venerdì 8 marzo 2013

Due tipi di uomini




Di seguito i testi della liturgia di oggi, 9 marzo,
III SETTIMANA DI QUARESIMA - SABATO
con un pensiero di meditazione.
 
Antifona d'Ingresso  Sal 102,2-3 
Anima mia, benedici il Signore,
non dimenticare tanti suoi benefici:
egli perdona tutte le tue colpe.
 
Colletta
O Dio, nostro Padre, che nella celebrazione della Quaresima ci fai pregustare la gioia della Pasqua, donaci di approfondire e vivere i misteri della redenzione per godere la pienezza dei suoi frutti. Per il nostro Signore...
 
 

LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura
   Os 6, 1-6
Voglio l'amore e non il sacrificio.

Dal libro del profeta Osèa
«Venite, ritorniamo al Signore:
egli ci ha straziato ed egli ci guarirà.
Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà.
Dopo due giorni ci ridarà la vita
e il terzo ci farà rialzare,
e noi vivremo alla sua presenza.
Affrettiamoci a conoscere il Signore,
la sua venuta è sicura come l’aurora.
Verrà a noi come la pioggia d’autunno,
come la pioggia di primavera che feconda la terra».
Che dovrò fare per te, Èfraim,
che dovrò fare per te, Giuda?
Il vostro amore è come una nube del mattino,
come la rugiada che all’alba svanisce.
Per questo li ho abbattuti per mezzo dei profeti,
li ho uccisi con le parole della mia bocca
e il mio giudizio sorge come la luce:
poiché voglio l’amore e non il sacrificio,
la conoscenza di Dio più degli olocàusti.
 

Salmo Responsoriale
   Dal Salmo 50

Voglio l’amore e non il sacrificio.

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.

Tu non gradisci il sacrificio;
se offro olocàusti, tu non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.

Nella tua bontà fa’ grazia a Sion,
ricostruisci le mura di Gerusalemme.
Allora gradirai i sacrifici legittimi,
l’olocàusto e l’intera oblazione.
 

Canto al Vangelo
   Sal 94,8 

Gloria e lode a te, o Cristo!

Oggi non indurite il vostro cuore,
ma ascoltate la voce del Signore.

Gloria e lode a te, o Cristo!

Vangelo   Lc 18, 9-14
Il pubblicano tornò a casa sua giustificato, a differenza del fariseo.

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Parola del Signore.


* * *

Lettura
Il brano del Vangelo di Luca è inserito in un capitolo nel quale Gesù indica le condizioni per entrare nel regno di Dio: la preghiera insistente (Lc 18,1-8) e umile (Lc 18,9-14), la semplicità dei bambini (Lc 18,15-17), il distacco dai beni terreni (Lc 18,18-27), la fede del cieco che si rivolge a Cristo per riavere la vita (Lc 35-43). La parabola contrappone non solo due persone o due gruppi sociali, ma due mentalità, due comportamenti spirituali, due modi di pregare e di vivere il proprio rapporto, sia nei confronti di Dio che nei confronti del prossimo. Solo chi ha un rapporto improntato all’umiltà sarà giustificato da Dio. 
Meditazione
Nella parabola lucana, Gesù descrive due personaggi. Il fariseo è un esponente del gruppo più impegnato religiosamente, che osserva con maggior dedizione e zelo la Legge, fin nei minimi particolari, ed è un assiduo frequentatore dei luoghi di culto. L’esattore delle tasse, invece, è considerato un traditore della patria, asservito all’oppressore romano. Gesù dimostra come questa opinione comunemente condivisa era superficiale e falsa. Il fariseo, che si ritiene giusto, che si presenta in piena regola con Dio e con gli uomini, verso i quali sembra che non abbia nulla da rimproverarsi, torna a casa sua non giustificato. Il suo errore non è nelle opere buone che compie, ma nell’atteggiamento presuntuoso con cui le fa, nel modo di impostare la sua vita spirituale di fronte a Dio e agli altri, che giudica sbrigativamente come ladri, ingiusti, adulteri (Lc 18,11). La preghiera del fariseo è un rendimento di grazie solo apparente. Il soggetto è il suo “io” e non Dio. Il pubblicano, invece, è consapevole delle sue colpe e sa di non avere meriti nei confronti di Dio e di non poter rivendicare una onorabilità! Non presenta i suoi meriti, ma confessa i suoi peccati; non ringrazia, ma chiede grazia. Si presenta a Dio con un atteggiamento umile non per offrire dei doni, ma per chiedere misericordia, non con le mani colme di regali, ma a mani vuote, che gli servono solo per battersi il petto. Questa parabola ci offre non solo un insegnamento sul modo di pregare, ma va al cuore del messaggio cristiano secondo il quale la nostra salvezza non scaturisce dall’osservanza scrupolosa della Legge, ma dalla fede, che è un dono di Dio e che esige come risposta la nostra conversione e il nostro impegno, come frutto di un amore riconoscente per il perdono di Dio. 
Preghiera
«Tu ci sei necessario, o Signore, o Redentore nostro, per scoprire la miseria morale e per guarirla; per avere il concetto del bene e del male e la speranza della santità; per deplorare i nostri peccati e per averne il perdono» (Paolo VI). 
Agire
Nella preghiera chiederò perdono a Dio e farò un atto di umiltà, considerando gli altri superiori a me stesso.
Meditazione del giorno a cura di monsignor Michele Pennisi, arcivescovo eletto di Monreale, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it