida sobrenatural e o mondo moderno, Río de Janeiro 1956, 106). Quisiera considerar tres aspectos de esta mirada calma, serena y sabia: primero, la originalidad de una tradición cultural; segundo, la responsabi-lidad solidaria para construir el futuro y, tercero, el diálogo constructivo para afrontar el presente.
1. En primer lugar, es importante valorar la originalidad diná-mica que caracteriza a la cultura brasileña, con su extraordina-ria capacidad para integrar elementos diversos. El común sentir de un pueblo, las bases de su pensamiento y de su creatividad, los principios básicos de su vida, los criterios de juicio sobre las prioridades, las normas de actuación, se fundan en una visión integral de la persona humana.
Esta visión del hombre y de la vida característica del pueblo brasileño ha recibido mucho de la savia del Evangelio a través de la Iglesia Católica: ante todo, la fe en Jesucristo, el amor de Dios y la fraternidad con el prójimo. Pero la riqueza de esta sa-via debe ser valorada en toda su plenitud. Puede fecundar un proceso cultural fiel a la identidad brasileña y constructor de un futuro mejor para todos. Así dijo el amado Papa Benedicto XVI en su discurso inaugural de la V Conferencia General del Episcopado Latinoamericano en Aparecida.
Hacer crecer la humanización integral y la cultura del en-cuentro y de la relación es la manera cristiana de promover el bien común, la alegría de vivir. Y aquí convergen la fe y la razón, la dimensión religiosa con los diferentes aspectos de la cultura humana: el arte, la ciencia, el trabajo, la literatura... El cristianismo combina la trascendencia y la encarnación; revita-liza siempre el pensamiento y la vida ante la frustración y el desencanto que invaden el corazón y se propagan por las calles.
2. Un segundo punto al que quisiera referirme es la responsa-bilidad social. Esta requiere un cierto tipo de paradigma cultu-ral y, en consecuencia, de la política. Somos responsables de la formación de las nuevas generaciones, capaces en la economía y la política, y firmes en los valores éticos. El futuro nos exige una visión humanista de la economía y una política que logre cada vez más y mejor la participación de las personas, evite el elitismo y erradique la pobreza. Que a nadie le falte lo necesario y que se asegure a todos dignidad, fraternidad y solidaridad: éste es el camino a seguir. Ya en la época del profeta Amós era muy fuerte la admonición de Dios: «Venden al justo por dinero, al pobre por un par de sandalias. Oprimen contra el polvo la cabeza de los míseros y tuercen el camino de los indigentes» (Am 2,6-7). Los gritos que piden justicia continúan todavía hoy.
Quien desempeña un papel de guía debe tener objetivos muy concretos y buscar los medios específicos para alcanzarlos, pero puede haber el peligro de la desilusión, la amargura, la indiferencia, cuando las expectativas no se cumplen. La virtud dinámica de la esperanza impulsa a ir siempre más allá, a emplear todas las energías y capacidades en favor de las perso-nas para las que se trabaja, aceptando los resultados y creando las condiciones para descubrir nuevos caminos, entregándose incluso sin ver los resultados, pero manteniendo viva la espe-ranza.
La dirigencia sabe elegir la más justa de las opciones des-pués de haberlas considerado, a partir de la propia responsabi-lidad y el interés por el bien común; ésta es la forma de ir al centro de los males de una sociedad y superarlos con la audacia de acciones valientes y libres. En nuestra responsabilidad, aunque siempre sea limitada, es importante comprender la to-talidad de la realidad, observando, sopesando, valorando, para tomar decisiones en el momento presente, pero extendiendo la mirada hacia el futuro, reflexionando sobre las consecuencias de las decisiones. Quien actúa responsablemente pone la propia actividad ante los derechos de los demás y ante el juicio de Dios. Este sentido ético aparece hoy como un desafío histórico sin precedentes. Además de la racionalidad científica y técnica, en la situación actual se impone la vinculación moral con una responsabilidad social y profundamente solidaria.
3. Para completar la «visión» que me he propuesto, además del humanismo integral que respete la cultura original y la respon-sabilidad solidaria, termino indicando lo que considero funda-mental para afrontar el presente: el diálogo constructivo. Entre la indiferencia egoísta y la protesta violenta, siempre hay una opción posible: el diálogo. El diálogo entre las generaciones, el diálogo con el pueblo, la capacidad de dar y recibir, permane-ciendo abiertos a la verdad. Un país crece cuando sus diversas riquezas culturales dialogan de manera constructiva: la cultura popular, universitaria, juvenil, la cultura artística y tecnológica, la cultura económica, de la familia y de los medios de comuni-cación. Es imposible imaginar un futuro para la sociedad sin una incisiva contribución de energías morales en una democra-cia que no sea inmune de quedarse cerrada en la pura lógica de la representación de los intereses establecidos. Es fundamental la contribución de las grandes tradiciones religiosas, que des-empeñan un papel fecundo de fermento en la vida social y de animación de la democracia. La convivencia pacífica entre las diferentes religiones se ve beneficiada por la laicidad del Estado, que, sin asumir como propia ninguna posición confesional, respeta y valora la presencia del factor religioso en la sociedad, favoreciendo sus expresiones concretas.
Cuando los líderes de los diferentes sectores me piden un consejo, mi respuesta es siempre la misma: Diálogo, diálogo, diálogo. El único modo de que una persona, una familia, una sociedad, crezca; la única manera de que la vida de los pueblos avance,  es la cultura del encuentro, una cultura en la que todo el mundo tiene algo bueno que aportar, y todos pueden recibir algo bueno a cambio. El otro siempre tiene algo que darme cuando sabemos acercarnos a él con actitud abierta y disponi-ble, sin prejuicios. Sólo así puede prosperar un buen entendi-miento entre las culturas y las religiones, la estima de unas por las otras sin opiniones previas gratuitas y en el respeto de los derechos de cada una. Hoy, o se apuesta por la cultura del en-cuentro, o todos pierden; seguir la vía correcta hace el camino fecundo y seguro.
Excelencias,
Señoras y señores
Gracias por su atención. Tomen estas palabras como expresión de mi preocupación como Pastor de la Iglesia y del amor que tengo por el pueblo brasileño. La hermandad entre los hombres y la colaboración para construir una sociedad más justa no son una utopía, sino que son el resultado de un esfuerzo concertado de todos por el bien común. Les aliento en su compromiso por el bien común, que requiere por parte de todos sabiduría, prudencia y generosidad. Les encomiendo al Padre celestial pi-diéndole, por la intercesión de Nuestra Señora de Aparecida, que colme de sus dones a cada uno de los presentes, a sus fa-milias y comunidades humanas y de trabajo, e imparto a todos mi Bendición.