Questo lo scopo della «speciale azione pastorale» che l’Arcivescovo ha annunciato questa mattina, nel corso della Messa Crismale del Giovedì Santo concelebrata in Duomo col clero diocesano. Di seguito il testo dell’omelia del cardinale Scola.
Arcidiocesi di Milano
Celebrazione Eucaristica con la Benedizione degli Olii
1Sa
16,1-5.10-13b; Sal 88; Eb 1,5-13; Mc 6,7-13
Duomo di Milano, 28 marzo 2013
Omelia di S.E.R. Card. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano
1. «Il Signore
Gesù chiamò…» (Vangelo, Mc 6,7). Fin dalle prime parole il brano
evangelico di Marco illumina l’origine del ministero ordinato nella Chiesa. Noi
riceviamo la nostra vocazione e missione dalla chiamata del Signore, siamo
presi a servizio di un popolo santo, regale, sacerdotale, un popolo che esiste
non per se stesso ma per il bene del mondo.
All’origine, dunque, sta la chiamata di Gesù. Sia la
Lettura dal Primo Libro di Samuele – «mi
sono scelto tra i suoi figli un re» (1Sam
16,1) – che l’Epistola agli Ebrei – «Tu
sei mio figlio, oggi ti ho generato» (Ebr
5,5) – insistono su questa elezione che si fa esplicita chiamata.
Ogni giorno dobbiamo ripartire da questa condizione di
chiamati per rinnovare la verità del nostro volto ed affrontare il nostro compito:
sempre Colui che ci chiama ci precede.
Non è forse questa la prospettiva da cui guardare gli
avvenimenti provvidenziali che abbiamo vissuto nelle ultime settimane? Dalla
rinuncia di Benedetto XVI all’elezione di Papa Francesco, il popolo cristiano
ha partecipato orante all’attesa di colui che, attraverso i Cardinali, sarebbe
stato chiamato dal Signore al ministero petrino. Solo la fede riesce a dire fino
in fondo la natura dei fatti che, sotto la mozione dello Spirito, si sono
attuati.
Il pellegrinaggio diocesano a Roma sarà un’occasione privilegiata per essere
confermati nella fede dal Successore di Pietro e per mostrargli tutto il nostro
affetto, la nostra vicinanza e l’impegno di sequela. Ad esso ci prepara il
Santo Triduo pasquale, carico di gratitudine e di gioia per i 118 catecumeni
adulti di 27 nazionalità che, durante la veglia pasquale, riceveranno i
sacramenti dell’iniziazione cristiana. Alla traditio
del simbolo hanno fatto loro corona, sabato scorso, migliaia di giovani cui si
sono aggiunti domenica altre migliaia di adolescenti, così come migliaia di
ragazzi di terza media daranno vita al Pellegrinaggio diocesano a Roma. Non
vuol esserci ombra alcuna di trionfalismo nel richiamare questi dati, piuttosto
l’umile e decisa consapevolezza che la nostra azione pastorale, carissimi
sacerdoti, è benedetta dallo Spirito del Risorto. E lo è perché il nostro cuore
ed il nostro impegno si dilatino a tutti i giovani, battezzati e non, che
vivono nelle terre di Ambrogio.
2. Gesù, precisa san Marco, «chiamó a sé» (Mc 6,7). Non ci chiama in modo generico,
ma ci configura sacramentalmente a Lui, ci rende una sola cosa con Lui. La
benedizione degli Olii esprime visibilmente questo dato. In particolare con il
Santo Crisma saranno unti i catecumeni, i cresimandi e gli ordinandi, affinché:
«Coloro che ne riceveranno l’unzione
siano interiormente consacrati e resi partecipi della missione di Cristo
redentore» (Benedizione del Crisma).
Senza questo essere una sola cosa con Gesù né il cristiano, né il ministro ordinato può
nulla. Ecco perché, nell’omelia dell’inizio del suo ministero petrino, senza
mezzi termini il Papa ci ha ricordato che «il centro della vocazione cristiana è Cristo!» (19 marzo 2013).
Il Prefazio poi descriverà il nostro ministero con queste
parole: «Con la vita spesa per Te a redenzione
dei fratelli, seguendo da vicino l’esempio del loro Maestro, danno
testimonianza di fede e di amore» (Prefazio).
«Con la vita
spesa per Te»: non siamo noi gli artefici della redenzione del mondo: siamo
ministri dell’unico Redentore. In questa ottica la nostra esistenza, in tutte
le espressioni quotidiane dell’esercizio del ministero, sarà veramente «a redenzione dei fratelli».
La risposta corale che daremo tra poco alle domande
del Vescovo: «Lo voglio»
(Rinnovazione delle promesse sacerdotali), esprimerà la libera volontà di far
della nostra vita solo una testimonianza di fede e di amore. E la Chiesa, madre premurosa e
realista, a suggello del nostro sì, farà pregare i suoi figli per i propri
ministri: solo la grazia, infatti, può portare a compimento il nostro
proposito!
