lunedì 22 luglio 2013

Io non ho né oro né argento...




Cerimonia di Benvenuto. Papa Francesco: "La gioventù è la finestra attraverso la quale il futuro entra nel mondo, e quindi ci impone grandi sfide. Chiedo permesso per entrare e trascorrere questa settimana con voi. Io non ho né oro né argento, ma porto ciò che di più prezioso mi è stato dato: Gesù Cristo!"

[Text: Italiano, Português, Français, English, Español]
Palazzo di Guanabara, sede del Governatore dello Stato di Rio de Janeiro. Cerimonia ufficiale di Benvenuto al Santo Padre. (22 luglio 2013).
Signora Presidente,
Distinte Autorità,
Fratelli e amici!
Nella sua amorevole provvidenza, Dio ha voluto che il primo viaggio internazionale del mio Pontificato mi offrisse la possibilità di ritornare nell’amata America Latina, concretamente in Brasile, Nazione che si vanta dei suoi saldi legami con la Sede Apostolica e dei suoi profondi sentimenti di fede e di amicizia che sempre l’ha tenuta unita, in modo singolare, al Successore di Pietro. Rendo grazie per questa benevolenza divina.
Ho imparato che, per avere accesso al Popolo brasiliano, bisogna entrare dal portale del suo immenso cuore; mi sia quindi permesso in questo momento di bussare delicatamente a questa porta. Chiedo permesso per entrare e trascorrere questa settimana con voi. Io non ho né oro né argento, ma porto ciò che di più prezioso mi è stato dato: Gesù Cristo! Vengo nel suo Nome per alimentare la fiamma di amore fraterno che arde in ogni cuore; e desidero che a tutti e ciascuno giunga il mio saluto: “La pace di Cristo sia con voi!”
Saluto con deferenza la Signora Presidente e i distinti membri del suo Governo. La ringrazio per la generosa accoglienza e per le parole con cui ha voluto manifestare la gioia dei brasiliani per la mia presenza nella loro Nazione. Saluto anche il Signor Governatore di questo Stato, che gentilmente ci accoglie nel Palazzo del Governo, e il Sindaco di Rio de Janeiro, come pure i Membri del Corpo Diplomatico accreditato presso il Governo brasiliano, le altre Autorità presenti e tutti coloro che si sono prodigati per far diventare realtà questa mia visita.
Voglio rivolgere una parola di affetto ai miei fratelli Vescovi, sui quali grava il compito di guidare il gregge di Dio in questo immenso Paese, e alle loro dilette Chiese particolari. Con questa mia visita desidero proseguire nella missione pastorale propria del Vescovo di Roma di confermare i fratelli nella fede in Cristo, di incoraggiarli nel testimoniare le ragioni della speranza che scaturisce da Lui e di animarli ad offrire a tutti le inesauribili ricchezze del suo amore.
Come è noto, il motivo principale della mia presenza in Brasile trascende i suoi confini. Sono venuto infatti per la Giornata Mondiale della Gioventù. Sono venuto a incontrare giovani arrivati da ogni parte del mondo, attratti dalle braccia aperte del Cristo Redentore. Essi vogliono trovare un rifugio nel suo abbraccio, proprio vicino al suo Cuore, ascoltare di nuovo la sua chiara e potente chiamata: “Andate e fate discepoli tutti i popoli”.
Questi giovani provengono dai diversi continenti, parlano lingue differenti, sono portatori di culture variegate, eppure trovano in Cristo le risposte alle loro più alte e comuni aspirazioni e possono saziare la fame di una verità limpida e di un amore autentico che li uniscano al di là di ogni diversità.
Cristo offre loro spazio, sapendo che non può esserci energia più potente di quella che si sprigiona dal cuore dei giovani quando sono conquistati dall’esperienza dell’amicizia con Lui. Cristo ha fiducia nei giovani e affida loro il futuro della sua stessa missione: “Andate, fate discepoli”; andate oltre i confini di ciò che è umanamente possibile e generate un mondo di fratelli. Ma anche i giovani hanno fiducia in Cristo: essi non hanno paura di rischiare con Lui l'unica vita che hanno, perché sanno di non rimanere delusi.
