giovedì 28 marzo 2013

Accodarsi all'umile folla dei Cirenei

Gesu incontra il Cireneo


Questo dipinto di Jerzi Duda-Gracz, artista polacco convertitosi alla fede dopo la prima visita di Giovanni Paolo II alla Polonia, fa parte di una preziosa via Crucis che l'artista donò, quasi come ex voto, alla Madonna di  Jasna Góra (Czestochowa).
Tutta la via crucis si snoda entro le vicissitudini storiche del XXI secolo, rilette alla luce del Calvario di Cristo.
Qui viene raffigurata la stazione in cui Cristo è aiutato dal Cireneo, nei panni del quale si ritrae lo stesso artista.
Non c'è alcun contatto tra Cristo e il Cireneo. La croce sembra sfondare la tela stessa e venire incontro all'osservatore. La croce buca la storia venendo così a creare un ideale collegamento fra Cristo, la Polonia di Duda Gracz e noi, pellegrini casuali, chiamati però a condividere quel dolore completando nella nostra carne la passione di Cristo.

Anche vedere i passi di Cristo ci è vietato. I passi dolorosi consumati sul Calvario ora sono qui, su questa nostra terra. La terra di chi osserva, la terra del mondo e di ogni generazione di credenti.
Cristo guarda oltre il quadro, pensoso, ed è come se ci invitasse a guardare oltre, più in là forse lassù in alto dove, contro un cielo rosaceo, svetta il campanile di una chiesa.

Da quella prospettiva Duda Gracz ci invita a contemplare tutti i Cirenei della storia. Ed é anzitutto la chiesa, la chiesa parrocchiale, la chiesa fatta di gente comune, di gente che non farà mai notizia ad essere in prima linea in questa sofferenza vicaria.

Cireneo di questo secolo è, infatti, la famiglia, la coppia formata da un uomo e una donna, maltrattata dalla mentalità corrente, ora misconosciuta come prima cellula della società, ora esaltata fino a diventare paradigma per unioni di fatto che con la famiglia han poco a che fare. La famiglia porta la croce di Cristo più di ogni altro, in questo mondo distratto.
Seguono gli operai, quelli dalla manovalanza dura, sotto il sole o al freddo o nel buio delle miniere, quelli mal pagati, male assicurati che tuttavia collaborano alla trasformazione del mondo nel silenzio e nell'umiltà. Anche a loro l'omaggio grato di Jerzi Duda Grazc. 
Poi ancora: anziane e bambine, i due estremi del cosiddetto sesso debole. Come le antiche pie donne sono le uniche, loro, a guardare verso Gesú.

È infine, ultima pennellata sorprendente di Jerzi, un violinista, proprio dietro a lui, il pittore che, portando la croce incarna simbolicamente i Cirenei della storia. Quel musicista e quel pittore raccontano della Bellezza come Cirenea dell'umanità. Colei che con il suo bagaglio di gratuità e divina ispirazione porta l'uomo verso l'alto, più in alto del dolore. Colei che porta l'uomo in braccio a quel Bellissimo - cioè Cristo - che, solo, davvero ci salverà.

Un uomo accovacciato chiude il percorso. Guarda verso il basso e orienta i nostri occhi verso quel sentiero abitato dalle orme del Redentore. Vediamo anche noi, ora, la bottiglia vuota e il bicchiere rovesciato, segno del degrado, segno di quei paradisi artificiali in cui si rifugia l'uomo senza Dio. Ma non ci possiamo fermare lì, più oltre scorgiamo una sacca di grano rovesciarsi al suolo e un pane spezzato, un pane intero proprio sotto il braccio orizzontale della croce di Cristo.
Un pane e un vino che non salvano senza la volontà di Colui che guida il gregge:«Non di solo pane vive l'uomo», meglio: non di quel solo pane. L'uomo vive veramente e solo per il Pane della Parola, per quella Parola che dopo essersi fatta Carne si è fatta Pane al fine di accompagnare i suoi Cirenei lungo il Calvario della storia fino alla fine dei secoli.
Questo è l'invito che ci raggiunge attraverso la contemplazione di quest'opera: accodarsi all’umile folla dei Cirenei per sostenere nel nostro piccolo, la bellezza della famiglia, tra un uomo e una donna, come fonte e origine della convivenza umana; la cultura del lavoro come promozione della dignità umana e dell'inalienabile diritto alla proprietà; promuovere soprattutto la difesa della Bellezza, dell'arte e della musica e di qualunque forma artistica che l'uomo consegua mediante il suo ingegno. La bellezza ci salverà per la sua incorruttibile gratuità e il suo prepotente rimando al Creatore, Padre del Signore nostro Gesù Cristo che ha fatto della sua Croce il paradigma stesso della bellezza redentiva. (Sr. Maria Gloria Riva)