Nell’orizzonte del ministero ordinato, inteso come
dono e compito, abbiamo proceduto quest’anno alla verifica dei cantieri in cui
la Diocesi è da tempo impegnata. Dicevamo nella Lettera Pastorale “Alla
scoperta del Dio vicino”: «Con un
atteggiamento di paziente ascolto cercheremo di compiere, nei modi e nei luoghi
opportuni, una verifica dello stato dei cantieri in cui la Diocesi è impegnata
(riforma liturgica, iniziazione cristiana, pastorale giovanile, comunità
pastorali, introduzione dei sacerdoti novelli nel ministero pastorale)», n.
10.
Insieme al Consiglio Episcopale milanese, ho deciso di
convocare, qui in Duomo, per la mattina del giorno 28 maggio prossimo, tutto il
clero diocesano, per comunicare l’esito di questa verifica che, a diverso
titolo, ha coinvolto presiteri, diaconi, consacrati e fedeli laici. Segnate fin
da ora questa data impegnandovi ad essere presenti di persona.
3. Gesù «prese a
mandarli a due e a due e dava loro potere». La chiamata e la consacrazione sono
in funzione della missione. Essa esprime la permanente dipendenza dal Signore
che ci invia.
Riflettiamo anzitutto sul dato che Gesù manda «a due a due»: la forma della missione è,
pertanto, la forma stessa della Chiesa, cioè la comunione. Non è possibile
svolgere il compito che il Signore ha voluto affidarci se prescindiamo dalla forma
che Egli ha voluto dare a tale compito: la communio,
la cui radice costitutiva è l’Eucaristia. Solo dalla communio sacramentale scaturisce nella Chiesa la potestas – “il potere” – in forza della communio che altro non è e non può
essere che servizio a Cristo redentore.
Siamo un presbiterio costituito per il bene dei
fratelli! Ogni volta che cadiamo nella tentazione di prescindere da questa
forma comunionale della vita cristiana, della missione ed in particolare del
ministero, volenti o nolenti, ci allontaniamo dalla chiamata del Signore.
Riconosciamo con umiltà e richiesta di perdono, in questa Eucaristia che ogni
anno ci vede riuniti particolarmente numerosi, quanto gravi sono le ferite
inferte alla comunione del popolo di Dio ed in modo particolare al presbiterio.
È la fragilità della comunione che indebolisce la missione.
In proposito voglio anticiparvi che già da qualche
tempo in Consiglio Episcopale sta prendendo forma la decisione di dar vita, a
partire dalla ripresa del prossimo anno pastorale, ad una speciale azione pastorale.
Non sarà né una Visita pastorale, né una Missione al popolo nel senso classico
del termine.
In Milano in special modo, e in tutte le zone
pastorali, secondo forme appropriate, vorremmo in un certo senso abbattere del
tutto i bastioni che ancora ci separano dai mondi dell’umana esistenza. Come
parrocchie, comunità pastorali, associazioni e movimenti intendiamo andare insieme
incontro agli uomini e alle donne di oggi negli ambienti della loro vita quotidiana:
famiglie, scuole, università, lavoro in tutte le sue forme, luoghi di
sofferenza e di emarginazione, in sintesi la società civile nelle sue
diversificate manifestazioni. Con quale scopo?
Il Cardinal Bergoglio ora Papa Francesco ha affermato:
«Quando la Chiesa non esce da se stessa
per evangelizzare diviene autoreferenziale e allora si ammala» (manoscritto
consegnato dal Cardinal Bergoglio al Cardinal Ortega, Avvenire, 27 marzo 2013, p. 3).
Annunciare
Gesù Cristo come l’evangelo dell’umano:
questo sarà lo scopo di questa azione ecclesiale. Dio ha scelto per questo di “aver
bisogno degli uomini”, cioè di noi. E noi, sono certo, non ci sottrarremo. La
misericordia di Dio, personificata in Gesù Cristo “passo”, morto e risorto, accende
in noi una speranza affidabile che vogliamo umilmente comunicare al nostro
fratello uomo più che mai in ricerca in questo tempo post-moderno.
4. Carissimi, attraverso la liturgia del Santo Triduo
Pasquale condurremo il popolo dei fedeli alla celebrazione della gloriosa
risurrezione di Gesù Nostro Signore. Nella Pasqua di Cristo misericordia e
speranza si sono sposate. Ognuno di noi ne fa esaltante esperienza. Col canto Allo spezzare del Pane pregheremo
convinti: «Vivi con me, sei fedeltà:
felicità del mio destino! Insieme a te, l’eternità avanza già sul mio cammino».
La Vergine santa ed il Suo sposo casto Giuseppe rendano verace, per voi e per
me, questa personale invocazione. Amen.