martedì 20 novembre 2012

La posta in gioco.

Mgr André Vingt-Trois, le 4 septembre 2008, au collège des Bernardins à Paris. 


(Jean-Michel Coulet) Stiamo per inaugurare una civiltà in cui saremo incapaci di definire l’amore per sempre? È la domanda di fondo che ha posto il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi e presidente della Conferenza dei vescovi di Francia, durante la conferenza tenuta lunedì a Roma, presso l’Institut français - Centre Saint-Louis.
Il porporato è entrato subito nel vivo dell’attualità francese: «Stiamo assistendo a una trasformazione profonda della società», ha detto, ma «l’umanità è di fronte a un dato di fatto: la differenza dei sessi è una condizione necessaria per la riproduzione e la continuazione della specie. Nella tradizione ebraico-cristiana esiste un carattere sacro del matrimonio: Dio ha voluto concludere un’alleanza che segna l’evoluzione storica del mondo, vale a dire la generazione a opera dei genitori. Il figlio è un progetto nel disegno di Dio, risultato dell’attrazione tra un uomo e una donna. La sessualità non è altro che la scelta di accordarsi liberamente l’uno con l’altro. Si tratta — ha sottolineato Vingt-Trois — di una scelta di unione stabile e definitiva che consente di superare la violenza sociale, nella misura in cui la famiglia è il luogo di apprendimento della vita sociale, cellula strutturante, formatrice. Nella famiglia i figli sono amati per se stessi; esiste un legame indissolubile, genetico, radicato biologicamente. Ci troviamo di fronte a un’esperienza di comunione che è la solidarietà di origine, che dà vita all’idea del dono».
Facendo riferimento all’eredità del discorso profetico, l’arcivescovo di Parigi ha osservato che l’amore coniugale e sponsale si aggiunge all’alleanza tra Dio e il suo popolo: «Questo amore diviene un linguaggio per parlare di Dio. Si tratta qui di un mistero: donarsi all’altro come Dio si è donato al suo popolo. Così marcati col sigillo di Cristo, l’uomo e la donna appartengono all’alleanza con Dio. Se l’esperienza familiare scomparisse dalla coscienza umana, perderemmo una parte del disegno di Dio per noi».
In effetti, ha spiegato il cardinale, «l’amore umano ci pone nella direzione di ciò che vuole mostrarci Dio». È questa visione cristiana fondamentale della famiglia a essere all’origine della posizione della Chiesa. I cambiamenti della legislazione sulla famiglia costituiscono un punto delicato, poiché riguardano la libertà profonda di Dio e degli uomini. Per il presidente della Conferenza episcopale francese, non siamo di fronte a un conflitto di modelli sociali ma di scelte. La Chiesa interviene con una rivendicazione non-confessionale: il suo discorso poggia sull’assenza di fecondità e di rinnovamento delle generazioni, ma anche sul posto dei figli nella società. Mette in guardia contro il progetto di procreazione medicalmente assistita che genererà profonde discriminazioni, soprattutto per quel che riguarda il “genitore nascosto”, con ripercussioni immense sullo sviluppo dei figli.
«Non siamo di fronte a una lotta politica», ha ribadito il cardinale, il quale si chiede se «si può voler cambiare la civiltà per l’1 o 2 per cento di persone direttamente interessate? La Chiesa, sentinella di sfide che riguardano la coscienza, rende testimonianza attraverso i suoi fedeli che devono impegnarsi a dire ciò che pensano. La crisi che stiamo vivendo è un tempo rivelatore e le reazioni aggressive e irrazionali a cui assistiamo rivelano una posta in gioco nascosta. Si è diffusa l’idea che il lato strutturante della famiglia dia fastidio, ma questo dibattito rivela anche che i cristiani non si sono mobilitati abbastanza a favore della dimensione sociale della famiglia. È tempo di prendere coscienza che ci troviamo di fronte a una posta in gioco di civiltà».
L'Osservatore Romano 21 novembre 2012


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Di seguito un servizio di Radio Vaticana sulle manifestazioni pro famiglia di ieri.

