mercoledì 29 maggio 2013

La notizia di cui non potevamo...fare a meno!

Premier mariage gay: cinq interpellations en marge de la cérémonie

Par  avec Matthieu Beigbeder, publié le , mis à jour à 21h36
Vincent Autin et Bruno Boileau se sont dit "oui" à la mairie de Montpellier. Il s'agit du premier couple homosexuel qui se marie en France depuis la promulgation de la loi Taubira. Revivez ce moment historique.

En savoir plus sur http://www.lexpress.fr/actualite/societe/en-direct-le-premier-mariage-gay-celebre-a-montpellier_1252706.html#zE8jS5U1BuUwtRmV.99 


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La forza senza il diritto rende la verità abietta

Lettera aperta al Presidente della Repubblica [francese] dopo il rastrellamento ai Champs-Élisées del 25 maggio 2013
Signor Presidente della Repubblica,giovane ufficiale nelle Riserva Operazionale dell’Armata di Terra, arrestato arbitrariamente in occasione del Rastrellamento ai Champs-Élysées il 25 maggio 2013 e detenuto per 24 ore, vi prego gentilmente di ritirare le mie decorazioni militari. Il disonore che mi avete fatto subire non mi permette più di portare degnamente il simbolo del rispetto che mi era stato concesso dalla Nazione.
Giurista nel civile, diplomato alla Scuola Speciale Militare di Saint-Cyr e master 2 di relazioni internazionali Sicurezza Difesa, pensavo di essere degno della Repubblica avendo saputo assimilare i valori e le virtù apprese lungo il corso della mia educazione.Non abitando nella nostra Capitale, ma essendo semplice provinciale, mi dirigevo verso la tomba del Milite Ignoto per un momento di raccoglimento presso i nostri antenati morti per la nostra Libertà.
Risalivo l’Avenue des Champs-Élysées quando dei movimenti di folla hanno attirato la mia attenzione. Mi sono naturalmente avvicinato a ciò che mi sembrava essere il centro di un’azione di protesta. Ho riconosciuto delle bandiere della “Manif pour Tous”. Non ho visto altro che dei giovani ostinati ma pacifici.
Addestrato per delle missioni di protezione del territorio come Vigipirate, avevo appena appreso che un mio camerata era stato ferito sul piazzale della Défense effettuando la sua missione qualche ora prima. Turbato da tanta agitazione parigina, restavo spettatore e stupefatto della violenza con la quale le nostre forze dell’ordine agivano contro questi giovani. Le immagini parlano da sole. Conosco la difficoltà di gestire una folla e non discuto le azioni individuali della nostra polizia che esegue gli ordini gerarchici.
Tuttavia, sono indignato dagli arresti completamente arbitrari organizzati alla vigilia di una manifestazione autorizzata dalla Prefettura.Sono stato arrestato, pur essendo solamente un passante curioso e spettatore silenzioso! Un comandante puntandomi il dito ordina ai suoi subordinati di “imbarcarmi” dopo uno scambio di sguardi … È troppo chiaro per sembrare innocente? La mia pettinatura di ufficiale gli sembrava troppo corta per incarnare il semplice passante, tuttavia ero capo di Picchetto d’Onore di una commemorazione qualche giorno prima per il 68° anniversario della Vittoria dell’8 maggio 1945 … Le parole pronunciate dal Prefetto mi risuonano ancora durante la lettura del messaggio del Sig. Kader Arif, ministro delegato presso il Ministro della Difesa, incaricato dei veterani, che ha denunciato le azioni politiche dei nazisti sugli individui giudicati indegni.
La gioventù francese educata ed istruita vi sembra indegna, Signor Presidente?Sì, possiamo parlare di un rastrellamento. Organizzato dai vostri servizi quella sera. Nessuna delle mie (nostre) libertà sono state rispettate. Arrestato senza nessuna ragione, non avevo né nessun segno ostentato di una parte, né comportamento aggressivo. Sono stato arrestato con veemenza come un volgare delinquente, senza alcun preavviso, senza nessuna spiegazione, senza alcuna considerazione. Ventiquattro ore in custodia, Signor Presidente; mi permetta di ricordarle che “la forza senza il diritto rende la verità abietta”.
Non mi permetterei di criticare la vostra operazione di rastrellamento se degli arresti di massa e improvvisati non fossero stati constatati. Queste ventiquattro ore di detenzione hanno avuto almeno il merito di permettere uno scambio con i miei codetenuti … i numerosi quadri dirigenti e studenti universitari che mi circondavano mi facevano pensare a quelle élites che si mettono in carcere per paura che diventino vettori di coscienza.
Disonorato da questi metodi, sono profondamente offeso e vi prego di voler, gentilmente, ritirare le mie decorazioni che mi rendevano fiero d’incarnare l’Amore profondo della Nostra Patria e i doveri che esse implicano.
Si muore per una Cattedrale non per delle pietre, per un popolo non per una folla. Si muore per amore dell’uomo se è chiave di volta di una comunità, si muore solo per ciò di cui si può vivere” (Antoine de Saint-Exupéry)
Al fine di facilitarvi le pratiche amministrative, dato che ho subito dei ritardi ripetitivi riguardanti il mio salario, prendo naturalmente delle precauzioni d’uso trasmettendovi il mio identificativo difesa, comunemente chiamato, matricola: 0739020120.
Vi ringrazio in anticipo per la vostra attenzione.
Vi prego di gradire, Signor Presidente della Repubblica, l’espressione del mio profondo rispetto.
JM
Ringraziamo per la traduzione Don Pierre Laurent Cabantous