Nell’iniziare questa mia visita in Brasile, sono ben consapevole che, rivolgendomi ai giovani, parlo anche alle loro famiglie, alle loro comunità ecclesiali e nazionali di provenienza, alle società in cui sono inseriti, agli uomini e alle donne dai quali dipende in gran misura il futuro di queste nuove generazioni.
È comune da voi sentire i genitori che dicono: “I figli sono la pupilla dei nostri occhi”. Come è bella questa espressione della saggezza brasiliana che applica ai giovani l'immagine della pupilla degli occhi, la finestra attraverso la quale la luce entra in noi regalandoci il miracolo della visione! Che ne sarà di noi se non ci prendiamo cura dei nostri occhi? Come potremo andare avanti? Il mio augurio è che, in questa settimana, ognuno di noi si lasci interpellare da questa domanda provocatoria.
La gioventù è la finestra attraverso la quale il futuro entra nel mondo, e quindi ci impone grandi sfide. La nostra generazione si rivelerà all’altezza della promessa che c’è in ogni giovane quando saprà offrirgli spazio; tutelarne le condizioni materiali e spirituali per il pieno sviluppo; dargli solide fondamenta su cui possa costruire la vita; garantirgli la sicurezza e l'educazione affinché diventi ciò che può essere; trasmettergli valori duraturi per cui vale la pena vivere; assicurargli un orizzonte trascendente per la sua sete di felicità autentica e la sua creatività nel bene; consegnargli l'eredità di un mondo che corrisponda alla misura della vita umana; svegliare in lui le migliori potenzialità per essere protagonista del proprio domani e corresponsabile del destino di tutti.
Nel concludere, chiedo a tutti la gentilezza dell’attenzione e, se possibile, l'empatia necessaria per stabilirne un dialogo tra amici. In questo momento, le braccia del Papa si allargano per abbracciare l'intera nazione brasiliana, nella sua complessa ricchezza umana, culturale e religiosa. Dall’Amazzonia fino alla pampa, dalle regioni aride fino al Pantanal, dai piccoli paesi fino alle metropoli, nessuno si senta escluso dall’affetto del Papa. Dopodomani, a Dio piacendo, ho in animo di ricordarvi tutti a Nostra Signora Aparecida, invocando la sua materna protezione sulle vostre case e famiglie. Fin d’ora vi benedico tutti. Grazie per il benvenuto!
PORTOGHESE
Senhora Presidenta,
Ilustres Autoridades,
Irmãos e amigos!
Quis Deus na sua amorosa providência que a primeira viagem internacional do meu Pontificado me consentisse voltar à amada América Latina, precisamente ao Brasil, nação que se gloria de seus sólidos laços com a Sé Apostólica e dos profundos sentimentos de fé e amizade que sempre a uniram de modo singular ao Sucessor de Pedro. Dou graças a Deus pela sua benignidade.
Aprendi que para ter acesso ao Povo Brasileiro, é preciso ingressar pelo portal do seu imenso coração; por isso permitam-me que nesta hora eu possa bater delicadamente a esta porta. Peço licença para entrar e transcorrer esta semana com vocês. Não tenho ouro nem prata, mas trago o que de mais precioso me foi dado: Jesus Cristo! Venho em seu Nome, para alimentar a chama de amor fraterno que arde em cada coração; e desejo que chegue a todos e a cada um a minha saudação: “A paz de Cristo esteja com vocês!”
Saúdo com deferência a Senhora Presidenta e os ilustres membros do seu Governo. Obrigado pelo seu generoso acolhimento e por suas palavras que externaram a alegria dos brasileiros pela minha presença em sua Pátria. Cumprimento também o Senhor Governador deste Estado, que amavelmente nos recebe na Sede do Governo, e o Senhor Prefeito do Rio de Janeiro, bem como os Membros do Corpo Diplomático acreditado junto ao Governo Brasileiro, as demais Autoridades presentes e todos quantos se prodigalizaram para tornar realidade esta minha visita.