 Oltre centomila persone sono scese in piazza anche domenica scorsa a Parigi e nelle più grandi città della Francia per protestare contro il progetto di legge sulle nozze e adozioni gay. Per la seconda giornata consecutiva i manifestanti, cattolici e non, si sono radunati per difendere la famiglia e il diritto dei bambini ad avere un papà e una mamma. Il progetto di legge, approvato dal governo socialista del presidente Hollande il 7 novembre scorso, deve affrontare ora il voto del Parlamento. Netta l’opposizione della Conferenza episcopale francese. Xavier Sartre ha intervistato il vescovo di Saint-Claude, Vincent Jordy:

R. – Si vous regardez attentivement l’ensemble des prises de parole des évêques …
Se esamina attentamente l’insieme delle prese di posizioni dei vescovi di Francia, si renderà conto del fatto che gli argomenti che utilizziamo sono argomenti che si fondano sulla ragione, sono in primo luogo argomenti che ricordano che si andrà a cambiare la definizione di matrimonio, e questo è assolutamente allucinante! La definizione di matrimonio verrà cambiata solo per il 2,5 per cento della popolazione. In secondo luogo, si aprirebbero discriminazioni assolutamente intollerabili. In base a quale criterio, ad esempio, si deciderà che i bambini siano adottati da due uomini, da due donne, da un uomo e una donna? Come si deciderà? E quale potrà essere la reazione dei bambini quando, tra i dieci e i dodici anni, quando si sviluppa la consapevolezza di sé, si renderanno conto che sia stato scelto per loro un tipo di coppia piuttosto che un altro? Riesce a pensare ai problemi che ne nasceranno? E non parlo nemmeno dei problemi di carattere psicologico, che già sono stati evidenziati dagli psichiatri infantili, ma molto più semplicemente nell’ambito del diritto. Penso, insomma, che sia necessario essere estremamente prudenti.

D. – Dunque, i vescovi francesi si sono opposti al progetto di legge essenzialmente con motivi razionali …

R. – Ce qui me parait tout à fait pertinent aujourd’hui c’est que …
Quello che oggi mi sembra molto pertinente è che la Chiesa è forse l’ultima istituzione in Occidente a difendere la ragione. E non è per caso che non ci ritroviamo soli, in questo dibattito, perché si potrebbe pensare che la Chiesa cattolica sia scesa in campo da sola. Altre religioni sono con noi, ma penso anche ad altre realtà: la “Caisse d’allocation familiale” (Fondo per il sostegno alle famiglie) ha espresso parere contrario; l’Associazione degli adottati di Francia ha detto di no … Questo significa che non siamo un fronte di religiosi o di religioni, né un fronte biblico, ma sono innanzitutto il buon senso e la ragione che ci spingono ad esprimerci in questo modo. Come diceva Cartesio, il buon senso è la cosa più condivisa al mondo. Non è sufficiente, però, solo avere buon senso: bisogna anche saperlo utilizzare. E’ l’inizio del discorso sul metodo cartesiano, che ad alcuni farebbe bene rileggere …

D. – Queste manifestazioni non sono state organizzate dai vescovi …

R. – Les évêques n’ont pas rien fait. Pratiquement, 70 évêques …
I vescovi non hanno fatto niente. Praticamente, una settantina di vescovi hanno rilasciato dichiarazioni su questa legge, dicendo il loro disaccordo e anche il perché del loro disaccordo, chiedendo un dibattito più ampio, chiedendo anche di prendere in considerazione l’insieme della problematica che questa legge implica e pone … Quindi, in un certo senso, quello che il cardinale Vingt-Trois e noi vescovi abbiamo detto è che noi abbiamo fatto quello che dovevamo fare: noi siamo i pastori e quindi abbiamo chiarito e dobbiamo chiarire, abbiamo voluto aiutare a riflettere, abbiamo invitato a pregare … La Chiesa non è dei vescovi, non è dei preti, non è dei diaconi permanenti: la Chiesa è l’insieme dei battezzati cattolici che si riconoscono nella fede che proclamano, e questa è una fede operativa. Siamo nell’anno della “Diaconia 2013”, e diaconia significa servizio ai più deboli e ai più poveri, significa risvegliare l’attenzione della società su questioni così importanti. Anche questo significa diaconia: il servizio alle persone. Quindi, esiste la possibilità di manifestare, esiste la possibilità di scrivere ai politici, c’è la possibilità di scrivere sulla stampa, esiste un’opinione pubblica cattolica che ha il dovere di manifestarsi.