lunedì 20 maggio 2013

L’unica cosa seria da fare



Nella prolusione del presidente della Cei all’assemblea generale.
«Pensare alla gente», senza «populismi inconcludenti e dannosi» è «l’unica cosa seria» che i politici possono fare per l’Italia, in un momento in cui il Paese si trova nel «vortice dell’emergenza», tanto che, soprattutto da parte chi non ha più un lavoro, le «richieste di aiuto si moltiplicano a dismisura» nelle parrocchie, nei centri d’ascolto, nelle mense e nei centri di recupero gestiti dalla Chiesa. È quanto afferma il cardinale presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), Angelo Bagnasco, nella prolusione per l’apertura a Roma dei lavori dell’Assemblea generale, che si concluderà venerdì prossimo. Le vicende che di recente hanno segnato l’Italia sul piano politico e istituzionale, secondo il presidente della Cei, «devono fare riflettere e innescare un serio esame di coscienza» che se deve essere generalizzato non può però essere «assolutorio» soprattutto «se si portano responsabilità pubbliche», anche perché in questi tempi, «ad alti livelli», accanto a «gesti e disponibilità esemplari» che devono ispirare tutti, si sono anche viste «situazioni intricate e personalismi che hanno assorbito energie e tempo degni di ben altro impiego, vista la mole e la complessità dei problemi che assillano famiglie, giovani e anziani». Ai vescovi italiani, spiega il cardinale Bagnasco, «sta a cuore non una formula specifica ma i princìpi che devono ispirare la vita politica e più in generale il vivere sociale» e a questo proposito si evidenzia «il segno triste e sconfortante» di un clima di ostinata contrapposizione che, a momenti alterni, si deve registrare tanto a livello privato che pubblico» mentre «dopo il responso delle urne, i cittadini hanno il diritto che quanti sono stati investiti di responsabilità e onore per servire il Paese, pensino al Paese senza distrazioni, tattiche o strategiche che siano». Per il cardinale Bagnasco occorre un «forte e deciso piano industriale» per uscire dalla crisi economica, perché «se tutto rallenta» — si chiede il porporato — «fino a quando» le «pesanti politiche fiscali potranno raccogliere risorse?». La preoccupazione è per le famiglie che, «ancora una volta hanno dato prova di sé» come presidio «non solo della vita» ma anche «della tenuta sociale ed economica del Paese». Quella stessa famiglia che non può essere «umiliata e indebolita» da «rappresentazioni similari che in modo felpato costituiscono un vulnus progressivo della sua identità». Per il presidente della Cei è necessaria in Italia anche una «bonifica culturale», al fine di discernere «le categorie concettuali e morali che descrivono o deformano l’alfabeto dell’umano, con i suoi fondamentali come la persona, la vita e l’amore, la coppia e la famiglia, il matrimonio e la libertà educativa, la giustizia» e per affrontare fenomeni gravi come quelli del gioco d’azzardo «che divora giovani, anziani e famiglie» e la «ricorrente violenza sulle donne». In quest’ottica, è necessaria «una grande alleanza educativa» che passa anche attraverso il riconoscimento del «diritto dei genitori di educare i figli secondo le proprie convinzioni», mentre sempre di più «sono costretti a rinunciare sotto la pressione della crisi e la persistente latitanza dello Stato». La crisi, però non deve far dimenticare «il fronte delicatissimo e fondativo della vita umana». La recente raccomandazione, ricorda il cardinale Bagnasco, che la Corte dei diritti umani a Strasburgo ha fatto circa il suicidio assistito «è l’ulteriore prova del progetto di una società senza relazioni», dove ognuno, in definitiva, «è solo»: «impedire il cancro della solitudine» è perciò «la prima e fondamentale risposta che la società deve dare alla sofferenza dei suoi membri». L'Osservatore Romano, 21 maggio 2013.

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