lunedì 29 luglio 2013

Le sette lezioni del primo viaggio di Papa Francesco

Papa Bergoglio

Analisi e bilanci post GMG dall’autorevole vaticanista di Le Figaro

JEAN-MARIE GUÉNOIS
1)    La “nascita” e il decollo di un pontificato

Per il Vaticano, il primo viaggio all’estero di Papa Francesco ha riportato un successo oltre ogni speranza. Dato il carisma di questo argentino non c’erano molti dubbi in merito alla riuscita, ma a 76 anni questo “giovane” Papa – cinque mesi di Pontificato il 13 agosto – ha superato con successo questa prova, risultato non scontato per un neofita, come fu il caso del timido Benedetto XVI, durante la GMG di Colonia.
È stato per lui, inoltre, un doppio esercizio: un primo viaggio nel suo continente d’origine e delle Giornate Mondiali della Gioventù alquanto turbolente, durante le quali il Papa ha dovuto dimostrare la sua abilità con dei giovani che avrebbero potuto essere suoi nipoti. Questo successo proietta in un certo modo il pontificato in un’orbita internazionale, che era in precedenza stata raggiunta virtualmente, attraverso i media, ma che non era ancora mai stata testata dal fuoco dell’azione.
È fatta.
Coloro che, all’interno della Curia Romana, non ammettono i modi a volte rigorosi, spesso testardi, di questo Papa latino-americano, dovranno inchinarsi davanti al vero e proprio decollo di questo pontificato. Una sorta di nascita che ha origine non tanto il 13 marzo 2013, dall’urna della Cappella Sistina contenente 115 voti cardinalizi, quanto, simbolicamente, da questa settimana ultra-latina.
Ogni ora vibrava come se fosse una seconda elezione: i cattolici dell’America del Sud sono il 40% dei cattolici di tutto il mondo. E tutti quanti sostengono veramente il “loro” Papa.

2)    Un programma e una visione finalmente chiari per la Chiesa Cattolica

Sarà pure un trucco da gesuita, ma bisogna ammettere che Papa Francesco è riuscito, finora, a portare entusiasmo anche al di fuori della Chiesa, rassicurando la frangia progressista – oggi in estinzione, e presente solo nella fascia d’età compresa tra i 60 e i 70 anni – e gettando nell’inquietudine i cattolici più metodici, classici, che si erano sentiti così a loro agio sotto Benedetto XVI, non apprezzando minimamente le provocazioni di Francesco in merito ai “cristiani inamidati”.
Oramai le cose sono state chiarite, durante due grandi discorsi tenuti uno sabato presso la Chiesa Brasiliana e l’altro domenica presso la Chiesa Latina (leggere qui).
Questi testi fondatori valgono un’enciclica. Coloro che si prenderanno il tempo di leggerli, vi troveranno esposta, finalmente in maniera del tutto articolata, la “politica” ecclesiastica di Papa Francesco che, in effetti, finora non era mai stata “leggibile”.
La sua visione sembrava confusa a causa della valanga di frasi a effetto, spesso acide, sullo stato della Chiesa e dei cristiani, prese dalle sue omelie del mattino e dei suoi discorsi in Vaticano.
I due discorsi tenuti a Rio sono, dunque, fondatori.
Lunghi una decina di pagine ognuno, redatti di suo pugno, mostrano come, per esempio, la volontà della “sinodalità” del Papa – termine ecclesiastico che descrive un governo della Chiesa meno centralizzato, basato su un concilio di vescovi o cardinali attorno al Papa – non sia l’espressione di un progressismo rampante, bensì di un riequilibrio di un eccesso del potere clericalizzante della Curia Romana durante questi ultimi dieci anni. I cattolici puntigliosi, nel dubbio, potranno essere rassicurati della piena cattolicità di questo religioso nel leggere queste sue parole. È un gesuita dalla spiccata sensibilità sociale, ma che viene ancora dalla vecchia scuola.

3)    Conferma dell’influenza del Papa e del carisma di Francesco

Un conto è predicare tra le braccia rassicuranti del mondo chiuso nella piazza di San Pietro, un altro conto è, invece, prendere il microfono dal vivo dal sindaco della città per parlare di fronte a tre milioni di persone a Rio, secondo la stima di domenica, per la messa di chiusura della GMG. E, soprattutto, riuscire veramente a far passare il messaggio.
Nonostante sia nuovo a queste cose, Papa Francesco non ha mostrato alcun tipo di particolare insicurezza o esitazione. Si è mostrato sempre a suo agio e felice di questo contatto diretto con la folla. Ovunque si sia recato, che fosse incontro ufficiale, favela, chiesa o davanti alle migliaia di giovani, si è potuto constatare l’effetto del carisma molto particolare di questo Papa. La sua semplicità e la sua volontà di cercare assolutamente il contatto con tutti, conquista i cuori: uomo o donna di strada o, come sabato mattina alla cattedrale di Rio, vescovi comossi fino alle lacrime… In lui il Vaticano, che all’inizio di questo 2013 cercava di “gestire” i suoi problemi di comunicazione, ha trovato un potente vettore mediatico. Questo carisma del tutto genuino, oggettivamente confermato da questo viaggio, si accompagna a un’influenza sempre maggiore. La società Burson Marsteller ha appena pubblicato uno studio realizzato sugli account Twitter di 505 capi di stato, di governo e di altri ministri di 153 paesi. Il presidente Obama resta il leader mondiale più seguito su Twitter, con più di 33 milioni di seguaci (i “follower”). Ma Papa Francesco, con più di 7 milioni di follower ha comunque una grande influenza.

