venerdì 21 dicembre 2012

Sperando di arrivare a stasera...



Anche se la maggior parte delle persone non ci crede davvero, c’è sempre più gente che in TV parla della “fine del mondo” previsto dai Maia, oggi, venerdì 21 dicembre 2012.

Perfino Benedetto XVI nel suo consueto modo erudito e sapientemente umano e spirituale, ha riflettuto sul tema durante l’Angelus di domenica scorsa, invitando i cristiani a non credere alla temuta fine del mondo ma di focalizzarsi sulla “via giusta su cui camminare, oggi e domani, per entrare nella vita eterna.”


In un articolo pubblicato su L’Osservatore Romano il 12 dicembre, l’astronomo Vaticano José Funes ha spiegato che anche se gli attuali modelli cosmologici sono corretti e l’universo si sta davvero espandendo e ad un certo punto “si staccherà”, questo non succederà ancora per miliardi di anni e quindi “non è il caso di discutere” sugli scenari imminenti suggeriti dalla profezia Maya. Per i cristiani, è più importante credere che la “morte non può avere l’ultima parola,” ha aggiunto Funes.


Mentre il giorno “mortale” si avvicina e cresce la frenesia mediatica e pubblica sull’incombente fine del mondo,Vatican Insider chiede al teologo americano, Scott Brodeur, esperto di San Paolo alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, perché tante persone prestano attenzione a questi scenari nonostante il fatto che manchino di di ogni credibilità – ma forse non negli occhi di quelli più ingenui.


“Questo si deve all’ossessione che la società ha con l’effimero, con le cose passeggere e soprattutto con il sensazionalismo. Se certi film hollywoodiani non avessero esagerato le conseguenze apocalittiche che risultano dalla scadenza del calendario Maya, nessuno parlerebbe della fine del mondo adesso. È senz’altro molto più facile lasciarsi prendere dalle esagerazioni mediatiche e credere alla pseudoscienza e alle mezze verità piuttosto che far fronte alle questioni reali ed urgenti come la pace nel Medio Oriente, il terrorismo internazionale, la fame nel mondo, le regole per la detenzione di armi e la violenza in tante scuole negli Stati Uniti – per citare solo alcune delle grandi sfide dell’umanità.”

Ma un giorno il mondo comunque finirà…
“Certo, gli scienziati ci ricordano che l’universo arriverà a una fine fredda e buia fra miliardi di anni. Nel frattempo dobbiamo rimboccarci le maniche e prendere sul serio le nostre responsabilità quotidiane. Come prete e docente universitario dovrò leggere e correggere le tesine dei miei studenti nelle prossime settimane. Ho certamente intenzione di vedere ognuno di loro dopo le vacanze di Natale!”


L’uomo non riesce a vivere senza fare delle domande sulla fine del mondo e di una realtà più duratura di quella che viviamo giorno dopo giorno. Perché è così?
“Quelli che si interrogano sul senso della vita e riflettono sulla fine del mondo possono rivolgersi ai testi di filosofi e teologi che lottano con queste questioni  dall’inizio della storia. Gli ebrei e i cristiani hanno tanti brani biblici che trattano fondamentali temi esistenziali su cui meditare e riflettere. Dio ha creato il cosmos e tutto quello che contiene con amore. I primi versi della Genesi lo dimostrano in maniera molto chiara e bella. Siamo in effetti creature di Dio e come tali siamo mortali e limitati. Ma Dio non ci ha creati per spargere morte e distruzione ma per una pienezza di vita e gioia eterna insieme a lui e tutti quelli che ama. Siamo stati creati per il cielo e Dio desidera veramente la nostra felicità, il nostro benessere e la nostra salvezza finale.”


Ai tempi di San Paolo le persone credevano che la fine del mondo era molto vicina…
“Per lui e per le sue comunità, la fine del mondo era già iniziata grazie all’evento di Cristo. Inoltre, credevano che il compimento finale del piano divino sarebbe avvenuto molto presto, possibilmente anche nell’arco della loro vita. Noi naturalmente non sentiamo la stessa urgenza, e il passaggio del tempo - due millenni di fatto – ha insegnato alla chiesa che il tempo dell’evangelizzazione deve continuare.”