Quero dirigir uma palavra de afeto aos meus irmãos no Episcopado, sobre quem pousa a tarefa de guiar o Rebanho de Deus neste imenso País, e às suas amadas Igrejas Particulares. Esta minha visita outra coisa não quer senão continuar a missão pastoral própria do Bispo de Roma de confirmar os seus irmãos na Fé em Cristo, de animá-los a testemunhar as razões da Esperança que d’Ele vem e de incentivá-los a oferecer a todos as inesgotáveis riquezas do seu Amor.
O motivo principal da minha presença no Brasil, como é sabido, transcende as suas fronteiras. Vim para a Jornada Mundial da Juventude. Vim para encontrar os jovens que vieram de todo o mundo, atraídos pelos braços abertos do Cristo Redentor. Eles querem agasalhar-se no seu abraço para, junto de seu Coração, ouvir de novo o seu potente e claro chamado: «Ide e fazei discípulos entre todas as nações».
Estes jovens provêm dos diversos continentes, falam línguas diferentes, são portadores de variegadas culturas e, todavia, em Cristo encontram as respostas para suas mais altas e comuns aspirações e podem saciar a fome de verdade límpida e de amor autêntico que os irmanem para além de toda diversidade.
Cristo abre espaço para eles, pois sabe que energia alguma pode ser mais potente que aquela que se desprende do coração dos jovens quando conquistados pela experiência da sua amizade. Cristo “bota fé” nos jovens e confia-lhes o futuro de sua própria causa: “Ide, fazei discípulos”. Ide para além das fronteiras do que é humanamente possível e criem um mundo de irmãos. Também os jovens “botam fé” em Cristo. Eles não têm medo de arriscar a única vida que possuem porque sabem que não serão desiludidos.
Ao iniciar esta minha visita ao Brasil, tenho consciência de que, ao dirigir-me aos jovens, falarei às suas famílias, às suas comunidades eclesiais e nacionais de origem, às sociedades nas quais estão inseridos, aos homens e às mulheres dos quais, em grande medida, depende o futuro destas novas gerações.
Os pais usam dizer por aqui: “os filhos são a menina dos nossos olhos”. Que bela expressão da sabedoria brasileira que aplica aos jovens a imagem da pupila dos olhos, janela pela qual entra a luz regalando-nos o milagre da visão! O que vai ser de nós, se não tomarmos conta dos nossos olhos? Como haveremos de seguir em frente? O meu auspício é que, nesta semana, cada um de nós se deixe interpelar por esta desafiadora pergunta.
A juventude é a janela pela qual o futuro entra no mundo e, por isso, nos impõe grandes desafios. A nossa geração se demonstrará à altura da promessa contida em cada jovem quando souber abrir-lhe espaço; tutelar as condições materiais e imateriais para o seu pleno desenvolvimento; oferecer a ele fundamentos sólidos, sobre os quais construir a vida; garantir-lhe segurança e educação para que se torne aquilo que ele pode ser; transmitir-lhe valores duradouros pelos quais a vida mereça ser vivida, assegurar-lhe um horizonte transcendente que responda à sede de felicidade autêntica, suscitando nele a criatividade do bem; entregar-lhe a herança de um mundo que corresponda à medida da vida humana; despertar nele as melhores potencialidades para que seja sujeito do próprio amanhã e corresponsável do destino de todos.
Concluindo, peço a todos a delicadeza da atenção e, se possível, a necessária empatia para estabelecer um diálogo de amigos. Nesta hora, os braços do Papa se alargam para abraçar a inteira nação brasileira, na sua complexa riqueza humana, cultural e religiosa. Desde a Amazônia até os pampas, dos sertões até o Pantanal, dos vilarejos até as metrópoles, ninguém se sinta excluído do afeto do Papa. Depois de amanhã, se Deus quiser, tenho em mente recordar-lhes todos a Nossa Senhora Aparecida, invocando sua proteção materna sobre seus lares e famílias. Desde já a todos abençôo. Obrigado pelo acolhimento!
