giovedì 27 giugno 2013

Ebrei e cristiani uniti dalla musica




"La sofferenza degli innocenti": ebrei e cristiani uniti dalla musica

La Sinfonia di Kiko Argüello, recentemente eseguita ad Auschwitz, è la prima in cui su un linguaggio musicale ebraico si comunicano contenuti esplicitamente cristiani.


Cracovia, )

Di Ignacio Prats Arolas (*)

La Sinfonia corale "La sofferenza degli innocenti", realizzata dall'iniziatore del Cammino Neocatecumenale, Kiko Argüello, con l'aiuto di un folto gruppo di musicisti spagnoli e italiani, non è il primo pezzo di musica, nella tradizione occidentale, in cui vengono utilizzate le risorse melodiche o strumentali derivate dalla musica giudaica. A tal proposito, sono diversi i compositori che potrebbero venire in mente. Tra questi spicca Ernest Bloch (1880-1959), compositore nato in Svizzera e autore di numerose opere ispirate alla tradizione musicale ebraica, dal suo famoso Baal Shem per violino e pianoforte, o alla successiva Suite Hebraica. Ma anche Maurice Ravel (1875-1937), si era interessato al repertorio musicale ebraico, dal quale adattò le sue due Melodías Hebraicas.
Il contatto tra le cultura musicale ebraica e quella cristiano-occidentale non è stato però unidirezionale: il popolo ebraico ha sempre incorporato nella propria musica elementi delle tradizioni musicali con cui veniva a contatto in Europa. Si consideri, ad esempio, l’appropriazione di strumenti come il violino e il clarinetto, divenuti icone musicali della cultura ebraica mondiale, o l'assorbimento di elementi essenziali della grammatica musicale occidentale, a partire dal XVIII secolo, come un linguaggio armonico normalizzato espresso tipicamente con l'uso dell'organo e l’accompagnamento del canto sinagogale.
Tuttavia, la Sinfonia di Kiko Argüello è la prima in cui, su un linguaggio musicale ispirato ad elementi melodici, timbrici e, in alcuni punti, sintattici del mondo sonoro del giudaismo, si comunicano esplicitamente contenuti cristiani, ovvero la Passione e Risurrezione di Gesù Cristo, in un contesto performativo paraliturgico nel quale si riuniscono ebrei e cristiani. Sulle virtù di questo nuovo tipo di celebrazione - al di là degli aspetti strettamente musicali - è già stato scritto tanto. Non bisogna dimenticare però che, in gran parte, sono proprio certe qualità musicali che hanno spinto la lettura di questa celebrazione in chiave di una “riconciliazione”.
Così, ad esempio, la semplicità strutturale (non semplicistica) di questo canto sinfonico, il ricorso alla ripetizione - molto comune nei niggunim (melodie) – come un generatore di forma, o l’evitare tessiture opache contrappuntisticamente parlando, che pongono in primo piano il significato musicale dei timbri. È il caso dell'uso del violino o della viola a solo con uno stile improvvisato e una ornamentazione che ricordano quella dei klezmerim, nel primo movimento Getsemani. O soprattutto, il dialogo mantenuto dai due clarinetti – uno utilizzando una tecnica di esecuzione propria della sinfonia occidentale, l'altra usando il vibrato e microtonale ornamentazione proprio klezmer clarinetto - all'inizio del secondo movimentoLamento. Inoltre, nell'ultimo movimento Resurrexit, è possibile ascoltare gli echi dello shofarnei ricorrenti squilli di tromba, il cui motivo iniziale è basato su un intervallo di quinta perfetta, tipico dello strumento giudaico.
Questa fusione, nell’ambito puramente musicale, tra testo cristiano e sonorità provenienti direttamente o indirettamente dalla musica ebraica, permettono di ottenere un risultato espressivo. Esso consente ad un  pubblico ebraico che mantiene vivo il ricordo delle sofferenze inflitte alla sua gente in Europa per secoli, di interpretare la sinfonia come un sollievo dal dolore da parte della Vergine Maria e, in essa, di tutti i cristiani, per la morte del suo Figlio innocente (ci sono testimonianze dirette di ascoltatori ebrei di quest’opera che avvallano questa lettura). È come se attraverso la celebrazione sinfonica condivisa già con tanti fratelli del popolo d'Israele - di cui il canto sinfonico "La sofferenza degli innocenti" è, in un certo senso, il cuore - si dia alla Chiesa un nuovo adempimento del mandato divino consegnato al profeta Isaia (40, 1-11): "Consolate il mio popolo e parlate al cuore di Gerusalemme, proclamate che la loro schiavitù è finita."
* Ignacio Prats Arolas è Musicologo e docente presso l'Universidad CEU Cardenal Herrera