Le persone, fra cui tanti movimenti “eretici” cristiani, hanno previsto la fine del mondo innumerevoli volte. Qual è l’opinione della Chiesa su queste previsioni?
“Ci sono stati certi periodi nella storia, nei quali le persone erano alle prese di una particolare ansia e di un terrore apocalittico, specialmente intorno all’anno 100 e anche nel 2000, col Bacco del Millennio che ha scatenato l’isteria. Falsi profeti andavano in giro per le strade e annunciavano che la fine era vicina. La Chiesa naturalmente può solo ripetere le parole di Gesù stesso: “State in guardia, vegliate, poiché non sapete quando sarà quel momento.” Circa vent’ani dopola morte e Resurrezione di Cristo, San Paolo ha esortato i Tessalonicesi ad essere sobri e attenti. Oggi la Chiesa continua a fare questo.”

Eppure non riusciamo a non pensare alla fine del mondo e alle “ultime cose” pur sapendo che le profezie dei Maia e di altri sono infondate…

“Riflettere sulle “ultime cose” è fondamentale nelle nostre vite da cristiani…Ci ricorda che siamo creature, che siamo mortali e che siamo parte di un piano divino più grande. I cristiani sono chiamati a credere nella bontà del piano di Dio e di sperare in quel piano, cercando nel frattempo di fare del bene e di amare i prossimi come sé stessi. Amore che si esprime attraverso il servizio. Amore che richiede sacrifici e privazioni. Amore che diventa concreto solo se siamo disposti a rimboccarci le maniche per fare la nostra parte.”
Fonte: Vatican Insider

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Il commento che segue è di Massimo Introvigne
Nei giorni intorno ad oggi,  21 dicembre 2012 - prima interessato, poi divertito, quindi francamente infastidito -, come tutti i miei colleghi sociologi delle religioni e specialisti di nuovi movimenti religiosi e del New Age, sto rispondendo a numerose interviste sulla fine del mondo, il calendario Maya, e gli esaltati che secondo i giornalisti si dirigevano verso qualche remoto villaggio - da Bugarach sui Pirenei a Cisternino in Puglia - per sfuggire all'Apocalisse. Alcune domande sono intelligenti, altre superficiali e alcune del tutto stupide. Ora che non solo - evidentemente - il mondo non è finito, ma neppure nei variopinti ambienti dei nuovi movimenti religiosi e del New Age il 21 dicembre è successo nulla di particolarmente rilevante, vorrei condividere con i lettori alcune delle risposte sul tema che ho dato a giornalisti di diversi Paesi e che, senza concertazione previa, assomigliano parecchio a risposte analoghe di altri colleghi che sono specialisti delle stesse materie.

1. Quante «sette» aspettavano la fine del mondo per il 21 dicembre 2012? La risposta esatta è: neppure una. I nuovi movimenti religiosi - termine che gli specialisti preferiscono a «setta», in quanto implica di meno un giudizio di valore dispregiativo - nel mondo sono decine di migliaia. Non pretendo di conoscerli tutti, ma dirigo un centro, il CESNUR, che da oltre vent'anni li monitora in numerosi Paesi, ed è in contatto con altri centri internazionali che li studiano. Affermo, credo senza peccare di presunzione, di conoscere la gran parte dei nuovi movimenti religiosi. Bene: non uno solo di questi movimenti attendeva la fine del mondo per il 21 dicembre 2012.