FRANCESE
Madame la Présidente,
Illustres Autorités,
Frères et Amis !
Dans sa tendre Providence, Dieu a voulu que le premier voyage international de mon Pontificat m’offre la possibilité de retourner dans cette Amérique latine bien-aimée, concrètement au Brésil, nation qui se vante de ses liens forts avec le Siège Apostolique et de ses profonds sentiments de foi et d’amitié qui l’ont toujours maintenue unie de façon particulière au Successeur de Pierre. Je rends grâces pour cette bienveillance divine.
J’ai appris que pour avoir accès au peuple brésilien, il fallait entrer par la porte de son cœur immense ; qu’il me soit donc permis aujourd’hui de frapper délicatement à cette porte. Je demande la permission d’entrer et de passer cette semaine avec vous. Je n’ai ni or ni argent, mais je vous apporte ce qui m’a été donné de plus précieux : Jésus Christ ! Je viens en son Nom pour alimenter la flamme d’amour fraternel qui brûle dans chaque cœur ; et je désire que mon salut vous rejoigne tous et chacun : « La paix du Christ soit avec vous ! ».
Je salue avec déférence Madame la Présidente et les membres distingués de son Gouvernement. Je la remercie de son généreux accueil et des paroles par lesquelles elle a voulu manifester la joie des Brésiliens pour ma présence sur leur sol.
Je salue aussi Monsieur le Gouverneur de cet État, qui nous accueille gentiment dans le Palais du Gouverneur, et le Maire de Rio de Janeiro, ainsi que les membres du Corps diplomatique accrédité auprès du Gouvernement brésilien, les autres Autorités présentes et tous ceux qui ont rendu possible ma visite.
Je voudrais adresser un mot affectueux à mes frères Évêques, auxquels il incombe le devoir de guider le troupeau de Dieu dans cet immense pays, et à leurs chères églises particulières. Par cette visite, je désire poursuivre la mission pastorale propre à l’Évêque de Rome qui est de confirmer ses frères dans la foi au Christ, de les encourager à témoigner les raisons de l’espérance qui vient de lui et de les stimuler à offrir à tous les richesses inépuisables de son amour.
Comme on le sait, la principale raison de ma présence au Brésil dépasse ses frontières. En effet, je suis venu pour les Journées mondiales de la Jeunesse. Je suis venu rencontrer les jeunes venus de toutes les parties du monde, attirés par les bras grands ouverts du Christ Rédempteur. Ces jeunes veulent trouver refuge dans ses bras ouverts, tout proche de son Cœur, écouter à nouveau son appel clair et puissant : « Allez donc ! De toutes les nations, faites des disciples ».
Ces jeunes viennent de continents divers, parlent des langues différentes et sont porteurs de cultures variées ; cependant ils trouvent dans le Christ les réponses à leurs plus hautes et communes aspirations et ils peuvent se rassasier d’une vérité limpide, d’un amour authentique qui les unissent au-delà de toute diversité.
Le Christ leur offre une place, sachant qu’il n’y a pas d’énergie plus puissante que celle qui se dégage du cœur des jeunes quand ils sont conquis par l’expérience de l’amitié avec lui. Le Christ a confiance en eux et leur confie l’avenir de sa propre mission : « Allez donc, faites des disciples !» ; allez au-delà de ce qui est humainement possible et suscitez un monde de frères. Mais les jeunes aussi font confiance au Christ, ils n’ont pas peur de risquer avec lui l’unique vie dont ils disposent, parce qu’ils savent qu’ils ne seront pas déçus.
En commençant ma visite au Brésil, je suis bien conscient qu’en m’adressant aux jeunes, je parle aussi à leurs familles, à leurs communautés ecclésiales et nationales d’origine, aux sociétés dans lesquelles ils sont insérés, aux hommes et aux femmes dont dépend l’avenir de ces nouvelles générations.