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L'Università cattolica di Lublino conferisce il Dottorato in teologia "honoris causa" a Kiko Arguello
Ieri, l’Università Cattolica di Lublino, una delle più prestigiose della Polonia, con oltre 16 mila studenti, l’università dove ha insegnato Giovanni Paolo II, ha conferito il dottorato in Sacra Teologia honoris causa a Kiko Argüello, unitamente a Carmen Hernández (che non ha potuto essere presente all’atto), per ”l’originale contributo” da essi dato “al rinnovamento della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II”, attraverso il Cammino Neocatecumenale. L’atto accademico si è svolto nel chiostro dell’Ateneo, gremito da moltissimi studenti, alla presenza di tutte le autorità accademiche: il Gran Cancelliere, l’arcivesco di Lublino, mons. Stanislao Budzik, il Magnifico Rettore prof. don Antonio Dębiński, mons. Zbigniew Kiernikowski, vescovo di Siedlce, mons. Grzegorz Ryś, vescovo ausiliare di Cracovia; insieme ad un’altra decina di vescovi della Polonia. Erano inoltre presenti mons. Milan Szaszik, vescovo della chiesa greco-cattolica rutena in Transcarpazia, mons. Josè Luis del Palacio (Perù). A significare il contributo che il Cammino Neocatecumenale sta offrendo al dialogo tra cristiani ed ebrei, era presente il rabbino Chain Adler, cantore della grande Sinagoga di Gerusalemme e il rabbino Angel Kreimann-Brill, direttore latino americano del “Center for Jewish Christian Understanding and Corporation”. Nella delibera del Senato dell’Università, in data 21 settembre 2012, si motiva il conferimento del dottorato con queste parole: “Kiko Argüello, con Carmen Hernández, ha iniziato una formazione spirituale post battesimale, chiamata universalmente Cammino Neocatecumenale, eccezionalmente preziosa per il mondo contemporaneo che, con forma di iniziazione cristiana, porta in tutto il mondo un’azione evangelizzatrice...”. Nella laudatio, il prof. Stanisław T. Zarzycki ha presentato Kiko “come un profeta del nostro tempo, sottolineando tre aspetti del Cammino che l’Università “apprezza in modo speciale”: 1. il fatto di condurre i suoi membri ad “una conoscenza esistenziale di Gesù Cristo”; 2. il fatto di difendere i valori, quali la vita umana, la dignità della persona, il matrimonio e la famiglia; 3. la “partecipazione attiva, inspirante e fruttuosa alla nuova evangelizzazione”. Kiko, nella sua lectio magistralis ha detto di ricevere il dottorato anche a nome di Carmen Hernández, che ha dato moltissimo al Cammino: la riscoperta del mistero pasquale secondo il Concilio Vaticano II, lo Yom Kippur, che illumina il sacramento della penitenza cristiana, l’amore al mondo ebraico... Ha trascorso ben due anni della sua vita visitando, con la Scrittura in mano, tutti i luoghi santi! Dopo aver ringraziato il Senato Accademico per l’onore conferitogli, si è lanciato in un appasionato, forte e coraggioso annuncio di Gesù Cristo: “Non c’è cosa più grande che annunciare il Vangelo, che annunciare la parola che porta alla salvezza, il kerigma”. Ha fatto presente il cuore della buona notizia del Vangelo affermando: ”La sostanza divina è amore a te. Dio vorrebbe stare in me, in te, adesso. Essere uno con te, dentro di te, adesso. Perchè questo amore è unitivo: è il mistero della Santissima Trinità. Questo amore è la stessa sostanza divina”. Questo mistero si dà nella Chiesa, nella comunità cristiana. La missione del cammino neocatecumenale è proprio questa: formare comunità cristiane che siano segno di amore e di unità. E ad un giornalista, che prima dell’atto accademico gli chiedeva che cosa significasse per lui questo conferimento, Kiko ha risposto: “Noi siamo meravigliati di come Dio scelga le persone più deboli per fare grandi cose... Sono contento se con questo atto si riconosce l’azione di Dio qui in Polonia e nel mondo, mediante il Cammino Neocatecumenale. In questo senso questo dottorato dà gloria a Dio, non a noi. È Lui che ci sorprende sempre con cose nuove, come andare nelle piazze ad annunciare il Vangelo..., perché è Dio che dà ai fratelli la gioia e lo Spirito per annunciare Gesù Cristo”. (Da Lublino, Ezechiele Pasotti)
Radio Vaticana 

