sabato 27 luglio 2013

"Nel segno della misericordia"


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Giovanni Maria Vian: "Nel segno della misericordia"
[Text: Italiano, Français, Español, Português]

Il vescovo di Roma l’ha più volte sottolineato a proposito di Maria che si mette in viaggio per visitare la parente Elisabetta: la Vergine va in fretta ma non di fretta, e a questo modello deve guardare ogni cristiano. Sembra una distinzione sottile ma non è così, e lo si è visto in questa giornata mondiale della gioventù, durante la quale Papa Francesco va in fretta ma non di fretta: non risparmiandosi né perdendo un attimo, ma dedicando tutto il tempo necessario per stare con chi incontra, nella folla o in colloqui personali.
Mentre il grande appuntamento di Rio de Janeiro si avvia alla conclusione, il Pontefice ha mostrato come si debba usare il tempo. Papa Francesco, che non vuole perdere un attimo e procede con speditezza, ha infatti donato il suo tempo senza alcuna fretta ai giovani che ha confessato o che ha ospitato a pranzo, ma soprattutto alle due ragazze e ai sei ragazzi minorenni condannati, che ha incontrato per ascoltare quanto avevano in cuore.
All’inizio, gli otto detenuti — dei quali è stato annunciato dall’amministrazione penitenziaria il condono della pena — erano intimiditi, quasi senza parole. Poi via via si sono sciolti, rinfrancati dall’attesa quieta, dal sorriso accogliente, dalle parole semplici e soprattutto dall’ascolto del Papa. Che si è fatto raccontare le loro storie, spiegare il senso dei piccoli doni offerti, abbracciare e baciare ripetutamente, firmando con cura le sue fotografie per ciascuno dei giovani.
È il segno della misericordia quello che il Pontefice ha voluto comunicare nel giorno dedicato dalla Chiesa alla memoria dei genitori di Maria, «i nonni di Gesù» Anna e Gioacchino, nel palazzo arcivescovile di Rio che dal padre della Vergine prende il nome. Qui all’Angelus ha parlato di una «lunga catena che ha trasmesso l’amore per Dio», sottolineando l’importanza della famiglia per la comunicazione di quel «patrimonio di umanità e di fede che è essenziale per ogni società». Ed è il tema fondamentale dell’incontro tra generazioni, affrontato dall’episcopato latinoamericano nel documento di Aparecida e ricordato con forza da Papa Francesco nell’incontro con gli argentini.
Poi, di nuovo sulla spiaggia di Copacabana, il Pontefice ha preso parte al «cammino della croce», affidata da Giovanni Paolo II ai giovani prima ancora dell’inizio delle giornate mondiali della gioventù, croce che in un trentennio ha percorso tutti i continenti. L’antica tradizione del Quo vadis — «Dove vai, Signore?» chiede Pietro in fuga dalla persecuzione a Gesù che si dirige invece a Roma per affrontarla — è servita a Papa Francesco per ribadire che Cristo in ogni momento prende su di sé le croci di tutte le vittime di violenza, droga, fame, persecuzione. E che Gesù è con tanti giovani delusi dalle istituzioni politiche «o che hanno perso la fede nella Chiesa, e persino in Dio, per l’incoerenza di cristiani e di ministri del Vangelo».
Ma Dio perdona il nostro peccato — è «pura misericordia» ripete spesso il vescovo di Roma riecheggiando la sintesi agostiniana miseria mea misericordia tua — e soprattutto insegna «a guardare sempre l’altro con misericordia e amore», ha ribadito Papa Francesco. Che ha chiuso la meditazione sulla Via crucis interpellando ciascuno proprio sulla misericordia: nella nostra vita siamo come Pilato o come il cireneo, Maria e le altre donne rimaste accanto al Signore?
L'Osservatore Romano, 28 luglio 2013.

(es) El signo de la misericordia
(fr) Sous le signe de la miséricorde
(pt) No sinal da misericórdia  

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Uno studio sui giovani italiani e il Pontefice. Mi metto in gioco se incontro testimoni veri

(Pierpaolo Triani, Università Cattolica del Sacro Cuore) Che atteggiamento manifestano le nuove generazioni verso Papa Francesco? Quali aspettative hanno dal suo pontificato? Il Rapporto Giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo — curato da un gruppo di docenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e realizzato da Ipsos con il sostegno della Fondazione Cariplo — lo ha chiesto proprio ai giovani italiani intervistandone un campione rappresentativo fra i 18 e 29 anni. Quando ai giovani si domanda il loro grado di fiducia verso le istituzioni, e la Chiesa Cattolica non fa eccezioni, le risposte sono decisamente orientate al pessimismo: prevale il disincanto, il senso di distacco e di lontananza. Le risposte date dai giovani in merito a Francesco sono, invece, di segno opposto. Per più del 90 per cento di loro è una persona di grandi capacità comunicative, che suscita simpatia (80 per cento) e ispira fiducia (70 per cento). Si fa strada così una verità semplice, che la storia delle giornate mondiali della gioventù costantemente mostra: i giovani (e non solo loro) sono disposti a “dare credito”, a mettersi in gioco quando incontrano parole e gesti vicini alla loro vita, semplici e forti, appassionate e credibili.
Sono questi dati ancor più interessanti se letti alla luce di quanto emerge dal rapporto fra i giovani e l’appartenenza religiosa.
I dati dell’ indagine dell’Istituto Toniolo su «Giovani e fede» confermano la tendenza di progressiva erosione del senso di appartenenza dei giovani italiani verso il credo cattolico. I giovani che si dichiarano credenti nella religione cattolica sono circa il 56 per cento, mentre si dichiara non credente 15,2 per cento della popolazione giovanile. Papa Bergoglio, invece, riscontra un consenso tanto ampio da non essere confinato solo ai credenti. Viene in mente a questo proposito quanto scriveva Guardini parlando dell’educazione e della credibilità dell’educatore. «Devo dunque mettere in moto una storia umana, e personale. Con quali mezzi? Sicuramente avvalendomi anche di discorsi, esortazioni, stimolazioni e metodi d’ogni genere. Ma ciò non è ancora il fattore originale. La vita viene destata e accesa solo dalla vita. La più potente “forza di educazione” consiste nel fatto che io stesso in prima persona mi protendo in avanti e mi affatico a crescere» (Persona e libertà, Brescia, La Scuola, 1987).
Che i giovani vedano nel Papa una figura credibile è confermato da altri dati: più dell’ 80 per cento ha risposto che incarna i valori cattolici e una percentuale analoga definisce Francesco davvero vicino alla gente, capace di cogliere le novità che provengono dalla società.
I giovani colgono in Papa Francesco una capacità di coniugare la forza perenne del Vangelo con l’ascolto delle fatiche e delle speranze dell’oggi e per questo mostrano forti aspettative. L’85 per cento si attende che vi sia una forte attenzione ai poveri e verso i problemi sociali, circa l’80 per cento auspica un forte impegno verso la pace e il dialogo tra le religioni. È percentualmente simile l’attesa dei giovani verso l’intensificazione di uno sforzo da parte della Chiesa nella ricerca di un linguaggio più adatto al mondo contemporaneo e nella coerenza tra i comportamenti e i valori affermati. Queste risposte dei giovani ci parlano di una generazione che, nonostante la curvatura individualistica oggetto continuo di riflessione, è animata da grandi tensioni etiche che chiedono di essere accolte e sostenute.
C’è un grande anelito alla speranza, c’è il desiderio di un rinnovamento morale e spirituale che Papa Francesco, con il suo costante invito a guardare a Gesù, alimenta. Rinnovamento che interpella ogni credente.
L'Osservatore Romano