Il n’est pas rare chez vous d’entendre les parents dire : « les enfants sont la pupille de nos yeux ». Comme elle est belle cette expression de la sagesse brésilienne qui appliquent aux jeunes l’image de la pupille des yeux, la fenêtre à travers laquelle la lumière entre en nous et nous offre le miracle de la vision ! Qu’en sera-t-il de nous si nous ne prenons pas soin de nos yeux ? Comment pourrons-nous avancer ? Mon souhait est que durant cette semaine, chacun de nous se laisse interpeler par cette question provocatrice.
La jeunesse est la fenêtre à travers laquelle l’avenir entre dans le monde, et elle nous propose donc de grands défis. Notre génération se révèlera à la hauteur de la promesse qui est en chaque jeune quand elle saura lui offrir un espace et lui assurer les conditions matérielles et spirituelles nécessaires à son épanouissement ; quand elle saura lui donner de solides fondements sur lesquels il puisse construire sa vie et lui garantir la sécurité et l’éducation afin qu’il devienne ce qu’il peut être ; quand elle saura lui transmettre des valeurs enracinées pour lesquelles il vaille la peine de vivre et lui assurer un horizon transcendant pour apaiser sa soif de bonheur authentique et sa créativité dans le bien ; et quand elle saura lui confier en héritage un monde qui corresponde à la mesure de la vie humaine et réveiller en lui les meilleures potentialités pour être protagoniste de son lendemain et co-responsable du destin de tous.
Pour conclure, je demande à tous la gentillesse de l’attention et, si possible, l’empathie nécessaire pour établir un dialogue entre amis. En ce moment, les bras du Pape s’élargissent pour embrasser toute la nation brésilienne, dans sa richesse humaine, culturelle et religieuse complexe. De l’Amazonie à la pampa, des régions arides au Pantanal, des petits villages aux métropoles, que personne ne se sente exclu de l’affection du Pape. Après-demain, s’il plaît à Dieu, j’ai l’intention de vous recommander tous à Nossa Senhora Aparecida, en invoquant sa maternelle protection sur vos maisons et vos familles. En attendant, je vous bénis tous. Merci pour l’accueil ! 
INGLESE
Madam President,
Distinguished Authorities,
Brethren and Friends!
In his loving providence, God wished that the first international trip of my pontificate should take me back to my beloved Latin America, specifically to Brazil, a country proud of its links to the Apostolic See and of its deep sentiments of faith and friendship that have always kept it united in a special way to the Successor of Peter.  I am grateful for this divine benevolence.  
I have learned that, to gain access to the Brazilian people, it is necessary to pass through its great heart; so let me knock gently at this door.  I ask permission to come in and spend this week with you.  I have neither silver nor gold, but I bring with me the most precious thing given to me: Jesus Christ!  I have come in his name, to feed the flame of fraternal love that burns in every heart; and I wish my greeting to reach one and all:  The peace of Christ be with you!
I cordially greet the President and the distinguished members of her government.  I thank her for her warm welcome and for the words by which she expressed the joy of all Brazilians at my presence in their country.  I also greet the state governor who is hosting us in the government palace, and the mayor of Rio de Janeiro, as well as the members of the Diplomatic Corps accredited to the government of Brazil, the other authorities present and all those who worked hard to make my visit here a reality.
I would like to greet affectionately my brother bishops, to whom falls the serious task of guiding God’s flock in this vast country, as well as their beloved local churches.  With this visit, I wish to pursue the pastoral mission proper to the Bishop of Rome of confirming my brothers in their faith in Christ, of encouraging them to give an account of the reasons for the hope which comes from him, and of inspiring them to offer everyone the inexhaustible riches of his love.
As you know, the principal reason for my visit to Brazil goes beyond its borders.  I have actually come for World Youth Day.  I am here to meet young people coming from all over the world, drawn to the open arms of Christ the Redeemer.  They want to find a refuge in his embrace, close to his heart, to listen again to his clear and powerful appeal: “Go and make disciples of all nations”.