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Tanti, ma tanti, contro le mariage pour tous


26maggio
di Antonio Sanfrancesco
Ma che cosa sta succedendo in Francia? Nella patria di Voltaire e dell’Illuminismo sono forse diventati tutti clericali? Al ritmo di una volta al mese, infatti, il movimento del Manif pour tous (Manifestazione per tutti) invade pacificamente Parigi per protestare contro la legge voluta dal governo socialista di Françoise Hollande e approvata definitivamente il 23 aprile scorso che autorizza il matrimonio e le adozioni per le coppie dello stesso sesso. L’ultima manifestazione, con quasi un milione di persone, si è svolta domenica 26 maggio.
Nell’autunno scorso, tra il silenzio generale, il primo a lanciare il guanto di sfida nei confronti di Hollande e del ministro della Giustizia Christiane Taubira, firmataria della proposta di legge sul Mariage pour tous era stato il cardinale di Parigi André Vingt-Trois. «Noi non tocchiamo la Bibbia», disse Taubira. «Neanche noi. La posta in gioco è una riforma di civiltà e riguarda l’uomo in quanto tale. E questo basta», aveva risposto il cardinale.
Sembrava la solita battaglia di retroguardia, da clericali fissati e un po’ retrogradi che sui “diritti civili” si lasciano ancora influenzare da quel che dice il Papa e la Chiesa di Roma. Eppure da quel momento sono cominciate le sorprese. Al cardinale si sono aggiunti in tanti: associazioni gay anzitutto, ma anche agnostici, ebrei, musulmani, atei, leader di altre religioni, ex ministri socialisti, associazioni femministe, filosofi, giuristi, psicologi, psicanalisti, semplici cittadini. Tutte persone che con la Chiesa cattolica non hanno nulla a che vedere. Molti non sono neanche credenti. Ad accomunarli c’è il fatto che considerano un grave errore estendere il matrimonio agli omosessuali e lo stravolgimento del diritto di famiglia con l’abolizione dei termini “padre” e “madre”, sostituiti da “genitore 1” e “genitore 2”. E, cosa ancora più grave, il fatto di approvare una legge così delicata che stravolge la natura stessa dell’uomo, la differenza sessuale e il concetto di generare senza ricorrere a un referendum popolare.
Tra tutte le adesioni quella che più ha destato sorpresa è stata proprio quella degli omosessuali. Ma come? I soliti maître à penser progressisti non ci avevano forse detto che chi protesta contro le nozze gay è reazionario, oscurantista e addirittura omofobo? Smentiti.
Migliaia di gay francesi, infatti, di sposarsi e adottare figli non vogliono proprio saperne e per farsi sentire si sono organizzati in due associazioni: Homovox e Plus gay sans mariage, fondato dall’ateo Xavier Bongibault. «È importante capire», ha spiegato Nathalie de Williencourt, portavoce di Homovox, «che in Francia nella legge non ci sono distinzioni tra il matrimonio e l’adozione: tutte le coppie sposate hanno il diritto di adottare. Quando si propone il matrimonio per gli omosessuali, esso comprende automaticamente l’adozione. Non c’è divisione come in altri Paesi europei. Noi crediamo che i bambini abbiano il diritto ad avere un padre e una madre, possibilmente biologici, che possibilmente si amino. Un figlio nasce dal frutto dell’amore di suo padre e di sua madre e ha il diritto di conoscerli».
Williencourt dice con assoluta onestà intellettuale quel che molti progressisti sempre attenti a demonizzare chi non la pensa come loro tacciono. Che dire no al matrimonio gay non significa opporsi alla regolamentazione giuridica delle coppie, anche dello stesso sesso, che vivono insieme. In Francia, infatti, una legge del genere c’è già. Sono i Pacs (Patti civili di solidarietà), firmati nel 1999 dall’allora primo ministro Lionel Jospin, che offrono la possibilità di lasciare eredità al partner, il vincolo a interpellare il partner da parte dei medici in caso di malattia dell’altro, la pensione di reversibilità, la possibilità di subentro nell’affitto dell’abitazione.
