lunedì 27 maggio 2013

Come sconfiggere la separazione




Nel corso della Veglia di Pentecoste (18 maggio), prima dell’incontro di papa Francesco con i movimenti, le nuove comunità, le associazioni e le aggregazioni laicali in pellegrinaggio alla Tomba dell’Apostolo Pietro ci sono state diverse testimonianze. Riporto di seguito quella di Alfonso e Betti Riccucci, una coppia che segue la spiritualità del Rinnovamento nello Spirito:

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Betti: Alfonso ed io ci conoscemmo nel 1983 e dopo tre anni di fidanzamento decidemmo di sposarci. Unico motivo: eravamo innamorati. Le nozze furono celebrate in chiesa, esclusivamente per la “location” a nessuno dei due venne in mente di invitare Gesù e sua Madre.
Neanche il corso prematrimoniale sradicò la nostra convinzione che la scelta di un matrimonio in chiesa non aveva niente a che fare con la fede.
In breve fummo allietati dalla nascita di due splendidi bambini, un maschio ed una femmina. Intanto però iniziavano i primi sintomi di un grosso disagio cher stava per riversarsi su di noi, a cui non sapevamo dare un nome.
Erano buchi nell’anima che possono essere riempiti solo con l’amore di dio ma che ciascuno di noi tenta di colmare con altro: la carriera, lo sport, le nottate con gli amici, la cura eccessiva del copro per combattere i segni del tempo.
Io mi convinsi che l’unica soluzione al nostro male sarebbe statop generare altri figli, ma a soli trent’anni mi scontrai con un verdetto medico irreversibile, non potevo più avere figli. Questo accentuò ulteriormente la crisi. Nel gennaio del 2009 mio maritò se ne andò di casa, dopo aver sentito da me quella orribile frase “Io non ti amo più”.
In quei mesi di separazione abbiamo vissuto in città diverse e ci siamo fatti molto male in “parole e opere”: nessuno poteva perdonare l’altro di tutto il non amore ricevuto in 23 anni.
Alfonso: Ricordo la delusionee la sofferenza di quei giorni. Il desiderio che la mia vita finisse al più presto. Aveveo perso tutto ciò che avevo di più caro e non nutrivo alcuna speranza di trovare la pace.
Ebbi però la grazia di incontrare alcuni amici che avevano deciso di mettere le loro vite nelle mani di Gesù. Mi accompagnarono all’incontro con quel Dio che pensavo lontano, ma che invece si stava facendo prossimo.
Imparai a perdonare e a pregare per la mia famiglia perduta. Affidai alla Madonna Betti e i ragazzi e trovai la pace nell’amicizia con Gesù. Scoprii, pur nella sofferenza, la forza e la bellezza della vita.
Betti: A ottobre dello stesso anno 9 mesi ci trovammo in tribunale per la sentenza definitiva. Mio marito , scontrandosi con il suo avvocato, disse che non voleva nulla per sé, che mi avrebbe versato ogni mese ciò che avevo chiesto., offrendosi di aiutarmi per qualsiasi altra necessità.
Pensai che fosse un tranello per riconquistarmi. Uscii dal tribunale, lui mi salutò e se ne andò senza chiedere nulla in cambio. “Allora è amore” pensai, “perché l’amore è così “Gratis”.
Lo fermai e lo invitai a bere un caffè per conoscere quell’uomo che mi pareva di vedere per la prima volta. Capii che era innamorato di Gesù e che Gesù gli aveva ridato la vita.
Ero senza parola. Nel frattempo, anche io avevo iniziato un cammino di fede. Dopo aver parlato ed esserci scoperti persone nuove decidemmo di ricorrere alle cure di una saggia persona del movimento a cui oggi apparteniamo. Lui ci aiutò a a far luce su di noi stessi e ci ricordò che il matrimonio non è solo una promessa che gli sposi fanno davanti a Dio, ma è dio stesso che promette di concedere la grazia di amare come Lui.
Tornammo a casa insieme e dalla sera stessa in nostro matrimonio tornò a vivere: oggi non smettiamo di ringraziare Gesù. Colui al quale dobbiamo tutta la nostra gratitudine, il nostro amore, la nostra vita.
Il 14 settembre del 2011 presentazione della Santa Croce, abbiamo festeggiato i 25 anni di matrimonio con una cerimonia liturgica in cui gli ospiti d’onore erano proprio Gesù e Maria.