These young people are from every continent, they speak many languages, they bring with them different cultures, and yet they also find in Christ the answer to their highest aspirations, held in common, and they can satisfy the hunger for a pure truth and an authentic love which binds them together in spite of differences.
Christ offers them space, knowing that there is no force more powerful than the one released from the hearts of young people when they have been conquered by the experience of friendship with him.  Christ has confidence in young people and entrusts them with the very future of his mission, “Go and make disciples”.  Go beyond the confines of what is humanly possible and create a world of brothers and sisters!  And young people have confidence in Christ:  they are not afraid to risk for him the only life they have, because they know they will not be disappointed.
As I begin my visit to Brazil, I am well aware that, in addressing young people, I am also speaking to their families, their local and national church communities, the societies they come from, and the men and women upon whom this new generation largely depends.
Here it is common for parents to say, “Our children are the apple of our eyes”.  How beautiful is this expression of Brazilian wisdom, which applies to young people an image drawn from our eyes, which are the window through which light enters into us, granting us the miracle of sight!   What would become of us if we didn’t look after our eyes?  How could we move forward?  I hope that, during this week, each one of us will ask ourselves this thought-provoking question.
Young people are the window through which the future enters the world, thus presenting us with great challenges.  Our generation will show that it can realize the promise found in each young person when we know how to give them space; how to create the material and spiritual conditions for their full development; how to give them a solid basis on which to build their lives; how to guarantee their safety and their education to be everything they can be; how to pass on to them lasting values that make life worth living; how to give them a transcendent horizon for their thirst for authentic happiness and their creativity for the good; how to give them the legacy of a world worthy of human life; and how to awaken in them their greatest potential as builders of their own destiny, sharing responsibility for the future of everyone.
As I conclude, I ask everyone to show consideration towards each other and, if possible, the sympathy needed to establish friendly dialogue.  The arms of the Pope now spread to embrace all of Brazil in its human, cultural and religious complexity and richness.  From the Amazon Basin to the pampas, from the dry regions to the Pantanal, from the villages to the great cities, no one is excluded from the Pope’s affection.  In two days’ time, God willing, I will remember all of you before Our Lady of Aparecida, invoking her maternal protection on your homes and families.  But for now I give all of you my blessing.  Thank you for your welcome!
SPAGNOLO
Señora Presidente,
Distinguidas Autoridades,
Hermanos y amigos
En su amorosa providencia, Dios ha querido que el primer viaje internacional de mi pontificado me ofreciera la oportunidad de volver a la amada América Latina, concretamente a Brasil, nación que se precia de sus estrechos lazos con la Sede Apostólica y de sus profundos sentimientos de fe y amistad que siempre la han mantenido unida de una manera especial al Sucesor de Pedro. Doy gracias por esta benevolencia divina.
He aprendido que, para tener acceso al pueblo brasileño, hay que entrar por el portal de su inmenso corazón; permítanme, pues, que llame suavemente a esa puerta. Pido permiso para entrar y pasar esta semana con ustedes. No tengo oro ni plata, pero traigo conmigo lo más valioso que se me ha dado: Jesucristo. Vengo en su nombre para alimentar la llama de amor fraterno que arde en todo corazón; y deseo que llegue a todos y a cada uno mi saludo: «La paz de Cristo esté con ustedes».
Saludo con deferencia a la señora Presidenta y a los distinguidos miembros de su gobierno. Agradezco su generosa acogida y las palabras con las que ha querido manifestar la alegría de los brasileños por mi presencia en su país. Saludo también al Señor Gobernador de este Estado, que amablemente nos acoge en el Palacio del Gobierno, y al alcalde de Río de Janeiro, así como a los miembros del Cuerpo Diplomático acreditados ante el gobierno brasileño, a las demás autoridades presentes y a todos los que han trabajado para hacer posible esta visita.
