martedì 20 novembre 2012

Rio Sole



Padre Aldo Trento (*) è il missionario italiano che in Paraguay ha rilanciato l’esperienza delle reducciónes come alternativa alle favelas, accogliendo e dando istruzione ai bambini e fondando una clinica per malati terminali con richieste di assistenza da tutto il Paese. Padre Aldo si trova per pochi giorni in Italia, ed è possibile incontrarlo di due momenti distinti. Domenica prossima, 22 novembre, a Cuneo (Sala Lanteri, Via Emanuele Filiberto 4, ore 16.30), su invito di CL, parlerà de “L’esperienza del Paradiso” in mezzo al dramma della miseria umana. Giovedì 22 novembre, sarà invece ospite del Comune Città di Seregno e della Onlus DAZEROAUNO per un concerto del Gospel Choir REJOICE. Un primo incontro si è già svolto il 16 novembre. Il comune denominatore dei tre incontri è una riflessione sulla crisi attuale e di tutte le crisi umane alla luce dell’esperienza di fede. Padre Aldo ha scritto un libro: “Rio Sole” in cui racconta di come in Paraguay abbia recuperato l’esperienza delle antiche reducciónes, dando vita a una nuova, prospera comunità cristiana. Nella presentazione del libro si scrive: “La forza di questo racconto e di questa esperienza sta nel fatto che padre Aldo, dando conto del quotidiano servizio agli ultimi delle favelas di Asunción, con particolare attenzione ai malati terminali, guarda ogni giorno la morte in faccia, ma sempre con la speranza che genera l’amore che lo anima. Raccontando della morte in presa diretta, svelandone il lato naturale e umano, si fa qui «cultura della vita», con ragionamenti essenziali, ma efficaci, e puntuali rimandi alle riflessioni filosofiche e ai fondamenti della fede, con grande ricchezza di esempi evangelici. E il lettore, pagina dopo pagina, assisterà a un continuo miracolo, che non sta nella guarigione fisica dei malati assistiti nella Clinica della Provvidenza, ma nella Pace con cui queste persone, anche quelle che per tutta la loro esistenza sono state lontane da Dio e dai Sacramenti, affrontano il passaggio alla vita ultraterrena, veramente nell’abbraccio e nella certezza di Gesù Risorto”. Qui sotto pubblichiamo alcuni brani del libro, edito dalle Edizioni Ares. Il grido di Celeste. Celeste, la bimba distrutta dalla leucemia, si mette a gridare durante la Messa che sto celebrando[…] . Arrivato alla consacrazione, mentre pronunciavo le parole di Gesù «Fate questo in memoria di me», Celeste scoppiò in un grido fortissimo e lacerante che pervase tutta la clinica. Il medico di turno e le infermiere accorsero, l’ennesima dose di morfina... Ma le urla continuavano. Ecco, mi sentivo come la Madonna ai piedi della croce, con Gesù che, come dice il Vangelo, «emesso un forte grido, spirò». Quel «grido» di Gesù lo vedevo in quel calice che alzavo e in quell’urlo pieno di dolore di Celeste. In quel momento era un’unica scena, quella del Calvario, quella di Celeste, quella della Messa. Questo è il «centuplo quaggiù» di cui parla il Vangelo, perché il centuplo è l’uomo che grida, che riconosce, cosciente o no, il Mistero. Dico cosciente o no perché anche i miei piccoli figli ammalati non ne hanno coscienza, ma appartengono al corpo mistico di Dio, Cristo. Devozionismo? No, fede. Basta con le «beate» e i «beati» o i «gloria al Signore» se poi non abbiamo un minimo di rispetto neanche per nostra madre quando è malata o sul punto di morte. Il problema è sempre e solo uno: la fede. E la fede non è né lo spiritualismo né il moralismo né il devozionismo. È riconoscere una Presenza. Il settimo sigillo. Possiamo cercare di metterci d’accordo con lei, come il protagonista del film Il settimo sigillo di Ingmar Bergman; e lei, la morte, con la sua freddezza e il suo cinismo, potrà sempre offrirci il tempo per una partita a scacchi. Ma, alla fine, sarà lei a darci scacco matto. Dalla morte non si può fuggire, si può guardarla con serenità solo con gli occhi della fede che, aprendoci come una porta sull’eternità, ci mostra il volto bellissimo del Mistero di Dio. Eutanasia. L’eutanasia, così com’è intesa oggi, non è morire con dignità ma nella prometeica e disperata situazione di chi, non riconoscendo Dio come unico creatore e autore della vita pretende di essere, come Lucifero, quel che nessun uomo potrà mai essere: il giudice ultimo della propria esistenza. La dignità della morte, il morire con dignità coincide con l’ultimo sì, da parte della libertà umana, che riafferma il sì dell’inizio della vita: «Sono qui, Signore, per fare la Tua volontà». In questa consegna a Lui sta tutta la dignità di chi vive e di chi muore. Ringrazio tutti coloro che ci accompagnano in questo cammino, augurandomi che siano sempre più coscienti della grazia che abbiamo: preparare dei santi che dal cielo proteggano questa nostra terra. 
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(*): Aldo Trento, missionario della fraternità sacerdotale di San Carlo Borromeo, da 23 anni vive ad Asunción, in Paraguay, dove ha creato insieme con i suoi collaboratori una serie di opere sociali come la scuola primaria e secondaria, una clinica per malati terminali con un’ala dedicata ai bambini, un centro aiuto alla vita e un banco di solidarietà.