I messaggi di Francesco sono, in effetti, quattro volte più “retweetati”, ovvero diffusi, di quelli di Obama.

4)  Nessun attacco alla sessualità, ma piuttosto la volontà di costruire una chiesa che “riscalda il Cuore”

Questo viaggio, con il suo pubblico variegato, ha mostrato il grande senso pastorale di questo arcivescovo divenuto Papa, ma che è voluto restare sempre il più vicino possibile alle parrocchie.
Sono molti gli esempi da poter citare per i suoi interventi. Spesso egli parla come un semplice sacerdote, discute i fondamenti di un cattolicesimo del popolo, prega l’Angelus, confessa, celebra l’adorazione eucaristica, fa l’elemosina…
Non solo a livello teorico, ma come mezzo concreto per nutrire una vita spirituale.
A differenza di Benedetto XVI, che era un vero maestro della teologia, una sorta di politecnico del messaggio cattolico, imbattibile nelle risposte e un vero punto di riferimento per molti intellettuali cattolici, Francesco è un ingegnere chimico, che ha attraversato il severo vaglio della formazione gesuita. È molto più concreto. Lui vuole rimanere al centro dell’attività.
Ha l’animo dell’ingegnere sviluppatore, con una competenza innata nel “marketing”. Cerca sempre, influenzato dalla sua cultura molto americana, il modo migliore per presentare la Chiesa e Cristo; senza concessioni sui dogmi, ma senza mai mettere il carro davanti ai buoi. Egli è ansioso di andare ai margini, nelle periferie. Non per “raccogliere gente”, ma perché quest’uomo di Dio è convinto che la missione della Chiesa – come ha affermato con estrema forza sabato e domenica – sia innanzitutto presso coloro che la Chiesa l’hanno abbandonata, o che non vi sono mai entrati. Ecco spiegata la priorità data sabato, con i vescovi brasiliani, al discorso di una Chiesa che sappia “riscaldare” il Cuore dell’uomo.
La questione morale della sessualità, tanto spesso criticata, non è stata invece sollevata neanche una volta da Papa Francesco durante questa GMG. Non che sia secondaria nella sua mente ma non è, secondo lui, una priorità poiché impedirebbe di comprendere la vera essenza del messaggio cristiano.
Questa è una riflessione veramente profonda.

5)   Questo viaggio è stato perseguitato dalla difficile gestione del cambiamento nella Chiesa

Questo primo viaggio all’estero di Papa Francesco si è svolto in un momento di grande tensione in Vaticano. Prima della partenza vi è stato lo scandalo che ha coinvolto monsignor Battista Ricca, uno degli uomini di fiducia del Papa, scelto per pilotare la riforma della banca del Vaticano. È stato reso noto il suo passato omosessuale. Stranamente, le informazioni che riguardavano questo vescovo non erano mai state portate all’attenzione del Papa. In attesa della verifica, queste informazioni sono però arrivate alla stampa. E non per caso. Si è volutamente mirato a indebolire lo slancio della riforma della banca del Vaticano voluta dal Papa, ma anche quella voluta dalla Curia Romana e programmata per questo inverno, che sembra sarà molto drastica.
Atmosfera… ci sono forti resistenze interne in Vaticano, che si oppongono in maniera passiva alle azioni del Vescovo di Roma. Ma Papa Francesco sta lavorando alacremente a questo caso. A Rio ha consacrato parte della sua giornata di martedì, teoricamente dedicata al suo riposo, a questa questione, in compagnia del Cardinal Maradiaga dell' Honduras, incaricato di coordinare la Commissione degli otto Cardinali di quattro diverse parti del mondo che stanno lavorando a questa mini rivoluzione. Tutti i capi di una azienda sanno che guidare un cambiamento è di sicuro una delle azioni più delicate richieste dal marketing.  A maggior ragione in una istituzione come il Vaticano, dove il protocollo e le abitudini sono cementati in una cultura quasi “irreformabile”.
Francesco si trova ad affrontare questo problema, ma i reticenti del Vaticano dovranno fare i conti con la riuscita di questo movimento, che rafforzerà ancora maggiormente la sua autorità dopo aver superato queste prove.