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A Kiko Argüello la Laurea Honoris Causa in Sacra Teologia dall'Università di Lublino

L'Ateneo "Giovanni Paolo II" ha insignito del titolo l'iniziatore del Cammino Neocatecumenale per il contributo dato al rinnovamento della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II


Ieri mattina, mercoledì 26 giugno 2013, si è svolta la cerimonia d’investitura Dottore Honoris Causa in Sacra Teologia all’iniziatore e responsabile del Cammino Neocatecumenale in tutto il mondo, Kiko Argüello, nel chiostro dell’Università Cattolica Giovanni Paolo II di Lublino, Polonia.
Secondo il centro di studi, la motivazione dell'onorificenza risiede nell’“aver contribuito validamente al rinnovamento della Chiesa, seguendo attentamente le indicazioni del Concilio Vaticano II, riconducendo i cristiani allontanatisi dalla comunità ecclesiale alle fonti della fede che scaturiscono dalla Bibbia e dalla liturgia; nell’aver dato inizio, insieme alla signora Carmen Hernández, ad una istituzione postbattesimale, opera estremamente preziosa per il mondo odierno, conosciuta universalmente come Cammino Neocatecumenale. Tale forma di iniziazione cristiana, arricchita dalla bellezza della nuova estetica, svolge, oggigiorno, un’opera di evangelizzazione e rievangelizzazione, in tutto il mondo; prepara lemissio ad gentes; interviene attivamente affinché cristianesimo ed ebraismo si avvicinino l’uno all’altro; difende i valori della vita e della dignità umana, del matrimonio e della famiglia cristiana”.
Durante l’evento, Argüello ha detto di sentirsi “imbarazzato” di fronte a tanto elogio, e ha spiegato a coloro che vi hanno assistito: “Come ogni cristiano, mi aspetto solamente persecuzioni”, perchè “Cristo è stato sempre odiato e perseguitato. Oggi, sono chiamato all’umiltà, accettando tutto questo”. Inoltre, ha affermato “Carmen Hernandez merita molto più di me questa Laurea. Oggi io la ricevo al posto suo, perché è lei che ha apportato, oltre a molto altro, tutto il mistero pasquale e ci ha avvicinati al popolo ebreo”. Dopo queste parole, ha annunciato il kerigma affermando che “la cosa più grande che possiamo fare in questa vita è annunciare il Vangelo”.
All’investitura hanno partecipato vari vescovi, tra cui monsignor Kiernikowski, vescovo di Siedle, e monsignor Grzegorz Rys, vescovo di Cracovia, insieme a circa mille persone.
L’università ha conferito la Laurea Honoris Causa a personalità importanti, quali Benedetto XVI, all'epoca cardinale Ratzinger; Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, e Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolarini.
Zenit