Di seguito le letture della Messa di oggi, 15 aprile, lunedi della III settiman di Pasqua, con un commento.
Buona settimana!
Pb. Vito Valente
Antifona
d'Ingresso
E' risorto il buon Pastore,
che ha dato la vita per le sue pecorelle,
e per il suo gregge
è andato incontro alla morte, alleluia.
E' risorto il buon Pastore,
che ha dato la vita per le sue pecorelle,
e per il suo gregge
è andato incontro alla morte, alleluia.
Colletta
O Dio, che manifesti agli erranti la luce della tua verità, perché possano tornare sulla retta via, concedi a tutti coloro che si professano cristiani di respingere ciò che è contrario a questo nome e di seguire ciò che egli è conforme. Per il nostro Signore...
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura At 6, 8-15
Non potevano resistere alla sapienza e allo Spirito con cui Stefano parlava.
Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo.
Allora alcuni della sinagoga detta dei Liberti, dei Cirenèi, degli Alessandrini e di quelli della Cilìcia e dell’Asia, si alzarono a discutere con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava.
Allora istigarono alcuni perché dicessero: «Lo abbiamo udito pronunciare parole blasfeme contro Mosè e contro Dio». E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo condussero davanti al sinedrio.
Presentarono quindi falsi testimoni, che dissero: «Costui non fa che parlare contro questo luogo santo e contro la Legge. Lo abbiamo infatti udito dichiarare che Gesù, questo Nazareno, distruggerà questo luogo e sovvertirà le usanze che Mosè ci ha tramandato».
E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 118
Beato chi cammina nella legge del Signore.
Anche se i potenti siedono e mi calunniano,
il tuo servo medita i tuoi decreti.
I tuoi insegnamenti sono la mia delizia:
sono essi i miei consiglieri.
Ti ho manifestato le mie vie e tu mi hai risposto;
insegnami i tuoi decreti.
Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò le tue meraviglie.
Tieni lontana da me la via della menzogna,
donami la grazia della tua legge.
Ho scelto la via della fedeltà,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
Canto al Vangelo Mt 4, 4
Alleluia, alleluia.
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
Alleluia.
Vangelo Gv 6, 22-29
Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna.
Dal vangelo secondo Giovanni
Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Parola del Signore.
*
Il commento
Cercare
Gesù per saziarsi di un cibo che si corrompe è la sventura più grande.
Come non accorgersi di aver ricevuto un buono per acquistare senza
limiti di spesa in un grande magazzino e comprare solo un chilo di
pasta. Gesù è molto di più di quanto immaginiamo. Gesù è molto di più anche di quanto speriamo.
Le sue parole di oggi relativizzano gli stessi miracoli che Lui compie
nella nostra vita. Essi ci saziano per un momento e sono destinati a
significare altro immensamente più grande; se divengono l'assoluto che
governa e muove la nostra esistenza, si trasformano in fonte di
corruzione. Sì, anche i doni di Dio possono corrompersi e corromperci:
il matrimonio, il lavoro, lo studio, gli amici, i beni con i quali Egli
ci benedice, sono segni di Lui, della sostanza che dà
consistenza, autenticità e pienezza all'esistenza. Ma i segni non sono
il senso della nostra vita, indicano il cammino per scoprirlo e
accoglierlo. Fare del matrimonio, dei figli, dell'essere prete, della
missione, degli amici, del fidanzato, dello studio, del lavoro, il fine
ed il centro della nostra vita, significa strumentalizzare e pervertire
le opere di Dio. Significa idolatrare un segno a danno del significato. E'
l'esperienza che spesso facciamo: le cose belle e sante che ci sono
donate ci si imputridiscono tra le mani, e scopriamo che quello che sino
ad oggi sembrava averci saziati non ha più nulla da darci, non ci
consola, non ci rende felici, anzi, è fonte di insoddisfazione,
frustrazione, tristezza. La catechesi di Gesù nella Sinagoga di
Cafarnao, che inizia con il brano di oggi, ci introduce nel mistero
dell'eucarestia, attraverso l'illuminazione della profonda realtà del
nostro cuore. La verità è imprescindibile per cogliere almeno un
frammento dell'immensità del sacramento culmine e fonte della liturgia.
Essa è carne eterna che incontra, assume e divinizza una carne mortale,
la nostra carne. Per questo è necessario conoscere innanzi tutto noi
stessi, le nostre attitudini, per poter accogliere, disarmati, un amore
così grande.
Il
commento dei giudei al termine del discorso di Gesù è lo stesso che
sorge dal nostro cuore: "questo linguaggio è duro...". E' duro scoprire
le idolatrie che si annidano nel nostro intimo, l'infantilità con la
quale affrontiamo la vita. Siamo degli eterni capricciosi, stringiamo
tra le mani il giocattolo nuovo che ci hanno regalato e guai a chi ce lo
vuole togliere. Salvo, dopo qualche ora, stufarci e cercarne un altro
che soddisfi i nostri nuovi bisogni. Proviamo
ad analizzare i nostri rapporti, chiusi, assoluti, segnati
dall'esigenza. Sono tutti corrotti e ci lasciano in eredità
un'insoddisfazione inguaribile. Vorremmo sempre di più, dal fidanzato
che assediamo con migliaia di messaggini; dalla moglie che non è mai
come vorremmo; dagli amici che dovrebbero dare sempre prova di una
fedeltà incondizionata; dal lavoro e dai colleghi e capo ufficio, dallo
studio e dai professori: ci aggrappiamo alle persone che Dio ci ha
donato come ad una fonte incontrata nel deserto. E, stoltamente, non ci
rendiamo conto che sono fontane screpolate, incapaci di saziare l'autentico bisogno del nostro cuore. Per
questo Gesù oggi illumina senza sconti la nostra realtà. Lo seguiamo e
lo cerchiamo perché sazi i nostri desideri, perché ci dia una fidanzata e
un matrimonio, dei figli, un lavoro che ci realizzi e ci faccia vivere
dignitosamente, successo nelle nostre imprese, siano anche quelle
missionarie; cerchiamo il Signore perché compia i nostri progetti.
Ma i suoi doni non sono altro che il suo biglietto da visita, un
assaggio del banchetto che ci ha preparato. Insipienti come siamo,
vorremmo fermarci agli aperitivi e agli antipasti, ingordi ci abbuffiamo
di tartine e non abbiamo più spazio per i primi, i secondi, i dessert. Ci fermiamo sulla soglia del Cielo confondendolo con qualche millimetro di terra. Il matrimonio, i figli, gli amici, il lavoro, sono solo la porta a qualcosa di infinitamente più grande, l'incontro decisivo con Cristo. E' Lui il cibo che non perisce, è Lui il nostro desiderio più profondo. Procurarsi il cibo che non si corrompe è lasciarsi amare da Lui, attirare nella sua vita che non ha confini, essere trasformati in Lui, in pane che sazia la vita di ogni uomo. Il cibo che non perisce è quello che reca il sigillo del Padre, la denominazione controllata e garantita di un'opera destinata all'eternità: il suo amore, che offre se stesso in tutto e nulla offre a se stesso. Il cibo che non perisce è lo stesso alimento di Cristo, fare la volontà di Colui che lo ha inviato e compiere la sua opera: offrire
la propria vita, passare attraverso la grande tribolazione della Croce,
donarsi senza riserve, per ricevere la palma della vittoria e del
martirio, dell'amore al nemico perché al nemico siano spalancate le
porte del Cielo.