sabato 29 giugno 2013

Una donna chiamata a parlare


Il ruolo della comunicazione nella missione di santa Caterina da Siena

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Nel giorno in cui ricordiamo le colonne della Chiesa, Pietro e Paolo, sembra opportuno ricordare una donna che è stata «un’anima-Chiesa». Il suo è un cuore di donna che si è allargato per abbracciare tutta la Chiesa. Caterina è «Una donna chiamata a parlare», come recita il titolo del libro di don Paolo Morocutti e che tratta – come spiega il sottotitolo – Il ruolo della comunicazione nella missione di santa Caterina da Siena (Cittadella Editrice).
Il libro mostra il profilo di una donna che ha agito e ha apportato sostanziali cambiamenti nella società e nella Chiesa «operando dal basso all’alto». Nella sua missione, infatti, non si era preoccupata di rivolgersi alle insigni personalità, ma «si prese cura dei suoi figli spirituali, di quel popolo di Dio, quella parte più nascosta, eppure necessaria, del Corpo di Cristo. Durante la sua vita non diede importanza solo alle grandi missioni ma con amore e dedizione spese le sue energie anche nella vita di tutti i giorni» (168).
È ancora motivo di grande meraviglia come in un’epoca come quella in cui ha vissuto Caterina, abbia potuto lei – «donna» e «popolana» – svolgere un’opera così efficace e abbia potuto raggiungere nella sua breve vita vertici così alti: «Toccò le vette della perfezione spirituale, fu chiamata maestra da un numero considerevole di discepoli fra cui si annoverano illustri teologi, docenti universitari, nobili di elevata cultura. Fu ricevuta ed ascoltata da Papi, cardinali, sovrani e capi di stato dell’intera Europa. Riuscì ad ottenere il trasferimento della sede papale in Roma, dopo settant’anni di esilio avignonese […]» (17).
Il segreto di Caterina
Il segreto di Caterina risiede nel suo ascolto fedele della chiamata di Dio. È la prima ad aver messo in pratica quell’esortazione che divenne famosa quando fu citata da Giovanni Paolo II alla fine della Giornata Mondiale della Gioventù del 2000: «Se sarete quelli che dovete essere e cioè fuoco, metterete fuoco in tutto il mondo».
Il segreto di Caterina è il suo impegno a giungere a un equilibro esemplare e a una unificazione radicale della sua vita mistica e impegno sociale e «politico» (81).
A ragione, Mons. Giovanni Ercole evince la semplicità dell’architettura del progetto di Caterina da un’idea sola: «ricomporre l’equilibro della cristianità» (8). E per questo equilibrio la santa di Siena non si risparmia, ma si spreme fino alla morte.
La sua preghiera non è solo retorica: «O Dio eterno ricevi il sacrificio della mia vita in questo corpo mistico della santa Chiesa. Io non ho da dare altro se non quello che tu hai dato a me. Tolli il cuore dunque, e premilo sopra la faccia di questa sposa».
Il libro di Morocutti sottolinea l’impegno di Caterina in due aspetti comunicativi fondamentali: la comunicazione verticale e la comunicazione orizzontale.
L’equilibro e la perikoresis comunicativa
Non si esagera ad usare un termine tipico della teologia trinitaria per descrivere la grande armonia e il rimando continuo nella biografia di Caterina tra vita con Dio per la Chiesa e vita per la Chiesa in Dio. Opportunamente queste due dimensioni sono sottolineate dal libro di Paolo Morocutti nei capitoli terzo e quarto.
Dopo un primo capitolo contestuale che ci introduce meglio al mondo personale, sociale e politico di Caterina, il secondo capitolo analizza i punti centrali della dottrina cateriniana sulla comunicazione. Morocutti sceglie di sviluppare le seguenti sfumature: la comunicazione divina, il giudizio e la mormorazione come espressione erronea della comunicazione, il silenzio e la pazienza, la corrispondenza tra le parole e i fatti.
È interessante notare che l’opera di lavacro effettuato nel «ventre della Chiesa» sposa di Cristo (81) sia accompagnato dal silenzio e dall’uccisione dell’amor proprio, i quali si presentano non come un atteggiamento passivo ma come «la strada che consente all’uomo di ricevere il dono della fortezza» (125).
La metafora del fuoco
Il terzo capitolo mostra il radicamento «verticale» della dottrina e della prassi comunicativa di Caterina. È convinta che la preghiera continua è la risorsa necessaria per mantenere vivo il dialogo con il suo Signore e per agire efficacemente nel mondo dei fratelli. La santa ricorre di frequente all’uso dell’immagine della maternità spirituale per qualificare il suo operato. Caterina nutre queste anime con «il latte della preghiera» e le «sazia con la divina carità» (177).
Il fondamento della sua missione si radica in Dio, nelle nozze mistiche con Cristo. La metafora del fuoco esprime benissimo la dinamica verticale che nutre, illumina e riscalda la comunicazione e la comunione orizzontale: «“la mia natura è il fuoco”, con questa frase, […], Caterina dimostra di possedere un nucleo invincibile di forza. Non si tratta di una dote personale, tale fuoco non è in Caterina un fuoco individuale: è l’accensione continua che viene da un rapporto, tanto intimo e segreto, quanto misurabile in fatti e gesti concreto, con Dio attraverso la preghiera. E come il fuoco brucia tutto ciò che incontra, così Caterina trasmette a tutti gli uomini l’amore che lei stessa ha ricevuto da Dio» (216).
Si nota, quindi, come la dimensione verticale non isoli Caterina, ma come piuttosto intensifichi la sua presenza per i fratelli e per la Chiesa. Sono emblematiche le parole che Gesù le rivolge, come le riporta la Leggenda Maior: «Tu non starai più chiusa nella tua cella, bensì andrai in mezzo al mondo al fine di guadagnare a me le anime. […] Io manderò alcuni a te, e manderò te ad altri, conforme al mio beneplacito; solo sii pronta ad eseguire la mia volontà».
L’approfondimento della dottrina della comunicazione in santa Caterina da Siena ci mette davanti a una personalità poliedrica. La sua vita, la sua testimonianza e il suo insegnamento ci mostrano il nesso inscindibile e fecondo tra la comunicazione verticale e la comunicazione orizzontale. «Le relazioni tra l’individuo e la società – scrive Morocutti verso la fine del libro – rivelano la qualità e la verità della relazione del singolo con Dio». E viceversa e «come naturale conseguenza appare altrettanto chiaro, nella riflessione cateriniana sulla comunicazione, che dal tipo di comunicazione che l’individuo ha con gli altri uomini e con la società si può capire il grado di maturità e la veridicità del rapporto personale con Dio» (282).

 Robert Cheaib