6)   La formula “GMG” è confermata, ma per la Chiesa la sfida con i giovani non è ancora conclusa

C’erano stati dei dubbi, all’inizio del pontificato di Benedetto XVI, sulla continuità della GMG, che era stata creata su misura da e per Giovanni Paolo II. Benedetto XVI, il mistico, aveva aggiunto qualche suo tocco personale rendendo, per esempio, la serata del sabato sera molto più spirituale insistendo sull’adorazione eucaristica.
Alcuni si domandavano, però, che futuro potessero avere a lungo termine questi immensi raduni internazionali, dei quali Rio è la 28° edizione. Dopo questa edizione del 2013, e l’evidente adeguatezza di Papa Francesco per questo tipo di incontri, la prossima GMG si terrà nel 2016 a Cracovia, in Polonia. E ve ne saranno delle altre a seguire.
Le GMG non risolvono però in maniera definitiva la questione che riguarda la maggior parte dei giovani e la Chiesa cattolica. L’esempio più evidente è il Brasile, dove i fedeli della Chiesa cattolica invecchiano, mentre quelli della Chiesa evangelica sono sempre più giovani, come dimostra la “Marcia per Gesù”, che è organizzata da loro ogni anno a Rio. D’altro canto, le testimonianze assolutamente commoventi dei giovani brasiliani durante la veglia di sabato sera, mostrano quale sia il considerevole potenziale della Chiesa cattolica quando un Papa – come fece Giovanni Paolo II, in maniera spettacolare – riesce a conquistare l’entusiasmo dei giovani.
Detto questo, il terreno su cui lavorare è vasto. L’ex cardinal Bergoglio lo sa bene, meglio di chiunque dei suoi predecessori; egli conosce la realtà concreta in cui lavora una Chiesa locale alle prese con il mondo attuale.
È proprio da questa sua comprensione che scaturisce l’energia che egli impiega per toccare i cuori.

7)   Un’energia personale incredibile e il disprezzo per la sua sicurezza

Durante tutto il viaggio, con i suoi 76 anni, Papa Francesco ha dato prova di possedere un’energia fuori dal comune.
Sempre intellettualmente molto presente, molto mobile fisicamente, di umore eccellente, serio quando necessario eppure scherzoso ogni volta che si presentava l’occasione, ha sorpreso il suo entourage per la sua forza e la sua “inesauribile energia”.
Tutto il mondo ormai si chiede se sarà in grado di tenere questo ritmo…
Ha annunciato che non si concederà delle vacanze, per passare l’estate a lavorare in Vaticano. Nessuno dei suoi predecessori l’aveva mai fatto.
Al santuario dell’Aparecida ha dato appuntamento ai fedeli per il 2017, quando compirà 80 anni.
Alcuni si chiedono se anche Francesco, come già Benedetto XVI, non deciderà di rinunciare al suo incarico, quando non avrà più le forze necessarie per portarlo avanti. Quest’uomo, eletto dai cardinali suoi pari per, bisogna ammetterlo, fare il “lavoro sporco” della riforma della Curia, non ha in realtà niente da perdere né niente da dimostrare.

Non risparmia quindi le sue energie, tenendo conto della sua età, e sa che il suo tempo è limitato.

Questo suo atteggiamento di dono totale di se stesso, senza misura né precauzione, l’abbiamo potuto verificare durante il viaggio, in merito alla questione della sua sicurezza personale. Lunedì sera, al suo arrivo, un errore nel percorso su una strada di Rio molto affollata ha minacciato di finire molto male per lui. Soprattutto poiché si muoveva con una papamobile leggera o una piccola Fiat ‘idea’ di serie, fabbricata in Brasile. Il Vaticano non ha voluto mettere in imbarazzo il governo brasiliano, responsabile di questa inedita e incredibile gaffe, ma la questione della sicurezza passiva del Papa è stata sollevata, visto che questa macchina così modesta e bassa non assicurava alcuna sicurezza. Per tutto il resto della settimana, il Papa ha rifiutato l’utilizzo di una vettura di sicurezza.

Lunedì, nel momento clou dell’assalto della folla, Francesco ha ordinato che i vetri rimanessero abbassati, per poter  meglio salutare la gente…

TRADUZIONE A CURA DI ALETEIA

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Tre milioni di giovani per il Papa: basta odio 
Il Messaggero - Rassegna "Fine settimana"
 
(Lucetta Scaraffia) Papa Francesco è tornato nel suo continente, anche se non nel suo Paese - con ironia ha detto che era un miracolo che i brasiliani facessero tanta festa a un argentino - e il suo linguaggio si è fatto ancora più spontaneo e pregnante, così come quello della folla (...)
Rassegna stampa del sito Incontri di "Fine Settimana"  
- Rio, tre milioni in spiaggia per Francesco (Franca Giansoldati, Il Messaggero)
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- Francesco e la «rivoluzione della tenerezza» (Luigi Accattoli, Corriere della Sera)
- «Demolite l'odio». Per il Papa 3 milioni (Gian Guido Vecchi,  Corriere della Sera)
- Papa Francesco conquista "la peccatrice" (Giuseppe Bizzarri, il Fatto Quotidiano)