Jean Pierre, che ha aderito a Homovox, è intervenuto per offrire la sua testimonianza anche alla Manif pour tous del 5 maggio scorso. «Sono omosessuale», ha detto, «e ho una vita di coppia in regime di Pacs. Sono qui perché ogni bambino ha diritto ad avere un padre e una madre. Perché non voglio che le donne siano ridotte a macchine per produrre figli per coppie di uomini. Perché non voglio che i figli dell’eterologa passino la vita alla disperata ricerca delle loro radici. Non ogni amore è fatto per il matrimonio. È l’amore incarnato nella differenza dei sessi che fa il matrimonio. Grazie, a nome degli omosessuali, per essere qui a difendere il reale!».
Con la Chiesa e contro la “riforma di civiltà” si è schierato il Gran Rabbino di Parigi Gilles Bernheim, il presidente del Consiglio francese del culto musulmano Mohammed Moussaoui, Frigide Barjot, portavoce del “Collectif pour l’humanité durable”, la socialista Laurence Tcheng, dell’associazione “La gauche pour la mariage républicaine”.
Durissimo anche il Consiglio di Stato francese che ha dato un parere tecnico negativo sulla legge: «La filiazione», ha scritto, «è un elemento di identificazione per ciascun individuo sul piano biologico, sociale e giuridico. Lo stato civile ricostruito in questo modo evidenzierà, nel caso di coppie omosessuali, la finzione giuridica sulla quale riposa questa filiazione». Se un bimbo viene adottato da una coppia omosessuale, dopo magari aver fatto ricorso alla fecondazione artificiale o all’utero in affitto, non si potrà certo dire che quel figlio discende da loro.
Sulla stessa linea anche la filosofa femminista Sylviane Agacinski, moglie dell’ex premier socialista protestante Lionel Jospin. Permettere alle coppie gay di adottare o ricorrere alla fecondazione assistita per avere un figlio implica, secondo la studiosa, «una finzione di concepimento desessualizzato che non è verosimile. Rischia di imporre il diritto di occultare l’altro sesso nel concepimento di questi bambini e di impedire loro di avere accesso alla propria reale origine». Bambini che «non sono rappresentati politicamente ma dei quali si devono difendere i diritti».
Riprendendo il pensiero di Monette Vacquin e Jean-Pierre Winter, due psicanalisti francesi, la storica Lucetta Scaraffia ha scritto su L’Osservatore Romano: «Nella legalizzazione del matrimonio per gli omosessuali non si vede, come rivendicano in tanti, un allargamento dei diritti umani a una minoranza oppressa, quanto piuttosto una riedizione delle utopie del Novecento già rivelatesi fallimentari: quella dell’ugualitarismo, che qui sembra voler cancellare la differenza costitutiva dell’umanità in maschi e femmine, e quella della liberazione da ogni intralcio nella realizzazione dei nostri desideri, se pure impossibili».
Il dibattito è destinato a continuare. Le polemiche anche. Ma una cosa è certa: il caso francese è diverso da tutti gli altri perché per la prima volta da molti anni si è affermata una protesta trasversale, non confessionale ma antropologica e umanistica. A guidarla nell’arena del dibattito pubblico quella Chiesa cattolica che solo qualche anno fa veniva data per spacciata e di cui molti sociologi avevano decretato l’estromissione definitiva dalla cultura laica dominante.
«Il fatto che tanti non credenti condividono la stessa posizione antropologica del mondo cattolico dimostra che, come ci insegna il beato John Henry Newman, la Chiesa difendendo la cultura cattolica salvaguarda la cultura “tout court”», ha detto il cardinale francese Paul Poupard. Che sia davvero questo il motivo di una mobilitazione così trasversale?
fonte: Linkiesta.it