mercoledì 22 maggio 2013

Le Caritas e i più vulnerabili




 L’impatto della crisi economica in Europa

Un giovane su due in Spagna è disoccupato, il 55 per cento della popolazione. In Grecia la situazione è più grave con migliaia di famiglie alle prese con la povertà. Anche in Italia non c’è da stare sereni. A Torino, per esempio, la gente non si aspettava difficoltà così grandi: alcuni ex impiegati la sera cenano con le candele accese perché non hanno i soldi per pagare la bolletta. È quanto emerge dal seminario sul tema «La Caritas e le crisi europee: la parola ai territori. L’impatto della crisi in cinque Paesi: Italia, Portogallo, Spagna, Grecia e Irlanda», promosso da Caritas italiana, Caritas Grecia, Caritas Spagna e dai promotori della campagna “Sbilanciamoci” nell’ambito di Terra Futura, la mostra mercato internazionale delle buone pratiche di sostenibilità economica, sociale, ambientale, conclusa nei giorni scorsi a Firenze.
Punto di partenza della riflessione — riferisce l’agenzia Sir — è stato il rapporto di Caritas Europa, presentato lo scorso febbraio a Dublino e a Bruxelles, sull’impatto della crisi economica nei cinque Paesi “deboli” dell’Unione europea. Un’analisi dettagliata giunta a una conclusione categorica: le misure di austerity a cui sono stati sottoposti i Paesi europei non hanno risolto la situazione. Al contrario, hanno impoverito di più soprattutto le fasce già fragili, senza creare occupazione e sviluppo. È ora di invertire la rotta, anche perché le vie d’uscita ci sono, e la società civile da anni sta facendo proposte e raccomandazioni ai Governi. Manca solo la volontà politica. I cinque Paesi presi in esame dal rapporto di Caritas Europa partono da situazioni diverse, con alcuni elementi comuni: «uno stato sociale in via di smantellamento — ha spiegato Walter Nanni, di Caritas italiana — alti livelli di disoccupazione, soprattutto giovanile, superiori alla media europea; disoccupazione di lunga durata; aumento della povertà relativa e della povertà minorile; reti familiari messe a dura prova. L’esperienza Caritas nei territori italiani, con l’impennata del 54 per cento in più di presenze nei centri di ascolto nel 2011, dimostra che l’impatto della crisi è stato sconvolgente».
Dalla Caritas Grecia è arrivata l’esperienza personale di Nikos Paleologos: cinque famiglie si sono riunite per affrontare la crisi, creando una ditta e lavorando 12 ore al giorno per cercare di assicurare a tutti, datori di lavoro e dipendenti, lo stesso salario. «Con la crisi ci siamo resi conto che possiamo considerarci ricchi per i valori umani che viviamo, e non per il rapporto con i soldi. Anche se la realtà è cruda e porta alla depressione, la povertà vera è solo la mancanza di speranza. Possiamo cambiare solo partendo da noi stessi».
Anche nella penisola iberica, come ha raccontato Ruben Requena, di Caritas Spagna, stanno aumentando le disuguaglianze sociali «con il rischio che diventino strutturali». Requena ha snocciolato cifre disarmanti: disoccupazione al 26,5 per cento, aumento dell’inflazione del 10 per cento, 630.000 famiglie senza nessun tipo di reddito, 44,5 per cento delle famiglie che non riescono a fare fronte a spese impreviste. «Ma ricordiamo — ha concluso Requena — che siamo una democrazia solo se garantiamo i diritti ai più vulnerabili».
L'Osservatore Romano