Quisiera decir unas palabras de afecto a mis hermanos obispos, a quienes incumbe la tarea de guiar a la grey de Dios en este inmenso país, y a sus queridas Iglesias particulares. Con esta visita, deseo continuar con la misión pastoral propia del Obispo de Roma de confirmar a sus hermanos en la fe en Cristo, alentarlos a dar testimonio de las razones de la esperanza que brota de él, y animarles a ofrecer a todos las riquezas inagotables de su amor.
Como es sabido, el principal motivo de mi presencia en Brasil va más allá de sus fronteras. En efecto, he venido para la Jornada Mundial de la Juventud. Para encontrarme con jóvenes venidos de todas las partes del mundo, atraídos por los brazos abiertos de Cristo Redentor. Quieren encontrar un refugio en su abrazo, justo cerca de su corazón, volver a escuchar su llamada clara y potente: «Vayan y hagan discípulos a todas las naciones».
Estos jóvenes provienen de diversos continentes, hablan idiomas diferentes, pertenecen a distintas culturas y, sin embargo, encuentran en Cristo las respuestas a sus más altas y comunes aspiraciones, y pueden saciar el hambre de una verdad clara y de un genuino amor que los una por encima de cualquier diferencia.
Cristo les ofrece espacio, sabiendo que no puede haber energía más poderosa que esa que brota del corazón de los jóvenes cuando son seducidos por la experiencia de la amistad con él. Cristo tiene confianza en los jóvenes y les confía el futuro de su propia misión: « Vayan y hagan discípulos»; vayan más allá de las fronteras de lo humanamente posible, y creen un mundo de hermanos y hermanas. Pero también los jóvenes tienen confianza en Cristo: no tienen miedo de arriesgar con él la única vida que tienen, porque saben que no serán defraudados.
Al comenzar mi visita a Brasil, soy muy consciente de que, dirigiéndome a los jóvenes, hablo también a sus familias, sus comunidades eclesiales y nacionales de origen, a las sociedades en las que viven, a los hombres y mujeres de los que depende en gran medida el futuro de estas nuevas generaciones.
Es común entre ustedes oír decir a los padres: «Los hijos son la pupila de nuestros ojos». ¡Qué hermosa es esta expresión de la sabiduría brasileña, que aplica a los jóvenes la imagen de la pupila de los ojos, la abertura por la que entra la luz en nosotros, regalándonos el milagro de la vista! ¿Qué sería de nosotros si no cuidáramos nuestros ojos? ¿Cómo podríamos avanzar? Mi esperanza es que, en esta semana, cada uno de nosotros se deje interpelar por esta pregunta provocadora.
La juventud es el ventanal por el que entra el futuro en el mundo y, por tanto, nos impone grandes retos. Nuestra generación se mostrará a la altura de la promesa que hay en cada joven cuando sepa ofrecerle espacio; tutelar las condiciones materiales y espirituales para su pleno desarrollo; darle una base sólida sobre la que pueda construir su vida; garantizarle seguridad y educación para que llegue a ser lo que puede ser; transmitirle valores duraderos por los que valga la pena vivir; asegurarle un horizonte trascendente para su sed de auténtica felicidad y su creatividad en el bien; dejarle en herencia un mundo que corresponda a la medida de la vida humana; despertar en él las mejores potencialidades para ser protagonista de su propio porvenir, y corresponsable del destino de todos.
Al concluir, ruego a todos la gentileza de la atención y, si es posible, la empatía necesaria para establecer un diálogo entre amigos. En este momento, los brazos del Papa se alargan para abrazar a toda la nación brasileña, en el complejo de su riqueza humana, cultural y religiosa. Que desde la Amazonia hasta la pampa, desde las regiones áridas al Pantanal, desde los pequeños pueblos hasta las metrópolis, nadie se sienta excluido del afecto del Papa. Pasado mañana, si Dios quiere, tengo la intención de recordar a todos ante Nuestra Señora de Aparecida, invocando su maternal protección sobre sus hogares y familias. Y, ya desde ahora, los bendigo a todos. Gracias por la bienvenida.