giovedì 27 giugno 2013

Sacra Liturgia 2013



“Tributo” a Benedetto XVI animatore della riforma liturgica


Una due giorni all'Università della Santa Croce, tra gli oltre 350 partecipanti, sul recupero del senso del sacro e del mistero

ALESSANDRO SPECIALE

Il suo organizzatore, il vescovo di Tolone monsignor Dominique Rey, lo ha detto chiaramente nel suo discorso di apertura: “Sacra Liturgia 2013”, la conferenza internazionale in corso a Roma in questi giorni, vuole essere prima di tutto un “tributo” a Benedetto XVI e al suo programma, solo avviato, di rinnovamento della liturgia attraverso quella che gli appassionati chiamano la “riforma della riforma” – un riesame della modernizzazione del culto della Chiesa introdotto dal Concilio Vaticano II, a cominciare dalle messe nelle lingue locali, nell'ottica di un recupero del senso del sacro e del mistero che secondo alcuni cattolici si è andato troppo perdendo nel corso dei decenni passati.

Ma nei primi due giorni di lavori all'Università della Santa Croce, tra gli oltre 350 partecipanti, non è emerso nessun particolare scetticismo o pregiudizio nei confronti di papa Francesco, malgrado le sue priorità e le sue inclinazioni siano diverse da quelle dei fautori del recupero della messa tridentina, liberalizzata da Benedetto XVI con il suo Motu Proprio Summorum Pontificum.

La sensazione è che non si voglia riaprire all'interno della Chiesa una stagione di 'guerre culturali' come quelle che avevano caratterizzato i decenni passati e, in parte, anche il pontificato del papa tedesco – complice anche la fine almeno apparente dei negoziati con la lefebvriana Fraternità San Pio X.

L'unico relatore donna del convegno, la professoressa Tracey Rowland, docente di filosofia e teologia all'Istituto Giovanni Paolo II per il Matrimonio e la Famiglia di Melbourne, in Australia, ha riscosso molti consensi quando ha invitato anche il mondo più vicino alla liturgia tradizionale a fare un po' di autocritica: resistere allo spirito della modernità, ha detto, a volte arriva a degli eccessi, “come far vestire le proprie mogli e figli come orfani di una fattoria Amish”.

Soprattutto, ha avvertito, finché la messa tridentina, pur liberalizzata da papa Ratzinger, verrà percepita come espressione di una parte politico-teologico all'interno della Chiesa, ad esempio come un'avversione nei confronti del Concilio Vaticano II, il suo appeal tra i cattolici 'comuni' rimarrà limitato. E questo anche in un clima, come quello della post-modernità, in cui la maggior parte dei giovani guardano con curiosità e interesse alla tradizione, “come fossero tesori nella soffitta della nonna”, senza ostilità ideologica.

Un rifiuto esplicito della contrapposizione che è emerso anche dalla conferenza stampa di presentazione del secondo pellegrinaggio a Roma del popolo 'tradizionalista', quello che si descrive come il “popolo del Summorum Pontificum”. “Papa Francesco ha grande interesse per tutto ciò che può rinnovare e ringiovanire il volto della Chiesa”, ha detto don Claude Barthe, cappellano del pellegrinaggio. “Sembra che questo papa venuto da lontano – ha aggiunto rifiutando l'idea che Francsco sia pregiudizialmente ostile al mondo tradizionalista – abbia compreso con un'intelligenza molto intuitiva quali fossero le forze vive del cattolicesimo nella nostra attempata cattolicità europea”. Dopo decenni di contrapposizione ideologica all'interno della Chiesa, per Barthe, ormai “gli steccati stanno cadendo”.

Il pellegrinaggio si terrà a Roma dal 24 al 27 ottobre, e culminerà con una messa celebrata da monsignor Fernando Areas Rifan, ordinario della diocesi personale di Campos, in Brasile.