2. Ma «qualcuno» aveva previsto la fine del mondo per il 21 dicembre 2012? Risposta: «fine del mondo» non è un'espressione univoca, può essere la fine di tutto o solo di un'epoca o di un ciclo.  Comunque sia, un'interpretazione del tutto cervellotica e falsa delle teorie astrologiche dei Maya, contestata sia dagli specialisti accademici dei Maya sia dalle popolazioni che dai Maya direttamente discendono, prevedeva la fine del mondo come lo conosciamo per il 21 dicembre 2012. Si sa esattamente chi è all'origine di questa interpretazione: un docente universitario di storia dell'arte - senza specifiche credenziali quanto allo studio dei Maya - statunitense di origine messicana, José Argüelles (1939-2011). Argüelles non dava necessariamente un senso negativo alla fine di «questo» mondo - forse sarebbe nato un mondo migliore - ma alcuni suoi discepoli hanno insistito sulle catastrofi.  Ci sono stati diversi autori che hanno pubblicato libri di successo sul 2012, da Patrick Geryl in Olanda a Roberto Giacobbo in Italia. Hanno certamente guadagnato delle belle cifre con questi libri, ma i loro lettori non hanno formato nessun movimento o «setta».

3. È vero che il New Age aspettava la fine del mondo per il 21 dicembre 2012? È falso. Il New Age non è un movimento religioso a cui nome qualcuno possa parlare. È una corrente informale dove circolano tante idee e tanti libri. Certamente qualcuno ha letto anche i libri sul 2012. Tuttavia le organizzazioni di servizio rappresentative del New Age - i grandi centri culturali, le comunità - non hanno messo in atto alcuna specifica iniziativa per quella data. Personalmente conosco un certo numero di persone che si definiscono «New Ager» - benché la corrente come tale da qualche anno sia in crisi - e nessuna di loro aspettava alcunché di particolare per il 21 dicembre. Diverso è dire che negli ambienti New Age si è in attesa di grandi trasformazioni, derivanti anche da particolari circostanze astrologiche. Ma questo succede dal 1962, non dal
2012.

4. Ma perché tante persone si sono radunate a Bugarach o a Cisternino? La verità è che non si sono radunate, o se si sono radunate non aspettavano la fine del mondo. Temendo fenomeni di esaltazione collettiva il governo francese ha limitato l'accesso alla zona di Bugarach e tenuto il conto preciso di chi ha pernottato negli alberghi e nei camping della zona. Bene: il 75% di costoro erano giornalisti, venuti da tutta Europa, dal Nord America e perfino dal Giappone, che hanno finito per intervistarsi a vicenda, benché naturalmente ci fosse anche qualche autore di libri sulle profezie in cerca di pubblicità gratuita. Quanto a Cisternino, l'unica cosa certa è che è la sede di una comunità neo-induista, ma l'atmosfera il 21 dicembre era piuttosto quella di una sagra paesana con fuochi d'artificio e vendita di orecchiette e salsicce, qualche cosa che ricordava più una promozione turistica bene organizzata che l'attesa della fine del mondo. 

5. Lei ci dice che era tutta una bufala: perché ne ha parlato il mondo intero? Perché il potere della cultura popolare è immenso. La diffusione del mito si deve in gran parte al film «2012», uscito nel 2009, di Roland Emmerich, un regista che tra l'altro è personalmente interessato alla religiosità alternativa e alle profezie. E da allora della storia dei Maya si sono impadroniti i fumetti, la televisione, la pubblicità. È diventato un grande luogo comune. Ma moltissimi lo hanno trattato in modo scherzoso.

6. La fine del mondo come scherzo, dunque? Da una parte gli scherzi sono terapeutici, esorcizzano le nostre paure. Dall'altra il rischio è che gli scherzi sul 2012 facciano perdere di vista due cose. La prima è che il tema della fine del mondo nelle grandi religioni è un tema molto serio. La Chiesa Cattolica condanna il millenarismo, che pretende di conoscere il giorno e l'ora della seconda venuta del Signore, ma crede fermamente in questa seconda venuta e sa che la storia un giorno finirà. La seconda è che messaggi di ben altro spessore - pensiamo alle apparizioni mariane che la Chiesa riconosce o almeno esamina e studia - ci parlano della nostra epoca e degli anni che devono venire come densi di straordinarie trasformazioni, positive e negative. Queste idee sono diffuse anche fuori della Chiesa e non derivano sempre e necessariamente da premesse infondate o folli. Il rischio è che la bufala del 21 dicembre 2012 le squalifichi tutte.